A dimostrare una volta di più che di molto mi si può accusare, ma non di seguire l’attualità troppo da vicino, eccomi a parlare di questo disco di Ambrose Akinmusire uscito l’anno scorso.
Dei tre o quattro dischi suoi che conosco, è quello che mi ha persuaso meglio (ma delle sue alte qualità non ho mai dubitato), credo anche perché vi è felicemente assente il rap, genere contro cui non ho nulla ma che per me restava estrinseco alla sua musica, e soprattutto vi manca la spoken word, che viceversa detesto con passione.
La musica intelligentissima di Akinmusire continua a suscitarmi più ammirazione che amore, ma sento che mi ci sto avvicinando; il disco conosce una progressione espressiva avvincente dall’inizio alla fine, perché Akimmusire è un artista che, anche a costo di qualche lungaggine, cerca sempre di definire nel modo più preciso e onesto il focus emotivo della sua ispirazione, testimoni anche i suoi titoli lunghi e capziosi, e direi che sempre più spesso vi riesca: lo si sente proprio nel procedere di questo disco, che chiede molto all’ascoltatore, giustamente, e lo rimunera.
Moon (The Return Amplifies The Unity) (Akinmusire), da «On The Tender Spot Of Every Calloused Moment», Blue Note. Ambrose Akinmusire, tromba; Sam Harris, piano; Harish Raghavan, contrabbasso; Justin Brown, batteria. Registrato il 5 giugno 2020.
Roy (Akinmusire), id.
Blues (We Measure The Heart With A Fist) (Akinmusire), id.
2 commenti:
Ambrose è uno di quegli artisti bravi che senti che gli manca qualcosa ma non capisco cosa. Forse una produzione più sveglia.
Forse gli manca un po’ di editing.
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