Per sentire la bossa nova qui sopra bisogna di solito che abbia voglia di parlarne qualcuno che non sono io. Cedo con piacere la ripresa delle trasmissioni, dopo qualche mese di silenzio, ad Alberto Arienti Orsenigo, un classico contributore di Jazz nel pomeriggio e non spregevole cantate di bossa nova lui stesso.
PERCHÉ MI PIACE TANTO LA BOSSA NOVA SUONATA DA STAN GETZ
Visto che voglio giocare pulito, sgombriamo il campo dai giri di parole: mi piace la musica brasiliana in generale, per cui una piccola spiegazione del titolo sta già in questa affermazione.
Resta da spiegare il motivo per cui mi piaccia in particolare quella suonata da Stan Getz.
Ah, dimenticavo ancora di dire che Getz è uno dei miei saxofonisti preferiti, quindi un altro piccolo tassello è stato aggiunto.
L’elenco di musicisti, brasiliani e non, che hanno suonato la bossa è lunghissimo ed è discretamente lungo anche l’elenco di quelli che non capendone lo spirito, hanno fatto solo dell’elegantissimo arredamento musicale, magari con tanti virtuosismi.
Secondo il mio modesto e unilaterale giudizio, l’americano che l'ha suonata meglio è stato Bud Shank, sia perché il sax alto sembra più adatto a integrarsi con le deboli sonorità acustiche dei gruppi brasiliani, sia per le doti di leggerezza e fluidità mai degradate in omogeneizzazione dello stile. Io però preferisco Stan Getz ma solo in versione piccolo gruppo; la sua bossa orchestrale, nonostante gli ottimi arrangiamenti di Gary McFarland, è troppo yankee.
Invece, nei piccoli gruppi, Getz entra col suo tenore che soffia un po’ senza arrivare ai sospiri di Webster e sembra un grosso orso in una cristalleria. Ma un orso un po’ di mondo, che sa come evitare vetrinette piene di oggetti trasparenti e delicati. Ecco: lui in mezzo a questo dedalo di trappole lussuose, si muove felpato con la sua sonorità piena ma non invadente e se qualche volta urta sbadatamente un mobiletto, lo fa in modo così delicato che gli oggetti sembrano tintinnare come percussione supplementare al tema che si sta suonando, ma non cadono a terra frantumandosi in un finale assolutamente inappropriato.
Ovviamente siamo in un attico di Rio con vista mare e cachaça fredda in quantità, frutta esotica peggio di un cappello di Carmen Miranda e strepitose ragazze in tanga che si muovono davanti a te seduto ad altezza lato B.
Certo, ci sono anche parti cantate, di solito dai Gilberto, lui che sembra complottare a bassa voce ed ha un senso del ritmo tutto suo con anticipi a ritardi che ti pare di stare in stazione, e lei che è bellissima e che quindi le concedi tutto, anche di cantare.
Pensate che tutto questo avveniva mentre Coltrane faticosamente stava costruendo il suo monumento e il free jazz si stava allargando come una macchia d’olio, in un paese pieno di fermenti sociali pronti a scoppiare. Ed anche in Brasile stavano preparando tempi duri…
Eppure, nonostante tutto questo, la cosa funzionava alla grande, anche perché Stan, da ospite, sapeva che non doveva strafare, allargarsi troppo in riff da bopper o allungare troppo la sua parte come avrebbero fatto in tanti nel giro di pochi anni.
Nello specifico, il disco «Getz/Gilberto» è famosissimo e carico di onorificenze:
L’album rimane 96 settimane nella classifica di Billboard e raggiunge la posizione n° 2 preceduto solo dai Beatles. Il singolo The Girl From Ipanema arriva al 5° posto della classifica a metà del 1964.
Il disco vince vari Grammy Award nel 1965 (premi per le produzioni del 1964):
- miglior album dell’anno (João Gilberto, Stan Getz);
- migliore esecuzione jazz per piccoli gruppi (Stan Getz);
- migliore registrazione non classica (Phil Ramone).
- Il singolo The Girl From Ipanema come disco dell’anno (Astrud Gilberto, Stan Getz).
La mia scelta, escludendo in partenza i sovraesposti The Girl From Ipanema, Desafinado e Corcovado, non ha motivazioni particolari, se non la bellezza delle composizioni di Jobim e De Moraes, vista l’alta resa artistica di tutta la registrazione: O Grande Amor è una bellissima melodia raccontata benissimo da João e con un Getz essenzialmente poetico; So Danço Samba è un tema veloce, allegro che stimola Stan a far musica danzante, non esplosiva come la versione di Elza Soares, ma più elegante.
O Grande Amor (De Moraes-Jobim), da «Getz/Gilberto», Verve. Stan Getz, sax tenore; João Gilberto, chitarra, canto; Antônio Carlos Jobim, piano; Sebastião Neto, contrabbasso; Milton Banana, batteria. Registrato il 18 marzo e 19 marzo 1963.
So Danço Samba (De Moraes-Jobim), id.