sabato 2 giugno 2012

St. Louis Blues (Duke Ellington)

 Due o tre giorni fa, in conversazione con l’amico M.G., lui e io constatavamo un po’ mesti come Duke Ellington, a differenza di un altro musicista grande e molteplice come Miles Davis, rimanga essenzialmente mal conosciuto. «Eppure», sospirava quel genovese di multiforme ingegno, «è dentro di noi, anche se non lo sappiamo». Beh, non si dica che noi qui a Jazz nel pomeriggio non facciamo tutto quanto è in nostro potere per colmare questa lacuna.

 Osserva come il Duca, in questa versione molto classica della grande composizione di W. C. Handy, tragga partito dal trombone choir di questa insolita formazione ridotta: nella prima metà del pezzo esso è protagonista, con i solisti quasi dei semplici chiosatori, e torna poi nell’ultima, dopo gli assoli, per una perorazione stavolta in cui s’intreccia ai solisti. 

 St. Louis Blues (Handy), da «The Cosmic Scene», Mosaic MCD-1001. Clark Terry, flicorno; Paul Gonsalves, sax tenore; Quentin Jackson, Britt Woodman, trombone; John Sanders, trombone a pistoni; Jimmy Hamilton, clarinetto; Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 2 aprile 1958.



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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Magari multiforme sì, ma d'ingegno qui ne vediamo poco. Comunque grazie del pezzo: magari un giorno ci regalerai un saggio relativo alle "formazioni ridotte" di Ellington. Ci sono tanti gioielli misconosciuti in quei dischi...
M.G.

Marco Bertoli ha detto...

Se avessi più energie, più tempo e soprattutto (appunto) più ingegno, aprirei un blog tutto intero per Duke Ellington.

Magari potrebbe essere un progetto collaborativo? Pensiamoci.

Anonimo ha detto...

La mia inadeguatezza e la mia incompetenza sono pari alla mia consapevolezza delle stesse. Come un giorno ebbe a dire Fefè De Giorgi, commentando la finale Italia-Brasile alle Olimpiadi di Atene 2004 (pallavolo): "è più facile parlare del toro che affrontarlo nell'arena". Appunto, io mi metto in balustra e vi osservo mentre articolate. Un pò come i due vecchietti dei Muppetts, che dal palco guardano e commentano le esibizioni delle ranocchie e della porcella...
M.G.

Reminiscing in Tempo ha detto...

Sono d'accordo su quanto detto a proposito di Duke. Anzi, mi spingo più in là: secondo me Ellington è quasi del tutto sconosciuto ai più e davvero pochissimo sconosciuto agli "addetti ai lavori" (jazzisti di professione in primis). Purtroppo questo lo constato quotidianamente. Tutti riconoscono la sua grande statura artistica, ma vai a stringere e ti accorgi che davvero pochi conoscono la sua musica. In parte ciò è sicuramente dovuto all'immensità della mole di registrazioni, in parte alla frammentarietà di quest'ultime e la difficile reperibilità presso i canali tradizionali. Però io ci metto anche un ingiustificabile pigrizia da parte degli appassionati di jazz e di musica in generale.
Riguardo all'idea di aprire un blog tutto su Ellington, potrei collaborare davvero volentieri visto che è sempre stato un mio sogno e che ho un bel po' di materiale audio e cartaceo...
Dell'album in questione io proporrei anche, almeno, quel boppeggiante Avalon!

Marco Bertoli ha detto...

Tutto vero; soprattutto fastidiosa è l'estrema frammentazione della discografia ellingtoniana, che è immensa.

Il blog tutto-Ellington… ci sto pensando.