Bill Evans si giovava di un batterista autorevole o addirittura autoritario, che gli serviva da sprone e ne arricchiva l’espressione per complemento o contrasto, ampliando inoltre le dinamiche del trio. Andò così con Philly Joe Jones, suo grande amico e compagno di malefatte, il batterista preferito con cui lavorò e incise diverse volte lungo tutta la sua vita musicale, e in uno sporadico incontro con Shelly Manne («Empathy», 1962).
Nel 1968 Evans ebbe con sé brevemente Jack DeJohnette, che nel trio succedeva a un grande, molto discreto batterista come Larry Bunker e all’inglese Arnold Wise, che si sente nel disco della Town Hall del 1966 dove non fa molto più che segnare il tempo. Il live a Montreux attesta uno dei momenti più estroversi della discografia del pianista.
Qui, se ti interessasse, c’è un articolo sul periodo Verve di Bill Evans che ho scritto qualche anno fa.
Someday My Prince Will Come (Churchill-Morey), da «At The Montreux Jazz Festival», Verve 539 758-2. Bill Evans, piano; Eddie Gomez, contrabbasso; Jack DeJohnette, batteria. Rergistrato il 15 giugno 1968.
Mother of Earl (Zindars), id.
6 commenti:
Era da un po' di tempo che qui mancava Bill Evans. Ci mancava!
Attenzione: il link del tuo articolo porta a una pagina inesistente...
Corretto, grazie, Paolo!
Rileggendolo, riscontro un errore in quell’articolo di «Quaderni d’altri tempi»: il batterista del concerto della Town Hall, come dico in questo post, era Arnold Wise, non Larry Bunker.
Ho appena cominciato l'articolo, sono solo al primo capoverso, e GIA' mi piace la recensione dell'incubotico mammatrozzo di ferro.
Letto. Che articolo meraviglioso!
Grazie!!!
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