Billy Harper è nato a Houston nel 1943 e quindi è corregionale di quei Texas tenors di una o due generazioni precedenti la sua – Illinois Jacquet, Arnett Cobb, Buddy Tate, David «Fathead» Newman, King Curtis – caratteristici per sonorità ampia e crassa, unta di blues, sudata, ispiratrice di tanti honkers del r’n’b.
Ora, Harper ha avuto nei suoi anni formativi John Coltrane, che l’ha segnato come ha segnato qualsiasi suo coetaneo che si sia espresso nell’idioma jazzistico; con la poetica coltraniana consuona dunque naturalmente, senza bisogno di ulteriori tramiti stilistici, l’afflato predicatorio, gospelly e chiesastico di Harper, tanto come solista quanto come compositore (pensa alle sue composizioni più note ed eseguite, Priestess, Capra Black e Thoroughbred).
Harper infatti non è solo un saxofonista entusiasmante ma anche un compositore ispirato. In questo pezzo dal titolo fervido e intimidatorio, sulle armonie estese di un blues Harper ha adagiato una melodia che riesce ad essere marcatamente vocale grazie anche alla caratteristica sonorità del suo sax tenore, ma che è attorta e spastica, strofica ma così fievolmente, con così poche ripetizioni e dissimulate, da dare l’impressione di essere durchkomponiert, continua, e che si adegui a un testo che non sentiamo, come avviene nel quarto movimento di A Love Supreme.
L’esecuzione è esaltata da parte di tutti, ma del leader in particolare, uno dei saxofonisti emotivamente più intensi degli ultimi decenni. A me, come si sarà capito bene, piace da morire.
Believe, For It Is True! (Harper), da «The Believer», Baystate RVJ-6083. Everett Hollins, tromba; Billy Harper, sax tenore; Armen Donelian, piano; Greg Maker, contrabbasso; Malcolm Pinson, batteria. Registrato il 15 febbraio 1980.