(…) siti web che trasformano parole in drumbeat, canali di prova Youtube, perfino il proprio indirizzo IP (…). La title track del disco è stata composta usando numeri e lettere prodotti da un generatore binario casuale di cifre.
Così. Questo non mi sembra di grande guida all’ascolto di un disco che sollecita uno sforzo d’attenzione senza fare granché per facilitarlo, comunque ecco. È musica in cui pur succede qualcosa (be thankful for little mercies) e in cui sento un lavoro di scrittura indirizzato a un’esecuzione che preveda l’improvvisazione.
Altri pezzi richiamano lavori di Lehman, Berne (dai cui complessi viene l’eccellente Matt Mitchell), Formanek, e sono meno interessanti. Ennesimo progetto recente che fa a meno del contrabbasso.
Binary (Webber), da «Binary», Skirl Records. Anna Webber, sax tenore; Matt Mitchell, piano; John Hollenbeck, batteria, percussioni. Registrato nel maggio 2016.
Meme (Webber), id. ma la Webber suona il flauto.
3 commenti:
L'attenzione ce l'ho messa, ma la comprensione resta abbastanza difficoltosa. Come prima impressione: mi sembra che nel primo pezzo lei a un certo punto si complichi un po' la vita; il secondo mi sembra più leggero - ma più brioso, più divertente (certo, c'è diu mezzo il flauto...).
Mi esprimo rozzamente: come tanta altra che ho anche presentato qui, è musica intelligente, ben fatta, a momenti interessante, ma che manca - come dire - di 'convinzione'. Ho l'impressione che questi bravi musicisti stiano facendo questo, ma potrebbero benissimo star facendo una cosa completamente diversa. Non è poi detto che questo sia un difetto.
forse è un difetto. Perchè se ti manca l'urgenza dell'esprimerti il risultato ne risente.
Posta un commento