mercoledì 29 ottobre 2014

So What – Aram – Eric (Gerald Wilson)

 Una composizione come So What di Miles Davis presenta all’esecutore più di un’insidia. La prima è intrinseca al pezzo, che per la sua semplicità si presta, in esecuzioni sbadate, alla monotonia, al noodling, insomma al vaniloquio; un’altra è l’aver avuto So What l’editio princeps nel disco più famoso del jazz, «Kind Of Blue», da parte di una formazione di cui l’eguale si è rarissimamente visto prima o dopo. Il rischio è quello del mero omaggio rispettoso, della ripetizione, rischio preso a gabbo dal complesso statunitense Mostly Other People Do The Killing che ha appena avuto l’idea di rifare «Kind Of Blue» per intero, nota per nota: idea blandamente arguta, accidiosa e innocua come in genere è l’arte concettuale, e che tuttavia è riuscita a far venire il mal di fegato a molti, soprattutto musicisti.

 Tutta questa chiacchiera per dire che, con la sua orchestra, Gerald Wilson – morto novantaseienne poche settimane fa – presenta un arrangiamento di So What asciutto e abrasivo, personalissimo nella sua semplicità, molto diverso dall’originale.

 Aram è dedicato da Wilson ad Aram Kachaturian e contiene, prelibatezza, un assolo del grande e un po’ oscuro saxofonista contralto Jimmy Woods. Eric è dedicato a Eric Dolphy, che, come nessuno evidentemente poteva sapere, in quel gennaio 1964 aveva solo sei mesi da vivere, ed è una partitura allegra e colorata, dove spicca in particolare Joe Pass.

 Tutta l’orchestrona è letteralmente zeppa di grandi jazzisti, guarda solo i sax.

 So What (Davis), da «Portraits», Pacific Jazz CDP 0777070934140209. Al Porcino, Carmell Jones, Nathaniel Meeks, Freddie Hall, Julius Chaikin, tromba; Bob Edmonson, John Exing, Don Switzer, Lester Robinson, trombone; Joe Maini, Jimmy Woods, sax alto; Teddy Edwards, Harold Land, sax tenore; Jack Nimitz, sax baritono; Joe Pass, chitarra; Jack Wilson, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Chuck Carter, batteria; Gerald Wilson, arrangiamento e direzione. Registrato il 2 dicembre 1963.



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 Aram (Wilson), ib. C.s. ma Ray Triscari, tromba, al posto di Porcino; Lew McCreary, trombone, al posto di Robinson; Dave Dyson, contrabbasso, al posto di Vinnegar. Registrato l’8 gennaio 1964.



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 Eric (Wilson), id.



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14 commenti:

Paolo Lancianese ha detto...

(Attenzione: titoli e brani si sono scambiati di posto).
Avrei dovuto portare come esempio questo disco quando, tempo fa, si discusse a proposito di Monk, di Bearzatti e di ri-facimenti. (E Monk c'è anche qui, con l'estenuata chitarra di Pass che la fa da padrona in 'Round Midnight).

Marco Bertoli ha detto...

Riparato, mi pare… È un bellissimo dico, e la prima volta che Gerald Wilson compare qui sopra, postumo per pochi giorni.

Alberto Forino ha detto...

Mi sembrava che "molto diverso dall'originale" fosse esagerato in effetti ! :D

loopdimare ha detto...

forse ad un tempo un po' troppo mosso.
vorrei ricordare anche la versione dell'orchestra di George Russell.

MJ ha detto...

La versione di George Russell (anzi, LE versioni, perché ne esistono almeno 4, e tutte dal vivo), non espone mai il tema originale ma lo sostituisce con l'armonizzazione del celeberrimo assolo di Miles. Tanto che si potrebbe ragionevolmente vederla come una curiosa anticipazione del lavoro dei Mostly Other People, visto che il riferimento a So What non è mai esplicito. Vale a dire che, per funzionare, richiede l'intervento dell'ascoltatore; e non un ascoltatore profano ma uno che già conosca a memoria l'assolo di Miles.
Quindi direi che, come esempio di arte concettuale, anche la rivisitazione di Russell non è da meno di quella dei MOPDTK.

loopdimare ha detto...

con la non piccola differenza che, essendo eseguita per orchestra, non ha come obbiettivo la ricostruzione letterale di un capolavoro, bensì una sua riproposta che ha anche un suo valore autonomo, anche se la si apprezza maggiormente conoscendo l'assolo originale.

loopdimare ha detto...

io continuo a pensare che il lavoro dei MOPDTK sia sopratutto un bel bigletto da visita per i loro concerti.

Marco Bertoli ha detto...

il lavoro dei MOPDTK sia sopratutto un bel bigletto da visita per i loro concerti.

Sì, come ormai può dirsi della maggior parte dei dischi di jazz… È vero che con la polemichetta suscitata da «Blue» i MOPDTK hanno ricevuto tanta pubblicità quanta non ne avevano mai vista, pur essendo musicisti tutt’altro che privi di merito.

MJ ha detto...

"con la non piccola differenza che, essendo eseguita per orchestra, non ha come obbiettivo la ricostruzione letterale di un capolavoro, bensì una sua riproposta che ha anche un suo valore autonomo, anche se la si apprezza maggiormente conoscendo l'assolo originale".

Be', no: nella versione di Russell il tema del brano è l'assolo di Miles. Chi non conosce quell'assolo e ignora che si tratti di So What non può sapere che pezzo stiano suonando. Anche quella di Russell è una ricostruzione letterale, proprio come nel disco dei MOPDTK: in quest'ultimo l'assolo lo suona il solo Peter Evans, con Russell l'intera big band. Ma le note sono esattamente le stesse in entrambi i casi.

Marco Bertoli ha detto...

Nella versione di Russell, però, l'assolo è orchestrato, sia pure non in armonia, ma omofonicamente per tromba, saxes e un trombone basso; e inserito in un contorno del tutto difforme da quello originale. Secondo me si potrebbe dire più esattamente che la prassi di Russell, come quella di chi fa p.e. il vocalese, è «manierista», laddove quella dei MOPDTK è «concettuale» perché attribuisce, dislocandolo, un significato nuovo a un oggetto riprodotto tale e quale. Almeno così mi pare.

MJ ha detto...

Marco, quel che dici è giustissimo e mi trova perfettamente d'accordo, ma io sto dicendo una cosa un po' diversa: ovvero che Russell ha ritenuto opportuno liberarsi del tema di So What per scalare di un grado, ovvero far diventare il tema l'assolo. Il che significa – correggimi se sbaglio – eliminare volutamente un punto di riferimento fondamentale nella pratica auditiva del jazz, ovvero il tema, per sostituirlo con le variazioni sul medesimo.
Cosa significa? Che per Russell il tema di So What era un semplice pretesto? Che il punto nodale dell'intera faccenda era l'assolo di Davis?
Per dire, perché per Russell contava solo l'assolo di Miles? Perché gli altri assolo del brano non sono legati, che so, a quello di Cannonball o a quello di Coltrane?
Non so. Si tratta di un curioso esempio di quella che Genette, in narratologia, chiama "focalizzazione interna fissa" che, all'improvviso (cioè dopo la riproposizione di Miles, si trasforma in multipla).
Credo sia l'unico caso nel jazz in cui l'assolo è dichiaratamente più importante del tema. Non era così per Lambert Hendricks & Ross e neanche, che so, per i Supersax, tutta gente che comunque riproduceva il brano da capo a fondo. Mah!!!

sergio pasquandrea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
loopdimare ha detto...

mi ricorda un po' la storia di Moody's Mood for Love, assolo di james Moody su I'm in the Mood for Love, che divenna un brano autonomo e poi viene anche cantanto con un testo Eddie Jefferson.
la differenza è che l'assolo di Moody è una bellissima parafrasi che mantiene quindi un'architettura omogenea al brano originale.

loopdimare ha detto...

ci sarebbe anche un altro aspetto interessante: quello dei diritti d'autore. se Russell avesse preso come modello l'assolo di Cannonball o quello di Coltrane, avrebbe potuto continuare a chiamare il brano So what ma chi avrebbe messo come autore?