Arriva anche Jazz nel pomeriggio, buon ultimo, a festeggiare gli 80 anni del maggior jazzista italiano (posso sbilanciarmi, è il bello di non avere niente né da perdere né da guadagnare), soprattutto uno dei massimi pianisti jazz viventi, Franco D’Andrea.
Mi scusa del ritardo il fatto che Jnp non abbia mai lesinato le dovute attenzioni a D’Andrea, teste la «nuvola» qui a fianco. Pubblico un pezzo da un suo lavoro recentissimo e ne approfitto per segnalare l’uscita di un bel libro a lui dedicato, una biografia critica scritta da Flavio Caprera, pubblicata dalla EDT e intitolata «Franco D’Andrea. Un ritratto». Non ho letto molti libri così completi su un jazzista: contiene davvero tutto quanto un appassionato di Franco D’Andrea possa desiderare ed è scritto con vera passione.
Livery Stable Blues (LaRocca), da «New Things», Parco Della Musica. Mirko Casilino, tromba; Enrico Terragnoli, chitarra; Franco D’Andrea, piano. Registrato nel 2019.
4 commenti:
Ai festeggiamenti per gli 80 anni di D'Andrea mi unisco anch'io. Più di una volta, a commento, mi è capitato di affermare proprio qui, su JnP, che egli è tra tutti quelli che conosco il solo pianista che possa suonare Monk senza tradirne lo spirito. E questo significa che egli è non solo un grande pianista (come ogni sua nuova opera conferma a oltranza) ma anche una grande "anima" jazz.
Molto vero. La tua passione per Monk e i suoi interpreti potrebbe, chissà, ispirarti un acconcio gust post… (che faccia di bronzo ho io, eh? Sparisco per mesi, poi pretendo pure).
Mi spiace di aver sentito D'Andrea dal vivo solo nel contesto del Perigeo, dove il pianisto era subordinato agli effetti coloristici, anche se qualche spazio dal vivo glielo lasciavano.
Quanto Monk, qui garbatamente citato, quanti pianusti sono in grado di riproporlo senza fotocopiarlo e senza annacquarlo?
Pochissimi… L’interpretazione di Monk da parte di altri musicisti è un thread di questo blog fin dai suoi albori.
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