Come cantare contro l’orchestra e la canzone e creare un capolavoro.
Ol’ Man River (musiche di Jerome Kern, testo di Oscar Hammerstein II) è una romanza nel 1927 tratta dal musical Show Boat. È nota per essere una canzone che parla del duro lavoro degli afroamericani, ma è stata scritta da due ebrei. Ha una struttura operistica che ha messo spesso in crisi artisti di livello come Bing Crosby e Frank Sinatra; quest’ultimo l’ha pure cantata nel film dedicato al musicista, in un trionfo di bianco (vestito del cantante e scenografia) che potrebbe addirittura sembrare ironico. L'unico che sembrò trovarsi a suo agio fu Paul Robeson che creò lo standard interpretativo per tutti i bassi che l'avrebbe seguito nell’impresa.
Poi nel luglio del 1963 Ray Charles decide d’inciderla per inserirla nell’album «Ingredients In A Recipe For Soul». L’arrangiamento di Marty Paich prevede che la strofa iniziale sia cantata da un coro che più bianco non si può, come usualmente è previsto nei dischi di Ray da quando è passato all’ABC-Paramount. Niente inflessioni gospel, niente Raylettes, siamo ancora nel regno di Ajax tornado bianco.
Poi arriva lui a iniziare il ritornello e allora tutto si capovolge: il Genio fa a pezzi la linea melodica originale, così lineare, e la riassembla girandoci attorno fin dall’inizio: non c’è più un briciolo della consolidata concezione musicale dell’opera, nonostante gli archi e il coro continuino a squadrare, secondo partitura. Ray dribbla i passaggi scontati e dove le note sono troppo alte le tocca in falsetto. Affronta l’inciso in contrattempo e fa un finale elaboratissimo in un crescendo barocco, ma un barocco drammatico e per nulla estetizzante.
Alla fine, la canzone non è più l’ingessato sermone buonista dell’originaria versione, non è nemmeno un gospel ed è lontana anche dall’estetica blues: è un corpo vivo e pulsante che è stato fatto a brandelli ed è bellissimo così.
Ol’ Man River (Kern-Hammerstein II), da «Ingredients In A Recipe For Soul», ABC 465. Ray Charles con i Jack Halloran Singers e orchestra arrangiata e diretta da Marty Paich. Registrato nel 1963.
3 commenti:
Fino a 1'30", il kitsch più assoluto. Poi, la luce.
Ray Charles poteva davvero cantare di tutto riuscendo sempre convincente e musicale.
È riuscito a cantare persino Toto Cutugno.
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