Stafford James (1946), bassista di ampia e variata esperienza nel jazz e fuori, arrivò in Italia con Enrico Rava nel 1975 e Aldo Sinesio della Horo lo portò a registrare un disco, il primo a suo nome. Disco, come gli altri di quella leggendaria etichetta italiana, mai ristampato e la cui diffusione in forma liquida si deve alla laboriosa generosità di Roberto Arcuri di Jazz from Italy, che ogni tanto mi piace ricordare e ringraziare.
James prese con sé Rava – in City Of Dreams, che non senti qui, si avventura in un assolo pieno di note e… beh, pieno di note – e due altri americani che in quel momento si trovavano Europa con il complesso di Archie Shepp, Dave Burrell e il grande Beaver Harris (con loro Shepp suonò quell’estate a Umbria Jazz; a Milano, meno di una settimana dopo questa seduta, incisero per la Black Saint «A Sea Of Faces»).
Il disco, che le note di copertina in un inglese italianato c’informano essere stato completato in quattro ore, è piacevole, con semplici composizioni tutte di James, che non profitta della posizione di leader per tagliarsi la parte del leone, cosa che fa solo in City Of Dreams, confinandosi anzi pudicamente, in due composizioni di gusto spiritual jazz, in elastici ostinati.
Neptune’s Child (James), da «Jazz a confronto 26», Horo . Enrico Rava, tromba; Dave Burrell, piano; Stafford James, contrabbasso; Beaver Harris, batteria, Registrato il 31 luglio 1975.
City Of Dreams (James), id.
2 commenti:
Ma perchè il catalogo Horo non è stato mai ristampato?
Saperlo! Dovremmo domandare a Sinesio
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