Reload dal primo giugno 2011.
È strano come negli anni Cinquanta certe cose apparissero progressive o addirittura avanguardistiche: Gil Mellé, per esempio. Sentilo qui (1956): musica elegante, piacevole e ingegnosa, figlia di due strani compagni di letto, i quartetti e sestetti di Mulligan e i gruppi di George Russell, senza avere la qualità amarognola e la sottile clownerie dei primi né la radicalità fra sardonica e asettica dei secondi. Bella musica, però, composta con attenzione, in un’epoca (se ricordi anche quanto ho pubblicato dei jazz workshop mingusiani) in cui si dava peso alla composizione. Ma la spinta in avanti al jazz, alla fine di quel decennio, l’avrebbero data gli improvvisatori, e una volta di più, come sempre nel jazz, la novità sarebbe venuta dal ritmo prima che da ogni altra cosa – e da musicisti neri.
Gil Mellé mi sembra molto interessante come strumentista: prossimo a Serge Chaloff più che a Mulligan, con una sonorità sabbiosa, peculiari distorsioni sonore (tongue fluttering) e perfino premonizioni dei sheet of sound di Coltrane.
Nice Question (Mellé), da «Patterns of Jazz», Blue Note 9581. Gil Mellé, sax baritono; Joe Cinderella, chitarra; Oscar Pettiford, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato il primo aprile 1956.
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