Reload dal 2 gennaio 2013.
È propriamente incredibile, ma pur vero, che
Art Tatum abbia registrato per la Verve di Norman Granz centoventidue pezzi per pianoforte solo in appena quattro sedute: 28 e 29 dicembre 1953, 22 aprile 1954, 19 gennaio 1955.
Questa versione di
In a Sentimental Mood, dalla seduta del 29 dicembre
1953, è bellissima e vale quanto un’altra per apprezzare il sistema musicale di Tatum, che, in assolo, presentava delle piccole o meno piccole fantasie per pianoforte (dai due minuti e mezzo ai sei e mezzo, con una media di durata di circa quattro minuti) che risultavano dalla stratificazione di diverse esecuzioni improvvisate, sedimentate e quindi fissate in un testo definitivo, tolte le libertà agogiche e di ornamentazione (peraltro non così cospicue) che il pianista si riservava.
Questo non equivale affatto a dire che Tatum, quasi un musicista pigro, si limitasse a ripetere degli assoli che aveva già suonato: siamo piuttosto di fronte a
composizioni con tutti i crismi, rette da una logica costruttiva non rigorosa ma tuttavia coerente e chiara, in una forma piuttosto libera di tema e variazioni resa più complessa ed equilibrata da interludi e code.
Qui, seguendo la sua prassi consueta, Tatum espone il tema (32 battute, AABA) in tempo rubato e ornandolo delle tipiche volate, con qualche ritocco armonico e caratteristici movimenti cromatici al basso (p. es.
0:31-0:32).
A
1:19 s‘inizia un interludio modulante di 24 battute (ABB') nella tonalità della sottodominante del tema (si bemolle; il riversamento che ascolti qui è calante di mezzo tono), con materiali tematici nuovi rispetto al tema; la parte A è una soave e canora piccola melodia ascendente che, in terzina, ripete le prime tre note della pentatonica che costituisce il tema di Ellington (fa-sol-la,
1:19-1:24) e che compiuta una progressione ii-v-i in quattro battute viene trasposta una terza maggiore sopra (re,
1:25-1:31). Nella parte B (
1:32-1:42) si ridiscende in modo elaborato alla tonalità d’impianto in quattro battute, ripetute poco variate fino a culminare sulla dominante (
1:43-1:54).
Nel secondo chorus il tema ricompare, non più a tempo rubato ma a quello, piuttosto brusco, impartito dalle 24 battute dell’interludio, trasfigurato alla luce di quanto lo precede e variato per lo più a note singole della destra; è un chorus vorticoso dove, nel bridge, sentiamo un lavoro virtuosistico di arpeggi alla mano sinistra (
2:21-2:28). Sul finire del chorus, nella riproposizione di A, in tempo nuovamente rubato e con vero e straordinario effetto di
ralenti, la forma si sfrangia armonicamente per arrivare a ripetere il primo tema A (
2:42) con enfasi quasi di recitativo e con valore di cesura della prima parte dell’esecuzione: con precisione simmetrica, siamo esattamente a metà dell'esecuzione (minuto
3).
Il terzo chorus, agogicamente più regolare e d’impianto latamente
stride, ripropone diversi elementi già presentati nella sezione che, con terminologia sonatistica, diremo «di esposizione», come gli arpeggi ascendenti della mano sinistra nella sezione di bridge. L’ultima A di questo chorus – da
3:38 – introduce dei poliritmi su cui frammenti della melodia sembrano galleggiare in un tempo loro, diverso da quello implicito. A
3:45 un autentico iato ritmico e armonico serve a rendere esplicito lo
stride solo alluso poco prima, che trapassa, con tono sommesso da minuetto, nel chorus successivo, da
3:57.
Questo (il quarto) si apre con una citazione appena contraffatta di una canzone credo irlandese di cui, e dovrai scusarmi, possa io morire se mi ricordo il titolo e prosegue in un affascinante
mezzopiano in cui il tema viene esposto con cura, per così dire marezzato da zone di breve turbolenza armonica. La citazione e il tessuto blandamente contrappuntistico tornano quasi identici nell’ultima A del chorus (
4:52).
Chiude sorprendentemente, in coda al quinto e ultimo chorus, una versione scorciata e umoristica del tema (
5:45).
In a Sentimental Mood (Ellington-Mills-Kurtz), da
«The Art Tatum Solo Masterpieces», Pablo 0600753312018.
Art Tatum, piano. Registrato il 29 dicembre
1953.