martedì 20 agosto 2013

Inception - Sunset - There Is No Greater Love (McCoy Tyner)

 Sono io che mi faccio i film o McCoy Tyner, nelle foto, comincia a sorridere un po’ solo dopo il 1965?

 Non dico, non sono così matto, che Tyner fosse scontento di essere pianista del quartetto di Coltrane (dal 1960 al 1965, appunto), ma non c’è dubbio che quella situazione la avvertisse tutt’altro che comoda, per quanto entusiasmante. Dopo il 1964, con l’entrare Coltrane nella sua ultima e tuttora enigmatica fase, dovette addirittura per lui farsi dolorosa. Di «Ascension», l’opera di Coltrane del 1965 cui Tyner fu parte con l’aria di entrarci pochino, si parla spesso come di uno dei lavori «traumatici» del jazz, ma credo che non lo sia stato per nessuno, traumatico, come lo fu per Tyner.

 Il quale, come ricorderai benissimo, quando cominciò a suonare con Coltrane a ventidue anni non era un novizio, essendosi già distinto (1959-60) nel Jazztet di Art Farmer e Benny Golson; Coltrane l’aveva conosciuto a Filadelfia nel 1958 e quell’anno ne registrò anche una composizione, The Believer. I dischi che Tyner cominciò a incidere a proprio nome quando ancora era con Coltrane (primo questo «Inception», Impulse!, 1962 e poi una decina di Blue Note lungo quasi tutti gli anni Sessanta) lo mostrano perseguire, quasi riprendendo un filo troncato dalla chiamata di Trane, un hard bop aggiornato e anche concettoso, ma mai spericolato.

 Quel che resta certo è che, anche nei dischi suoi e su un terreno più convenzionale, McCoy Tyner era un fantastico pianista di jazz e un compositore ispirato. Sentilo qui proporre There Is No Greater Love in un arrangiamento che potrebbe essere uscito dalla penna di Ahmad Jamal.

 Inception (Tyner), da «Inception», Impulse! IMPD-220. McCoy Tyner, piano; Art Davis, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 10 gennaio 1962.



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Sunset (Tyner), ib.




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There Is No Greater Love (Jones-Symes), id. Registrato l’11 gennaio 1962.



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5 commenti:

sergio pasquandrea ha detto...

Ti dirò: questo è, in assoluto, il Tyner che preferisco. Quello con, diciamo così, meno "tynerismi".

sergio pasquandrea ha detto...

Del resto, non è certo un caso che uno dei suoi primi dischi post-Coltrane si chiami "the real McCoy", che in inglese è un espressione gergale per dire "quello vero". Il messaggio mi pare chiaro...

LUIGI BICCO ha detto...

Questione divertente. In effetti comincia a sorridere in modo sornione proprio nel 1965, sulla cover di McCoy Tyner Plays Ellington. Poi però riprende la solita aria contrita e da lì, di sorridere, non se ne riparla più fino al 1977, sull'album Supertrios. Dal '77 in avanti, sorride molto più spesso, buon per lui :)

Un abbraccio, Marco.

Marco Bertoli ha detto...

L'aria severa, insieme alla corporatura massiccia, è di famiglia presso i Tyner, appartenendo anche al fratello minore Jarvis (il quale, essendo vicepresidente del Partito Comunista Americano, certo non ha molto da ridere).

Scherzi a parte, dietro l'espressione un po' arcigna, chi l'ha conosciuto mi dice che McCoy sia una persona molto dolce.

Sergio: con Coltrane, Tyner ha dato il meglio di sé in una certa direzione, che era solo fino a un certo punto quella di Tyner, essendo principalmente, com'è ovvio, quella di Coltrane.

sergio pasquandrea ha detto...

Ricordo un'intervista in cui Tyner parlava di quelli che gli dicevano come, in fondo, il suo stile si limitasse a basso/accordo per quarte/discesa pentatonica con la destra.
E lui, sorridendo, commentava "Well, there's much more than that...".