sabato 15 giugno 2013

Yancey’s Bugle Call (Jimmy Yancey)

 Un compendio in capsula di civiltà musicale afroamericana, questo è il blues di Jimmy Yancey, il più grande dei pianisti storici del boogie e uno dei più originali pianisti di jazz. In questa meravigliosa esecuzione manca il più bizzarro dei suoi effetti, dato dal tag in mi bemolle che concludeva tutti i suoi pezzi indipendentemente dalla loro tonalità; questo semplicemente perché Yancey’s Bugle Call è già in mi bemolle.

 A Yancey ha dedicato un singolare blues Ethan Iverson, in un suo disco pre-Bad Plus.

 Yancey’s Bugle Call (Yancey), da «Barrelhouse Piano», Bluebird 8334-2-RB. Jimmy Yancey, piano. Registrato il 25 ottobre 1939.



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5 commenti:

Paolo Lancianese ha detto...

Fece il custode di un campo di baseball (e prima ancora era stato giocatore), per avere un'occupazione stabile quando decise di smetterla con la musica. Riprese a suonare quando il suo nome tornò a circolare grazie a Meade Lux Lewis che nel 1936 gli dedicò un brano, "Yancey Special". E in effetti lo era, speciale. Secondo Stefano Zenni, "un autentico poeta".

Marco Bertoli ha detto...

Nella semplice e archetipica forma del blues di 12 battute.

MJ ha detto...

La cosa singolare è che in realtà Yancey ha sempre fatto il custode di un campo da baseball, non è mai stato un musicista professionista:-)

Anonimo ha detto...

Attenzione, Yancey non giocò in club qualsiasi, ma in una delle squadre più leggendarie e vincenti delle Negro Leagues, i Chicago American Giants. Ad essere più precisi, negli anni della sua militanza erano un club indipendente, non iscritto a campionati. In pratica giocavano ad inviti, contro le squadre più forti d'America, squadre formate da giocatori neri, perché l'accesso alle Major Leagues era, all'epoca, permesso solo ai bianchi... Poi dal 1920 s'iscrissero a regolari campionati e fecero storia vincendo tantissimo. Questa carriera nel baseball condizionò sicuramente le scelte di Yancey legate alla musica, perché l'impegno sportivo era probante ed intenso e pure i guadagni significativi, tali da indurlo a considerare il pianoforte meno remunerativo della mazza. La fama che si procurò in città gli permise di entrare nel mondo delle Major Leagues, non come giocatore, of course, ma come custode. E non di un campetto di periferia, ma dello stadio dei Chicago White Sox, uno dei club più importanti del baseball americano. Era un lavoro che può apparire umile, ma molto impegnativo e ben pagato: non era facile per un giovane uomo nero trovare di meglio in città, in quegli anni... Anche questa opportunità portò Yancey a dedicarsi al piano nel tempo libero e a non dichiararsi musicista professionista, per quanto incredibile questo possa apparire...
M.G.

Marco Bertoli ha detto...

Ma vedi un po' te che storia.