Dopo una fuggevole apparizione con Count Basie, anni fa, Buddy Tate attinge l’onore (…) di un posto tutto suo su Jazz nel pomeriggio con questo disco diviso fra due formazioni, la seconda con altri due basiani storici come Clayton, Warren, Wells e Jones. È un disco di tutti blues eseguiti con vero gusto.
Walk That Walk (Dicky Wells), da «Swinging Like Tate – The Buddy Tate All Stars», Master Jazz MJR 8127. Buddy Tate, sax tenore e clarinetto; Pat Jenkins, tromba; Eli Robinson, trombone; Ben Richardson, sax alto; Skip Hall, piano; Everett Barksdale, chitarra; Joe Benjamin, contrabbasso; Herbie Lovelle, batteria. Registrato il 26 febbraio 1958.
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Rockin’ Steve (Clayton), ib. Tate, Buck Clayton, tromba; Dicky Wells, trombone; Earle Warren, sax baritono; Skip Hall, piano; Lord Westbrook, chitarra: Aaron Bell, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 12 febbraio 1958.
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lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
Beale Street Blues - Memphis Blues (Louis Armstrong)
Insieme con il disco dedicato alle canzoni di Fats Waller, che è dell’anno dopo, questo è uno dei più belli della «più che maturità» di Armstrong. Questa versione degli All Stars, pur non avendo Hines, Teagarden, Cozy Cole, accompagna benissimo Louis. Del resto Trummy Young e Billy Kyle non erano certo gli ultimi arrivati (e degli All Stars originali era comunque rimasto il grande ellingtoniano Barney Bigard).
Beale Street Blues (W. C. Handy), da «Louis Armstrong Plays W. C. Handy», Columbia/Legacy 88697492012. Louis Armstrong con Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria. Registrato il 12 luglio 1954.
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The Memphis Blues (W. C. Handy), id. Registrato il 13 luglio 1954.
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Beale Street Blues (W. C. Handy), da «Louis Armstrong Plays W. C. Handy», Columbia/Legacy 88697492012. Louis Armstrong con Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria. Registrato il 12 luglio 1954.
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The Memphis Blues (W. C. Handy), id. Registrato il 13 luglio 1954.
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sabato 29 dicembre 2012
Wee Dot - Halley’s Comet - The Man I Love (Kenny Dorham, Al Cohn, Zoot Sims, Roy Eldridge)
Il 16 luglio 1961 un contingente di jazzisti americani si esibì al Teatro Municipal di Rio de Janeiro. L’importanza di questo concertone à la Jazz at the Philarmonic è anche nel fatto che, in quell’occasione, i musicisti americani conobbero de auditu la bossa nova allora nel suo momento d’ascesa e provvidero a diffonderla in patria.
Si trattò a parte questo di un bel concerto. Nella prima delle due formazioni che seguono, un ascolto abbastanza raro: il pianista inglese Ronnie Ball, molto tristaniano.
Wee Dot (J.J Johnson - Leo Parker), da «Jazz No Municipal», Imagem CD-1010. Kenny Dorham, tromba; Curtis Fuller , trombone; Al Cohn, Zoot Sims, sax tenore; Herbie Mann, flauto; Ronnie Ball, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Dave Bailey, batteria; Ray Mantilla, percussioni. Registrato il 16 luglio 1961.
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Halley’s Comet (Cohn), id.
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The Man I Love (Gershwin-Gershwin), ib.; Roy Eldridge, tromba; Tommy Flanagan, piano; Ahmed Abdul Malik, contrabbasso; Jo Jones, batteria.
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Si trattò a parte questo di un bel concerto. Nella prima delle due formazioni che seguono, un ascolto abbastanza raro: il pianista inglese Ronnie Ball, molto tristaniano.
Wee Dot (J.J Johnson - Leo Parker), da «Jazz No Municipal», Imagem CD-1010. Kenny Dorham, tromba; Curtis Fuller , trombone; Al Cohn, Zoot Sims, sax tenore; Herbie Mann, flauto; Ronnie Ball, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Dave Bailey, batteria; Ray Mantilla, percussioni. Registrato il 16 luglio 1961.
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Halley’s Comet (Cohn), id.
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The Man I Love (Gershwin-Gershwin), ib.; Roy Eldridge, tromba; Tommy Flanagan, piano; Ahmed Abdul Malik, contrabbasso; Jo Jones, batteria.
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venerdì 28 dicembre 2012
Blues in Trinity - Color Blind - ’Round About Midnight (Dizzy Reece, Tubby Hayes)
Tutte le volte che sento o risento un disco di Dizzy Reece io trasecolo a tanta genialità, non solo nell’improvvisare ma nel comporre, accoppiata a un‘estroversione che mai per un attimo ha qualcosa di ostentato, di volgare. Di sicuro hard bop è un’etichetta che a questa musica non va di misura, ancora meno quella di «jazz inglese».
Blues in Trinity è un tema di blues già di per sé incantevole, con una codetta a sorpresa. Ma poi senti che cosa organizza Dizzy R: il tempo di base è quello dell’head come eseguito dai fiati; contrabbasso e piano vanno a tempo doppio (del piano, per la verità, è difficile dire); la batteria va a tempo triplo. I solisti possono scegliere il tempo che vogliono, e di questa libertà approfittano, soprattutto Tubby Hayes. Orecchio infine a quello che fa Dizzy R quando rientra, subito dopo l’assolo di piano.
Color Blind è un’altra composizione di Reece, 32 battute nella forma AA’, con un altro assolo fantasmagorico di Hayes. Bonus track, Midnight, in cui Hayes è solo con la ritmica.
Questa seduta londinese del 1958 (in cui l’unico statunitense è Taylor, tranne che per due pezzi a cui partecipa Donald Byrd; il bassista Thompson è canadese) fu la prima di Reece per la Blue Note.
Blues in Trinity (Reece), da «Blues In Trinity», Blue Note 7243 8 32093 2 3. Dizzy Reece, tromba: Tubby Hayes, sax tenore: Terry Shannon, piano; Lloyd Thompson, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 24 agosto 1958.
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Color Blind (Reece), id.
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’Round About Midnight (Monk), id. ma senza Reece.
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Blues in Trinity è un tema di blues già di per sé incantevole, con una codetta a sorpresa. Ma poi senti che cosa organizza Dizzy R: il tempo di base è quello dell’head come eseguito dai fiati; contrabbasso e piano vanno a tempo doppio (del piano, per la verità, è difficile dire); la batteria va a tempo triplo. I solisti possono scegliere il tempo che vogliono, e di questa libertà approfittano, soprattutto Tubby Hayes. Orecchio infine a quello che fa Dizzy R quando rientra, subito dopo l’assolo di piano.
Color Blind è un’altra composizione di Reece, 32 battute nella forma AA’, con un altro assolo fantasmagorico di Hayes. Bonus track, Midnight, in cui Hayes è solo con la ritmica.
Questa seduta londinese del 1958 (in cui l’unico statunitense è Taylor, tranne che per due pezzi a cui partecipa Donald Byrd; il bassista Thompson è canadese) fu la prima di Reece per la Blue Note.
Blues in Trinity (Reece), da «Blues In Trinity», Blue Note 7243 8 32093 2 3. Dizzy Reece, tromba: Tubby Hayes, sax tenore: Terry Shannon, piano; Lloyd Thompson, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 24 agosto 1958.
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Color Blind (Reece), id.
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’Round About Midnight (Monk), id. ma senza Reece.
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giovedì 27 dicembre 2012
Where Are You? - Bass Knows (Randy Weston)
Randy Weston fu uno dei più assidui fra i giovanissimi musicisti harlemiti (altri dei quali erano Sonny Rollins e Max Roach) che per qualche anno, subito dopo la guerra, fecero gruppo e per così dire accademia intorno a Thelonious Monk, di loro più anziano di dieci-dodici anni, nel suo minuscolo appartamento di San Juan Hill.
Weston, che sviluppò con Monk un rapporto di amicizia che sarebbe durato, è stato in effetti fra i primi pianisti a risentirne l’influsso, ma in modo intelligente e meditato, non meccanico; si sente anche da questa serena interpretazione di Where Are You?, fin dalla breve intro, come Weston rielabori le idee armoniche e sonore di Monk senza cercare di replicarne l’approccio pianistico negli aspetti più superficiali. E dei toni monkiani s’individuano anche nella sua originale composizione Bass Knows (Weston è stato anche un compositore dotato, come già abbiamo sentito qui sopra).
Where Are You? (Adamson-McHugh), da «Get Happy», [Riverside] OJCCD-1870-2. Randy Weston, piano; Sam Gill, contrabbasso; Wilbert Hogan, batteria. Registrato nell’agosto 1955.
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Bass Knows (Weston), id.
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Weston, che sviluppò con Monk un rapporto di amicizia che sarebbe durato, è stato in effetti fra i primi pianisti a risentirne l’influsso, ma in modo intelligente e meditato, non meccanico; si sente anche da questa serena interpretazione di Where Are You?, fin dalla breve intro, come Weston rielabori le idee armoniche e sonore di Monk senza cercare di replicarne l’approccio pianistico negli aspetti più superficiali. E dei toni monkiani s’individuano anche nella sua originale composizione Bass Knows (Weston è stato anche un compositore dotato, come già abbiamo sentito qui sopra).
Where Are You? (Adamson-McHugh), da «Get Happy», [Riverside] OJCCD-1870-2. Randy Weston, piano; Sam Gill, contrabbasso; Wilbert Hogan, batteria. Registrato nell’agosto 1955.
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Bass Knows (Weston), id.
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mercoledì 26 dicembre 2012
Blues In The Night (Sonny Clark)
Per smaltire eventuali indebite intemperanze natalizie, eccoti il carminativo di Blues In The Night, composizione del grande Harold Arlen che Sonny Clark, in alternate take, interpreta con tutto il relax che serve.
Io apprezzo Clark come accompagnatore vivo e stimolante, di cui puoi trovare molti esempi inserendone il nome nella casella CERCA NEL BLOG qui a fianco; non mi ha mai entusiasmato come solista, ma riconosco che le sue lunghe linee melodiche (era nota la sua ammirazione per Lennie Tristano) hanno una spontaneità incantevole.
Blues In the Night (Arlen-Mercer), da «Standards», Blue Note 7243 8 21283 2 8. Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Wes Landers, batteria. Registrato nel novembre 1958.
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Io apprezzo Clark come accompagnatore vivo e stimolante, di cui puoi trovare molti esempi inserendone il nome nella casella CERCA NEL BLOG qui a fianco; non mi ha mai entusiasmato come solista, ma riconosco che le sue lunghe linee melodiche (era nota la sua ammirazione per Lennie Tristano) hanno una spontaneità incantevole.
Blues In the Night (Arlen-Mercer), da «Standards», Blue Note 7243 8 21283 2 8. Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Wes Landers, batteria. Registrato nel novembre 1958.
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martedì 25 dicembre 2012
On The Spur Of The Moment (Horace Parlan)
Cari amici, buon Natale con uno dei nostri pianisti preferiti, Horace Parlan, con due fra i nostri fratelli preferiti del jazz, i Turrentine (Tommy in particolare forma), con uno dei più grandi bassisti degli anni Sessanta e uno dei batteristi più swinganti, tutti e cinque in un Blue Note non dei più famosi ma coi fiocchi (di neve). Buon Natale!
On The Spur Of The Moment (Parlan), da «On The Spur Of The Moment», Blue Note CDP 7243 8 21735 2 6. Tommy Turrentine, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Horace Parlan, piano; George Tucker, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 18 marzo 1961.
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On The Spur Of The Moment (Parlan), da «On The Spur Of The Moment», Blue Note CDP 7243 8 21735 2 6. Tommy Turrentine, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Horace Parlan, piano; George Tucker, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 18 marzo 1961.
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lunedì 24 dicembre 2012
Magic And Music (Anthony Braxton & Max Roach)
Del bell’assortimento che facevano Max Roach e Anthony Braxton ho detto tempo fa. L’esempio preclaro ne resta il loro primo disco insieme, duetti incisi nel 1978 a Milano. All’epoca i due, separatamente, frequentavano Milano con una certa assiduità, come tanti altri musicisti importanti.
La base per la loro improvvisazione è qui niente più che un comodo tempo di tre quarti, interpretato con semplicità apparente entro un caleidoscopio di sottigliezze.
Magic And Music (Braxton-Roach), da «Birth and Rebirth», Black Saint 120024-2. Anthony Braxton, sax sopranino, clarinetto; Max Roach, batteria. Registrato nel settembre 1978.
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La base per la loro improvvisazione è qui niente più che un comodo tempo di tre quarti, interpretato con semplicità apparente entro un caleidoscopio di sottigliezze.
Magic And Music (Braxton-Roach), da «Birth and Rebirth», Black Saint 120024-2. Anthony Braxton, sax sopranino, clarinetto; Max Roach, batteria. Registrato nel settembre 1978.
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domenica 23 dicembre 2012
Looking Glass - Never Stop Remembering Bill (Duke Ellington)
In questi due pezzi del suo periodo tardo, il secondo dedicato a Billy Strayhorn, Duke Ellington sembra intento a una lieve parodia di se stesso (non una cosa insolita per lui, anche su scala più ampia).
In composizioni semplici e di suggestione un po’ generica, entro un’esecuzione non schiva di soluzioni pianisticamente trite (gli abbellimenti e le appoggiature, soprattutto in Looking Glass), risalta tanto più a nudo la profondità straordinaria della sua sonorità e la sua sapienza di pedalizzatore. Notevole, in Never Stop… , l’impiego di due contrabbassi.
Looking Glass (Ellington), da «The Pianist», Fantasy 00025218671729. Duke Ellington, piano; John Lamb, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 18 luglio 1966.
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Never Stop Remembering Bill (Ellington), ib. Duke Ellington, piano; Victor Gaskin, Paul Kondziela, contrabbasso; Rufus Jones, batteria. Registrato il 7 gennaio 1970.
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In composizioni semplici e di suggestione un po’ generica, entro un’esecuzione non schiva di soluzioni pianisticamente trite (gli abbellimenti e le appoggiature, soprattutto in Looking Glass), risalta tanto più a nudo la profondità straordinaria della sua sonorità e la sua sapienza di pedalizzatore. Notevole, in Never Stop… , l’impiego di due contrabbassi.
Looking Glass (Ellington), da «The Pianist», Fantasy 00025218671729. Duke Ellington, piano; John Lamb, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 18 luglio 1966.
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Never Stop Remembering Bill (Ellington), ib. Duke Ellington, piano; Victor Gaskin, Paul Kondziela, contrabbasso; Rufus Jones, batteria. Registrato il 7 gennaio 1970.
sabato 22 dicembre 2012
[Guest Post #28] Paolo il Lancianese & Steve Lacy
Lacci? In fondo è proprio questo il jazz, a ben guardare e sentire: una questione di lacci. Che si mescolano, si confondono, si aggrovigliano e quindi vanno lentamente, pazientemente allentati e dipanati e sciolti. Succede con le scarpe (slacciarsele – a dispetto di ogni apparenza – è sempre assai più arduo che allacciarsele). Succede con i fili elettrici di questo maledetto computer che all’improvviso ritrovi pericolosamente attorcigliati. Chi li abbia ingarbugliati non si sa (ma chi vuoi che sia stato?). Non si sa come e perché. Non si sa neppure a chi spetti mettere ordine (non a te, non necessariamente a te). E però sei tu che te ne devi comunque incaricare. È tuo compito l’esplorazione del caos.La poesia in prosa di Paolo il Lancianese, a lungo assente da questa tribuna, è così bella e musicale che non la voglio appesantire con un commento. Invito solo il colto e l’inclita a cogliere l’endecasillabo sdrucciolo a maiore che vi si cela.
Questo Monk lo sapeva. L’altro giorno ne abbiamo avuto un ulteriore esempio. Evidente. E se si tratta di Monk, è anche sempre una questione di Lacy.
Evidence (Monk), da «Only Monk», Soul Note Records SN 1160. Steve Lacy, sax soprano. Registrato a Milano il 29-31 luglio 1985.
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giovedì 20 dicembre 2012
Moonglow - Lady Be Good (Benny Carter)
Benny Carter, uno dei grandi del jazz al quale mi propongo di dedicare un giorno o l’altro lo spazio che merita su Jnp, aveva uno stile senza tempo su tutti i suoi strumenti e in particolare sul sax alto (anche se io lo ho specialmente a cuore come trombettista). In questa seduta del 1946 l’unico altro nome quasi certo oltre al suo è quello di Sonny White, un seguace di Teddy Wilson, all’epoca pianista della big band di Carter.
Si tratta di esecuzioni non beboppeggianti, come l’anno di registrazione farebbe immaginare, ma spontaneamente moderne, di uno swing ben consapevole dell’avvento ormai vittorioso del bebop (senti soprattutto l’accompagnamento del piano in Lady Be Good). Benny entra in Lady Be Good con una parafrasi della melodia, quindi costruisce l’assolo accumulando ed elaborando alcuni brevi moduli melodico-ritmici, con effetto di grande swing.
Moonglow (Hudson-De Lange-Mills), da «Benny Carter - The Music Master», Properbox 68. Benny Carter, sax alto; prob. Sonny White, piano; contrabbasso e batteria sconosciuti. Registrato il 22 aprile 1946.
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Lady Be Good (Gershwin-Gershwin), id.
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Si tratta di esecuzioni non beboppeggianti, come l’anno di registrazione farebbe immaginare, ma spontaneamente moderne, di uno swing ben consapevole dell’avvento ormai vittorioso del bebop (senti soprattutto l’accompagnamento del piano in Lady Be Good). Benny entra in Lady Be Good con una parafrasi della melodia, quindi costruisce l’assolo accumulando ed elaborando alcuni brevi moduli melodico-ritmici, con effetto di grande swing.
Moonglow (Hudson-De Lange-Mills), da «Benny Carter - The Music Master», Properbox 68. Benny Carter, sax alto; prob. Sonny White, piano; contrabbasso e batteria sconosciuti. Registrato il 22 aprile 1946.
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Lady Be Good (Gershwin-Gershwin), id.
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mercoledì 19 dicembre 2012
Evidence - We See (Thelonious Monk)
Monk «contiene moltitudini», come tutti i veri artisti, ma senz’altro la direttrice principale della sua poetica delinea un’angoscia ineffabile e fredda, un senso di dislocazione. È tanto più per questo che colpiscono e commuovono i suoi momenti di serenità e di apparentemente inadulterato buonumore. Uno lo abbiamo incontrato pochi giorni fa, un altro è in questa luminosa seduta in assolo registrata quasi casualmente a Parigi nel 1954, a conclusione della sua prima e piuttosto avventurosa - e tutto considerato tutt’altro che lieta – traversata atlantica in occasione del Salon du Jazz di quell’anno.
Qui Monk esegue Evidence, forse la sua composizione più caratteristica e una delle più geniali, che in assolo assume dei caratteri insospettati, e poi la più distesa Wee See (nota altrove come Portrait of an Ermite).
Evidence (Monk), da «Piano Solo», Vogue/BMG France 74321409362. Thelonious Monk, piano. Registrato il 7 giugno 1954.
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We See (Monk), id.
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Qui Monk esegue Evidence, forse la sua composizione più caratteristica e una delle più geniali, che in assolo assume dei caratteri insospettati, e poi la più distesa Wee See (nota altrove come Portrait of an Ermite).
Evidence (Monk), da «Piano Solo», Vogue/BMG France 74321409362. Thelonious Monk, piano. Registrato il 7 giugno 1954.
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We See (Monk), id.
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martedì 18 dicembre 2012
Cross Road Blues - Phonograph Blues - Hellhound On My Trail (Robert Johnson)
In un brevissimo torno di tempo (ventisette anni di vita, 1911-1938, qualche mese di registrazioni discografiche dal novembre 1936), Robert Johnson ha compendiato il blues a lui precedente e ha contenuto praticamente ogni aspetto di quello a venire, fino a oggi, tanto come cantante e lyricist quanto come chitarrista.
Cross Road Blues (Johnson), da «The Complete Collection», Not Now NOT2CD270. Robert Johnson, canto e chitarra. Registrato il 27 novembre 1936.
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Phonograph Blues, Take 2 (Johnson), id. Registrato il 23 novembre 1936.
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Hellhound On My Trail (Johnson), id. Registrato nel settembre 1937.
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Cross Road Blues (Johnson), da «The Complete Collection», Not Now NOT2CD270. Robert Johnson, canto e chitarra. Registrato il 27 novembre 1936.
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Went to the crossroad, fell down on my knees
I went to the crossroad, fell down on my knees
Asked the Lord above «Have mercy, now save poor Bob, if you please».
Yeoo, standin’ at the crossroad, tried to flag a ride
Ooo eeee, I tried to flag a ride
Didn’t nobody seem to know me, babe, everybody pass me by.
Standin’ at the crossroad, baby, risin‘ sun goin‘ down
Standin‘ at the crossroad, baby, eee, eee, risin’ sun goin’ down
I believe to my soul, now, poor Bob is sinkin’ down.
You can run, you can run, tell my friend Willie Brown
You can run, you can run, tell my friend Willie Brown
That I got the crossroad blues this mornin’, Lord, babe, I'm sinkin’ down.
And I went to the crossroad, mama, I looked east and west
I went to the crossroad, baby, I looked east and west
Lord, I didn’t have no sweet woman, ooh well, babe, in my distress.
Phonograph Blues, Take 2 (Johnson), id. Registrato il 23 novembre 1936.
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Beatrice, she got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
Beatrice, she got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
What evil have I done
what evil has the poor girl heard.
Beatrice I love my phonograph
but you have broke my windin’ chain
Beatrice I love my phonogra-ooo
honey you have broke my windin’ chain
And you’ve taken my lovin’
and give it to your other man.
Now we played it on the sofa now
we played it side the wall
My needles have got rusty babe
they will not play at all
Now we played it on the sofa
we played it side the wall
My needles have got rusty
and it will not play at all.
Beatrice I go crazy
baby I will lose my mind
And I go crazeeeee
honey I will lose my mind
Why dont-ya bring your clothes back home
and try me one more time
She got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
She got a phonograph
ooo-won’t say a lonesome word
What evil have I done
or what evil have the poor girl heard.
Hellhound On My Trail (Johnson), id. Registrato nel settembre 1937.
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I got to keep moving, I got to keep moving
Blues falling down like hail, blues falling down like hail
Mmm, blues falling down like hail, blues falling down like hail
And the day keeps on remindin’ me, there's a hellhound on my trail
Hellhound on my trail, hellhound on my trail
If today was Christmas eve, if today was Christmas eve
And tomorrow was Christmas day
If today was Christmas eve and tomorrow was Christmas day
All I would need is my little sweet rider
Just to pass the time away, to pass the time away.
You sprinkled hot foot powder, mmm, around my door
All around my door
You sprinkled hot foot powder, all around your daddy’s door
It keeps me with ramblin’ mind rider
Every old place I go, every old place I go
I can tell the wind is risin’, the leaves tremblin’ on the tree
Tremblin’ on the tree
I can tell the wind is risin’, leaves tremblin’ on the tree
All I need is my little sweet woman
And to keep my company, hey, hey, hey, hey, my company.
lunedì 17 dicembre 2012
A Handful of Stars - The Goof and I (Serge Chaloff)
Un ritorno sempre gradito, spero anche a te, quello di Serge Chaloff in un quartetto con il quale suoneresti forse bene perfino tu.
A Handful of Stars (Lawrence-Shapiro) da «Blue Serge», Capitol 7243 4 94505 2 3. Serge Chaloff, sax baritono; Sonny Clark, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 14 marzo 1956.
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The Goof and I (Al Cohn), id.
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A Handful of Stars (Lawrence-Shapiro) da «Blue Serge», Capitol 7243 4 94505 2 3. Serge Chaloff, sax baritono; Sonny Clark, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 14 marzo 1956.
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The Goof and I (Al Cohn), id.
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domenica 16 dicembre 2012
Parker Medley (Sonny Rollins)
Si tratta di sei standard e di una composizione originale, tutti legati a Charlie Parker e concatenati in medley, cioè senza soluzione di continuità, da poche battute modulanti di pianoforte. Secondo le note di Ira Gitler, si tratterebbe di un omaggio di Sonny Rollins (titolare della seduta) a Charlie Parker un anno e mezzo dopo la dipartita di questi.
Il medley è introdotto dal classico call che Bird suonò a introduzione di Parker’s Mood. Rollins è solista in I Remember You e They Can’t Take that Away From Me; Kenny Dorham in My Melancholy Baby e in Just Friends; Wade Legge (l’unico che non avesse mai suonato con Parker) in Old Folks e in My Little Suede Shoes (unica composizione di Parker). In Star Eyes la front line è al completo. Ognuno dei frammenti del medley, soprattutto quelli affidati a Rollins, è ricco di richiami e allusioni alle esecuzioni che di quei pezzi diede Parker.
L’accompagnamento di Max Roach a me suona piuttosto meccanico nella sua impeccabilità. Lo si dovrà al singolare arrangiamento dei pezzi, tanto che questa meccanicità è meno evidente nell’ultimo, più esteso frammento di medley (Star Eyes, che da sola occupa infatti circa un terzo della sequenza).
Medley (I Rember You, My Melancholy Baby, Old Folks, They Can’t Take That Away From Me, Just Friends, My Little Suede Shoes, Star Eyes), da «Rollins Plays For Bird», Prestige/OJCCD 00025218621727. Kenny Dorham, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Wade Legge, piano; George Morrow, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 5 ottobre 1956.
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Il medley è introdotto dal classico call che Bird suonò a introduzione di Parker’s Mood. Rollins è solista in I Remember You e They Can’t Take that Away From Me; Kenny Dorham in My Melancholy Baby e in Just Friends; Wade Legge (l’unico che non avesse mai suonato con Parker) in Old Folks e in My Little Suede Shoes (unica composizione di Parker). In Star Eyes la front line è al completo. Ognuno dei frammenti del medley, soprattutto quelli affidati a Rollins, è ricco di richiami e allusioni alle esecuzioni che di quei pezzi diede Parker.
L’accompagnamento di Max Roach a me suona piuttosto meccanico nella sua impeccabilità. Lo si dovrà al singolare arrangiamento dei pezzi, tanto che questa meccanicità è meno evidente nell’ultimo, più esteso frammento di medley (Star Eyes, che da sola occupa infatti circa un terzo della sequenza).
Medley (I Rember You, My Melancholy Baby, Old Folks, They Can’t Take That Away From Me, Just Friends, My Little Suede Shoes, Star Eyes), da «Rollins Plays For Bird», Prestige/OJCCD 00025218621727. Kenny Dorham, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Wade Legge, piano; George Morrow, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 5 ottobre 1956.
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sabato 15 dicembre 2012
Remember Me - Sidestreet - For Our Elders (Frank Strozier)
Scrivendo di saxofonisti contralto mi piace ricordare e riproporre Frank Strozier, che su quello strumento non ha avuto molti pari (è stato anche un buon flautista e, si dice, un pianista di livello professionale, nonché un compositore di talento).
Qui sopra l’hai già sentito a nome proprio e come sideman illustre. Questo del 1976 è purtroppo uno dei suoi ultimi dischi, non perché Frank sia morto, ma perché ha deciso di ritirarsi dalla musica molto per tempo. Stupisci in particolare al suo tour de force in For Our Elders, un «jazz waltz».
La front line di questo disco splendido è insolitamente completata da Howard Johnson, il più veloce dei tubisti, come Sidestreet rende lampante.
Remember Me (Strozier), da «Remember Me», SteepleChase 31066. Danny Moore, tromba; Howard Johnson, tuba; Frank Strozier, sax alto; Harold Mabern, piano; Lisle Atkinson, contrabbasso; Michael Carvin, batteria. Registrato il 10 novembre 1976.
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Sidestreet (Strozier), id.
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For Our Elders (Strozier), id.
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Qui sopra l’hai già sentito a nome proprio e come sideman illustre. Questo del 1976 è purtroppo uno dei suoi ultimi dischi, non perché Frank sia morto, ma perché ha deciso di ritirarsi dalla musica molto per tempo. Stupisci in particolare al suo tour de force in For Our Elders, un «jazz waltz».
La front line di questo disco splendido è insolitamente completata da Howard Johnson, il più veloce dei tubisti, come Sidestreet rende lampante.
Remember Me (Strozier), da «Remember Me», SteepleChase 31066. Danny Moore, tromba; Howard Johnson, tuba; Frank Strozier, sax alto; Harold Mabern, piano; Lisle Atkinson, contrabbasso; Michael Carvin, batteria. Registrato il 10 novembre 1976.
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Sidestreet (Strozier), id.
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For Our Elders (Strozier), id.
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giovedì 13 dicembre 2012
Cleo’s Chant - I Should Care (Ernie Henry)
Questo pezzo può collegarsi ai due precedenti. Il maggior titolo di notorietà di Ernie Henry, che morì solo trentunenne nel 1957, è infatti la partecipazione a un disco celeberrimo e uno dei più belli di Monk, «Brilliant Corners» (1956).
Va detto che in quel disco tormentato, pur uscendone piuttosto bene, Henry non diede il meglio di sé, forse un po’ innervosito dalla formazione di autentici padreterni in cui si trovò inserito (e da un Monk di pessimo umore, di cui quella volta fece le spese in particolare Oscar Pettiford). Henry era un altista di ovvia e inevitabile estrazione parkeriana e rispetto all’altro altista di punta di quella generazione, Jackie McLean, suona meno individuale e senz’altro meno pungente, meno crudamente espressivo. Era piuttosto un intelligente modernista-classicista, con una sua vena compositiva e un senso musicale dell’insieme, della forma, che senz’altro avrebbero prodotto dei bei risultati, se solo Ernie se ne fosse lasciato il tempo. Ma già in questo primo disco a suo nome – che precede «Brilliant Corners» di pochi mesi – Henry si mostra maturo: ne faccia fede la maniera in cui espone il tema di I Should Care, la bella canzone resa popolare fra i jazzmen da Bud Powell.
Magnifici tutti gli altri, soprattutto Kenny Dorham.
Cleo’s Chant (Henry), da «Presenting Ernie Henry», [Riverside] OJCCD-1920-2. Kenny Dorham, tromba; Ernie Henry, sax alto; Kenny Drew, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 30 agosto 1956.
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I Should Care (Cahn-Stordahl-Weston), id.
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Va detto che in quel disco tormentato, pur uscendone piuttosto bene, Henry non diede il meglio di sé, forse un po’ innervosito dalla formazione di autentici padreterni in cui si trovò inserito (e da un Monk di pessimo umore, di cui quella volta fece le spese in particolare Oscar Pettiford). Henry era un altista di ovvia e inevitabile estrazione parkeriana e rispetto all’altro altista di punta di quella generazione, Jackie McLean, suona meno individuale e senz’altro meno pungente, meno crudamente espressivo. Era piuttosto un intelligente modernista-classicista, con una sua vena compositiva e un senso musicale dell’insieme, della forma, che senz’altro avrebbero prodotto dei bei risultati, se solo Ernie se ne fosse lasciato il tempo. Ma già in questo primo disco a suo nome – che precede «Brilliant Corners» di pochi mesi – Henry si mostra maturo: ne faccia fede la maniera in cui espone il tema di I Should Care, la bella canzone resa popolare fra i jazzmen da Bud Powell.
Magnifici tutti gli altri, soprattutto Kenny Dorham.
Cleo’s Chant (Henry), da «Presenting Ernie Henry», [Riverside] OJCCD-1920-2. Kenny Dorham, tromba; Ernie Henry, sax alto; Kenny Drew, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 30 agosto 1956.
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I Should Care (Cahn-Stordahl-Weston), id.
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mercoledì 12 dicembre 2012
Evidence I, II (Thelonious Monk)
Provo una piccola gelosia per chi, come Il Many, stia cominciando ora ad ascoltare con impegno Thelonious Monk e si trovi davanti, tutta nuova, così tanta musica affascinante.
Qui oggi senti un super-classico monkiano, Evidence, composizione ritmicamente disallineata che si basa alla lontana su Just You, Just Me. Classiche sono anche le due esecuzioni: la prima, e lievemente meno nota, è del 1963, quando il quartetto aveva alla batteria il magnifico Frankie Dunlop, ed è live al Village Gate. La seconda, del 1958, è anch’essa dal vivo, al Five Spot. Al sax tenore stavolta c’è Johnny Griffin.
Esecuzioni avvincenti entrambe e molto diverse fra loro. Nella prima, come in tutta quella serata, Monk vi appare di un umore – musicale almeno – insolitamente sereno, evidente negli accompagnamenti più, diciamo, «accomodanti» del solito e nella maniera ritmica dei sobri assoli, che comunicano quasi una letizia infantile. Rouse è in grande serata, ispirato e sicuro anche quando Monk, come soleva, lo lascia solo con la ritmica per diversi chorus.
Evidence (Monk), da «Live At the Village Gate 1963», Prevue 9. Charlie Rouse, sax tenore; Thelonious Monk, piano; John Ore, contrabbasso; Frankie Dunlop, batteria. Registrato il 12 novembre 1963.
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Nel ’58 al Five Spot Griffin è eloquente e fantasioso ed esegue con la precisione a lui propria il difficile contorno ritmico del tema di Monk. È favorito rispetto a Rouse da una ripresa di suono assai migliore; tuttavia, pur essendo stato Griffin un monkiano classico, devo dire che in questo ruolo la superiorità di Rouse mi appare incontestabile: per agio, interazione con il pianista, capacità di integrare nell’improvvisazione i tratti salienti della composizione, concentrazione del discorso.
Evidence, da «Thelonious Monk In Action», [Riverside] OJC 0600753270684. Johnny Griffin, sax tenore; Thelonious Monk, piano; Ahmed-Abdul Malik, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nell’agosto 1958.
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Qui oggi senti un super-classico monkiano, Evidence, composizione ritmicamente disallineata che si basa alla lontana su Just You, Just Me. Classiche sono anche le due esecuzioni: la prima, e lievemente meno nota, è del 1963, quando il quartetto aveva alla batteria il magnifico Frankie Dunlop, ed è live al Village Gate. La seconda, del 1958, è anch’essa dal vivo, al Five Spot. Al sax tenore stavolta c’è Johnny Griffin.
Esecuzioni avvincenti entrambe e molto diverse fra loro. Nella prima, come in tutta quella serata, Monk vi appare di un umore – musicale almeno – insolitamente sereno, evidente negli accompagnamenti più, diciamo, «accomodanti» del solito e nella maniera ritmica dei sobri assoli, che comunicano quasi una letizia infantile. Rouse è in grande serata, ispirato e sicuro anche quando Monk, come soleva, lo lascia solo con la ritmica per diversi chorus.
Evidence (Monk), da «Live At the Village Gate 1963», Prevue 9. Charlie Rouse, sax tenore; Thelonious Monk, piano; John Ore, contrabbasso; Frankie Dunlop, batteria. Registrato il 12 novembre 1963.
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Nel ’58 al Five Spot Griffin è eloquente e fantasioso ed esegue con la precisione a lui propria il difficile contorno ritmico del tema di Monk. È favorito rispetto a Rouse da una ripresa di suono assai migliore; tuttavia, pur essendo stato Griffin un monkiano classico, devo dire che in questo ruolo la superiorità di Rouse mi appare incontestabile: per agio, interazione con il pianista, capacità di integrare nell’improvvisazione i tratti salienti della composizione, concentrazione del discorso.
Evidence, da «Thelonious Monk In Action», [Riverside] OJC 0600753270684. Johnny Griffin, sax tenore; Thelonious Monk, piano; Ahmed-Abdul Malik, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nell’agosto 1958.
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martedì 11 dicembre 2012
The Duke (Dave Brubeck) (Miles Davis & Gil Evans)
The Duke (Brubeck), da «Brubeck Plays Brubeck», Columbia/Legacy 88697491942. Dave Brubeck, piano. Registrato nell’aprile 1956.
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The Duke, da «Miles Ahead», Columbia/Legacy CK 65121. Miles Davis, flicorno, con orchestra arrangiata e diretta da Gil Evans: Ernie Royal, Bernie Glow, Louis Mucci, Taft Jordan, Johnny Carisi, tromba; Frank Rehak, Jimmy Cleveland, Joe Bennett, trombone; Tom Mitchell, trombone basso; Willie Ruff, Tony Miranda, corno; Bill Barber, tuba; Romeo Penque, Sid Cooper, flauto; Lee Konitz, sax alto; Danny Bank, clarinetto basso; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 6 maggio 1957.
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The Duke, da «Miles Ahead», Columbia/Legacy CK 65121. Miles Davis, flicorno, con orchestra arrangiata e diretta da Gil Evans: Ernie Royal, Bernie Glow, Louis Mucci, Taft Jordan, Johnny Carisi, tromba; Frank Rehak, Jimmy Cleveland, Joe Bennett, trombone; Tom Mitchell, trombone basso; Willie Ruff, Tony Miranda, corno; Bill Barber, tuba; Romeo Penque, Sid Cooper, flauto; Lee Konitz, sax alto; Danny Bank, clarinetto basso; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 6 maggio 1957.
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martedì 4 dicembre 2012
[Comunicazione di servizio]
Jazz nel pomeriggio deve fermarsi un po’, non saprei dire bene quanto, ma spero non tanto. Diciamo che ci ho la luna piena. Ci risentiremo senz’altro, intanto divertitevi a ravanare nell’ormai cospicuo archivio. Ciao!
Full Moon (Salim), da «Blues Suite», Savoy SV-0142. Paul Cohn, Nat Adderley, tromba; Buster Cooper, trombone; Phil Woods, sax alto; Selden Powell, sax tenore; Sahib Shihab, sax baritono; Eddie Costa, piano; George Duvivier, contrabbasso; Wilbur Hogan, batteria; A. K. Salim, arrangiamento e direzione. Registrato nel settembre o ottobre 1958.
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Full Moon (Salim), da «Blues Suite», Savoy SV-0142. Paul Cohn, Nat Adderley, tromba; Buster Cooper, trombone; Phil Woods, sax alto; Selden Powell, sax tenore; Sahib Shihab, sax baritono; Eddie Costa, piano; George Duvivier, contrabbasso; Wilbur Hogan, batteria; A. K. Salim, arrangiamento e direzione. Registrato nel settembre o ottobre 1958.
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lunedì 3 dicembre 2012
Rana Sylvatica - Little Shadow (Ergo)
Delle varie maniere o «contaminazioni» (termine, questo, che aborro) con cui si cerca di dare nuova linfa al jazz, questa non mi sembra peggiore di altre. Il trio Ergo, guidato da un trombonista ed elettricista dal nome di Brett Sroka, integra una pratica strumentale improvvisativa latamente jazzistica con i suoni e le concezioni globali dell’electronica e dell’ambient, due generi – ammesso che siano tali e soprattutto che siano distinguibili fra loro – che ultimamente considero con qualche interesse, ma non so se perché i miei orizzonti si stanno allargando o perché il cervello mi è andato in pappa e con quello le orecchie, rendendomi vulnerabile a sonorità «suggestive».
Oziosamente osservo che anche Henry Threadgill si è lasciato ispirare da una rana, una volta.
Questo post rientra nella categoria dei post perplessi, a cui ogni tanto indulgo. I commenti, più che graditi, saranno necessari.
Rana Sylvatica (Sroka), da «Multitude, Solitude», Cuneiform Records Rune 289. Ergo: Brett Sroka, trombone e computer; Carl Maguire, tastiere e elettronica; Shawn Baltazor, batteria. Registrato l’8 o il 9 novembre 2008.
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Little Shadow (Sroka), id.
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Oziosamente osservo che anche Henry Threadgill si è lasciato ispirare da una rana, una volta.
Questo post rientra nella categoria dei post perplessi, a cui ogni tanto indulgo. I commenti, più che graditi, saranno necessari.
Rana Sylvatica (Sroka), da «Multitude, Solitude», Cuneiform Records Rune 289. Ergo: Brett Sroka, trombone e computer; Carl Maguire, tastiere e elettronica; Shawn Baltazor, batteria. Registrato l’8 o il 9 novembre 2008.
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Little Shadow (Sroka), id.
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domenica 2 dicembre 2012
Exploring the Future - Into the Orbit (Curtis Counce)
Relativa rarità, un complesso di californiani neri – ma Elmo Hope, per la verità, alla California era in prestito, ed Ericson, naturalmente, era svedese – , in un disco del 1958 a nome del bassista Curtis Counce (1926-1963), che ha anche la distinzione di essere stato l’unico, credo proprio, musicista nero mai impiegato da Stan Kenton. (Non è vero, v. ai commenti).
Titoli e copertina del disco rispondono alla temperie «spaziale» della cultura popolare dell’epoca, senza che della cosa risenta in alcun modo la musica, che inoltre può dirsi West Coast più che altro per la presentazione e l’origine geografica, essendo anche abbastanza tarda come data.
Exploring the Future (Harold Land), da «Exploring the Future», [Dootone] Boplicity CDBOP 007. Rolf Ericson, tromba; Harold Land, sax tenore; Elmo Hope, piano; Curtis Counce, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato nell’aprile 1958.
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Into the Orbit, (Elmo Hope), id.
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Titoli e copertina del disco rispondono alla temperie «spaziale» della cultura popolare dell’epoca, senza che della cosa risenta in alcun modo la musica, che inoltre può dirsi West Coast più che altro per la presentazione e l’origine geografica, essendo anche abbastanza tarda come data.
Exploring the Future (Harold Land), da «Exploring the Future», [Dootone] Boplicity CDBOP 007. Rolf Ericson, tromba; Harold Land, sax tenore; Elmo Hope, piano; Curtis Counce, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato nell’aprile 1958.
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Into the Orbit, (Elmo Hope), id.
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sabato 1 dicembre 2012
Albuquerque Social Swim (Dick Twardzik)
Di Dick Twardzik, apparizione meteorica nel firmamento del jazz degli anni Cinquanta, ho già parlato su Jnp. Di questo straordinario stilista la proposta di oggi assume un piccolo valore pre-natalizio, dato dalla citazione ricorrente di Joy to the World.
Apprezzerai, oltre allo stile unico e audace di Twardzik, l’originalità della composizione, che ricorda cose di Herbie Nichols.
Albuquerque Social Swim (Twardzik), da «Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ 10120. Dick Twardzik, piano; Carson Smith, contrabbasso; Peter Littman, batteria. Registrato nell’ottobre o nel dicembre 1954.
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Apprezzerai, oltre allo stile unico e audace di Twardzik, l’originalità della composizione, che ricorda cose di Herbie Nichols.
Albuquerque Social Swim (Twardzik), da «Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ 10120. Dick Twardzik, piano; Carson Smith, contrabbasso; Peter Littman, batteria. Registrato nell’ottobre o nel dicembre 1954.
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