giovedì 12 gennaio 2017

Smile (Kenny Dorham)

 C’è pochissimo Kenny Dorham su Jnp e la cosa non trova veramente ragione. A poco a poco, nel 2017, metterò rimedio a questa antipatica lacuna.

 PS Trovo quasi incredibile che Charlie Chaplin, oltre ad avere praticamente inventato il cinema come forma d’arte universale, sapesse anche scrivere una melodia come quella di Smile.

 Smile (Chaplin), da «Matador», United Artists UAJ 14007. Kenny Dorham, tromba; Jackie McLean, sax alto; Bobby Timmons, piano; Teddy Smith, contrabbasso; J.C. Moses, batteria. Registrato il 15 aprile 1962.

9 commenti:

loopdimare ha detto...

Ritorno al lamento fatto per ’Round Midnight di Charles Tolliver: perchè trasformare una bella melodia in un normale brano hardbop senza infamia e senza lode? Forse allora i tempi lenti erano pochi frequentati e forse il tema di Chaplin sfiorava forse il lacrimoso? Se si pensa quello, non lo si suona. Sbranato così dagli ottimi cannibali convocati in studio è una doppia occasione perduta.

isa ha detto...

La butto lì:a me Tolliver in quella sua appassionata e personalissima interpretazione è piaciuto assai. Perché attenersi sempre all'originale? bisogna osare osare

loopdimare ha detto...

ma se osando stravolgi completamente l'essenza della composizione, senza aggiungerne uno nuovo complementare, ma trasformando il tutto nella solita ginnastica strumentale "a mostrar muscoli", allora è meglio che una faccia come faceva Parker che cammuffava le composizioni altrui, che del resto erano abbastanza irriconosciubili, cambiandone il nome ed incassando (forse) le royalties...
a me uno Smile così fa verire un po' di orticaria.
anche perchè concentra un vezzo jazzistico che era molto in voga: la distruzione sistematica di una bella melodia.
Hawkins, Webster, Miles, ma anch Rollins quando era ispirato, sapevano improvvisare (o parafrasare forse) rispettando le belle melodie, ma non rinunciando a metterci la loro impronta ben chiara...
Forse qualche lustro fa sarei stato meno duro, ma adesso sono saggio e capisco che virtuosismo e poesia non sempre coabitano felici.

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Dorham e soci stravolgono la melodia di Chaplin ma non la oltraggiano, secondo me (e soprattutto ne rispettano molto le singolari armonie: è Smile, si può sorridere malinconici o più allegri. E mi piace molto come Timmons richiami il tema nel suo assolo.

Il caso di Tolliver-Mnk è diverso, lì effettivamente il mood della composizione è alterato irrimediabilmente, ma secondo me in modo non antimusicale.

loopdimare ha detto...

se devo essere sincero capisco di più l'operazione di Tolliver che forse non ce la faceva più a suonare Attorno a mezzanotte sempre in maniera canonica e ci ha dato dentro. Ma Smile non è uno strandard superfruttato e aveva ancora tanti margini per sbocciare e crescere più dolcemente.

Jazz nel pomeriggio ha detto...
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Jazz nel pomeriggio ha detto...

Ma allora, presempio, questo? C’entra qualcosa colla ninna-nanna di Gershwin?

loopdimare ha detto...

no. ma credo che Summertime sia un caso a sè: jazzisticamente parlando non è mai stato eseguito nello spirito originale, visto che è un pezzo per soprano (non sax). credo anche che sia il barno più usurato al mondo (una volta c'era anche When the saints go marchin' in, ma adesso è spatito da tempo), per cui vale tutto pur di non senire la bellissima nenia russa...

Jazz nel pomeriggio ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=awLpNDk4pPs

Suoni veramente curiosi. Bello