venerdì 7 aprile 2017

’Round Midnight (Thelonious Monk)

 Avrei potuto aspettare dieci giorni e celebrare puntualmente il sessantesimo anniversario di questo capolavoro di Thelonious Monk del 1957, ma non ho resistito.


  [Orrin] Keepnews, ispirato dalla versione di I Surrender Dear improvvisata da Monk per «Brilliant Corners», ebbe l’idea di un disco di solo piano da intitolare «Thelonious Himself». (…). Monk conclude la seduta con ’Round Midnight. Pur avendola suonata innumerevoli volte, e già anche in assolo, tre anni prima, la affronta come se fosse una composizione nuova. Ne risultano ventidue minuti di meditazione indagatoria a tempo rubato, piena di false partenze, cadenze irrisolte, tragitti creativi interrotti. A un certo punto, non riuscendo a eseguire un passaggio difficile, Monk si ferma e dice: «Mmmm, non ci riesco. Dovrò studiarlo». La master take di ’Round Midnight è un distillato delle fantasticherie monkiane ed è una delle sue migliori esecuzioni in assolo su disco.
 Robin D.G. Kelley, Thelonious Monk. The Life and Times of an American Original, Free Press, 2009 (trad. it. di Marco Bertoli, Thelonious Monk. Storia di un genio americano. Roma, minimum fax, 2012, 2016, pp. 299-300).

 ’Round Midnight (Monk), da «Thelonious Himself», [Riverside] OJCCD-254-2. Thelonious Monk, piano. Registrato il 16 aprile 1957.

8 commenti:

Paolo il Lancianese ha detto...

Kelley ha perfettamente ragione: qui (e non solo qui) Monk sta compiendo un'opera di creazione che va ben oltre l'improvvisazione propriamente detta.Sta creando un suono che ci sembra di avere già ascoltato altre volte ma in realtà ancora non esiste, e solo adesso, qui, ora, sta prendendo faticosamente forma. Un suono e un mondo. Perchè quello di Monk è un pensiero che pensa, che riflette su se stesso, si distende, si contorce, si aggroviglia. Un pensiero che nell'errore erra (e ti porta, errando, altrove). Un pensiero poetante. Fare musica (come scrivere, o dipingere, ecc.) significa cercare di trasformare il pensiero in qualcosa di concreto: suoni, parole, segni. Che però a quel pensiero rispondono sempre in modo approssimativo. E' un inseguimento che non ha mai fine. O magari sì, forse, domani. Ma dovremo studiare.

Marco Bertoli ha detto...

Bellissimo commento.

loopdimare ha detto...

Pare la famosa introduzione fu opera di Gillespie per la sua prima versione, funzionò così bene che fu praticamente incorporata alla composizione.
Ma penso che lo sappiatate tutti.

Marco Bertoli ha detto...

Forse qualcuno dei miei lettori adolescenti (sono migliaia) non lo sapeva. Grazie!

loopdimare ha detto...

hai lettori adolescenti?

Marco Bertoli ha detto...

Sono migliaia!

loopdimare ha detto...

allora devi coltivarli.
https://www.youtube.com/watch?v=OWAAYMYcy_Q

Marco Bertoli ha detto...

:-)