Detesto farlo, ma un grave incaglio tecnico m’induce a sospendere brevemente l’aggiornamento del blog. Abbiate pazienza e, se proprio vi troviate a rota, come dicono a Centocelle, frugate nei vecchi post. C’è dell’oro, lì.
A presto, comunque.
giovedì 26 aprile 2012
[Guest post #17] Alessandro Achilli & Robert Wyatt
Capita a proposito il III guest post in poco tempo di Alessandro Achilli; oltre che per gli ovvî suoi meriti intrinseci, anche cronachistici, perché arriva a soccorrermi in questa prolungata svoglia intrastagionale. Tanto più oggi, che sono reduce e shell-shocked da una catastrofe cui anche solo accennare mi brucerebbe («e ’l modo ancor m’offende»), e di cui JnP avrà a risentire, purtroppo. Ma non è cosa di salute né di cuore, dunque non temete per me.
Robert Wyatt non considera se stesso un jazzista, benché il jazz sia la sua principale fonte d’ispirazione, anche quando scrive musiche che dal jazz sono apparentemente lontane. Ne è un esempio questa Gharbzadegi.
Gharbzadegi (Wyatt), da «Old Rottenhat», Rough Trade 70406. Robert Wyatt, pianoforte, voce, percussioni, sintetizzatore. Registrato nell’estate del 1985.
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Wyatt spiega da quali famosi brani jazz sia stato ispirato nella composizione di Gharbzadegi, dalla registrazione della serata «The Wire Salon: an Audience with Robert Wyatt», Londra, Cafe Oto. Robert Wyatt, oratore; Tony Herrington, intervistatore. Registrato il 12 aprile 2012.
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mercoledì 25 aprile 2012
Warm Hearted Blues (Yusef Lateef)
Buona Liberazione di tutto cuore, da qualsiasi cosa tu voglia liberarti.
Warm Hearted Blues (Lateef), da «A Flat, G Flat and C», Impulse A-9117. Yusef Lateef, sax tenore; Hugh Lawson, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Roy Brooks, batteria. Registrato nel marzo 1966.
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Warm Hearted Blues (Lateef), da «A Flat, G Flat and C», Impulse A-9117. Yusef Lateef, sax tenore; Hugh Lawson, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Roy Brooks, batteria. Registrato nel marzo 1966.
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martedì 24 aprile 2012
Cou-Manchi-Cou (Max Roach)
Uno dei dischi di Max Roach per la Debut, casa discografica che lui e Mingus co-diressero nei primi anni Cinquanta. Lo stile e gli arrangiamenti di questa seduta del 1953 sono nel segno di un hard bop poco avventuroso (anche se questa composizione di Max ha, in principio, un originale hook melodico basato su un tritono, che resta nell'orecchio) e Mobley non è ancora sicuro di sé come sarebbe stato solo pochi anni dopo. Max, tuttavia mostra come fosse già anni avanti qualunque altro batterista del tempo nella concezione solistica della batteria; e si ritrova con piacere un Walter Davis Jr. budpowelliano fino al midollo.
Cou-Manchi-Cou (Roach), da «Max Roach Quartet with Hank Mobley», Debut/OJCCD 202-2. Hank Mobley, sax tenore; Walter Davis Jr., piano; Franklin Skeete, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 10 aprile 1953.
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Cou-Manchi-Cou (Roach), da «Max Roach Quartet with Hank Mobley», Debut/OJCCD 202-2. Hank Mobley, sax tenore; Walter Davis Jr., piano; Franklin Skeete, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 10 aprile 1953.
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lunedì 23 aprile 2012
Blow Away Zone (Jan Garbarek)
Avviso avviso: la mezza stagione (il cambio di stagione?, non ci sono più le mezze stagioni!, forse l’età) mi ha ridotto a ben poco più di un’ameba o di un paramecio, quanto alle energie fisiche e allo spirito d’iniziativa. Mi trovo limitato ai processi metabolici di base, fra questi il rifornire JnP e per suo tramite te. Ma un qualsiasi commento che non sia una glossa divagante supera in questo momento le mie possibilità. Anzi, ti pregherei, in caso di horror vacui, di dar mano ai commenti.
Blow Away Zone (Garbarek), da «Afric Pepperbird», ECM 843475-2. Jan Garbarek, sax tenore; Terje Rypidal, chitarra; Arild Andersen, contrabbasso; Jon Christensen, batteria. Registrato nel settembre 1970.
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Blow Away Zone (Garbarek), da «Afric Pepperbird», ECM 843475-2. Jan Garbarek, sax tenore; Terje Rypidal, chitarra; Arild Andersen, contrabbasso; Jon Christensen, batteria. Registrato nel settembre 1970.
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domenica 22 aprile 2012
Never No Lament (Don’t Get Around Much Anymore) (Duke Ellington)
Never No Lament (Don’t Get Around Much Anymore) (Ellington), da «The Blanton-Webster Band», Bluebird 74321131812. Wallace Jones, Cootie Williams, Rex Stewart, tromba; Lawrence Brown, Joe Nanton, Juan Tizol, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Johnny Hodges, Otto Hardwicke, sax alto; Ben Webster, sax tenore; Harry Carney, sax baritono; Duke Ellington, piano; Fred Guy, chitarra; Jimmy Blanton, contrabbasso; Sonny Greer, batteria. Registrato il 4 maggio 1940.
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sabato 21 aprile 2012
Beyond Recall (Herbie Nichols)
Troppo tempo è trascorso su JnP senza le sbilenche visioni musicali di Herbie Nichols.
Beyond Recall (Nichols), da «Love, Gloom, Cash, Love», Betlehem/Rhino 76690. Herbie Nichols, piano; George Duvivier, contrabbasso; Danny Richmond, batteria. Registrato nel novembre 1957.
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Beyond Recall (Nichols), da «Love, Gloom, Cash, Love», Betlehem/Rhino 76690. Herbie Nichols, piano; George Duvivier, contrabbasso; Danny Richmond, batteria. Registrato nel novembre 1957.
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venerdì 20 aprile 2012
Round Midnight (Giants of Jazz)
Il tour del 1971 di questa all stars band dei primi anni Settanta fu trionfale, e un trionfo nel trionfo fu quello di Monk, dei cinque sempre il più applaudito. In quei giorni, come testimoniano tutti i presenti alle esibizioni, Monk suonò come un ossesso, con un’estroversione e una continuià del discorso rari nei suoi ultimi anni: e ciò malgrado un pessimo stato di salute, che in quei giorni l’aveva reso poco meno che catatonico.
Round Midnight (Monk), da «Giants of Jazz in Berlin ’71», Emarcy 834 567-2. Dizzy Gillespie, tromba; Sonny Stitt, sax alto; Thelonious Monk, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 5 novembre 1971.
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Round Midnight (Monk), da «Giants of Jazz in Berlin ’71», Emarcy 834 567-2. Dizzy Gillespie, tromba; Sonny Stitt, sax alto; Thelonious Monk, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 5 novembre 1971.
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giovedì 19 aprile 2012
Downstairs Blues Upstairs (Sam Rivers)
Downstairs Blues Upstairs (Rivers), da «Fuchsia Swing Song», Blue Note BLP 4184. Sam Rivers, sax tenore; Jaki Byard, piano; Ron Carter, contrabbasso; Tony Williams, batteria; Registrato l’11 dicembre 1964.
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mercoledì 18 aprile 2012
I Should Care (Sathima Bea Benjamin)
La voce di Sathima Bea Benjamin, con il suo incanto particolare, in una versione quasi immobile di questa bellissima canzone.
I Should Care (Stordahl-Weston-Cahn), da «A Morning in Paris», Ekapa Records S.A. 004. Sathima Bea Benjamin con Abdullah Ibrahim, piano; Svend Asmussen, violino pizzicato; Johnny Gertze, contrabbasso; Makaya Ntschoko, batteria. Registrato il 23 febbraio 1963.
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I Should Care (Stordahl-Weston-Cahn), da «A Morning in Paris», Ekapa Records S.A. 004. Sathima Bea Benjamin con Abdullah Ibrahim, piano; Svend Asmussen, violino pizzicato; Johnny Gertze, contrabbasso; Makaya Ntschoko, batteria. Registrato il 23 febbraio 1963.
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martedì 17 aprile 2012
Pug Nose (Wayne Shorter)
Nel primo disco a proprio nome, Wayne Shorter dedica una già molto caratteristica composizione a una donna, credo, con il naso da pug, che è quel brutto cagnòlo che noi chiamiamo un carlino, nonché una parola arcaica per «scimmia» – anche la ragazza evocata in Polka Dots and Moonbeams ne aveva uno così.
L’assolo di Shorter è pieno di cose strane e meravigliose.
Pug Nose (Shorter), da «Introducing Wayne Shorter», Vee-Jay/FHCY 014. Lee Morgan, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 10 novembre 1959.
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L’assolo di Shorter è pieno di cose strane e meravigliose.
Pug Nose (Shorter), da «Introducing Wayne Shorter», Vee-Jay/FHCY 014. Lee Morgan, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 10 novembre 1959.
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lunedì 16 aprile 2012
I See with my Third “I” (Tubby Hayes)
Tubby Hayes è un jazzista inglese di stampo assai diverso dai suoi compatrioti apparsi finora su JnP, soprattutto nei guest post. Saxofonista, flautista, vibrafonista e arrangiatore di talento immenso, Hayes (Edward Brian) (1935-1973) era un solista perfettamente a suo agio nell’idioma americano del post bop.
Qui lo senti infatti in un gruppo americano registrato a New York nel 1963. «Jimmy Gloomy» è, sotto pseudonimo sinonimico, James Moody, clandestino per le solite questioni contrattuali.
I See with my Third “I” (Kirk), da «Return Visit!», Fontana/Universal Distribution UCCM-9134. Tubby Hayes, «Jimmy Gloomy» (James Moody), sax tenore; Roland Kirk, manzello; Walter Bishop Jr, piano; Sam Jones, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. Registrato nel 1963.
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Qui lo senti infatti in un gruppo americano registrato a New York nel 1963. «Jimmy Gloomy» è, sotto pseudonimo sinonimico, James Moody, clandestino per le solite questioni contrattuali.
I See with my Third “I” (Kirk), da «Return Visit!», Fontana/Universal Distribution UCCM-9134. Tubby Hayes, «Jimmy Gloomy» (James Moody), sax tenore; Roland Kirk, manzello; Walter Bishop Jr, piano; Sam Jones, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. Registrato nel 1963.
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domenica 15 aprile 2012
[Guest post #16] Valentina & Dora Musumeci
Finalmente (se n’è dovuto pregarla) torna Valentina con un guest post. Da lei, come del resto da tutti i guest-poster di JnP, non ci si deve mai aspettare niente di banale. Qui Valentina, che ha inaugurato il guest post l’estate scorsa, ci fa addirittura parte di una sua stratificatissima tranche-de-vie diacronica, proponendoci un ascolto ben più che raro.
In quel periodo andavo avanti di suola e pedale e, se non avanzavo mea sponte, ci pensava la suola della necessità a offrirmi lo spunto. Da dietro e a tradimento.
Chiamavo casa con la scheda telefonica da 5.000 lire, davo appuntamento in libreria e cucinavo come una forsennata quando la sindrome dell’emigrante mi coglieva.
Il pendolarismo mensile consisteva in estenuanti viaggi da e per le terre estreme e il bagaglio era quello delle grandi spedizioni. Transumavo assieme alle dotazioni di prima necessità (poche), alla zavorra del superfluo (ingombrante), ai libri e, soprattutto, ai dischi.
Imperscrutabili ragioni scaramantiche o urgenti pulsioni sentimentali giustificavano il moto perpetuo dei dischi su e giù per lo stivale. Alcuni viaggiavano più volte in andata e ritorno. Altri si aggiungevano alla partenza, quando acquistavo in edicola la rivista di jazz con il vinile allegato. Una sola volta uno di loro non è partito, dimenticato in biglietteria alla stazione.
Era di Mingus e, lo confesso, mi brucia ancora.
Per quella che avrebbe dovuto essere la transumanza definitiva li avevo riposti accuratamente in scatoloni che ne avrebbero preservato l’integrità e scongiurato la diaspora. Ancora non sapevo che la beffa del destino con cui tutti, prima o poi, facciamo i conti, stava tramando perché questo già corposo trasloco venisse inglobato in una più immane migrazione. Una rotazione nella rivoluzione, per dirla in termini astronomici. La rivoluzione per una collezione condannata all'esilio dal progresso tecnologico che, nel frattempo, spalancava gli orizzonti al digitale. E, ahimè, così impacchettata era finita, senza colpa, a ispessire le limbiche sedimentazioni erranti degli altri, sempre più ponderosi, traslochi degli anni a seguire.
Da allora a qualche giorno fa.
Somebody Loves Me (Gershwin-De Sylva), da «Italian Jazz Graffiti», allegato a «Musica Jazz» n. 8-9 1988. Dora Musumeci, piano; contrabbasso e batteria sconosciuti. Registrato il 3 novembre 1954.
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sabato 14 aprile 2012
A Cool One (Bill Barron)
Le più note famiglie del jazz sono gli Heath, i Jones, i Montgomery, i Marsalis (fratelli), i Coltrane, i McLean, i Redman, i Drew e i Valdes (padre e figlio), e qualche altra. A quasi nessuno vengono in mente «i Barron», cioè Kenny, pianista notissimo, e il saxofonista, compositore, arrangiatore e didatta Bill Barron, suo fratello maggiore e musicista di bella carriera e di tutto rispetto. A suo nome, Bill, che è morto nel 1989, ha registrato poco e fra l'altro questo disco interessante del 1962, con una formazione splendida (al piano c'è Kenny) e una particolare attenzione alla composizione, sempre svolta sulla forma del blues.
Bill era un buon saxofonista e qui, con rara modestia e commendevole, ha voluto affiancarsi il grande Booker Ervin (è il primo solista), che inevitabilmente lo mette un po’ in ombra.
A Cool One (Barron), da «Hot Line», Savoy/Denon 50601. Bill Barron, Booker Ervin, sax tenore; Kenny Barron, piano; Larry Ridley, contrabbasso; Andrew Cyrille, batteria. Registrato il 31 marzo 1962.
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Bill era un buon saxofonista e qui, con rara modestia e commendevole, ha voluto affiancarsi il grande Booker Ervin (è il primo solista), che inevitabilmente lo mette un po’ in ombra.
A Cool One (Barron), da «Hot Line», Savoy/Denon 50601. Bill Barron, Booker Ervin, sax tenore; Kenny Barron, piano; Larry Ridley, contrabbasso; Andrew Cyrille, batteria. Registrato il 31 marzo 1962.
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venerdì 13 aprile 2012
I Could Write a Book (Betty Carter)
Oggi sono stato un po’ preso e mi è mancato il tempo di preparare un post di senso compiuto; ti lascio in ottima compagnia della cara Betty Carter.
I Could Write a Book (Rodgers-Hart), da «The Audience with Betty Carter», Polygram 835 684-2. Betty Carter con John Hicks, piano; Curtis Lundy, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato nel dicembre 1979.
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I Could Write a Book (Rodgers-Hart), da «The Audience with Betty Carter», Polygram 835 684-2. Betty Carter con John Hicks, piano; Curtis Lundy, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato nel dicembre 1979.
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giovedì 12 aprile 2012
’S Make It (Walter Davis) [era: Quiz #20]
Riconosco che non era facilissimo, ma mi disturba che tu non abbia nemmeno voluto provare. Era il pianista Walter Davis in una gemma seminascosta del catalogo Blue Note: non solo Donald Byrd non ha mai suonato così bene, non solo c’è Jackie McLean in un umore insolitamente disteso, non solo Art Taylor ha l’agio inconsueto di mostrare come fosse ben più del rigoroso metronomo che molti credono, ma ci sono le composizioni di Davis, sorprendenti nella loro cantabilità serpentina e nelle loro strutture insolite. Questa è di ventiquattro battute, un raddoppio del blues in 12 nella sua tonalità più comune, Sib, ma ha una melodia unica non sezionale, che cioè si sviluppa senza ripetizioni lungo l’intero chorus («durchkomponierte»).
’S Make It (Davis), da «Davis Cup», Blue Note CDP 7243 8 32098 2 8. Donald Byrd, tromba; Jackie McLean, sax alto; Walter Davis, piano; Sam Jones, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 2 agosto 1959.
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’S Make It (Davis), da «Davis Cup», Blue Note CDP 7243 8 32098 2 8. Donald Byrd, tromba; Jackie McLean, sax alto; Walter Davis, piano; Sam Jones, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 2 agosto 1959.
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PS Sotto-quiz. Il lettore Seth Devita mi chiede aiuto per riconoscere il primo pezzo di questo filmato: io, il tuo quiz-master, non l’ho saputo aiutare! Tu ce la fai?
mercoledì 11 aprile 2012
Prelude to a Kiss (Steve Lacy & Mal Waldron)
Questo, se rovisti qui a lato, vedrai come sia un disco a cui mi piace tornare. Se ne potrebbero dire volumi, ma qui mi piace soffermarmi solo un momento su Steve Lacy.
Il jazz ha una categoria di artisti per i quali lo strumento era ciò che il pianoforte era per Chopin, nelle sue parole: «un autre moi-même», cioè un’estensione delle dita e del fiato, a loro volta manifestazione immediata del pensiero e del sentire. È in costoro che il jazz rivela nel modo più patente quel carattere «tattile» di cui parla Vincenzo Caporaletti. Non sono poi moltissimi, e non necessariamente nella categoria rientrano tutti i più grandi jazzisti; i primi che a me vengono alla mente sono Armstrong, Bechet, Teagarden, Hodges, Webster, Bill Evans, Hawes, Mingus, Ornette, Dolphy e, appunto, Steve Lacy.
Prelude to a Kiss (Ellington), da «Sempre Amore», Soul Note SN 1170. Steve Lacy, sax soprano; Mal Waldron, pianoforte. Registrato il 17 febbraio 1986.
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Il jazz ha una categoria di artisti per i quali lo strumento era ciò che il pianoforte era per Chopin, nelle sue parole: «un autre moi-même», cioè un’estensione delle dita e del fiato, a loro volta manifestazione immediata del pensiero e del sentire. È in costoro che il jazz rivela nel modo più patente quel carattere «tattile» di cui parla Vincenzo Caporaletti. Non sono poi moltissimi, e non necessariamente nella categoria rientrano tutti i più grandi jazzisti; i primi che a me vengono alla mente sono Armstrong, Bechet, Teagarden, Hodges, Webster, Bill Evans, Hawes, Mingus, Ornette, Dolphy e, appunto, Steve Lacy.
Prelude to a Kiss (Ellington), da «Sempre Amore», Soul Note SN 1170. Steve Lacy, sax soprano; Mal Waldron, pianoforte. Registrato il 17 febbraio 1986.
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martedì 10 aprile 2012
Easy Living (Miles Davis)
Il fascino particolare delle esecuzioni di questo disco si deve anche all’assenza del pianoforte e al vibrafono che ne prende il posto ma non ne fa esattamente le veci. Ne risulta una specie di nuvola sonora dei due ottoni della front line separata dalla ritmica (e collegata a essa) come da uno strato atmosferico più rarefatto.
Easy Living (Rainger-Robin), da «Blue Moods», Debut/OJCCD 043-2. Miles Davis, tromba: Britt Woodman, trombone; Teddy Charles, vibrafono; Charles Mingus, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 9 luglio 1955.
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Easy Living (Rainger-Robin), da «Blue Moods», Debut/OJCCD 043-2. Miles Davis, tromba: Britt Woodman, trombone; Teddy Charles, vibrafono; Charles Mingus, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 9 luglio 1955.
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lunedì 9 aprile 2012
Laverne (Andrew Hill)
Lee Konitz è al sax tenore con Andrew Hill in questo bel disco del 1974 che associa felicemente due musicisti in apparenza distanti.
Laverne (Hill), da «Spiral», Freedom FCD 41007. Lee Konitz, sax tenore; Andrew Hill, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Art Lewis, batteria. Registrato il 20 dicembre 1974.
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Laverne (Hill), da «Spiral», Freedom FCD 41007. Lee Konitz, sax tenore; Andrew Hill, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Art Lewis, batteria. Registrato il 20 dicembre 1974.
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domenica 8 aprile 2012
The Egg (Herbie Hancock)
Buona Pasqua, Pesach Kasher Vesameach!
The Egg (Hancock), da «Empyrean Isles», Blue Note 9062. Freddie Hubbard, cornetta; Herbie Hancock, piano; Ron Carter, contrabbasso; Tony Williams, batteria. Registrato il 17 giugno 1964.
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The Egg (Hancock), da «Empyrean Isles», Blue Note 9062. Freddie Hubbard, cornetta; Herbie Hancock, piano; Ron Carter, contrabbasso; Tony Williams, batteria. Registrato il 17 giugno 1964.
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sabato 7 aprile 2012
Spring Is Here - Cadaques (Richie Beirach & Dave Liebman)
Richie Beirach e Dave Liebman sono compagni di lungo corso e insieme li abbiamo già sentiti in una situazione molto diversa da questa. Entrambi sono strumentisti di classe (Beirach, meno noto di quanto meriterebbe) e musicisti molto colti e intelligenti, a volte perfino troppo per la salute della loro musica. La situazione del duo pareva promettere poco; invece qui, nel 1978, i due propongono un set vario ed equilibrato. Qui senti la lettura personale di uno standard notissimo e quindi un original di Beirach reso in modo viscerale, anche per mezzo dell’overdubbing e di qualche effetto.
Spring Is Here (Rodgers-Hart), da «Omerta», Storyville STCD 4154. Dave Liebman, sax soprano; Richie Beirach, piano. Registrato il 9 giugno 1978.
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Cadaques (Beirach), ib. ma Liebman suona il sax tenore.
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Spring Is Here (Rodgers-Hart), da «Omerta», Storyville STCD 4154. Dave Liebman, sax soprano; Richie Beirach, piano. Registrato il 9 giugno 1978.
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Cadaques (Beirach), ib. ma Liebman suona il sax tenore.
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venerdì 6 aprile 2012
Chorale - The Swords (Lalo Schifrin & Dizzy Gillespie)
«The New Continent», suite per orchestra e tromba solista, è il frutto più saporito della collaborazione fra Dizzy Gillespie e il compositore e pianista argentino Lalo Schifrin, un allievo di Messiaen che peraltro è autore di una montagna di musica incisa spesso molto interessante. L’orchestra è d’impasto «gilevansiano», cioè nutrita di corni e con il bassotuba, ma a differenza delle formazioni di Evans ha una sezione di sax completa e regolare. Dirige Benny Carter.
Chorale (Schifrin), da «The New Continent», Limelight/UCCM-9097. Dizzy Gillespie con orchestra diretta da Benny Carter: Conte Candoli, Al Porcino, Ray Triscani e Stu Williamson, tromba; Mike Barone, Bob Edmonson, Frank Rosolino e Kenny Shroyer, trombone; Luis Kant, Stewart Rensey e Ches Thompson, corno; Red Callender, tuba; Charlie Kennedy e Phil Woods, sax alto; James Moody e Bill Perkins, sax tenore; Bill Hood, sax baritono; Lalo Schifrin, piano e arrangiamento; Al Hendrickson, chitarra; Buddy Clark e Chris White, contrabbasso; Rudy Collins e Mel Lewis, batteria; Francisco Aguabella, Larry Bunker ed Emil Richards, percussioni. Registrato nel settembre 1961.
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The Swords (Schifrin), id.
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Chorale (Schifrin), da «The New Continent», Limelight/UCCM-9097. Dizzy Gillespie con orchestra diretta da Benny Carter: Conte Candoli, Al Porcino, Ray Triscani e Stu Williamson, tromba; Mike Barone, Bob Edmonson, Frank Rosolino e Kenny Shroyer, trombone; Luis Kant, Stewart Rensey e Ches Thompson, corno; Red Callender, tuba; Charlie Kennedy e Phil Woods, sax alto; James Moody e Bill Perkins, sax tenore; Bill Hood, sax baritono; Lalo Schifrin, piano e arrangiamento; Al Hendrickson, chitarra; Buddy Clark e Chris White, contrabbasso; Rudy Collins e Mel Lewis, batteria; Francisco Aguabella, Larry Bunker ed Emil Richards, percussioni. Registrato nel settembre 1961.
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The Swords (Schifrin), id.
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mercoledì 4 aprile 2012
The Case of the Frightened Lover (Dizzy Reece)
Dizzy Reece, che so per certo riscuotere un’approvazione calorosa ogni volta che appare su JnP, associava al suo eloquio strumentale limpido e generoso una vena compositiva estrosa e bisbetica: qui, sotto un titolo che potrebbe appartenere a una composizione di Herbie Nichols, a un racconto di Sherlock Holmes o a un romanzo con Maigret, ascoltiamo un tema beboppeggiante di sedici battute che corre tranquillo e sereno fino all’ottava, dove cominciano dei ritmi incrociati che, accompagnati da ritardi armonici, sfasano apparentemente la quadratura delle battute dando l’impressione di un tappeto che venga tolto di sotto ai piedi dei solisti.
La sezione ritmica di questa seduta (che ebbe luogo quasi esattamente cinquantadue anni fa) è la stessa di una coeva e fortissima edizione dei Jazz Messengers. Dizzy Reece e Turrentine si sarebbero ritrovati nello studio di Rudy Van Gelder pochi mesi dopo per registrare il bellissimo «Flight to Jordan» di Duke Jordan.
The Case of the Frightened Lover (Reece), da «Comin’ On», Blue Note 7243 5 22019 2 1. Dizzy Reece, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Bobby Timmons, piano; Jymie Merritt, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 3 aprile 1960.
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La sezione ritmica di questa seduta (che ebbe luogo quasi esattamente cinquantadue anni fa) è la stessa di una coeva e fortissima edizione dei Jazz Messengers. Dizzy Reece e Turrentine si sarebbero ritrovati nello studio di Rudy Van Gelder pochi mesi dopo per registrare il bellissimo «Flight to Jordan» di Duke Jordan.
The Case of the Frightened Lover (Reece), da «Comin’ On», Blue Note 7243 5 22019 2 1. Dizzy Reece, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Bobby Timmons, piano; Jymie Merritt, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 3 aprile 1960.
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lunedì 2 aprile 2012
Midnight Sun (Air)
Questa composizione di Henry Threadgill è presaga di quanto Threadgill avrebbe scritto e suonato nel decennio successivo, con il Very Very Circus e altre formazioni. La registrazione conferisce un giusto primo piano al contrabbasso di Fred Hopkins, il quale, nel suo assolo, pare sdoppiarsi e accompagnarsi da solo, senza uscire per un attimo dal groove ciclopico del pezzo.
Midnight Sun (Threadgill), da «Air Raid», Whynot WNCD 79143. Henry Threadgill, sax alto e musette; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Registrato il 15 luglio 1976.
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Midnight Sun (Threadgill), da «Air Raid», Whynot WNCD 79143. Henry Threadgill, sax alto e musette; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Registrato il 15 luglio 1976.
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domenica 1 aprile 2012
Sugar (Bobby Hackett & Vic Dickenson)
Sembrano divertirsi un mondo i cinque in pedana al Roosevelt Grill di Manhattan, questa sera di primavera del 1970. Contrariamente a quello che un adagio del mondo dello spettacolo vuole succeda quando a divertirsi sono quelli sulla scena, stavolta credo proprio che tutti i presenti se la siano goduta. A fianco dei carissimi Bobby Hackett e Vic Dickenson, che qui si produce anche in un’imitazione di Louis Armstrong e che, secondo suo solito, suona il trombone come dovrebbe essere suonato, apprezza Dave McKenna, fuoriclasse del pianoforte di cui ti parlerò, una volta o l’altra.
Buona domenica!
Sugar (Pinkard-Mitchell-Alexander), da «Live at the Roosevelt Grill Featuring Vic Dickenson», Chiaroscuro CR(D) 105. Bobby Hackett, cornetta; Vic Dickenson, trombone; Dave McKenna, piano; Jack Lesberg, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria. Registrato nell’aprile o maggio 1970.
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Buona domenica!
Sugar (Pinkard-Mitchell-Alexander), da «Live at the Roosevelt Grill Featuring Vic Dickenson», Chiaroscuro CR(D) 105. Bobby Hackett, cornetta; Vic Dickenson, trombone; Dave McKenna, piano; Jack Lesberg, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria. Registrato nell’aprile o maggio 1970.
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