Pochi jazzisti moderni hanno un CV come quello di Kenny Dorham (1924-1972), che fu presente alla nascita del bebop; fu membro delle big band di Billy Eckstine e della prima di Dizzy, trombettista di Charlie Parker nel 1948-49, dopo Miles Davis, poi negli originali Jazz Messengers cooperativi; che suonò e registrò con Monk, Coltrane, Andrew Hill e perfino con Cecil Taylor; che sostituì Clifford Brown nella band di Roach e fece esordire discograficamente Joe Henderson.
Formatosi dunque nel crogiolo del bebop, il suo stile incorporava con naturalezza quella sintassi: la sola influenza di cui chiarissimamente risenta è quella di Parker, per il resto si tratta di uno dei trombettisti più personali del jazz, al punto di essere anomalo per sonorità, che è inflessa e delicata senza essere milesiana, e per il fraseggio lunghissimo, concettoso, direi pianistico. Come compositore, ha dato al repertorio almeno due pezzi, Blue Bossa e Lotus Blossom, il quale ultimo senti qui oggi.
Il setting di tromba con sezione ritmica non è dei più consueti ma a Kenny si addice più che a qualsiasi altro trombettista che mi venga in mente, con la parziale eccezione di Art Farmer in «Sing Me Softly Of The Blues». Ascolta, soprattutto in Blue Friday, l’intesa di tromba e batteria. In tutto il disco, Art Taylor è pari alla fama che, a paragone di altri batteristi, non ha (un altro).
Blue Friday (Dorham), da «Quiet Kenny», [Prestige] VICJ-23574. Kenny Dorham, tromba; Tommy Flanagan, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 13 novembre 1959.