martedì 31 maggio 2011

When Your Lover Has Gone (Coleman Hawkins)

  When Your Lover Has Gone (Swan), da «Cool Groove», Drive Archive 41201. Ernie Royal, tromba; Eddie Bert, trombone; Coleman Hawkins, sax tenore; Joe Knight, organo; Wendell Marshall, contrabbasso; Osie Johnson, batteria. Registrato il 10 maggio 1955.



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You Stepped Out of a Dream - L’oreille est hardy (Johnny Griffin, Martial Solal)

  Johnny Griffin e Martial Solal avevano molto più in comune dell’anno di nascita, che per entrambi è il 1927: i loro incontri si sono sempre risolti a meraviglia perché erano due pensatori musicali affini: concepivano naturalmente la musica in termini di virtuosismo applicato a ogni parametro, non solo alla tecnica; erano armonicamente avventurosi; amavano le canzoni che suonano, pur sottoponendole a ogni sorta di affettuosa angheria.

  You Stepped Out of a Dream (Brown-Kahn), da «In & Out», Dreyfus. Johnny Griffin, sax tenore; Martial Solal, piano. Registrato il 30 giugno 1999.



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  L’oreille est hardy (Solal), id.



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lunedì 30 maggio 2011

Just You, Just Me - Young at Heart (Jaki Byard)

  Jaki Byard, che come forse ricordi è uno dei miei pianisti preferiti, qui suona il sax tenore in una maniera reminiscente di Sonny Rollins e di Lester Young (a cui questa canzone è legata).

  Torna poi al piano per un’interpretazione tenerissima ed erudita di Young at Heart.

  Just You, Just Me (Greer-Klages), da «Freedom Together», Prestige/OJCCD 1898-2. Jaki Byard, sax tenore; Richard Davis, contrabbasso; Alan Dawson, batteria. Registrato nel gennaio 1966.



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  Young at Heart (Leigh-Richards), ib., Jaki Byard, piano.



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domenica 29 maggio 2011

Waltz for Debby - Our Delight - No Cover, No Minimum (Bill Evans)

  Orrin Keepnews dovette persuadere Bill Evans che era ora di esordire con un disco a proprio nome. Fosse stato per Evans, Keepnews non avrebbe nemmeno saputo della sua esistenza: fu il chitarrista Mundell Lowe a fargliene ascoltare un nastro al telefono.

  Waltz for Debby trova qui la sua versione originale, brevissima. Segue una versione di Our Delight di Tadd Dameron ricca di drive e un raro cimento di Bill con il blues.

  Waltz for Debby (Evans), da «New Jazz Conceptions», Riverside/OJCCD-025-2. Bill Evans, piano. Registrato il 18 settembre 1956.



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  Our Delight (Dameron), id., più Teddy Kotick, contrabbasso e Paul Motian, batteria.



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  No Cover, No Minimum (Evans), id.



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sabato 28 maggio 2011

Love Song for a Dead Che (Phil Woods)

  Stimolato a pubblicare qualcosa di sciocco e disimpegnato, ho trovato questo strano period piece di Phil Woods con orchestra più archi, dove Phil esegue questa canzone mielosa ma non spiacevole (anzi, non spiacevole ma mielosa) il cui titolo è sicuramente abbastanza sciocco, o forse non l’ho capito io.
  Più anni Sessanta di così si muore, e dovresti vedere la copertina.

  Love Song for a Dead Che (Joseph Byrd), da «Round Trip», Verve 559804-2. Phil Woods, sax alto e arrangiamenti, con orchestra comprendente Thad Jones, tromba; Jimmy Cleveland, trombone; Jerry Dodgion e Jerome Richardson, sax e flauto; Herbie Hancock o Sir Roland Hanna, piano; Richard Davis, contrabbasso; Grady Tate, batteria, e archi. Registrato nel 1969.



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giovedì 26 maggio 2011

Aconteceu - Meci Bon Dieu - Samba de Orfeu (Charlie Rouse)

  Questo disco di Charlie Rouse non è uno dei tanti che in quegli anni (primi Sessanta) si misero a traino della moda della bossa nova. Non somiglia cioè affatto ai dischi ispirati alla b.n. di altri grandi saxofonisti come Stan Getz e Coleman Hawkins.

  Per cominciare, il repertorio non comprende nessuno di quei cavalli di battaglia, prestissimo e inevitabilmente consunti: ragazze di Ipanema, waves, corcovadi, piogge di marzo… e la formazione è composta di due chitarre in prevalenza acustiche e di due percussionisti in aggiunta a un batterista regolare e un bassista. Rouse, poi, non addolcisce per niente la sua maniera abituale, anzi, è più astringente e abrasivo che mai. Ne risulta un disco unico che, per quanto mi riguarda, è il più bel disco a mia conoscenza che un jazzista abbia dedicato alla musica brasiliana, forse più vicino ai ritmi e alle sonorità originali del samba che della bossa nova.

  Aconteceu (Cesar-Cezar-Lincolin), da «Bossa Nova Bacchanal», Blue Note 4119. Charlie Rouse, sax tenore; Kenny Burrell, Chauncey «Lord» Westbrook, chitarra; Larry Gales, contrabbasso; Willie Bobo, batteria; Patato Valdez, conga; Garvin Masseaux, chekere. Registrato il 26 novembre 1962.



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  Meci Bon Dieu (Casseus), id.



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  Samba de Orfeu (Bonfa), id.



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mercoledì 25 maggio 2011

It Might As Well Be Spring - Spring Is Here (Kenny Dorham)

  It Might As Well Be Spring mi mette sempre di buon umore e mi pare che Kenny Dorham dovesse pensarla come me. Spring Is Here, invece, mi fa piangere o dormire, ma come la fanno qui Kenny e i suoi mi mette di ottimo umore.
  Dorham è stato uno di quei musicisti a cui riuscire banali o sdolcinati era praticamente impossibile; mi ricorda una specie di Ahmad Jamal della tromba. La compagnia qui è ideale, con metà del sestetto di Miles che pochissime settimane dopo avrebbe registrato «Kind of Blue»; c’è Cecil Payne e anche quel bel personaggio del cornista e compositore David Amram, un grande amico, fra gli altri, di Monk.

  (In barba alle primavere cantate da Richard Rodgers, su Milano si è già adagiata un’ispida estate e la redazione di JnP, purtroppo, si sta rivelando un forno).

  It Might As Well Be Spring (Rodgers-Hammerstein), da «Blue Spring», Riverside/OJCCD-134-2. Kenny Dorham, tromba; David Amram, corno; Cannonball Adderley, sax alto; Cecil Payne, sax baritono; Cedar Walton, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 20 gennaio 1959.



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  Spring Is Here (Rodgers-Hart), id.



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Summertime - Embraceable You (Duke Jordan) (Duke Jordan, Charlie Parker)

  Ecco una splendida versione di Summertime del 1955, di un pudore espressivo che la composizione richiede ma che raramente le viene applicato. Duke Jordan era un maestro delle introduzioni (la più famosa è quella che fece a Embraceable You di Parker, per caso sempre di Gershwin, che riporto di seguito) e qui non si smentisce.

  Summertime (G.& I. Gershwin), da «The Street Swingers», Savoy SJL 1169. Duke Jordan, piano. Registrato il 10 ottobre 1955.



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  Embraceable You (G.& I. Gershwin), da «Charlie Parker - A Studio Chronicle, 1940-1948», JSP915D. Miles Davis, tromba; Charlie Parker, sax alto; Duke Jordan, piano; Tommy Potter, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 28 ottobre 1947.



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martedì 24 maggio 2011

New Chimes Blues (Ethan Iverson)

  Adesso facciamo un esperimento. Ho ricevuto da un corriere, circa mezz’ora fa, un po’ di dischi che avevo ordinato, fra cui questo di Ethan Iverson del 1998, che mi mancava. Come il disco gemello, «Deconstruction Zone», anche questo porta note dettagliate e capricciose del pianista.

  Prima ancora di aver sentito una nota del disco, carico il pezzo la cui descrizione ho trovato più suggestiva. Lo ascolteremo insieme.

  New Chimes blues. Il nostro eroe è in una stanza che dà su una piazza con chiese e campanili. I suoi inseguitori si avvicinano mentre lui si veste, controlla il passaporto e arma la pistola. Le campane cominciano a suonare.

  New Chimes Blues (Iverson), da «Construction Zone», Fresh Sound FSNT 046 CD. Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Jorge Rossy, batteria. Registrato il 4 aprile 1998.



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Deacon Joe (Duke Jordan)

  Ancora Dizzy Reece dal suo disco del 1960 con Duke Jordan, già sentito. Questo è un blues, semplice e lirico, in cui Jordan inserisce degli interessanti obbligati, mostrando di aver ascoltato quanto andava facendo Horace Silver, e dove suonano tutti in modo veramente ispirato.
  Ultimamente ho ascoltato un po’ di Duke Jordan, stimolato anche dall’aver letto che era un favorito da Lennie Tristano (nel bel libro di Eunmi Shim). Riconosco, ancora pochi mesi fa, di averlo giudicato con superficialità. Ci tornerò sopra.

  Deacon Joe (Jordan), da «Flight to Jordan», Blue Note D173354. Dizzy Reece, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Duke Jordan, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 4 agosto 1960.



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lunedì 23 maggio 2011

Manhattan Walk (Dizzy Reece)

  Alphonso «Dizzy» Reece (1931), il bravissimo trombettista giamaicano, fece alcuni dischi a suo nome per la Blue Note negli anni Cinquanta, comparve in qualche altra data (fra gli altri con Duke Jordan, Hank Mobley, Dexter Gordon e Andrew Hill, in «Passing Ships») per poi non dare troppo a lungo notizie di sé.
  Questo disco del 1978 lo mostra in brillante forma anche come compositore, teste questa singolare Manhattan Walk, che riesce a essere insieme ossessionante e umoristica. È l’occasione anche per sentire il pianista Albert Dailey, richiestomi qualche giorno fa nei commenti e qui sopra già apparso in compagnia di Red Rodney e Charlie Rouse.

  Manhattan Walk (Reece), da «Manhattan Project», BeeHive 7001. Dizzy Reece, tromba; Clifford Jordan e Charles Davis, sax tenore; Albert Dailey, piano; Art Davis, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 17 gennaio 1978.



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domenica 22 maggio 2011

Passing Ships (Andrew Hill)

  Stranissimo a dirsi, questa seduta di Andrew Hill con un organico esteso e inusuale, del 1969, ha visto la luce solo trentaquattro anni più tardi (va detto che la Blue Note in pochi anni fece incidere a Hill una quantità probabilmente sconsiderata di dischi, ben più di quanti il mercato avrebbe potuto assorbire, e Hill non era comunque ma stato un best seller).
  Nello scrivere e nello strumentare per dieci, assegnando a Joe Farrell anche l’obbligo, come si dice in orchestra, del corno inglese, Hill non si preoccupa di nessuna ortodossia quanto agli impasti, ai raddoppi etc e, in questa Passing Ships assegna la misteriosa melodia all’impasto scuro e a un tempo vetroso di corno inglese e clarinetto basso. L’assolo di tromba che segue il trombone di Julian Priester è di Woody Shaw, poi, deposto il corno inglese, sentiamo Joe Farrell al sax tenore.

  Passing Ships (Hill), da «Passing Ships», Blue Note CD 7243 5 90417 2 8. Dizzy Reece, Woody Shaw, tromba; Robert Northern, corno; Julian Priester, trombone; Howard Johnson, tuba, clarinetto basso; Joe Farrell, corno inglese, sax tenore; Andrew Hill, piano; Richard Davis, contrabbasso; Lenny White, batteria. Registrato il 7 novembre 1969.



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  Oggi, come mi segnala Valentina nei commenti, Jazz nel Pomeriggio compie un anno; si apriva proprio nel segno di una composizione di Andrew Hill. Grazie a tutti di avermi seguito fin qui.

sabato 21 maggio 2011

The Song Is You (Grant Green, Sonny Clark)

  The Song Is You (Kern-Hammerstein II), da «The Complete Quartets With Sonny Clark», Blue Note 571924. Grant Green, chitarra; Sonny Clark, piano; Sam Jones, contrabbasso, Art Blakey, batteria. Registrato il 13 gennaio 1962.



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Fantacid (Sal Mosca)

  Sal Mosca (1927-2007), insegnante-guru, a sua volta allievo sedulissimo di Lennie Tristano, è un pianista che non somiglia ad altri (se non a Tristano, anche se meno di quanto uno immaginerebbe).

  In Fantacid ricorrono tema e armonie di Over the Rainbow, ma non con la regolarità del chorus, tanto che è giustificata l’attribuzione a questa improvvisazione di un titolo diverso.

  Fantacid (Mosca), da «A Concert», Jazz Records JR-8. Registrato nel giugno 1979.



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venerdì 20 maggio 2011

What A Little Moonlight Can Do (Billie Holiday)

  Billie Holiday ventenne nel suo primo successo da juke box, nel 1935. In una compagnia eccelsa, il chorus cantato da Billie è un vero assolo; già si sente esattamente a fuoco la sua particolare maniera di stare «indietro» sul tempo.

  What A Little Moonlight Can Do (Woods), da «The Complete Billie Holiday on Columbia (1933-1944)», Columbia/Sony 88697538062/01. Billie Holiday with Teddy Wilson and His Orchestra: Roy Eldridge, tromba; Benny Goodman, clarinetto; Ben Webster, sax tenore; Teddy Wilson, piano; John Trueheart, chitarra; John Kirby, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato il 2 luglio 1935.



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giovedì 19 maggio 2011

People Like You (The Bad Plus)

  The Bad Plus, a undici anni dall’esordio, non riservano più soprese da un pezzo (sorprese discografiche, intendo, perché per il resto sono fertili d’iniziative interessanti) e oggi direi che non siano pari alla somma dei loro singoli talenti. Il ultimo loro disco, «Never Stop», uscito l’autunno scorso, è il primo che contenga solo composizioni originali dei tre, più o meno equamente ripartite.

  Io continuo ad avere un debole per quelle di Reid Anderson: canzoni dalla melodia ampia e infinita, solenni, narcotiche, dal ritmo armonico lento e dalla climax un po’ kitsch ma suggestiva, fra il rock anthem e la colonna sonora, la cui parentela con il jazz è, al più, vaga.

  People Like You (Anderson), da «Never Stop», eOne EOM-CD-2112. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato nel marzo 2010.



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Don’t Blame Me (Eric Dolphy)

  A Copenaghen, il 6 settembre 1961, mentre il trio ritmico danese si sistema e accorda, Eric Dolphy scalda il flauto, trapassa insensibilmente in una cadenza e poi in questa esecuzione di Don’t Blame Me che non è una delle sue riuscite migliori come flautista (con i danesi che gli stanno dietro alla meno peggio) ma io trovo affascinante per il senso continuo di scoperta e, in qualche misura, di lotta con lo strumento.

  Questo disco è stato anche il primo che io abbia mai sentito di Dolphy (anzi, appena prima c’era stato un isolato Miss Ann, grazie a lui) e lo associo per sempre a quel momento, la tarda primavera del 1978 e gli esami di terza media: un momento del tutto insignificante, non fosse che per questa scoperta.

  Don’t Blame Me (Fields-McHugh), da «Here and There», Prestige/OJCCD 673-2. Eric Dolphy, flauto; Bent Axen, piano; Eric Moseholm, contrabbasso; Jorn Elniff, batteria. Registrato il 6 settembre 1961.



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mercoledì 18 maggio 2011

Waltz for Debbie (George Cables)

  Brillante ed estroso, George Cables (pianista che Art Pepper chiamava «mister Beauty») esegue a suo modo Waltz for Debbie di Bill Evans. Prevedo che farà innervosire almeno uno degli habitué di JnP.

  Waltz for Debbie (Evans), da «Cables Fables», SteepleChase SCCD 31287. George Cables, piano; Peter Washington, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato nel marzo 1991.



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How Deep Is the Ocean - Arnetta - Man of Moods (Cecil Payne)

  Il sax baritono ha avuto e ha di gran lunga meno praticanti del contralto e del tenore e anche per questa ragione chi lo suona si è distinto più facilmente.
  Qui sopra ti ho fatto ascoltare Harry Carney – senza il quale il suono di Duke Ellington sarebbe stato diverso – , Serge Chaloff, Gerry Mulligan, Sahib Shihab, Pepper Adams, John Surman, James Carter e Hamiet Bluiett. A completare la panoramica dei baritonisti principali non ne mancano tanti, sicuramente Cecil Payne (1922-2007).

  Payne, membro storico delle compagini orchestrali di Dizzy, è indicato da molti come il primo ad aver adattato la sintassi bebop al suo strumento; probabilmente questo merito va da lui condiviso con Leo Parker. Si tratta di uno strumentista di grande classe e personalità, in effetti, come sentirai, più degli altri versato nel fraseggio bop classico e dotato di una bellissima rotondità di suono.

  Questo disco del 1956 ha molte caratteristiche di un omaggio al bebop e a Charlie Parker: per cominciare, di Bird impiega tre sidemen insigni (Dorham, Jordan e Potter, che si ascolta insolitamente in assolo); lo ricorda nel repertorio, perché Man of Moods è una versione pochissimo dissimulata di Segment, inciso da Parker nel 1949 con Jordan e Dorham; e Groovin’ High (che oggi non ti faccio sentire) è una delle leggendarie matrici di Bird e Dizzy del 1945.

  How Deep Is the Ocean (Berlin), da «Patterns of Jazz», Savoy CD 135. Cecil Payne, sax baritono; Duke Jordan, piano; Tommy Potter, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 22 maggio 1956.



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  Arnetta (Payne), id.



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  Man of Moods (Jordan-Payne), id. più Kenny Dorham, tromba.



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martedì 17 maggio 2011

God Bless the Child (Webster Young)

  Webster Young (1932-2003), trombettista stilisticamente devoto a Miles Davis, ebbe una rispettabile carriera fra anni Cinquanta e Sessanta prima di dedicarsi completamente all’insegnamento. A suo nome ci sono solo due dischi: uno in cui Young «Plays the Miles Davis Songbook» e quest’altro dedicato a Billie Holiday, che comprende tutte canzoni di cui lei fu interprete o anche, ed è il caso in questione, autrice (fa eccezione quella che apre il disco, The Lady, composta da Young).

  Questa versione di God Bless the Child, piacevolmente asciutta, mostra la sincerità espressiva di Young pur nella chiara derivazione da Miles e consente di apprezzare Paul Quinichette, il più lesteriano dei tenori dell’epoca, per questo molto appropriato in un pezzo così strettamente associato a Billie (il cui pianista, nel periodo, era proprio Mal Waldron).

  God Bless the Child (Holiday-Herzog), da «For Lady», Prestige/OJCCD-1716-2. Webster Young, cornetta; Paul Quinichette, sax tenore; Mal Waldron, piano; Joe Puma, chitarra; Earl May, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato il 14 giugno 1957.



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The Lady Is a Tramp (Lou Levy)

  In questa Lady a rotta di collo, Lou Levy – associato soprattutto al West Coast jazz, ma nativo di Chicago – sembra un Bud Powell con più precisione e molta meno urgenza. Un pianista notevolissimo comunque.

  The Lady Is a Tramp (G . & I. Gershwin), da «Jazz in Four Colors», RCA/BMG ND 74401. Lou Levy, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Stan Levey, batteria. Registrato il 2 aprile 1956.



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lunedì 16 maggio 2011

Red Rag - Wild Rice (Julian Argüelles)

  L’inglese Julian Argüelles (1966), già nei Loose Tubes con Django Bates, propone il suo stile assorto e robusto, ispirato a Wayne Shorter e a Ornette Coleman, in questo bel disco di una ventina di anni fa. È più interessante, a mio giudizio, il primo pezzo in trio del secondo, dove il piano di Taylor fa inclinare tutto verso un nitore vagamente compiaciuto.

  Red Rag (Argüelles), da «Phaedrus», Ah Um 010 CD. Julian Argüelles, sax tenore; Mick Hutton, contrabbasso; Martin France, batteria. Registrato il 24 novembre 1990.



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  Wild Rice (Arguëlles), id., più John Taylor, piano.



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Ida Lupino - Turns (Paul Bley)

  Paul Bley nel 1963 una formazione per lui inconsueta, cioè un classico quartetto con sax tenore, che è il grande John Gilmore, qui sopra già sentito con Sun Ra. Con Gary Peacock e Paul Motian, in quel torno di tempo Bley costituiva un trio semistabile, e una volta di più quest’ascolto mi fa capire l’influenza di Bley sui pianisti successivi (Jarrett viene subito alla mente, anche per la presenza di Motian) e nello stesso tempo il suo splendido isolamento stilistico, pur nella sorprendente, promiscua varietà delle sue associazioni musicali.

  Qui Bley esegue tutte composizioni della moglie Carla, più una sua, quella che dà il titolo al disco, che del resto ricorda quelle di Carla.

  Ida Lupino (Carla Bley), da «Turns», Savoy Jazz CDOR 9011. John Gilmore, sax tenore; Paul Bley, piano; Gary Peacock, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato il 9 marzo 1964.



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  Turns (Paul Bley), id.



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domenica 15 maggio 2011

Body and Soul (Benny Carter)

  Non c’è molto che si possa aggiungere a questa esecuzione. Ti faccio solo osservare che nel primo obbligato per quattro saxofoni, così tipicamente carteriano, Benny Carter trascrive il primo chorus improvvisato da Coleman Hawkins nella sua leggendaria versione della canzone del 1939. Il primo assolo di sax alto è di Phil Woods, segue Charlie Rouse, poi Benny Carter (che non suona meno «moderno» di Woods) e infine Hawkins stesso, che nel bridge improvvisa su una sequenza alterata che gli aveva mostrato Dick Katz un minuto prima della take e conclude quindi con una maestosa cadenza.

  Body and Soul (Green - Sour - Heyman - Heyton), da «Further Definitions», Impulse! IMP12292. Benny Carter e Phil Woods, sax alto; Charlie Rouse e Coleman Hawkins, sax tenore; Dick Katz, piano; John Collins, chitarra; Jimmy Garrison, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 15 novembre 1961.



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sabato 14 maggio 2011

How Deep Is the Ocean - My One and Only Love (Ben Webster)

  Ben Webster, in una ballad come How Deep Is the Ocean, brillava in qualunque compagnia (a parte Dick Katz, gli inglesi che ha qui sono poca cosa) per l’assoluta convinzione che metteva in ogni nota.

  How Deep Is the Ocean (Irving Berlin), da «Big Ben Time», Philips 814 410-2. Ben Webster, sax tenore; Dick Katz, piano; Spike Heatley, contrabbasso; Tony Crombie, batteria. Registrato nel gennaio 1967.



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  My One and Only Love (Wood). id. ma Alan Haven, organo, al posto di Katz.



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venerdì 13 maggio 2011

Portrait (Santi DeBriano)

  Un bel trio pianoless a nome del forte contrabbassista panamense Santi DeBriano, in cui «Black» Arthur Blythe è nella luce migliore, grazie anche alla splendida composizione di Mingus.

  Portrait (Mingus), da «3-Ology», KONNEX 5047. «Black» Arthur Blythe, sax alto; Santi DeBriano, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato nel 1993.



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[comunicazione di servizio]

  «Se è gratis, non vale niente», diceva lo zio Paperone, e forse pensava a Blogspot, che ieri ha smesso di funzionare e si è mangiato gli ultimi post e i commenti inseriti nelle ultime quarantott’ore. Me ne sono accorto solo adesso, ma sono stanco e non me la sento di rimettermi a ricostruire a memoria gli ultimi due post… Chissà che non tornino a galla durante questa notte.

giovedì 12 maggio 2011

Groovin’ (Coleman Hawkins)

  Coleman Hawkins non amava il blues, lo suonava con riluttanza. Non è che la sua fosse una stranezza o un pallino esclusivo: era un sintomo psicologico e culturale interessante, che Hawkins non era il solo a manifestare.
  Al di là del mito del jazzista musicista spontaneo e sottoproletario, caro alla storiografia jazzistica delle origini e tramandatosi fino a oggi tramite la catena dei luoghi comuni, i primi grandi musicisti del jazz provenivano, con poche eccezioni, da famiglie della borghesia nera ed erano musicalmente assai letterati, com’era di sicuro il caso di Hawkins: per lui come per loro il blues era musica da niggers, al di sotto delle loro capacità e della loro classe sociale.

  Sarà dunque forse per il fenomeno che in psicoanalisi si chiama abreazione, e che il critico letterario Francesco Orlando ha definito «ritorno del rimosso», che Hawkins, quando si accinge al blues, soprattutto nella tarda fase della sua carriera, lo fa con un abbandono feroce

  Groovin’ (Burrell), da «Soul», Prestige 00025218609623. Coleman Hawkins, sax tenore; Ray Bryant, piano; Kenny Burrell, chitarra; Wendell Marshall, contrabbasso; Osie Johnson, batteria. Registrato il 7 novembre 1958.



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Lazy Afternoon (Pete LaRoca Sims)

  Evocata da M.G. nei commenti al Dave Friedman di due giorni fa, ecco la suggestiva interpretazione che di Lazy Afternoon dà questo favoloso quartetto di Pete LaRoca Sims, il cui componente più anziano (Henderson) aveva ventotto anni appena compiuti.

  Nota l’introduzione-vamp evidentemente esemplata su quella dell’evansiano Peace Piece e passata poi tale e quale in Flamenco Sketches di «Kind of Blue». Steve Kuhn è un pianista che ha diversi punti in comune con Dave Friedman: l’età, la formazione, l’ambito d’azione, soprattutto la devozione a Bill Evans.

  Lazy Afternoon (Latouche-Moross), da «Basra», Blue Note CDP 7243 8 32091 2 5. Joe Henderson, sax tenore; Steve Kuhn, piano; Steve Swallow, contrabbasso; Pete LaRoca Sims, batteria. Registrato il 19 maggio 1965.



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mercoledì 11 maggio 2011

Composition Z6 D - Composition 8 J (Anthony Braxton)

  Le Saxophone Improvisations, Series F di Anthony Braxton, per sax alto solo, sono a ogni effetto degli studi per lo strumento applicati di volta in volta a un ambito espressivo o a un lessema musicale. Braxton li registrò a Parigi nel 1972. Così, la Composition Z6 D - 178-F4 312 (Dedicated to Ann Taylor) è una ballad di purissima grazia melodica, mentre la Composition 8 J - NBH- 7C K7 (Dedicated to Buckminster Fuller) è un esercizio sullo sviluppo di un motivo spiraliforme di otto note. Buckminster Fuller fu l’inventore, fra l’altro, della cupola geodetica: a te cogliere le corrispondenze.

  Composition Z6 D - 178-F4 312 (Dedicated to Ann Taylor), da «Saxophone Improvisations Series F», Universal/Verve 067858. Anthony Braxton, sax alto. Registrato nel febbraio 1972.



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  Composition 8 J - NBH- 7C K7 (Dedicated to Buckminster Fuller), id.



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martedì 10 maggio 2011

In Your Own Sweet Way - Sea’s Breeze (Don Friedman)

  Don Friedman (1935), che qui hai già incontrato nelle formazioni con cui Booker Little ha inciso nel 1961 i suoi ultimi dischi, era a quei tempi (ed è in fondo sempre rimasto) un billevansiano osservante, nei cui trii a proprio nome certe frequentazioni avanzate non si sentivano troppo – ma un po’ sì, se farai attenzione alla parte centrale di In Your Own Sweet Way. Un fior di pianista, comunque.

  Qui, nel 1962, Friedman ha con sé proprio il bassista di Bill Evans, Chuck Israels, e il grande batterista Pete «LaRoca» Sims, un’altra delle presenze carsiche di questo blog, sia a suo nome sia come sideman.

  In Your Own Sweet Way (Brubeck), da «Circle Waltz», Riverside/OJCCD-1885-2. Don Friedman, piano; Chuck Israels, contrabbasso; Pete LaRoca Sims, batteria. Registrato il 14 maggio 1962.



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  Sea’s Breeze (Friedman), id.



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lunedì 9 maggio 2011

Where Are You? (Sonny Rollins) (Dexter Gordon)

  Sonny Rollins e Dexter Gordon, a sei mesi di distanza l’uno dall’altro, danno entrambi una lettura vagamente torpida della canzone di Adamson-McHugh, che del resto la invita, con la sua melodia trascinata e il lento ritmo armonico (per una possibile interpretazione alternativa, cfr. Ahmad Jamal). Insolitamente, è quella di Sonny la versione più languida, con più portamento; una ritmica stellare aiuta Dexter a non adagiarsi in una sua certa congenita letargia nelle ballad. Non che la ritmica di Rollins sia da poco, ma una chitarra non può certo fornire il drive di un piano sotto le dita di Sonny Clark, anche se lo volesse (e dubito che Hall, e Rollins, lo volessero).

  Where Are You? (Adamson-McHugh), da «The Bridge», Bluebird 82876 52472 2. Sonny Rollins, sax tenore; Jim Hall, chitarra; Bob Cranshaw, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 13 febbraio 1962.



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  Where Are You?, da «Go!», Blue Note 98794. Dexter Gordon, sax tenore; Sonny Clark, piano; Butch Warren, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato nell’agosto 1962.



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domenica 8 maggio 2011

Sad March (Carmell Jones)

  Anche Carmell Jones, il cliffordbrowniano trombettista che si ascolta in «Song For My Father» di Horace Silver e che ha poi svolto la maggior parte della sua carriera in Europa, ha contribuito al sottogenere del blues a tempo di marcia con questa Sad March dal titolo antinomico, in cui io sento poco di triste e parecchio di californiano: la seduta ebbe infatti luogo a Los Angeles e gode del contributo di note figure di quella scena, come Harold Land, sentito con Billy Higgins qualche giorno fa, il pianista Strazzeri – molto bravo – e l’allora giovanissimo Gary Peacock.

  Sad March (Carmell Jones), da «The Remarkable Carmell Jones», Affinity AFF 123. Carmell Jones, tromba; Harold Land, sax tenore; Frank Strazzeri, piano; Gary Peacock, contrabbasso; Leon Pettis, batteria. Registrato nel giugno 1961.



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Midnight Sun (Threadgill)

  Torna su JnP il trio Air con una composizione astrattamente funky di Henry Threadgill e soprattutto, per quanto mi riguarda, con il contrabbasso colossale di Fred Hopkins.

  Midnight Sun (Threadgill), da «Air Raid», Whynot WNCD 79413. Henry Threadgill, sax alto; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall. Registrato il 15 luglio 1986.



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sabato 7 maggio 2011

All the Things You Are (Duke Ellington

  Dallo stesso disco che contiene la stupefacente Summertime del 1961, ma precedente di quattro anni, una versione numinosa di All the Things You Are.

  All the Things You Are (Hammerstein-Kern), da «Piano in the Foreground», Columbia/Legacy 512920 2. Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 10 ottobre 1957.



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venerdì 6 maggio 2011

Memphis in June (Ramsey Lewis)

  Niente, così…

  Memphis in June (Carmichael), da «Choice! The Best of the Ramsey Lewis Trio», Cadet CAS-755. Ramsey Lewis, piano; Eldee Young, contrabbasso; Red Holt, batteria. Orchestra e coro. 1965.



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Five - I Remember You (Tony Scott)

  Tony Scott è stato uno dei clarinettisti maggiori del jazz moderno (oltre che saxofonista e suonatore di ance varie, compositore, arrangiatore di grande rilievo), di sicuro è stato il più potente, quello che suonava più forte, sotto ogni rispetto diversissimo da quello che era negli stessi anni, in ambito moderno, l’altro praticante principale dello strumento, l’apollineo Buddy DeFranco.

  Qui Scott ha con sé Bill Evans in una delle sue prime apparizioni discografiche, di cui esegue, in forma estesa, Five. In I Remember You al quartetto si aggiunge Jimmy Knepper al trombone, estroso come sempre.

  Five (Evans), da «A Day in New York», Fresh Sound 333. Tony Scott, clarinetto; Bill Evans, piano; Henry Grimes, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato il 16 novembre 1957.



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  I Remember You (Mercer-Schertzinger), ibid. più Jimmy Knepper, trombone.



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giovedì 5 maggio 2011

Wrinkles (Wynton Kelly)

  Wrinkles è un blues di carattere lievemente marziale, a tempo di marcia, del genere che ti ho già fatto sentire in un disco di Wynton Kelly a suo nome.

  La melodia è ridotta ai minimi termini, una piccola cellula che si ripete grosso modo invariata sui cambi d’accordo. Anche l’assolo con sordina di Lee Morgan si attiene all’economia di mezzi suggerita dal tema, ma quello che sorprende è quello successivo, di Wayne Shorter, che già nel 1959 suonava come nessuno, improvvisando al modo in cui componeva. La sonorità è corpulenta e nebbiosa e la condotta melodica (che insiste su un frammento di scala a toni interi) e ritmica è curiosamente indipendente dalle armonie di base. È immaginabile o inevitabile che Shorter avesse ascoltato quanto Ornette andava facendo in quel torno di tempo, ma è certo, e quest’assolo lo dimostra, che avesse assorbito e fatto sua la lezione di Lester Young.

  Wrinkles (Kelly), da «Kelly Great», Vee-Jay 003. Lee Morgan, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 12 agosto 1959.



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mercoledì 4 maggio 2011

Victory and Sorrow - If I Should Lose You (Booker Little)

  «Victory and Sorrow» fu il quarto e ultimo disco di Booker Little a proprio nome, riedito successivamente in CD con un titolo diverso e qualche aggiunta, e fu inciso pochi mesi dopo «Out Front» in formazione poco dissimile. Ecco prima il pezzo di apertura, dal titolo forse stoico forse ironico, una sua composizione con i voicing, i metri composti e i cambi di tempo suoi caratteristici, e poi una desolata interpretazione del noto standard.

  Booker sarebbe morto il cinque ottobre di quell’anno di uremia, che è lo stadio terminale dell’insufficienza renale e a quel punto i suoi sintomi erano già quasi invalidanti. Uno di questi è un costante e acuto dolore alla bocca: si può immaginare che cosa gli costasse suonare la tromba.

  Victory and Sorrow (Little) da «Booker Little and Friend», EMI TOCJ6353. Booker Little, tromba; Julian Priester, trombone; George Coleman, sax tenore; Don Friedman, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Pete LaRoca, batteria. Registrato in agosto o settembre 1961.



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  If I Should Lose You (Reigner-Robin), id.



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martedì 3 maggio 2011

St. Louis Blues - Soothin’ Syrup Stomp (Fats Waller)

  Fats Waller, nel 1926 all’organo da teatro, esegue St. Louis Blues di sicuro a tempo più sostenuto di quanto non intendesse il suo autore e lo si solesse cantare, rispettandone tuttavia la singolare movenza di tango del bridge (e intro).
  Segue una sua composizione, Soothin’ Syrup Stomp (i bei tempi in cui gli sciroppi per la tosse a base di codeina non richiedevano la ricetta…) in uno schema multitematico di ragtime, con la ripresa alla fine del gruppo tematico iniziale: il titolo di stomp gli deriva, credo, dall’usare per il quarto gruppo tematico la cosiddetta stomp progression impiegata da Jelly Roll Morton in King Porter Stomp. Osserva con che gusto Fats varii lievemente i registri dell’organo in queste ripetizioni.

  Altro Fats seguirà nei prossimi giorni, credo proprio.

  St. Louis Blues (W. C. Handy), da «The Complete Recorded Works Vol. 1», JSP Records JSP927D. Fats Waller, organo. Registrato il 17 novembre 1926.



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  Soothin’ Syrup Stomp (Waller), ibid., 14 gennaio 1927.



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lunedì 2 maggio 2011

Sugar Ray (Phineas Newborn) - Zip (Sam Rivers) [era: Quiz #10]

  I quiz stavolta sono due, graduati per difficoltà crescente. Sul primo nessuno dovrebbe incontrare vere difficoltà (lo dico, si capisce, per innervosirti); il secondo è forse all’altezza di Paolo il Lancianese, comunque niente d’impossibile: chiedo di conoscere almeno il nome del pianista nel primo e del saxofonista nel secondo. Si tratta ad ogni modo di due pezzi bellissimi, da godersi anche alla cieca. La soluzione, lunedì 2 maggio in mattinata.

  Aggiornamento: tanto per cambiare, i quiz sono stati risolti da Paolo il Lancianese.

  Sugar Ray (Newborn), da «We Three», Prestige/OJCCD-196-2. Phineas Newborn, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 14 novembre 1958.



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  Zip (Rivers), da «Contrasts», ECM 1-1162. Sam Rivers, sax tenore; Dave Holland, contrabbasso; Thurman Barker, batteria. Registrato nel dicembre 1979.



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3/4 for Peace - Dark Mood (Billy Higgins)

  Billy Higgins compare in centinaia di dischi, forse migliaia (ho letto che è il batterista jazz più registrato), ma quelli a suo nome sono pochissimi, anche meno dei pochi che comunque ci si aspetta da un batterista che non sia Roach o Blakey. Questo del 1993 ha fra gli altri il merito di presentare un pianista a sua volta poco registrato, William Henderson, che mi pare molto notevole anche come compositore, e, in alcuni pezzi, Harold Land, che io ascolto sempre volentieri. Nel secondo pezzo, chiaramente ispirato al quartetto di Coltrane, Land adotta il fraseggio di quel grande ma adattandolo a una sonorità assai diversa, più scura e cool.

  3/4 for Peace (Henderson), da «3/4 for Peace», Red Records 123258.2. William Henderson, piano; Jeffery Littleton, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 7 gennaio 1993.



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  Dark Mood (Land), id. più Harold Land, sax tenore.



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