mercoledì 30 aprile 2014

Autumn Leaves – I Am All Smiles – Sonora (Hampton Hawes)

 Alcuni artisti sono per Jazz nel pomeriggio quello che i Penati per il focolare dei Romani. A trascurarne il culto, guai: i muri potrebbero coprirsi di rampicanti e poi creparsi, gli angoli dei soffitti annerirsi di muffe, cantine solai e sottoscale rilasciare scorpioni e scolopendre, le mortadelle e le soppresse nelle dispense putrefarsi, infine il vicinato popolarsi di designer e di sommelier.

 Hampton Hawes è uno dei Penati più amati e potenti, e qui il culto ne è andato negletto per troppi mesi. Questo disco tedesco è uno dei suoi più dolci e sereni.

 Autumn Leaves (Pévert-Kosma), da «Hamp’s Piano», Saba UCCM-9017. Hampton Hawes, piano; Eberhard Weber, contrabbasso; Claus Weiss, batteria. Registrato l’8 novembre 1967.



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 I Am All Smiles (Leonard-Martin), id.



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 Sonora (Hawes), id.



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 Bip – quasi mi dimenticavo che oggi è la Giornata UNESCO del Jazz… Mi giustifica il fatto che per me tutti i giorni sono giorni del jazz. Per l’occasione, il mio amico Alberto Arienti Orsenigo ha organizzato, chiamando a raccolta altri appassionati, una bellissima playlist su Youtube.

martedì 29 aprile 2014

Smells Like Teen Spirit (The Bad Plus)

 Per una volta sola colgo l’occasione di un pezzo di musica per parlare d’altro.

 Smells Like Teen Spirit era lo slogan di un deodorante per ascelle venduto anni fa negli USA, «Teen Spirit», appunto. Kurt Cobain, cantante del complesso rock Nirvana, lo rese nel 1991 il titolo di una sua arguta, orecchiabile canzone in cui «a mosquito» è fatto rimare con «my libido», che secondo me è poco meno brillante del far rimare «Nietzsche» con «camicie». Qui è ripresa dai Bad Plus nel loro secondo disco.

 Ecco, te la faccio sentire perché mi permette di parlare di un fumetto dell’autore italiano Tuono Pettinato (Andrea Paggiaro, 1976) sulla vita di Kurt Cobain. A me, l’avrai immaginato, di Kurt Cobain non importa, dei fumetti invece sì e mi sono goduto molto il libro di Tuono Pettinato, che da una materia trita e in partenza squallida (cantante drogato finisce con lo spararsi in testa) evince una storia a fumetti fantasiosa, disegnata e raccontata benissimo, misericordiosamente intatta dai luoghi comuni sul rock e che infatti, per apprezzarsi, non richiede nemmeno che uno sappia chi è Kurt Cobain o che ne compatisca le miserie.

 È un valore aggiunto che «Nevermind» – è il titolo del libro, pubblicato da Rizzoli/Lizard – mi sia stato regalato da Alberto Choukhadarian, della forte colonia ligure dei lettori-ascoltatori di Jazz nel pomeriggio (non è che uno dei suoi pregi).

 Smells Like Teen Spirit (Cobain), da «These Are the Vistas», Columbia. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato nel settembre 2002.

 

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lunedì 28 aprile 2014

Blues at Twilight – Sermonette (Milt Jackson)

 Il titolo di questo disco ne spiega bene la musica. La formazione è grosso modo di quelle che io, se tanto mi concedesse grazia meglio che umana, riunirei per la mia e l’altrui gioia. Del mio entusiasmo per Lucky Thompson e Oscar Pettiford, poi, fanno fede anche post recenti.

 Blues at Twilight (Quincy Jones), da «Plenty, Plenty Soul», Atlantic. Joe Newman, tromba; Lucky Thompson, sax tenore; Milt Jackson, vibrafono; Horace Silver, piano; Oscar Pettiford, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato il 5 gennaio 1957.



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 Sermonette (C. Adderley), id.



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domenica 27 aprile 2014

Lover Man – KoKo (Sonny Stitt)

 Sonny Stitt (ne abbiamo già parlato anche qui sopra) che cos’era? Un originale che aveva attinto uno stile e una sonorità quasi in tutto simili a quelli di Charlie Parker, indipendentemente da lui e simultaneamente, ma, per sua malasorte, senza poterli esibire per tempo nelle occasioni giuste? Sembra ben strano, ma ricordo le parole di uno che se ne intendeva, Frank Wess, a proposito della somiglianza del giovane Parker con un oscuro saxofonista di Filadelfia, tale Oswald Gibson: «la musica, dovunque si trovi, progredisce più o meno di pari passo, per cui capita che le stesse cose succedano in tante città diverse simultaneamente. In alcune, le cose quagliano prima che in altre».

 Oppure Stitt era, semplicemente, il più dotato epigono di Bird? Se la prima ipotesi sembra delle più improbabili, la seconda farebbe di lui un unicum non meno: l’imitatore per certi versi più perfetto del modello, altrettanto convinto e persuasivo. E comunque benissimo distinguibile da lui. E quindi, forse, neanche un imitatore.

 Conclusione: boh! Qui, a rendere il mistero più misterioso, ti faccio sentire Stitt in due pezzi che sono praticamente altrettanti sinonimi di Charlie Parker.

 Lover Man (Sherman-Ramirez), da «Burnin’», Argo LP-661. Sonny Stitt, sax alto; Barry Harris, piano; William Austin, contrabbasso; Frank Gant, batteria. Registrato il primo agosto 1958.



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KoKo (Parker), id.



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sabato 26 aprile 2014

Manda – Go ’long, Mule (Louis Armstrong & Fletcher Henderson)

 Fresco fresco da Chicago, pronto a far spalancare le orecchie ai newyorkesi, Louis Armstrong registra le sue prime due facciate con l’orchestra di Fletcher Henderson nell’autunno del 1924. Niente ancora di proprio memorabile, ma soprattutto l’assolo di Louis in Go ’long, Mule mostra una continuità di discorso e una mobile vitalità ritmica che sono nuove (nonché la ricorrenza di una formula ritmica che gli sarà cara, due semiminime e una minima).

 Si ascoltano qui anche due assoli di Coleman Hawkins, ventenne, nello stile slap-tongued dell’epoca di cui successivamente l’«inventore del sax tenore» si sarebbe addirittura vergognato, e degli interventi belli e sicuri del trombonista Charlie Green.

 Manda (Blake-Sissle), da «Louis with Fletcher Henderson. The Complete Recordings Including All Known Alternate Takes 1924-25», Forte Record Productions. Louis Armstrong, cornetta; Elmer Chambers, Howard Scott, tromba; Charlie Green, trombone; Don Redman, sax alto, clarinetto, oboe; Coleman Hawkins, sax tenore, clarinetto; Fletcher Henderson, piano; Charlie Dixon, banjo; Ralph Escudero, tuba; Kaiser Marshall, batteria. Registrato il 7 ottobre 1924.



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 Go ’long, Mule (Creamer-King), id.



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venerdì 25 aprile 2014

Stormy Weather (Red Allen & Coleman Hawkins)

 Buon 25 aprile. Henry «Red» Allen improvvisava con l’immediatezza di chi dà voce all’istante a tutto quanto gli passa per la testa, e le parole gli salgono alle labbra così giuste e veloci che sembra che nemmeno ci abbia dovuto pensare.

 Questo genere di persone, nella conversazione quotidiana, riesce facilmente molesto, quando l’interesse delle cose dette non pareggi la facilità dell'espressione. Non è questo sicuramente il caso di Allen, che dice sempre cose interessanti, musicalissime e perfino audaci, magari cambiando direzione quattro volte nel corso di un chorus, ma sempre secondo una logica musicale che, per quanto imprevedibile, è lampante.

 Stormy Weather (Arlen-Koehler), da «High Standards», Jazz Records. Red Allen, tromba, Coleman Hawkins, sax tenore; Marty Napoleon, piano; Chubby Jackson, contrabbasso; George Wettling, batteria. Registrato il 7 agosto 1958.



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giovedì 24 aprile 2014

The Wig – Marquis de Sade – The Blues for Johann Sebastian – Old Laces – Bossa Antique (Lalo Schifrin)

 Giornata del disimpegno musicale. Entro certi limiti – Lalo Schifrin è un musicista squisito, sia come compositore sia come pianista; come pianista e come compositore, ha contribuito a diverse belle e bellissime cose di Dizzy Gillespie.

 Di questo disco del 1966 innanzitutto apprezzo smodatamente il titolo, che fa il verso al celeberrimo dramma di Peter Weiss di due anni prima (e al derivato film di Peter Brook di quello stesso 1966) senza che la musica c’entri uno iota; e poi apprezzo la musica, che è lieve e colorita: musica leggera con un colorito jazzistico, di fatto, e con quel piccolo tocco di kitsch che la rende piccante, elegante con divertita e musicalissima nonchalance. Orchestra piena di grandi jazzisti.

 The Wig (Schifrin), da «The Dissection and Reconstruction of Music from the Past as Performed by the Inmates of Lalo Schifrin's Demented Ensemble as a Tribute to the Memory of the Marquis De Sade», Verve. Jimmy Maxwell, Ernie Royal, Clark Terry, Snooky Young, tromba; Urbie Green, J.J. Johnson, Kai Winding, trombone; Tommy Mitchell, trombone basso; Ray Alonge, Richard Berg, James Buffington, corno; Don Butterfield , tuba; Jerome Richardson, Romeo Penque, flauti alto e basso, sax tenore; Lalo Schifrin, piano e clavicembalo; Gene Bertoncini, chitarra; Gloria Agostini, arpa; Harry Lookofsky, Gene Orloff, Christopher Williams, violino; Alfred Brown, viola, violino; George Ricci, violoncello; Richard Davis, contrabbasso; Grady Tate, batteria. Registrato il 27 & 28 aprile 1966.

The Wig (Schifrin), id.



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 Marquis de Sade (Schifrin), id.



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 The Blues for Johann Sebastian (Schifrin), id.



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 Old Laces (Schifrin), id.



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 Bossa Antique (Schifrin), id.

 

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mercoledì 23 aprile 2014

East of the Sun (and West of the Moon) – Lady Bird – Crazy Rhythm (Bud Powell)

 Anche in un raro momento di almeno apparente serenità e «classicità» (le circostanze dei dischi di Bud, come la sua musica, hanno per lo più avuto un carattere di pericolo e di emergenza), Bud Powell infonde sempre le sue improvvisazioni con un carattere di urgenza che non ricordo pari in nessun altro musicista jazz.

 George Duvivier e Art Taylor sono stati – insieme a Pettiford e Clarke – i due accompagnatori migliori che Bud abbia avuto, pur sempre in un ambito che, più che al «piano trio» vero e proprio, pertiene all’assolo accompagnato.

 East of the Sun (and West of the Moon) (Bowman), da «Piano Interpretations by Bud Powell», [Norgran] CTI POCJ-2743. Bud Powell, piano; George Duvivier, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 27 aprile 1955.



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  Lady Bird (Dameron), id.



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  Crazy Rhythm (Meyer-Kahn-Caesar), id., registrato il 25 aprile 1955.



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martedì 22 aprile 2014

Weeja – A Kiss for My Love (Elmo Hope)

  Questo disco raccoglie tre sedute di registrazione a nome di Elmo Hope, una del 1956 e due del 1961, la prima e la seconda in sestetto e l’ultima in trio, tutte all star come annuncia il titolo.

 Hope, un pianista che già altre volte mi sono proposto di approfondire senza mai dare seguito al proposito, come pianista mi convince di più qui che in trio. È sugoso il confronto, nella prima seduta, fra Mobley e Coltrane. Il primo appare il più sicuro e coordinato, ma Coltrane già presentisce, nel suono e in alcune intemperanze di fraseggio, ciò che avrebbe tardato poco ad avvenire.

 Nella formazione analoga (con tromba e due tenori) di cinque anni dopo, i due sax sono altri due pezzi grossi, Jimmy Heath e Frank Foster. Comune a tutte e tre le sedute è il drumming fantasiosissimo di Philly Joe Jones, forse il più grande batterista del jazz moderno.

 Weeja (Hope), da «The All-Star Session», Milestone MCD-47037-2. Donald Byrd, tromba; Hank MObley, John Coltrane, sax tenore; Elmo Hope, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 7 maggio 1956.

 

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 A Kiss for My Love (Hope), ib. Blue Mitchell, tromba; Jimmy Heath, Frank Foster, sax tenore; Elmo Hope, piano; Percy Heath, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 22 giugno 1961.

 

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lunedì 21 aprile 2014

On the sunny Side of the Street (Ruby Braff & George Barnes)

 Questo è un grande disco di jazz? Ma non lo so, non so niente, io. È un disco che mi procura gioia quando lo ascolto, questo so. Ruby Braff è un musicista eccelso e al di là degli stili, uno dei più poetici virtuosi di tromba del jazz; George Barnes – che si dice sia stato il primo a mai suonare una chitarra elettrica – in questo quartetto è alla sua altezza, ed è dire molto.

 On the sunny Side of the Street (Fields-McHugh), da «Live at the New School», Chiaroscuro 126. Ruby Braff, cornetta; George Barnes, Wayne Wright, chitarra; Michael Moore, contrabbasso. Registrato il 22 aprile 1974.

 

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sabato 19 aprile 2014

Little Old Lady – Rhumba No 2 – Excerpt from the Blues (Ahmad Jamal)

 Un po’ di Ahmad Jamal per gradire. Qui è nel 1960 con il suo trio suo più celebrato. Excerpt from the Blues, uno dei due original del disco, non è un blues ma piuttosto un rhythm changes, cioè una variazione sulla struttura accordale di I Got Rhythm. Il titolo («brano scelto») sembra mettere composizione ed esecuzione giocondamente fra virgolette, una prassi in fondo sottesa a tutta la maniera jamaliana.

 Little Old Lady (Carmichael), da «Happy Moods», Argo LPS-662. Ahmad Jamal, piano; Israel Crosby, contrabbasso; Vernell Fournier, batteria. Registrato nel gennaio 1960.



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 Rhumba No 2 (Jamal), id.



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 Excerpt from the Blues (Jamal), id.



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venerdì 18 aprile 2014

I Was Made to Love You (Charles Earland)

 Jazz nel pomeriggio vorrebbe vedervi tutti ballare, ma, per piacere, non come fanno i bianchi, in particolare gli europei, quando cercano di ballare queste musiche e fanno ridere i polli (peggio ci sono solo i bianchi che cercano di cantare il gospel, e buonissima parte di quelli convinti, qualcuno perfino in buona fede!, di cantare il blues).

 Se non riuscite a non sembrare bianchi, piuttosto astenetevi. Muovete il capo, battete il piede, schioccate le dita; cercate però di non farlo sul primo e sul terzo tempo della battuta, per piacere.

 I Was Made to Love You (Stevie Wonder), da «Soul Story», Prestige PR 10018. Gary Chandler, tromba; James Vass, sax soprano; Houston Pearson, sax tenore; Charles Earland, organo; Maynard Parker, chitarra; Jesse Kilpatrick, batteria; Buddy Caldwell, percussioni. Registrato il 3 maggio 1971.



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giovedì 17 aprile 2014

With a Song in My Heart (Bill Evans & Shelly Manne)

 Questo disco di Bill Evans non è con il suo trio abituale, ma nasce dall’incontro, per iniziativa di Creed Taylor, con Shelly Manne, che divideva in quei giorni del 1962 il programma del Village Vanguard con il trio di Evans (Monty Budwig era il bassista di Manne).

 Come sempre quando Evans si trova sostenuto da un batterista forte (che non si può dire fossero né Paul Motian né Larry Bunker, Marty Morell, Eliot Zigmund o Joe LaBarbera), il suo estro, il suo swing, la sua fantasia e soprattutto la sua concisione ne escono corroborati. In particolare questa With A Song In My Heart è fantasiosa e divertente e mostra una vena giocosa, quasi sardonicamente astratta di Evans che non si sarebbe mai più risentita. Presta attenzione in particolare all’ineffabile coda, dal minuto 7:00 alla fine e dimmi se hai mai sentito Bill Evans così disinibito dopo il 1956.

 With a Song in My Heart (Rodgers-Hart), da «Empathy», Verve 9554. Bill Evans, piano; Monty Budwig, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 14 agosto 1962.



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mercoledì 16 aprile 2014

She Said, She Said (Mark Turner)

 Mark Turner, evocato ieri, torna oggi nel suo disco del 1998. Al quartetto sentito in Lennie Groove si unisce Kurt Rosenwinkel, altro sodale consueto di Turner, per una lettura di She Said, She Said, omaggio al genio melodico di John Lennon.

 She Said, She Said (Lennon-McCartney), da «In This World», Warner Bros. 9362470742. Mark Turner, sax tenore; Brad Mehldau, piano elettrico; Kurt Rosenwinkel, chitarra; Larry Grenadier, contrabbasso; Brian Blade, batteria. Registrato il 6 ottobre 1998.



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martedì 15 aprile 2014

Lennie Groove (Billy Hart) (Mark Turner)

 Ammiro Billy Hart e il quartetto che dirige da alcuni anni è una specie di roll call dei jazzisti americani attuali che apprezzo di più (né il bassista Ben Strett vi sfigura in alcun modo). Per questo suo nuovo disco ECM potrei fare il discorso che ho fatto riguardo ad altri della casa tedesca, sull’artificio della ripresa sonora, la batteria penalizzata etc, ma, francamente, se c’è una cosa che ormai mi ha stufato più ancora della ECM sono i discorsi sulla ECM, pro e contro. Voglio dire che se un musicista che ha poco da dimostrare come Hart decide che la sua musica va bene registrata così, non sarò io a potergli dare lezione: è così che la sua musica vuol essere ascoltata e io ne devo tenere conto.

 Detto che il disco a me è piaciuto, passo a proporti il pezzo d’apertura, una composizione di Mark Turner dedicata a Lennie Tristano e di cui così Ethan Iverson ha scritto nel suo blog:

 La fusione di Tristano e clave di Mark Turner fu registrata anni fa in uno dei suoi primi dischi, «In This World». Da allora è diventata un classico e un cimento per molti musicisti, date le sue stupefacenti difficoltà: metri composti, linea di basso inconsueta, melodia a tempo doppio. La mia introduzione suggerisce un Tristano velocizzato e centrifugato.

 Segue la versione originale dell’autore (1998), con Brad Mehldau.

 Lennie Groove (Turner), da «One is the Other», ECM 2335. Mark Turner, sax tenore; Ethan Iverson, piano; Ben Street, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato nell’aprile o maggio 2013.



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 Lennie Groove, da «In This World», Warner Bros. 9362470742. Mark Turner, sax tenore; Brad Mehldau, piano; Larry Grenadier, contrabbasso; Brian Blade, batteria. Registrato il 6 ottobre 1998.



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lunedì 14 aprile 2014

Parisian Thoroughfare (Jaki Byard)

 Una rara esecuzione di Parisian Thoroughfare di Bud Powell, di cui l’autore diede una famosa versione in trio. Quella del quartetto di Jaki Byard, in un disco a cui sono ricorso già più di una volta, è una versione orchestrata al massimo delle possibilità del complesso, che sono ampie vuoi per la varietà e la polifonia strumentale di Rahsaan Roland Kirk, vuoi per la consistenza orchestrale del pianoforte del leader.

 L’inizio, con l’imitazione dei suoni e delle voci della strada, secondo una tradizione della musica americana (An American in Paris) è molto mingusiano, ricordando nettamente gli analoghi effetti onomatopeici di A Foggy Day in «Pithecanthropus Erectus» (1956).

 Parisian Thoroughfare (Powell), da «The Jaki Byard Experience», Prestige OJCCD-1913-2. Rahsaan Roland Kirk, clarinetto, sax tenore, manzello, fischietto; Jaki Byard, piano; Richard Davis, contrabbasso; Alan Dawson, batteria. Registrato il 17 settembre 1968.



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domenica 13 aprile 2014

I’ve Got A Feeling I’m Falling (Louis Armstrong)

 Questa versione di I’ve Got A Feeling I’m Falling l’ho menzionata come indimenticabile qualche giorno fa, presentandone una d’autore, e non potevo dunque esimermi dal pubblicarla. Anche perché, ammetterlo mi costa, Louis Armstrong non è adeguatamente rappresentato su questo blog (non lo è nemmeno Charlie Parker, del resto, o Count Basie… o Stefano Bollani). Né compensa il fatto che qui di Louis se ne sentano due, per la via di una sovraregistrazione.

 L’interpretazione viene da un disco bellissimo tutto dedicato da Louis a Fats Waller e già ascoltato qui.

 I’ve Got A Feeling I’m Falling (Waller), da «Satch plays Fats», Columbia Legacy CK64927. Louis Armstrong, tromba; Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria; registrato il 3 maggio 1955.



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sabato 12 aprile 2014

Airegin (Keystone Trio)

 Una bella versione, sommessa per dinamiche e tempo, di Airegin, un pezzo battutissimo. La suonano questi tre illustri signori sotto l’egida Keystone Trio in un disco nel 1997 dedicato intero alle composizioni di Sonny Rollins, il che spiega il newklear del titolo («Newk» è nomignolo di Rollins, dovuto a una certa sua rassomiglianza con un Don Newcombe giocatore di baseball) e la foto di Rollins sul retro.

 John Hicks è un pianista che mi piace sempre, muscoloso ma elegante, sideman di gran classe; ho poi un debole per Idris Muhammad, come per tutti i batteristi di Ahmad Jamal (Muhammad è l’attuale titolare nel trio del pianista e, come alcuni suoi predecessori, il più noto dei quali è Vernell Fournier, è di New Orleans).

 Airegin (Rollins), da «Newclear Music. The Songs of Sonny Rollins», Milestone MCD 9270-2. Keystone Trio: John Hicks, piano; George Mraz, contrabbasso; Idris Muhammad, batteria. Registrato il 19 febbraio 1997.



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venerdì 11 aprile 2014

My Last Affair / No More Tears – Flamingo (Herman Chittison)

 Come suonerà un pianista coetaneo di Art Tatum, con esordi non troppo dissimili di accompagnatore di cantanti di blues, e con una tecnica pianistica paragonabile a quella di Tatum – nonché con una grande ammirazione per Tatum?

 Suonerà più o meno come Herman Chittison (1908-1967), cioè veramente bene. Ma anche restando a bella distanza da Art Tatum, la cui geniale imprevedibilità è davvero su un altro livello. Senza nulla voler togliere a Chittison, se è vero che, quando accompagnò Louis Armstrong in tournée nel 1934, questo ebbe occasione d’ingelosirsi per l’entusiasmo che il pubblico manifestava al pianista.

 Qui Chittison, colto nel 1938 a Parigi, esegue un medley di due canzoni di Haven Johnson e poi, tre anni dopo a New York, la nota Flamingo (Valentina, da’ un segno se ci sei).

 My Last Affair / No More Tears (Johnson), da «The Chronological Herman Chittison 1933-1941», Classics 690. Herman Chittison, piano. Registrato il 13 giugno 1938.



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 Flamingo (Grouya-Anderson), ib. Registrato il 17 settembre 1941.



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giovedì 10 aprile 2014

Jim Dog (Gene Ammons & Bennie Green)

 Piacendo a noi il jazz, ci piacciono dunque le voci strumentali robuste anzi grasse, colorite e anche un po’ sporche. Ovvio dunque che, fra i tromboni, ci piaccia molto quello di Bennie Green, come abbiamo già mostrato altre volte, e dei saxofoni ci piaccia Gene Ammons, che fra i tenori – e il tenore è il re dei saxofoni, indiscutibilmente – ha avuto una delle sonorità più grandi, «come un grattacielo di trenta piani», qualcuno scrisse. Apprezza in questo blues – oltre a Green, a Ammons (primo solista e poi ancora l’assolo dopo Flanagan) e ai due Frank di Basie – Nat Adderley, il cornettista-folletto che si ascolta sempre con sorpresa e piacere.

 Misteriosamente, Gene Ammons è comparso su Jazz nel pomeriggio finora una sola micragnosa volta, in un quiz per giunta. Ma ci sarà tempo, visto che Jazz nel pomeriggio ha in animo di continuare ancora per qualche decennio, minimo – a questo punto non credo che la vita mi riservi altre cose più eccitanti da fare.

 Jim Dog (Ammons), da «The Swingin’est», Collectables COL-CD-7171. Nat Adderley, cornetta; Gene Ammons, Frank Wess, Frank Foster, sax tenore; Tommy Flanagan, piano; Eddie Jones, contrabbasso; Albert Heath, batteria. Registrato il 12 novembre 1958.



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mercoledì 9 aprile 2014

Ain’t Misbehavin’ – Gladyse – I’ve Got The Feeling I’m Falling (Fats Waller)

 Fats Waller nel 1929, in tre dei troppo pochi assoli di pianoforte che poté incidere.

 In Gladyse il primo strain, o gruppo tematico, è lo stesso che ricorrerà cinque anni dopo, a tempo lievemente più allegro, in African Ripples, uno dei suoi capolavori pianistici. I’ve Got The Feeling I’m Falling è una delle canzoni più belle composte da Fats; molti anni dopo ne darà un’interpretazione indimenticabile Louis Armstrong.

 Ain’t Misbehavin’ (Waller), da «Complete Victor Piano Solos», Definitive Records DCD11297. Fats Waller, piano. Registrato il 2 agosto 1929.



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Gladyse - Take 1 (Waller), id.



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 I’ve Got The Feeling I’m Falling - Take 3 (Waller-Rose-Link), id.



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martedì 8 aprile 2014

Rodney’s Dream of Fantasy and Self-Fulfillment – Sunset Glow (Double Image)

 Oggi compie gli anni un affezionato e prezioso amico di Jazz nel pomeriggio, Paolo il Lancianese, autore negli anni di diversi poetici guest post e vincitore regolare, finché è durato, del Quiz di Jnp. Auguri, Paolo!

 Il Lancianese ha una passione per il vibrafono e per la sua festa ne propongo a lui e a te un bagno, un’orgia addirittura, con due pezzi di questo quartetto dei tardi anni Settanta, Double Image.

 La double image è quella costituita da David Friedman e David Samuels, già simili nel nome, che suonano entrambi lo scampanante idiofono, alternandolo con l’altro, affine per tecnica e struttura ma assai diverso per suono, la marimba, fra i suoni più autenticamente africani della musica (normalmente, quando uno suona il vibrafono, l’altro suona la marimba).

 Non c’era tuttavia molto di africano nella musica di Double Image, che nel breve spazio della sua attività ottenne un eccezionale riscontro critico. Si capisce perché: in un’epoca di jazz rock abbastanza frastornante, e in uscita dal free storico, la gentilezza sonora, il gioco in chiaroscuro, tutto riflessi acquorei e tavolozze alla Klee o alla Dufy, azzurri e verdi desaturati, dovette giungere di sollievo a molte orecchie. Sorta di corrispettivo sonoro di un acquario ben scenografato e illuminato, ascoltata a tanti anni di distanza quella di Double Image resta una musica elegante ed eseguita benissimo, non molto diversa nelle premesse dalla fusion proposta poco prima da Chick Corea, anche se Aerobats presenta un insolito e promettente spazio di semiastrazione. Negli anni successivi, con ottimo successo, Dave Samuels avrebbe fatto parte degli Spyro Gyra, proponenti una fusion pop piacevole e disimpegnata (e meno interessante).

 Sunset Glow proviene dal secondo album dei Double Image, inciso per la ECM. Con la poetica di quella casa discografica, di cui qui abbiamo discusso anche troppo, la musica di Friedman, Samuels & C. consuona spontaneamente (nel disco, tuttavia, a differenza che nel precedente, non si specifica chi dei due frontmen suoni che cosa).

 Di Samuels, che negli anni Settanta fu anche con Mulligan, s’è detto; Friedman, dopo aver suonato perfino in un disco di Horace Silver, si è dedicato soprattutto all’insegnamento; Harvie Swartz, il contrabbassista, si è accorciato il nome in Harvie S. e ha lavorato molto con Sheila Jordan. Dopo i primi anni Ottanta, quando suonò con Jan Garbarek e altri della ECM, non ho invece trovato più traccia di Michael DiPasqua, batterista e percussionista di grande musicalità.

 Notevole il titolo del primo pezzo.

 Rodney’s Dream of Fantasy and Self-Fulfillment (Friedman), da «Double Image», Inner City 3013. Dave Friedman, vibrafono; Dave Samuels, marimba; Harvie Swartz, contrabbasso; Mike DiPasqua, batteria e percussioni. Registrato il 9 giugno 1977.



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Aerobats (Friedman), id.

 

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Sunset Glow (Samuels), da «Dawn», ECM-1-1146. Formazione come sopra.



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lunedì 7 aprile 2014

Space Walk (Mal Waldron)

 Fantasia spaziale di Mal Waldron nei primi anni Settanta, ancora redolenti degli entusiasmi astronautici/cosmonautici di pochissimi anni prima. L’atmosfera, ombrosa e crepuscolare più che cupa o «cosmica», tesa ma non pesante, è molto waldroniana e qui è corroborata dall’arcata di Reggie Workman in un vero all-stars trio (quartetto, con l’inserto coloristico della flautista Poole).

 Space Walk (Waldron), da «Up Popped The Devil», Enja CD 9147-2. Carla Poole, flauto; Mal Waldron, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 28 dicembre 1973.



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domenica 6 aprile 2014

The Nearness Of You (Bill DeArango)

 Il jazzofilo anche solo mediamente formato dal punto di vista storico conoscerà se non altro di nome Bill DeArango (1921-2005). Questo chitarrista ebbe carriera breve (per quanto anche discograficamente piuttosto intensa) e per buona parte locale, nella natìa Cleveland, ma nel 1946 prese parte a una manciata di incisioni a nome di Dizzy Gillespie che contribuirono a definire il bebop: si parla di 52nd Street Theme – dove DeArango prende un assolo scioltissimo in puro idioma bop, che all’epoca dovette fare sensazione  – Night in Tunisia, Ol’ Man Rebop e Anthropology.

 Bill DeArango, che nel 1993 fu ripescato per un disco da Joe Lovano, ha, oltre a ovvi meriti musicali, una distinzione storica: egli fu l’unico chitarrista del bebop assieme a Barney Kessel, su disco con Parker in quello stesso periodo. La chitarra, infatti, morto anzitempo Charlie Christian, per conoscere il suo momento d’oro avrebbe dovuto aspettare la cosiddetta «second golden age» del jazz, negli anni Cinquanta.

 The Nearness Of You (Washington-Carmichael), da «DeArango», Emarcy MG-26010. Bill DeArango, chitarra; Johnny Williams, piano; Teddy Kotick, contrabbasso; Art Mardigan, batteria. Registrato il 7 maggio 1954.



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sabato 5 aprile 2014

Yesterdays (Art Tatum) (Sun Ra)

 Sembra strano se ci si pensa, ma fra Art Tatum e Sonny Blount (Sun Ra) correvano appena cinque anni d’età. Apparirà appena meno strano se si conosce un po’ la carriera di Sun Ra.

 Yesterdays (Harbach-Kern), da «The Art Tatum Solo Masterpieces», Pablo 0600753312001. Art Tatum, piano. Registrato il 28 dicembre 1953.



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 Yesterdays, da «Solo Piano Vol. 1», Improvising Artists 123850. Sun Ra, piano. Registrato il 20 maggio 1977.



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venerdì 4 aprile 2014

A Child Is Born – Nobody Else But Me (Bill Evans)

 Un Bill Evans «con front line», cioè non con uno dei soliti suoi trii, mi pare una combinazione sempre gradita alla cricca di Jnp.

 Qui nel 1976 Bill ha il suo batterista preferito, Philly Joe Jones, Ray Brown e Kenny Burrell e in front line, appunto, Harold Land, uno dei più squisiti sax tenori del dopoguerra. Le cose funzionano direi molto bene nella nota canzone di Thad Jones A Child Is Born e in una non così nota di Jerome Kern. Come sempre fuori dal formato del trio, Evans appare di umore vivace, forse perché sottratto un momento alle sue ruminazioni (che psicologismo volgare, un po’ filisteo, nevvero?).

 A Child Is Born (Thad Jones), da «Quintessence», Fantasy 00025218669825. Harold Land, sax tenore; Kenny Burrell, chitarra; Bill Evans, piano; Ray Brown, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato nel maggio 1976.



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 Nobody Else But Me (Hammerstein-Kern), id.



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giovedì 3 aprile 2014

Good Relationship (Walt Dickerson)

 Ritorna il mio vibrafonista preferito (dopo Milt Jackson), Walt Dickerson, e un nume tutelare di Jazz nel pomeriggio. La ragione di questo status e di questa predilezione è la compresenza nella musica di Dickerson, in alto grado, di due qualità non sempre compatibili, l’intelligenza e la gioia. Se avrai voglia di leggere gli altri commenti che negli anni gli ho dedicato, troverai motivazioni più musicalmente circostanziate.

 Qui Walt è colto nel 1982 nella bella Milano con un collaboratore di antica data e magnifico, Cyrille, e con Sirone, che con Leroy Jenkins e Jerome Cooper faceva quel bel trio degli anni Settanta, il Revolutionary Ensemble.

 Nelle note di copertina, scritte da Nat Hentoff, trovo qualche cenno interessante sugli aspetti meccanici dello stile di Dickerson. «I suoi battenti sono lunghi la metà della misura normale; questo gli consente di suonare vicinissimo alla tastiera e di ottenere così la velocità che avrebbe usando solo le dita. (…) I battenti (…) vengono immersi per dodici ore in una soluzione, così da produrre un suono soffice all’attacco della nota».

 Good Relationship (Dickerson), da «Life Rays», Soul Note 121028-2. Walt Dickerson, vibrafono; Sirone (Norris Jones), contrabbasso; Andrew Cyrille, batteria. Registrato nel febbraio 1982.



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mercoledì 2 aprile 2014

How I Loved You – Bismillah (Yusef Lateef)

 Quandoque dormitat Homerus ed è  così che cogliamo il caro Yusef Lateef dormicchiante nel 1979: allettato dall’ineffabile Creed Taylor, appose il suo nome a questo disco in cui in pratica fa il «featured soloist» in una seria di anodine composizioni genericamente funky di Jeremy Hall, che qui suona le tastiere e arrangia.

 Nell’impresa, plasticosa anziché no, sono coinvolti alcuni buoni jazzisti che comunque con Lateef c’entrano poco. Il primo pezzo che ti propongo è l’unica composizione del leader nominale della seduta, che vi canta con convinzione, Dio lo benedica, e si sovrappone a sé con il sax.

 «Bismillah» (بسم ال) è arabo e vuol dire «in nome di Dio».

 How I Loved You (Lateef), da «In A Temple Garden», CTI 7088. Yusef Lateef, sax tenore e canto; Eric Gale, chitarra; Jeremy Hall, tastiere; Will Lee, basso elettrico; Thomas Beyer, syndrums (batteria elettronica); Suzanne Ciani, programmazione dei sintetizzatori. Registrato nel maggio 1979.



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 Bismillah  (Wall), ib. più Randy Brecker, tromba; Jim Pugh, trombone; Jerry Dodgion, sax alto; Michael Brecker, sax tenore; Sammy Figueroa, percussioni.



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martedì 1 aprile 2014

Detour Ahead (Sam Rivers)

Ecco Sam Rivers nel 1966 che suona, molto insolitamente per lui, uno standard, la bellissima Detour Ahead che fu cantata fra le altre da Billie Holiday.

 A differenza di Anthony Braxton, che agli standard avrebbe dedicato dischi interi, Rivers non li avrebbe avuti in repertorio; ma ascoltandolo qui, in queste versioni pur non certo convenzionali, si vede come la loro esecuzione gli riuscisse ben più spontanea che a Braxton e in definitiva più significativa. Certo, è naturale che Rivers – nato nel 1923 – avesse con gli standard un rapporto più stretto e immediato del collega (del ’45).

 Nota la presenza dell’ottimo Hal Galper al piano e di un batterista non meno bravo, morto giusto un anno fa, Steve Ellington. Duke era suo prozio.

 Detour Ahead (Carter-Ellis-Frigo), da «A New Conception», Blue Note. Sam Rivers, flauto, sax tenore; Hal Galper, piano; Herbie Lewis, contrabbasso; Steve Ellington, batteria. Registrato l’11 ottobre 1966.



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