venerdì 30 novembre 2012

East St. Louis Toodle-oo I, II (Duke Ellington)

 Duke Ellington continuò a scrivere musica fino al suo ultimo giorno, perfino nel letto dell’ospedale dove morì, e a registrarla per proprio uso fino a poco prima. La sua creatività non si inaridì mai e anzi nell’ultimo decennio trovò una vena nuova che generò gioielli e due capolavori come la Far East Suite e la New Orleans Suite (1966 e 1970).

 Vi fu però un certo numero di composizioni che Duke portò sempre con sé fin quasi dagli inizi, mai cessando di suonarle e di rielaborarle, qualche volta in un particolare spirito parodico: Black and Tan Fantasy, Mood Indigo, East St. Louis Toodle-oo, Creole Love Call, oltre alle più ovvie come Sophisticated Lady, Take the A Train, In A Mellow Tone, la selezione da Black, Brown and Beige

 Qui ti propongo la prima versione registrata di East St. Louis Toodle-oo, grande, maestosa composizione del primo Ellington.

 East St. Louis Toodle-oo (Ellington), da «The Original Edward “Duke” Elington Hits», King Jazz KJ 144FS. Duke Ellington and His Kentucky Club Orchestra: Bubber Miley, Louis Metcalf, tromba; Joe Nanton, trombone; Edgar Sampson, sax alto; Otto Hardwicke, clarinetto e sax baritono; Duke Ellington, piano; Fred Guy, banjo; Mack Shaw, basso tuba; Sonny Greer, batteria.. Registrato il 29 novembre 1926.



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 Segue una versione del 1956, trent’anni dopo, contenuta in uno dei magnifici dischi che Duke incise per la Betlehem. Come compito ti affido di osservarne differenze e identità e di relazionarmene qui sotto nei commenti. Io mi limito a notare che solista di tromba è nella versione antica Bubber Miley e nella moderna Ray Nance.

 East St. Louis Toodle-oo, da «Historically Speaking - The Duke», [Betlehem] Avid Jazz AMSC 937. «Cat» Anderson, Ray Nance, Clark Terry, Willie Cook, tromba; Jimmy Hamilton, clarinetto; Johnny Hodges, Russell Procope, sax alto; Paul Gonsalves, sax tenore; Harry Carney, sax baritono; Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 7 febbraio 1956.



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mercoledì 28 novembre 2012

[Comunicazione di servizio]

 Il post di oggi è pronto, ed è anche più gratificante del solito, ma DivShare, il servizio web (gratuito) a cui m’appoggio per pubblicare le musiche, è più o meno fuori uso – noto che succede regolarmente quando qui piove.

 A più tardi, spero.

martedì 27 novembre 2012

[Guest post #27] Claudio Bonomi & Nucleus

 Claudio Bonomi, l’uomo il cui nome, nei circoli di chi sa, è sinonimo di jazz inglese, ci propone sempre pezzi non solo belli, ma molto suggestivi e atmosferici (si è trattato l’ultima volta di Graham Collier).
 Nel dicembre 1973 è scoppiata la prima crisi petrolifera e c’è aria di riflusso e di fine delle grandi illusioni che hanno caratterizzato gli anni a cavallo dei decenni Sessanta e Settanta.

 Un’atmosfera plumbea e piovosa avvolge tutta l’Europa. La stessa che traspare dalla copertina di «Under The Sun», con i sei Nucleus (Ian Carr, Bob Bertles, Geoff Castle, Ken Shaw, Roger Sutton e Bryan Spring) ritratti in chiaroscuro sotto gli ombrelli in un parco londinese.

 L’artwork della copertina, una foto trattata in laboratorio e caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli punti al pari di un quadro di Paul Signac, è del grande fotografo Marcus Keef. Nonostante l’ironia del titolo, i Nucleus hanno poco da scherzare. Il debutto shock al Festival di Montreaux del 1970 e la standing ovation al Village Gate di New York sono ormai lontani ricordi. Le grandi «commission» decisive per portare in porto lavori per grandi ensemble come «Solar Plexus» e «Labyrinth» non ci sono più e Carr, angosciato da problemi finanziari, si fa in quattro per trovare al gruppo ingaggi e concerti. Un lavoro che gli riesce bene in quasi tutto il vecchio continente, soprattutto in Germania, tranne che in patria. Cosa che gli provoca non poco stress e una grave ulcera.

 Tuttavia si deve andare avanti e «Under The Sun» è onestamente un album di transizione, privo degli acuti e delle invenzioni che hanno portato anni prima i Nuclues alla ribalta della scena jazz e rock internazionale. Tuttavia, la classe non è acqua. E Carr lo dimostra in Pastoral Graffiti, avvolgente ballad con solista l’australiano Bob Bertles al flauto. La formazione non è esattamente quella del disco: per questa registrazione alla BBC per il programma «Jazz Club» condotto dall’ineguagliabile Peter Clayton si presentano tutti tranne il batterista Bryan Spring, sostituito per l’occasione da Roger Sellers. Ebbene, lo svolgimento del brano è caratterizzato da un groove ritmico particolare che crea un brillante senso del movimento.  Motore di questo flusso è proprio il bravo Sellers che gioca a ritardare e a accelerare il beat, dando alla composizione un incedere ipnotico. Ed è sempre lui che alla fine degli assoli di Bertles e di Shaw alla chitarra elettrica con due secchi colpi di charleston introduce la tromba di Carr.

 Pastoral Graffiti (Carr), da «Under The Sun», Vertigo, 1974. Nucleus: Ian Carr, tromba; Bob Bertles, flauto; Geoff Castle, piano elettrico & sintetizzatore; Ken Shaw, chitarra; Roger Sutton, basso elettrico; Roger Sellers, batteria. Registrato nel 1974 presso gli studi BBC per il programma «Jazz Club» condotto da Peter Clayton.



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lunedì 26 novembre 2012

For All We Know (Ben Webster)

 For All We Know (Coots-Lewis), da «Swingin’ in London!», Black Lion BL-128. Ben Webster, sax tenore; Fred Hunt, piano; Jim Douglas, chitarra; Ron Rae, contrabbasso; Lennie Hastings, batteria. Registrato il 27 aprile 1967.



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domenica 25 novembre 2012

Cromatica altitudine (Sonata Islands)

 Jazz italiano! Recente, poi! Addirittura con la fisarmonica!!! Ma sarò diventato matto?

 Dalle note di copertina:
 Sonata Islands è un ensemble cameristico nato per suonare la nuova musica italiana, sia essa musica colta o jazz. Musica scritta e improvvisata insieme, musicisti che si trovano a proprio agio con entrambe. Solisti che incontrandosi con l’ensemble arrangiano le proprie composizioni e si immergono nell’ideale poetica del progetto.
 Cromatica altitudine (Falzone), da «High Society»,  Radiosnj Records SNJ-BF-018.   Sonata Islands: Giovanni Falzone, tromba; Guido Bombardieri, clarinetto basso; Emilio Galante, flauto; Simone Zanchini, fisarmonica; Tito Mangialajo Rantzer, contrabbasso; Stefano Bertoli*, batteria. Registrato nel novembre 2009.



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* No relation.

sabato 24 novembre 2012

Pax (Andrew Hill)

 La Blue Note negli anni Sessanta fece registrare ad Andrew Hill più dischi di quanti fosse ragionevole; poi, ancora meno ragionevolmente, ne tenne archiviati alcuni di ottimi per pubblicarne di non altrettanto buoni. È il caso di questo «Pax» del 1965, che ha conosciuto la luce, e solo parzialmente, nel 1975 prima che la seduta venisse pubblicata per intero.

 Con Hill qui ci sono un partner abituale, Davis, e due a lui già noti, Henderson e Hubbard. Hubbard, come aveva fatto l’anno prima in «Empyrean Isles» di Herbie Hancock, suona la cornetta.

 Pax (Hill), da «Pax», Blue Note 58296. Freddie Hubbard, cornetta; Joe Henderson, sax tenore; Andrew Hill, piano; Richard Davis, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 10 febbraio 1965.



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venerdì 23 novembre 2012

For Fred Anderson - Sir Snacktray Speaks (Farmers By Nature)

 L’improvvisazione non preordinata, «radicale», chiamala come vuoi, alle volte funziona e altre volte – più spesso, secondo me – non funziona affatto, nemmeno quando vi si trovino coinvolti dei grandi nomi e il pubblico si convinca di stare assistendo a un qualche miracolo. In questo trio Farmers By Nature, per esempio, funziona.

 Credo dipenda da quanto gli improvvisatori si conoscano l’un l’altro, musicalmente intendo, e da quanto i loro obiettivi e i loro gusti musicali siano contigui; cioè, in ultima analisi, da quanto l’improvvisazione, proprio per queste cose, sia in realtà preordinata.

 Craig Taborn e Gerald Cleaver quest’autunno li abbiamo  sentiti (Cleaver non tanto) con Michael Formanek e Tim Berne. Lì gli spazi improvvisativi erano molto più ridotti e controllati, ma la cosa funzionava poco lo stesso, anche se per ben diversi motivi.

 For Fred Anderson (Cleaver-Parker-Taborn), da «Out of This World’s Distortions», AUM Fidelity AUM 067. Farmers By Nature: Craig Taborn, piano; William Parker, contrabbasso; Gerald Cleaver, batteria. Registrato il 24 giugno 2010.



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 Sir Snacktray Speaks (Cleaver-Parker-Taborn), ib.



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giovedì 22 novembre 2012

1979 Semi-Finalist (The Bad Plus)

 Erano proprio belli i primi tre o quattro dischi dei Bad Plus. Ti invito a notarne la somiglianza (confermatami da Ethan Iverson) con certi momenti dell’American quartet di Keith Jarrett. 

 1979 Semi-Finalist (King), da «Give», Columbia COL 515307 9. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato nell’ottobre 2003.



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mercoledì 21 novembre 2012

Tickle Me Crazy (Herb Robertson)

 Herb Robertson (1951) è un musicista interessante e di certo non sovraesposto. La sua musica, come intima il titolo del disco, richiede un’attenzione speciale, ma più nel senso dell’intensità che della durata; è una di quelle musiche improvvisate in cui succedono veramente un sacco di cose simultanee e in cui è facile, quindi, perdere il filo. Se riesci a non farlo, ne sarai rimeritato.

 Di più, questo disco ha il pregio di note di copertina di Harvey Pekar, che per anni è stato anche critico di jazz per varie riviste. Io poi ho un debole per il nome della band.

 Tickle Me Crazy (Hovey-Lough), da «Music for Long Attention Spans», Leo Records CD LR 315. Herb Robertson and the Double Infinitives: Herb Robertson, tromba e arnesi vari; Steve Swell, trombone; Bob Hovey, trombone, percussioni; Hans Tammer, «endangered guitar»; Chris Lough, contrabbasso; Tom Sayek, batteria, percussioni. Registrato l’11 giugno 2000.



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martedì 20 novembre 2012

I Loves You Porgy (George Gruntz)

 Jazz svizzero, seconda puntata. Evocato nel post su Nicolas Masson, ecco un senatore del jazz elvetico, il pianista e compositore George Gruntz (Basilea, 1932), notissimo internazionalmente per aver suonato con un’infinità di musicisti europei e americani, per aver fondato e diretto la George Gruntz Concert Band e per essere stato pianista della European Rhythm Machine di Phil Woods.

 Apprezza come, suonando un pezzo per un pianista inestricabilmente legato a Bill Evans, Gruntz sappia trovare un’espressione molto personale.

NB Scusami, mi accorgo solo adesso che il file è rovinato. Pensavo che si fosse corrotto nel caricamento, invece è proprio il CD che è putrefatto, chissà perché. Lo lascio, è pur sempre meglio di niente.
Come non detto: Paolo il Lancianese è corso alla riscossa con un file integro.

 I Loves You Porgy (Gershwin-Gershwin), da «Ringing the Luminator», ACT 9751-2. George Gruntz, piano. Registrato il 26 settembre 2005.



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domenica 18 novembre 2012

Phoenix - Dream Piece (Nicolas Masson)

 Jazz svizzero? Ne so poco. Da noi sono particolarmente noti gli svizzeri ticinesi, come gli Ambrosetti, che jazzisticamente hanno per natura gravitato intorno a Milano, quando Milano aveva una vita jazzistica, oppure chi, come i pianisti George Gruntz e Irene Schweizer, si è affermato in ambito internazionale. Quello che ti propongo oggi è un quartetto in realtà multinazionale (tromba e batteria americani, basso norvegese), guidato saldamente dal saxofonista e compositore ginevrino Nicolas Masson (1972).

 Ricordo questo complesso qui a Milano una decina di anni fa, quando il Centro Culturale Svizzero aveva organizzato una bella stagione di musicisti contemporanei della Federazione. Recensendo Masson per All About Jazz, all’epoca scrivevo (oggi non so se ritirerei in ballo Tristano, ma allora, evidentemente, avevo sentito così):

 L’ombra di Shorter, più ancora che quella di altri celebrati quartetti pianoless come quelli di Ornette o Masada di Zorn-Douglas, ci pare profilarsi dietro il clima pensoso, di «malinconia urbana» delle composizioni e delle esecuzioni. Questo, oltre al lavoro sui metri in una cornice ritmica volutamente uniforme, ci porta a evocare per questa musica concentrata e anche austera il termine di neo-cool, proprio pensando al capostipite di quella scuola Lennie Tristano.

 Phoenix (Masson), da «Awake», Altrisuoni AS096. Russ Johnson, tromba; Nicolas Masson, sax tenore; Eivind Oipsvik, contrabbasso; Mark Ferber, batteria. Registrato il 13 giugno 2001.



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 Dream Piece (Masson), id.



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sabato 17 novembre 2012

Positive Path - Song of Peace (Tyrone Washington)

 Tyrone Washington è un saxofonista di splendide doti che ha inciso a suo nome solo due LP e che compare in pochissimi altri dischi: qui l’hai già sentito con Stanley Cowell, è anche su «The Jody Grind» di Horace Silver.

 Pare, così ho letto da qualche parte, che Washington abbia rinunciato alla musica per motivi religiosi. Io mi domando quale divinità possa essere così tetra e negativa da non andare orgogliosa di un simile musicista.

 Positive Path (Washington), da «Natural Essence», Blue Note BST 84274. Woody Shaw, tromba; James Spaulding, sax alto; Tyrone Washington, sax tenore; Kenny Barron, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 29 dicembre 1967.



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 Song of Peace (Washington), ib.



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giovedì 15 novembre 2012

[Guest Post # 26] Gennaro Fucile & Ella Fitzgerald

Un brivido mi ha corso la schiena pochi giorni fa, quando al telefono una voce inquisitoria (era di Gennaro Fucile) mi ha intimato: «Non hai mai fatto sentire Ella Fitzgerald!» Con mouse tremante ho scorso febbrile l'affollato elenco degli artisti comparsi su Jazz nel pomeriggio: incredibile ma vero. Ed Ella è una dei miei preferiti.

 Ecco un bon bon alla crema. Un paio di mesi fa il nostro ospite si produsse in un efficace affondo nel british blues, creando anche un po’ di sconcerto con il post dedicato ai Cream. A testa alta il trio è uscito dalla porta principale difeso a spada tratta dal suo atipico fan. Così, per dare man forte (non che ne abbia bisogno) all’impavido Marco facciamo scendere in campo una signora che qui non ha certo bisogno di presentazioni: Ella Fitzgerald.

 In un concerto tenuto al Fairmont Hotel di San Francisco nel 1968 Miss Ella mise in scaletta nientepopodimenochè Sunshine of Your Love, dal riff così incisivo da diventare in pratica come una sigla dei tre. Piacque subito, infatti, e parve insuperabile all’epoca per il suo rigore geometrico, fino a quando uno degli ammiratori, Jimi Hendrix, non si cimentò a sua volta in una pirotecnica interpretazione, suonandone alla velocità della luce quattro e più versioni contemporaneamente.

 Coeva, diversa, ma altrettanto superlativa questa rilettura di Miss Ella, che ribatte colpo su colpo alla prorompente sezione fiati, sprigionando grinta a gogò e swing a tonnellate. Aveva già superato i cinquant’anni, ma l’energia era pari alla classe. Il concerto vedeva la Fitzgerald prima in compagnia del collaudato trio di Tommy Flanagan (con Frank de la Rosa e Ed Thigpen) e poi con l’orchestra diretta da Ernie Heckscher a rifare i Cream, Bacharach e anche i Beatles (Hey Jude). Insomma i classici cocktail serviti da Norman Granz.

 C’è poco altro da aggiungere, questa signora non a caso è The Queen of Jazz.

 Sunshine of Your Love (Clapton-Bruce-Brown), da «Sunshine of your love», Verve 1326. Ella Fitzgerald con orchestra diretta da Ernie Heckscher. Registrato nell’ottobre 1968.



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mercoledì 14 novembre 2012

Skylark (Al Cohn)

 Molto richiesto come arrangiatore, Al Cohn non si dedicò forse come gli sarebbe convenuto alla carriera solistica. Come ho già avuto modo di osservare, fra i sax tenori di quella scuola Cohn era forse il più legato al comune progenitore, Lester Young, soprattutto suonando una ballad.

 Skylark (Mercer-Carmichael), da «America», Xanadu 138. Al Cohn, sax tenore; Barry Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Leroy Williams, batteria. Registrato il 6 dicembre 1976.



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martedì 13 novembre 2012

Something Special (Richard «Groove» Holmes & Les McCann)

 Con lui concludiamo provvisoriamente la serie degli organisti: Richard «Groove» Holmes (1931-1991), dai bassi mobilissimi e dalla sonorità penetrante. Qui è associato al pianista Les McCann, figura tipica del funky, al sax tenore Clifford Scott – di cui non so niente se non che è robusto e swingante – e a Joe Pass in una delle sue prime apparizioni discografiche.

 Something Special (McCann), da «Something Special», Pacific Jazz CDP7243 8 55452 2 1. Clifford Scott, sax tenore; Richard «Groove» Holmes, organo; Les McCann, piano; Joe Pass, chitarra; Ron Jefferson, batteria. Registrato nell’aprile 1962.



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lunedì 12 novembre 2012

You and the Night and the Music (Anita O’Day & The Three Sounds)

 Ero un po’ in dubbio su che cosa farti ascoltare oggi, ma mi hanno dato una mano ancora una volta i commenti. Andiamo avanti allora con il repertorio di Howard Dietz e Arthur Schwartz, a cui solo negli ultimi giorni mi sono trovato ad attingere altre tre volte; stavolta ad accingervisi sono Anita O’Day e i Three Sounds.

 You and the Night and the Music (Dietz-Schwartz), da «Anita O’Day and The Three Sounds», Universal Distribution 9293. Anita O’Day con The Three Sounds: Gene Harris, piano; Andy Simpkins, contrabbasso; Bill Dowdy, batteria. Registrato il 15 ottobre 1962.



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domenica 11 novembre 2012

Thedia - Something to Remember You By (Thad Jones)

 Thad Jones ha avuto una delle più belle voci di tromba del jazz moderno, inconfondibile soprattutto con la sordina (qui in Something…). Nel secondo assolo di Thedia, Bob Blumenthal suggerisce di apprezzare come Thad rielabori la lezione di Gillespie.

 Thedia (Thad Jones), da «The Magnificent Thad Jones», Blue NOte 0946 3 92768 0. Thad Jones, tromba; Billy Mitchell, sax tenore; Barry Harris, piano; Percy Heath, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 14 luglio 1956.



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 Something to Remember You By (Dietz-Schwartz), ib. Thad Jones, tromba; Kenny Burrell, chitarra. Registrato il 9 luglio 1956.



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sabato 10 novembre 2012

Dementia (Johnny «Hammond» Smith) - Latona (Big John Patton)

 Continua la serie degli organisti. Qui abbiamo Johnny «Hammond» Smith (1933-1997), un musicista raffinato che prima di formare gruppi propri fu per alcuni anni pianista di Nancy Wilson. Qui lo ascolti in insolita associazione con il vibrafono: uno strumento hot come l’Hammond accanto a uno all’epoca considerato cool. A suonarlo è Lem Winchester, musicista sfortunato che è già comparso su Jnp. Contrariamente all’uso degli organisti, «Hammond» Smith impiega il contrabbasso.

 Dementia (Burks-Garner), da «Gettin’ the Message», Prestige LP 7217. Lem Winchester, vibrafono; Johnny «Hammond» Smith, organo; Eddie McFadden, chitarra; Wendell Marshall, contrabbasso; Bill Erskine, batteria. Registrato il 14 ottobre 1960.



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 Qualche anno dopo è stato Big John Patton ad affiancarsi un vibrafonista, nientemeno che Bobby Hutcherson. Nell’occasione Grant Green fu un altro stellare comprimario, autore qui di un assolo memorabile.

 Latona (Patton), da «Let ’Em Roll», Blue Note CDP 0777 7 89795 2 4. Bobby Hutcherson, vibrafono; Big John Patton, organo; Grant Green, chitarra; Otis Finch, batteria. Registrato l’11 dicembre 1965.

 

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venerdì 9 novembre 2012

Equipoise - Requiem Number 2 (Jack DeJohnette)

 Jack DeJohnette è un musicista che solo a momenti ha saputo esprimere in pieno il suo talento, che è vasto e soprattutto multiforme, essendo lui non solo un grande batterista ma un dotato compositore, arrangiatore e pianista (in questo senso non gli avrà giovato l’immenso e protratto successo dello Standard Trio di Keith Jarrett).

 Forse, globalmente, la sua resa migliore si trova nei primi dischi del gruppo Special Edition, incisi fra gli anni Settanta e gli Ottanta. Una tappa interessante del suo percorso, che ha lasciato tracce evidenti nella Special Edition, è rappresentata da questo disco di fine 1968, che schiera  alcuni allora giovani cannoni come Bennie Maupin, Stanley Cowell e, in coppia, Miroslav Vitous ed Eddie Gomez, e il veterano Roy Haynes in tre pezzi in cui Jack imbraccia, di tutti gli strumenti, la melodica (che riprenderà anche con la Special Edition) e nei due Requiem.

 Equipoise è la più nota composizione di Stanley Cowell. Qui la melodica suonata da DeJohnette conferisce agli ensemble un suono particolare e penetrante; lo strumento si addice poco all’assolo ma rivela l’inclinazione di Jack verso atmosfere quiete e rarefatte. Requiem Number 2 è un’improvvisazione, inopinatamente aperta dalla citazione di In a Sentimental Mood, dedicata ai recenti martiri statunitensi: i Kennedy, Malcolm X e il reverendo King.

 Equipoise (Cowell), da «The DeJohnette Complex», Milestone/OJC 00025218661720. Jack DeJohnette, melodica; Bennie Maupin, sax tenore; Stanley Cowell, piano elettrico; Eddie Gomez e Miroslav Vitous, contrabbasso; Roy Haynes, percussioni. Registrato il 26 dicembre 1968.



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 Requiem Number 2 (DeJohnette), ib. C.S. ma Maupin, flauto; Cowell, piano.



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giovedì 8 novembre 2012

Will You Still Be Mine? - Briar Patch (Jack McDuff & George Benson)

 In queste ultime settimane ci sono andato giù pesante con l’Hammond B3, uno strumento che ho cominciato ad apprezzare solo da poco, proponendotelo su Jazz nel pomeriggio e prendendo nota della tua risposta positiva. Gli è che non lo avevo mai considerato nel suo contesto più appropriato, vorrei dire «etnico».

 Jack McDuff era come tutti arrivato all’organo dal piano, e lì a sua volta dal contrabbasso, abbandonato dopo un veloce passaggio nei Jazz Messengers di Art Blakey, dove l’inclinazione del batterista per i tempi veloci l’aveva logorato. McDuff non è uno stilista del calibro di Trudy Pitts, Lonnie Smith o anche Charles Earland (tutti sentiti qui sopra, v. la «nube» a sinistra), ma si esprime con perfetta naturalezza e con uno swing intenso e lieve soprattutto nel blues; ha poi il merito di aver impiegato per primo George Benson.

 Will You Still Be Mine? (Dennis-Adair), da «George Benson & Jack McDuff», Prestige 0888072240728. Jack McDuff, organo; George Benson, chitarra; Ronnie Boykins, contrabbasso: Montego Joe, batteria. Registrato il primo maggio 1964.



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 Briar Patch (McDuff), ib.  ma senza Boykins e Montego Joe e con Red Holloway, sax tenore; Joe Dukes, batteria. Registrato il 19 ottobre 1965.



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mercoledì 7 novembre 2012

Brilliant Action - Terrestrial Beings (Don Cherry)

 Già nel 1969, a trentatré anni, Don Cherry aveva centrato al cuore la sua ispirazione più profonda. Avvenne quando incise a Parigi questi due celebrati volumi di duetti con l’altro ornettiano Ed Blackwell, batterista supremo.

 Nei dodici pezzi registrati un giorno di mezza estate, Cherry e Blackwell compendiano la comune esperienza con Ornette Coleman e prefigurano fra altre cose la c.d. world music con cui tanti, Cherry il primo, si sarebbero cimentati negli anni a venire, anche se mai con tanta freschezza poetica e schiettezza espressiva.
 «Mu» I e II restano anche, a mio giudizio, come gli esempi migliori del duo di uno strumento a fiato – ma Cherry suona anche il piano e i flauti di legno – con le percussioni, molto frequentato da nomi anche illustrissimi, soprattutto negli anni Settanta.

 C’è molto, in queste esecuzioni così apparentemente spontanee e disarmate. Ci torneremo.

 Brilliant Action (Cherry), da «Mu - First Part», [Actuel] Spot 515. Don Cherry, cornetta; Ed Blackwell, batteria. Registrato il 22 agosto 1969.



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Terrestrial Being, ib. ma Cherry suona il piano.



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martedì 6 novembre 2012

Milk and Honey (Big John Patton)

 Questo LP, registrato nel 1968, avrebbe visto la luce solo nel 1993 con le liner notes di un  ammiratore di Big John Patton, John Zorn, che sottolinea la naturalezza con cui questa colonna del soul jazz Blue Note assorbisse le novità nell’aria al tempo, e richiama l’attenzione dell’ascoltatore sull’interazione fra Big John e il batterista George Edward Brown.

 La formazione comprende anche una tromba, molto raramente ascoltata in associazione all’organo.

 Milk and Honey (Patton), da «Boogaloo», Blue Note CDP 7243 8 3187829. Vincent McEwan, tromba; Harold «Jazzbo» Alexander, sax tenore; Big John Patton, organo; George Edward Brown, batteria; Richie «Pablo» Landrum, conga. Registrato il 9 agosto 1968.



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domenica 4 novembre 2012

Alone Together (Grant Green)

 Non che mi serva una ragione speciale per pubblicare un pezzo di Grant Green, il mio chitarrista preferito dopo Charlie Christian, ma oggi mi piace  fartelo sentire subito dopo, appunto, Charlie Christian.

 Alone Together (Dietz-Schwartz), da «Green Street», Blue Note 7 243 5 40032 2 6. Grant Green, chitarra; Ben Tucker, contrabbasso; Dave Bailey, batteria. Registrato il primo aprile 1961.



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sabato 3 novembre 2012

Grand Tour (Gerry Mulligan)

 A dimostrazione della verità contenuta nelle parole di Barney Kessel che Sergio Pasquandrea cita nel commento al post che precede, ecco tre fiati (e un sommesso piano elettrico) swingare senza l’ombra di contrabbasso [NB Non è vero! V. nota] e batteria e per giunta su una composizione lenta ed elegiaca.

 Questo disco, nel 1972, fu considerato una specie di «ritorno» di Gerry Mulligan, che per la verità non se ne era mai andato via.

 Grand Tour (Mulligan), da «The Age of Steam», A&M 75021-0804-2. Bud Shank, sax alto; Gerry Mulligan, sax baritono; Bob Brookmeyer, trombone a pistoni; Roger Kellaway, piano elettrico. Registrato fra il febbraio e il luglio 1971.



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venerdì 2 novembre 2012

Stompin’ at the Savoy (Charlie Christian)

 Bellissimo l’articolo di Miles Okazaki che Ethan Iverson ha pubblicato qualche giorno fa sul suo blog. Okazaki, che è un chitarrista, commenta e rivede la trascrizione di Iverson dell’assolo di Charlie Christian su Stompin’ at the Savoy nella jam registrata al Minton’s nel 1941; a una stringente analisi formale associa delle osservazioni appropriate su Christian nel contesto della musica e della società del suo tempo.

 Se anche non avessi voglia di leggere il pezzo, ti consiglio di ascoltare comunque l’assolo di Christian (comincia al minuto 2:24) tenendo sotto gli occhi la trascrizione, una pratica sempre istruttiva. Questa, poi, è precisissima e c’è anche un video di Okazaki che la suona sovrapponendosi al disco.

Stompin’ at the Savoy (Goodman-Sampson-Webb-Razaf), da «Charlie Christian - The Original Guitar Genius», Properbox 98. Joe Guy, tromba: Kenny Kersey, piano; Charlie Christian, chitarra; Nick Fenton, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato alla Minton’s Playhouse di NY il 12 maggio 1941.



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giovedì 1 novembre 2012

The Spanish Flea - Matchmaker, Matchmaker (Trudy Pitts)

 Trudy Pitts ha riscosso qui sopra l’attenzione che merita, grazie di certo anche alle dotte chiose dei miei lettori nei commenti. Oggi vado di contropelo a questa lugubre settimana con un’altra sua esecuzione decisamente spensierata, e poi un’altra ancora dove Trudy, oltre a suonare l‘organo, canta Matchmaker, Matchmaker (dal musical «Fiddler on the Roof») sfoggiando un sontuoso contralto à la Sarah Vaughan.

 Alla chitarra una scoperta di Trudy, Pat Martino, no less.

 The Spanish Flea (Wechter-Wechter), da «Introducing the Fabulous Trudy Pitts», [Prestige] JVC VICJ-41886. Trudy Pitts, organo; Pat Martino, chitarra; Bill Carney, batteria; Abdu Johnson, conga. Registrato nel 1967.



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 Matchmaker, Matchmaker (Bock-Harnick), id.



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