giovedì 2 maggio 2019

A Portrait of Robert Thompson (as a Young Man) (Archie Shepp)


  Archie Shepp è una figura importante del jazz degli ultimi cinquanta e rotti anni e questo nessuno vorrà metterlo in dubbio: dischi come «New Thing at Newport», «On This Night»«Fire Music», «The Way Ahead», «Four for Trane», «Mama Too Tight», «Kwanza», «Attica Blues» non dovrebbe ignorarli chi voglia avere un’idea del jazz dell’ultimo mezzo secolo.

  Sempre consapevole delleredità del jazz a lui precedente (e del blues, e del r’n’b), a cominciare già dalla metà degli anni Sessanta Shepp ha frequentato il repertorio del jazz classico e ha reso esplicito il suo amore e il suo debito per i forefathers, primo fra tutti Duke Ellington, al punto che oggi, quando lo si ricorda, è il più delle volte come una sorta di rivoluzionario che è tornato sui suoi passi, quasi avesse qualcosa da farsi perdonare.

  In quella veste l’ho presentato anche qui, una volta addirittura intento a The Girl of Ipanema, e per questo, oggi, te lo propongo invece nella sua veste più scostante di freeman fegatoso in questo disco del 1966. Peraltro, la furia cacofonica dura fin verso l’ottavo minuto di A Portrait per includere poi delle apparizioni mantrugiate di Prelude to a Kiss e di due altre melodie popolari, The Break Strain-King Cotton e la marcia Dem Basses.

  A Portrait of Robert Thompson (as a Young Man) (Shepp), da «Mama Too Tight», Impulse! 051 248-2. Tommy Turrentine, tromba; Roswell Rudd, Grachan Moncur III, trombone; Perry Robinson, clarinetto; Archie Shepp, sax tenore; Howard Johnson, tuba; Charlie Haden, contrabbasso; Beaver Harris, batteria. Registrato il 19 agosto 1966.

mercoledì 1 maggio 2019

A Blooming Bloodfruit in a Hoodie (Ambrose Akinmusire)


  Su Jazz nel pomeriggio cerco di pubblicare sempre articolini magari molto succinti ma completi in sé, o se no solo musica, quando giudico che essa non richieda commento. 

  Più raramente adopero il blog per raccogliere appunti o promemoria per me stesso; è il caso di quest’oggi e un po’ m’inquieta che si dia per la seconda volta con un musicista che da una parte m’interessa, dall’altra in qualche modo scoraggia o rende arduo il mio ascolto. Qui, per esempio, c’è un rapper o forse spoken word artist, non so bene, che mi risulta deterrente o comunque mi disturba all’interno di un concetto musicale che mi appare viceversa personale e affascinante. È un memento a me stesso che il piacere immediato (cioè, a dirla chiara, il piacere del riconoscimento) non è che una parte del godimento estetico, quando non vi sia addirittura di ostacolo.

  Questa musica mi richiederebbe di scriverne qualcosa, di rifletterci. Prometto a me stesso di tornarci sopra, intanto qui sotto dica la propria chi si senta di farlo. Ambrose Akinmusire.

 A Blooming Bloodfruit in a Hoodie (Aalberg), da «Origami Harvest», Blue Note B002866202. Ambrose Akinmusire, tromba, tastiere; Sam Harris, piano; Marcus Gilmore, contrabbasso; quartetto d’archi MIVOS Quartet; Kool A.D., rap. Registrato il 16 febbraio 2017.