venerdì 31 ottobre 2014

Suzy The Poodle – Tickle Toe (Art Pepper)

 Suzy era la barboncina di Art Pepper, il quale nell’autobiografia «Straight Life» ne parla con affetto commovente. Se il fonoritratto è somigliante, Suzy doveva essere un simpatico demonietto, come sono sovente i barboncini.

 Questi due pezzi del 1952 vengono da una delle prime sedute di registrazione di Pepper a proprio nome.

 Suzy The Poodle (Pepper), da «Complete Discovery-Savoy Master Takes», Definitive Classics. Art Pepper, sax alto; Russ Freeman, piano; Bob Whitlock, contrabbasso; Bobby White, batteria. Registrato l’8 ottobre 1952.



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 Tickle Toe (Lester Young), id.



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giovedì 30 ottobre 2014

Cancellazioni – Spazio Angusto (XYQuartet)

 I pezzi di musica di oggi, e il disco e il progetto da cui vengono, mi piace farli accompagnare dalle parole dei musicisti, visto che li conosco e che di queste cose ho parlato con loro (grazie per la collaborazione ad Alessandra Trevisan). 
 ll Quartetto XY è, a mio giudizio, una delle formazioni migliori che si possano sentire oggi, non solo in Italia, e un bellissimo esempio di jazz che, certo, «guarda avanti», e allo stesso tempo, d’accordo, «guarda indietro», ma non mi pare che siano questi suoi spostamenti sull’asse x l’importante: come tutta la musica che dice qualcosa, quella degli XY vive in un tempo e in uno spazio proprî, e vi conduce l’ascoltatore con persuasione gentile ma irresistibile.

 XYQuartet è un progetto nato nel 2011 a Nordest, tra Veneto e Friuli, dall’incontro di due identità artistiche complementari, quelle del sassofonista Nicola Fazzini e del bassista Alessandro Fedrigo che creano, con il vibrafonista Saverio Tasca e il batterista Luca Colussi, una musica scritta, originale e innovativa, provvista di profonda coerenza e omogeneità.

 XYQuartet attraversa diversi linguaggi musicali e artistici aggiornandoli alla contemporaneità, esplorando nuove strade compositive con un approccio curioso che si può definire «oltrejazzistico». La X di Fazzini e la Y di Fedrigo costituiscono due approcci musicali e due idee come due sono i loro strumenti, il sax alto e il basso acustico. Il primo album «Idea F», edito dall’etichetta trevigiana nusica.org, è stato premiato tra i migliori 100 album nei «JAZZiT Awards 2012» e plurirecensito; in esso era forte l’utilizzo di tecniche della musica colta del Novecento declinate con un taglio peculiare.

 A maggio 2014 esce il nuovo omonimo album «XY» (nusica.org), realizzato grazie ad una campagna di crowdfunding sul web. Questo secondo disco sviluppa la duplice progettualità musicale dei leader, autori di tutte le composizioni. Da un lato i quattro brani di Fazzini (Spazio Angusto, H2O, Doppio Sogno, Tatami) creati a partire da un’elaborazione personale della teoria degli insiemi applicata alle dimensioni della melodia, dell’armonia  e del ritmo; dall’altro le quattro composizioni di Fedrigo (Astronautilo, Cancellazioni, Jon Futuru e Futuritmi) che traduce le sue strutture intervallari in architetture narrative.

 Il quartetto abbraccia infine la «filosofia dell’open content», ossia mette a disposizione online partiture, descrizioni dei brani e ascolti musicali, per esprimere e documentare i processi artistici che stanno alla base di un lavoro in continua evoluzione.

 Per XYQuartet, «tra le formazioni italiane più personali di questi anni» secondo Stefano Merighi, ristrutturare la forma musicale è un’etica o deontologia dell’oltrejazz.

 Cancellazioni (Fedrigo), da «XY», www.nusica/org/05. Nicola Fazzini, sax alto; Saverio Tasca, vibrafono; Alessandro Fedrigo, chitarra basso acustica; Luca Colussi, batteria. Registrato il 17 ottobre 2013.



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 Spazio Angusto (Fazzini), id.



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mercoledì 29 ottobre 2014

So What – Aram – Eric (Gerald Wilson)

 Una composizione come So What di Miles Davis presenta all’esecutore più di un’insidia. La prima è intrinseca al pezzo, che per la sua semplicità si presta, in esecuzioni sbadate, alla monotonia, al noodling, insomma al vaniloquio; un’altra è l’aver avuto So What l’editio princeps nel disco più famoso del jazz, «Kind Of Blue», da parte di una formazione di cui l’eguale si è rarissimamente visto prima o dopo. Il rischio è quello del mero omaggio rispettoso, della ripetizione, rischio preso a gabbo dal complesso statunitense Mostly Other People Do The Killing che ha appena avuto l’idea di rifare «Kind Of Blue» per intero, nota per nota: idea blandamente arguta, accidiosa e innocua come in genere è l’arte concettuale, e che tuttavia è riuscita a far venire il mal di fegato a molti, soprattutto musicisti.

 Tutta questa chiacchiera per dire che, con la sua orchestra, Gerald Wilson – morto novantaseienne poche settimane fa – presenta un arrangiamento di So What asciutto e abrasivo, personalissimo nella sua semplicità, molto diverso dall’originale.

 Aram è dedicato da Wilson ad Aram Kachaturian e contiene, prelibatezza, un assolo del grande e un po’ oscuro saxofonista contralto Jimmy Woods. Eric è dedicato a Eric Dolphy, che, come nessuno evidentemente poteva sapere, in quel gennaio 1964 aveva solo sei mesi da vivere, ed è una partitura allegra e colorata, dove spicca in particolare Joe Pass.

 Tutta l’orchestrona è letteralmente zeppa di grandi jazzisti, guarda solo i sax.

 So What (Davis), da «Portraits», Pacific Jazz CDP 0777070934140209. Al Porcino, Carmell Jones, Nathaniel Meeks, Freddie Hall, Julius Chaikin, tromba; Bob Edmonson, John Exing, Don Switzer, Lester Robinson, trombone; Joe Maini, Jimmy Woods, sax alto; Teddy Edwards, Harold Land, sax tenore; Jack Nimitz, sax baritono; Joe Pass, chitarra; Jack Wilson, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Chuck Carter, batteria; Gerald Wilson, arrangiamento e direzione. Registrato il 2 dicembre 1963.



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 Aram (Wilson), ib. C.s. ma Ray Triscari, tromba, al posto di Porcino; Lew McCreary, trombone, al posto di Robinson; Dave Dyson, contrabbasso, al posto di Vinnegar. Registrato l’8 gennaio 1964.



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 Eric (Wilson), id.



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martedì 28 ottobre 2014

The Dip – Recado Bossa Nova (Hank Mobley)

 È tornata l’ora illegale, fa scuro prima; a tratti ha cominciato anche a fare freschino, e il sole, quando c’è, non è cordiale come soleva anche solo settimana scorsa.

 Per fortuna mia, riesco a scaldarmi gli spiriti anche con la musica, per esempio questa. Hank Mobley e Lee Morgan sono una front line entusiasmante in hard bop di questo genere e la sezione ritmica fila «pesa» e pur elegante ed elastica. Dopo aver parlato di Elvin Jones e di Edgar Bateman la scorsa settimana, oggi ti invito a osservare il lavoro di un altro grande della batteria, Billy Higgins, che si carica sulle spalle come se niente fosse gli altri quattro pesi massimi.

 Mobley è il solito padreterno (per me il terzo sax tenore fra Cinquanta e Settanta, dopo Coltrane e Rollins) e The Dip, come le altre di questo disco bellissimo, è una composizione eccitante, canora e ingegnosa.

 The Dip (Mobley), da «Dippin’», Blue Note CDP 7 36511 2. Lee Morgan, tromba; Hank Mobley, sax tenore; Harold Mabern, piano; Larry Ridley, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato l’8 giugno 1965.



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 Recado Bossa Nova (Luiz Antonio-Djalma Ferreira), id.



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lunedì 27 ottobre 2014

As Time Goes By – Long Ago And Far Away (Lucky Thompson)

 La famosa canzone di Casablanca è posseduta qui dallo splendente sax soprano di Lucky Thompson, che non somiglia a nessun altro sax soprano io abbia mai sentito e che lo pone, a mio giudizio, nella trinità dei grandi di questo strumento, con Bechet e Lacy (chi sia il quarto non saprei dire, per me non Coltrane; chiunque debba essere, seguirà questi tre a una bella distanza).

 L’esecuzione di Long Ago And Far Away viene in origine da un disco tutto dedicato a Jerome Kern, «Plays Jerome Kern And No More». Entrambe le interpretazioni sono uptempo e caratterizzate dal lirismo luminoso ed esatto del grande Lucky.

 As Time Goes By (Upfeld), da «Happy Days», Prestige PRCD-24144-2. Lucky Thompson, sax soprano; Tommy Flanagan, piano; George Tucker, contrabbasso; Walter Perkins, batteria. Registrato il 16 febbraio 1965.



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 Long Ago And Far Away (Kern-I. Gershwin), ib. Thompson, sax tenore; Hank Jones, piano; Wendell Marshall, contrabbasso; Dave Bailey, batteria. Registrato l’8 marzo 1963.



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domenica 26 ottobre 2014

Welcome (John Coltrane & Elvin Jones)

 Welcome è già apparso su «Jazz nel pomeriggio» l’8 aprile 2011, per festeggiare il compleanno del caro Lancianese (ciao, Paolo). Questo sito non è una rivista d’attualità né ha pretese storiche, ma è un diario, e siccome ho sentito urgente l’impulso di riascoltare questo pezzo, ecco che te lo ripropongo.

 In secondo luogo, noterai che l’ho ascritto a «Coltrane & Elvin Jones», benché provenga da un noto disco a nome di Coltrane, «Kulu Sé Mama» del 1966. Ho inteso così sottolineare, non certo con particolare originalità, l’importanza decisiva del contributo di Jones alla musica di Coltrane, contributo che si è fatto dal 1960 al 1965 via via più grande, tanto da rendere un peccato il fatto che Elvin non abbia avuto animo di accompagnare Coltrane anche nell’ultima, sibillina fase del suo percorso musicale ed esistenziale invece di Rashied Ali, batterista eccellente e appropriato, ma musicista a lui incommensurabilmente inferiore.

 Ascolta Welcome (che altro non è che la seconda semifrase di Happy Birthday To You, «Tanti auguri a te») ponendo attenzione speciale a quello che Elvin fa per Coltrane, soprattutto con un incredibile lavoro di timpano e grancassa, prendendolo nelle sue mani e sollevandolo verso il cielo. Io non credo che, senza il concorso essenziale di Elvin Jones, John Coltrane sarebbe mai diventato John Coltrane.

 Welcome (Coltrane), da «The Classic Quartet – Complete Impulse! Studio Recordings», Impulse! IMPD8-280. John Coltrane, sax tenore; McCoy Tyner, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 26 maggio 1965.



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sabato 25 ottobre 2014

Bouncing With Bud’s Bubble – Topsy Turvey (Andy LaVerne)

 Bud Powell ha composto alcuni dei tunes più originali del jazz moderno, che hanno la singolare proprietà di essere melodicamente intricati, interessanti nelle armonie eppure facilmente memorabili, quasi cantabili.

 È strano che non si siano diffusi nel repertorio più di quanto non abbiano fatto. Siano dunque rese grazie ad Andy LaVerne che in questo disco ormai vecchiotto ne propone una dozzina e li suona benissimo. Bouncing With Bud’s Bubble combina Bouncing With Bud, che Powell incise nel 1949 con Fats Navarro e Sonny Rollins, con Bud’s Bubble, cioè Little Benny, cioè Crazeology, impiegato come coda del tema.

 Bouncing With Bud’s Bubble (Powell), da «Bud”s Beautiful», #SCCD 31399. Andy LaVerne, piano; Peter Washington, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato nel marzo 1996.



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 Topsy Turvey (Powell), id.



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venerdì 24 ottobre 2014

Knittin’ – Glad That I Found You (The Jazz Modes)

 Il bello della musica, o forse il bello di noi quando l’ascoltiamo, è che ritornandovi in momenti diversi si sentono cose diverse; delle volte sentiamo di più, delle altre di meno.

 Nell’ultimo paio d’anni ho pubblicato qui quattro pezzi del complesso dei Jazz Modes, diretto fra la metà e la fine degli anni Cinquanta da Julius Watkins e da Charlie Rouse, ma rileggendo quanto ne scrissi nell’occasione e riascoltandone oggi i dischi, mi pare di essere stato stitico nel giudizio. Il jazz dei JM è meno futile di quanto quelle mie parole non parrebbero voler intendere; soprattutto, è più serio di quanto non mi fosse sembrato allora l’impegno compositivo di Watkins, che usava con efficacia lo stratagemma di sovrapporre livelli melodici a tempi diversi.

 I Jazz Modes erano un organico a formazione variabile, ora quintetto, ora sestetto, i cui componenti fissi erano Watkins, Rouse e il prezioso pianista Gildo Mahones. Il percussionista Chino Pozo era (forse) il cugino di Chano.

 Knittin’ (Rouse), da «The Complete Jazz Modes Sessions», Solar Records 456991. Julius Watkins, corno; Charlie Rouse, sax tenore; Gildo Mahones, piano; Martin Rivera, contrabbasso; Ron Jefferson, batteria; Chino Pozo, congas, bongos. Registrato il 28 ottobre 1959.



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 Glad That I Found You (Watkins), ib. C.s. più Eileen Gilbert, soprano.



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giovedì 23 ottobre 2014

I didn’t Know About You – You’re Nearer (Annie Ross)

 Annie Ross on the West coast.

 I didn’t Know About You (Ellington-Russell), da «A Gasser!», Pacific Jazz CDP 7 46854 2. Annie Ross con Russ Freeman, piano; Jim Hall, chitarra; Monty Budwig, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato nel marzo 1959.



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 You’re Nearer (Rodgers-Hart), id. più Bill Perkins, sax tenore.



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mercoledì 22 ottobre 2014

Musis Sacrum – You Don’t Know What Love Is - Cinq Quarte (Ted Curson)

 Musica infinitamente interessante e vivace viene da questo quartetto dello splendido Ted Curson, colto in Olanda nel 1966. Colpisce come musica che non è free jazz in nessun modo convenzionalmente inteso, suoni oggi più fresca di non poco free jazz dell’epoca.

 Stavolta sono con Curson Booker Ervin, Jimmy Woode, bassista per tutte le stagioni, e soprattutto c’è Edgar Bateman alla batteria. Bateman (1929-2010) non è un nome noto al pubblico, avendo inciso molto poco, ma è nominato dai batteristi che lo conoscono con la reverenza che costoro riservano a Roach, Elvin, Art Blakey o Philly Joe. Uno di loro lo ha definito una volta «il batterista che suonava come Elvin Jones, dieci anni prima di Elvin». Come si sente benissimo anche qui, Bateman aveva la qualità, tipica di Elvin Jones ma forse di tutti i grandi di questo strumento, di definire lo spazio sonoro in cui l‘esecuzione ha luogo non solo in termini di ritmo ma anche di colore. Senti con che disinvoltura e allo stesso tempo con che implacabile, naturale autorità scandisce e suddivide il 5/4 di Cinq Quarte.

 Musis Sacrum (Curson), da «Urge», Fontana 883 910 JCY. Ted Curson, tromba; Booker Ervin, sax tenore; Jimmy Woode, contrabbasso; Edgar Bateman, batteria. Registrato il 13 maggio 1966.



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 You Don’t Know What Love Is (Raye-De Paul), id.



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 Cinq Quarte (Curson), id.



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martedì 21 ottobre 2014

Shine On Harvest Moon – For Me And My Gal (Earl Hines)

 Oh meraviglia, oh bellezza. Il quartetto di Earl Hines, con il carissimo e grande Budd Johnson, colto nella primavera del 1968 durante una scrittura al Village Vanguard. A loro, in quell’occasione, si era unito Buck Clayton, oh meraviglia! Senti il sax soprano di Johnson in Shine On. Oh gioja.

 Shine On Harvest Moon (Bayes-Norworth), da «“Fatha” Blows Best», Decca DL 75048. Buck Clayton, tromba; Budd Johnson, sax soprano; Earl Hines, piano; Bill Pemberton, contrabbasso; Oliver Jackson, batteria. Registrato nel marzo 1968.



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 For Me And My Gal (Meyer-Leslie-Goetz), id. ma Johnson suona il sax tenore.



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lunedì 20 ottobre 2014

Toward Awakening – Squirrels – Homestead (Aaron Parks)

 Dai lavori in assolo di Paul Bley degli anni Settanta vengono, con il concorso di altre fonti, varie maniere pianistiche di oggi, per lo più testimoniate sotto etichetta ECM; il disco in solo più famoso e rappresentativo di Bley, «Open, To Love», è infatti un ECM del 1972 e uno di quelli che ha contribuito meglio a definire l’infinitamente discussa «poetica» della casa discografica tedesca. Non dimenticare, infine, che Paul Bley è stato anche un’ispirazione importante per Keith Jarrett.

 Aaron Parks (n. 1983), collaboratore di Joshua Redman e di Kurt Rosenwinkel, è fra i più segnalati rappresentanti odierni di queste tendenze e trovo interessante ascoltarlo oggi, dopo avere appena ascoltato il Bley di cinquant’anni fa. Questo «Arborescence» può considerarsi per ogni verso – musica, registrazione del pianoforte, copertina, titoli dei pezzi – una produzione ECM esemplare, del genere che non trova spesso dimora su «Jazz nel pomeriggio»; siano i gusti quelli che siano, Parks è un pianista di molto talento. Homestead ricorda fortemente il Jarrett di «Facing You».

 ATTENZIONE:  blues, swing, bop, funk e Africa abitano altrove e anche lontano: ne avverto anzitempo chi dovesse per questo aversene a male.

 Toward Awakening (Parks), da «Arborescence», ECM 2338. Aaron Parks, piano. Registrato nel novembre 2011.



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 Squirrels (Parks), id.



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 Homestead (Parks), id.



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domenica 19 ottobre 2014

Syndrome – Around Again – Ballad n° 1 (Paul Bley)

 Bellissime le Savoy Sessions di Paul Bley (1962-63), pianista che che ultimamente compare qui sopra con buona frequenza. Si tratta di due sedute che ebbero luogo a un anno di distanza, in cui Bley si associa a quella che all’epoca era una ritmica consolidata, fra le migliori a New York malgrado la giovane età dei componenti: ventidue anni Steve Swallow, ventiquattro Pete LaRoca.

 Le composizioni sono quasi tutte di Paul o di Carla Bley, queste ultime già molto caratteristiche. È qui che si sente Bley, reduce da esperienze molteplici e qualificatissime, decisiva quella con Ornette, che comincia a spiccare il volo e a proporre una versione del trio pianistico molto diversa da quella di Bill Evans e dalla relativa nozione dell’interplay. Nota che, per via diversa, seppur molto più evansiana e meno radicale, lo stesso andava facendo Steve Kuhn, il cui trio in quegli anni era completato precisamente da LaRoca e Swallow; e nota anche per inciso che Kuhn, Swallow e LaRoca furono la sezione ritmica di un altro capitolo essenziale del jazz degli anni Sessanta, «Sing Me Softly Of The Blues» di Art Farmer, con composizioni… di Carla Bley.

 Nota di colore: da un’intervista a Swallow riportata nel libretto, apprendo che costui, allorché interruppe gli studi a Yale per dedicarsi intero alla musica, proprio dopo aver suonato free una sera con Bley, stava laureandosi in letteratura latina.

 Syndrome (C. Bley), da «Complete Savoy Sessions 1962-63», Gambit Records 69305. Paul Bley, piano; Steve Swallow, contrabbasso; Pete LaRoca, batteria. Registrato il 12 settembre 1963.



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 Around Again (C. Bley), id.



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 Ballad n° 1 (P. Bley), id., registrato il 17 agosto 1962.



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sabato 18 ottobre 2014

Always – Portrait Of My Pals (Lars Gullin)

 C’è perfino chi sostiene che lo svedese Lars Gullin (1928-1976), saxofonista baritono e compositore, ma anche pianista, sia stato il più grande jazzista europeo. Di certo era un saxofonista che sul suo strumento poteva paragonarsi senza timore a chiunque e con ogni evidenza un musicista eccellente, completo.

 Della sua travagliata vicenda umana e della sua carriera variata e non facile, che lo portò a risiedere per un periodo anche a Milano, puoi leggere altrove. Qui ti presento Gullin in patria con musicisti connazionali, dapprima in tutta la sua ispirazione mulliganiana, tanto come strumentista che come arrangiatore. Nella seduta del 1956 figura il grande trombonista Åke Persson, che in seguito sarebbe stato colonna dell’orchestra di Kenny Clarke e Francy Boland. Senti poi Gullin nel 1964, leader, compositore e arrangiatore di un ottetto con sezione d’archi.

 Always (Berlin), da «Lars Gullin Swings», [East-West] Atlantic 8122-79654-6. Åke Persson, trombone; Lars Gullin, sax baritono; Rune Ofwerman, piano; Georg Riedel, contrabbasso; Nils-Bertil Dahlander, batteria. Registrato il 25 aprile 1956.



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 Portrait Of My Pals (Gullin), da «Portrait Of My Pals», Columbia SSX 1010. Jan Allan, tromba; Torgny Nilsson, trombone; Rolf Billberg, sax alto; Harry Backlund, sax tenore; Lars Gullin, sax baritono e arrangiamento; Lars Sjosten, piano; Bjorn Alke, contrabbasso; Bo Skoglund, batteria, e sezione d’archi. Registrato il 29 giugno 1964.



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venerdì 17 ottobre 2014

Someday You’ll Be Sorry – Little Man, You’ve Had A Busy Day (Ruby Braff)

 Pezzi del genere di quelli che seguono sono sempre un bel regalo, ma oggi specialmente sono un regalo che mi faccio io da solo, con addirittura una front line di Ruby Braff e Roy Eldridge nel primo. Il titolo del secondo, in particolare, sembra apostrofarmi direttamente, vi si sente addirittura un piano scordato, come il mio.

 Someday You’ll Be Sorry (Louis Armstrong), da «Easy Now», RCA Victor. Ruby Braff, cornetta; Roy Eldridge, tromba; Hank Jones, piano; Mundell Lowe, chitarra; Leonard Gaskin, contrabbasso; Don Lamond, batteria. Registrato l’11 agosto 1958.



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 Little Man, You’ve Had A Busy Day (Sigler-Wayne-Hoffman), ib. C.s. ma Emmett Berry, tromba, al posto di Eldridge; Marty Napoleon, piano, al posto di Jones; Vic Dickenson, trombone; Bob Wilber, sax tenore. Registrato il 19 agosto 1958.



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giovedì 16 ottobre 2014

Georgia On My Mind (Jimmy Rowles)

 Ai pianisti jazz, quando suonano soli, piace riarmonizzare le composizioni; ci si aspetta che lo facciano, ed è un esercizio di virtuosismo musicale il farlo in modo insolito. Non sempre tuttavia l’esercizio è svolto con musicalità impeccabile e con un senso acuto della forma dell’improvvisazione, come lo è invece qui dal grande Jimmy Rowles.

 Georgia On My Mind (Carmichael-Gorrell), da «The Piano Players», Xanadu 171. Jimmy Rowles, piano. Registrato il 15 marzo 1977.



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mercoledì 15 ottobre 2014

Good To The Damn Bone – The Girl From Ipanema (Willie Jackson)

 Menù leggerino di metà settimana. La qualità ne è tuttavia garantita dallo chaperonage dell’a noi cara Trudy Pitt all’organo.

 Willie Jackson (1932-1987) fu un sax tenore della Florida che ebbe una buona carriera nel rhythm’n’blues soprattutto come session man e come direttore musicale per la moglie, la famosa cantante Ruth Brown. Per la Prestige fece alcuni dischi negli anni Sessanta, improntati a un soul jazz senza raffinatezze, molto conservatore (qui siamo nel 1968, ma potremmo essere nel ’60 se non fosse per il basso elettrico) ma piacevolmente genuino. Oggi ti becchi anche la ragazza di Ipanema, pensa te, a ritmo shuffle.

 Good To The Damn Bone (Jackson), da «Star Bag», Prestige PR-7571. Willie Jackson, sax tenore; Trudy Pitts, organo; Bill Jennings, chitarra; Jimmy Lewis, basso elettrico; Bobby Donaldson, batteria; Victor Allende, conga. Registrato il 22 marzo 1968.



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 The Girl From Ipanema (Jobim-de Moraes-Gimbel), id.



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martedì 14 ottobre 2014

Our Love Is Here To Stay – All Of Me (Lester Young & Teddy Wilson)

 L’abbandono languido e quasi rassegnato degli ultimi anni di Lester Young, anni prodighi comunque di cose belle quando l’uomo era in forma, ed è questo il caso, si accompagnava benissimo alla maniera sempre impeccabile, meticolosa, anche un po’ prim di Teddy Wilson.

 Our Love Is Here To Stay (Gershwin-Gershwin), da «Pres And Teddy», Verve. Lester Young, sax tenore; Teddy Wilson, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 13 gennaio 1956.



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 All Of Me (Marks-Simons), id.



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lunedì 13 ottobre 2014

Mimosa (Herbie Hancock)

 Come ho già avuto occasione di osservare, «Inventions & Dimensions» del 1963 è uno dei dischi più belli di Herbie Hancock, il quale, a ventitré anni e appena entrato nel quintetto di Miles Davis, pareva non sbagliarne una (si sarebbe rifatto in seguito).

 Mimosa prende l’avvio con un gesto musicale da ballad, poi il ritmo e i poliritmi la trasformano in qualcosa d’altro, sospeso sul tempo, di grandissima suggestione.

 Mimosa (Hancock), da «Inventions & Dimensions», Blue Note 84147. Herbie Hancock, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Willie Bobo, batteria, timbales; «Chichuahua» Martines, conga e bongo. Registrato nell’agosto 1963.



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domenica 12 ottobre 2014

Mohawk – Aquarius (J.J. Johnson)

 In questo sestetto rifulgono le doti di compositore e orchestratore di J.J. Johnson non meno di quelle del solista. Suonano tutti al massimo, ma impressiona in modo speciale Tootie Heath.

 Il blues Mohawk è altra cosa dalla composizione omonima di Charlie Parker.

 Mohawk (Johnson), da «J.J. Inc.», Columbia. Freddie Hubbard, tromba; J.J. Johnson, trombone; Clifford Jordan, sax tenore; Cedar Walton, piano; Arthur Harper, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria. Registrato il 10 aprile 1960.



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 Aquarius (Johnson), id.



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sabato 11 ottobre 2014

Reaching Fourth – Blues Back (McCoy Tyner)

 Reaching Fourth (Tyner), da «Reaching Fourth», Impulse!. McCoy Tyner, piano; Henry Grimes, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 14 novembre 1963.



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 Blues Back (Tyner), id.



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venerdì 10 ottobre 2014

When Sunny Gets Blue – Thieves’ Carnival (Clarence Shaw)

 Clarence Gene Shaw (1926-1973), di Detroit, è un relativamente oscuro del jazz, per carriera frammentata e vita breve, ma è stato uno delle trombe più luminose fra anni Cinquanta e Sessanta. Collaboratore di Mingus, e come tale già sentito qui, in dischi come «East Coasting» e «Tijuana Moods», prima di ritirarsi (in seguito a un litigio violento con un Mingus in torto marcio, che lo disgustò della musica) incise tre dischi a proprio nome nel 1962, ’63 e ’64.

 Dal secondo, in un quintetto con dei musicisti non noti, Shaw risplende in tutta la sua calda emotività, espressa in uno stile non virtuosistico ma ricco di ornamentazioni che, rese in una sonorità unica nell’hard bop, rimandano a trombe, e a cornette, del jazz premoderno. Questa di When Sunny Gets Blue è una delle versioni più belle che io conosca.

 When Sunny Gets Blue (Fisher-Segal), da «Debut In Blues», Argo LPS-726. Clarence Shaw, tromba; Herb Wise, trombone; Jay Peters, sax tenore; James Taylor, piano; Sidney Robinson, contrabbasso; Gerald Donovan, batteria. Registrato l’8 luglio 1963.



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 Thieves’ Carnival (Taylor), id.



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giovedì 9 ottobre 2014

And When You Are Young (Dedicated To Bob Kennedy) – Freedom Jazz Dance (Phil Woods)

 Il quartetto europeo di Phil Woods European Rhythm Machine, attivo dal 1968 al ’73, era una vera macchina da guerra dal punto di vista di uno swing aggressivo, modernissimo, e dello smalto sonoro. Questa ne è la prima testimonianza discografica, ed è ripresa, malgrado il titolo, in studio. Robert Kennedy, dedicatario del primo pezzo che ti presento, era stato ucciso nella primavera di quell’anno; nella ripresa finale del tema, Woods cita estesamente Nature Boy, in aperto omaggio.

 And When You Are Young (Dedicated To Bob Kennedy) (Woods), da «Alive And Well In Paris», Toshiba/EMI. Phil Woods and His European Rhythm Machine: Phil Woods, sax alto; George Gruntz, piano; Henri Texier, contrabbasso; Daniel Humair, batteria. Registrato nel novembre del 1968.



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 Freedom Jazz Dance (Harris), id.



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mercoledì 8 ottobre 2014

Soul Eyes – Another Place (Bunky Green)

 Vernice «Bunky» Green (Milwaukee, Wisconsin, 1935) è uno stilista importante del sax alto nonché un didatta insigne. Questa seconda attività lo ha tolto alla scena musicale principale, anche se in anni recenti lo si è sentito un po’ più spesso, fra l’altro in un bel disco con l’altro saxofonista Rudresh Mahanthappa, che da Green si dichiara infuenzato, come anche fa Steve Coleman.

 Ci sarebbe altro da dire di Bunky Green, che esordì rimpiazzando Jackie McLean presso Mingus,  ma in questi giorni la mia penna è un po’ insabbiata. Non serve tuttavia nessuna parola mia o altrui per apprezzare la sonorità e il fraseggio insieme delicati e aspri, molto individuali, di Green e il contributo, come sempre intelligente, di Jason Moran.

 Soul Eyes (Waldron), da «Another Place», Label Bleu LBLC 6676. Bunky Green, sax alto; Jason Moran, piano; Lonnie Plaxico, contrabbasso; Nasheet Waits, batteria. Registrato nel novembre 2004.



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 Another Place (Green), id.



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martedì 7 ottobre 2014

Moody’s Mood For Love – Red Top (King Pleasure)

 Fu Eddie Jefferson ad avere l’idea di aggiungere parole a un assolo preso da un disco, in questo caso un assolo di sax tenore di James Moody su I’m In The Mood For Love. In questo modo inventò lo stile (la tecnica?) del vocalese.

 Il pezzo, intitolato con proprietà Moody’s Mood For Love, divenne famoso solo qualche tempo dopo grazie a questa incisione di King Pleasure (nato Clarence Beeks, 1922-1981); il titolare si era affiancato Blossom Dearie, cantante che gode di un suo cult.

 In Red Top, che fu un successo dell’orchestra di Lionel Hampton, Pleasure ha accanto la grande Betty Carter, giovanissima che all’epoca lavorava proprio con Hampton. Credo che l’assolo che i due vocalizzarono fosse di Gene Ammons; il nuovo testo è di King Pleasure.

 Moody’s Mood For Love (I’m In The Mood For Love) (McHugh-Fields), da «Mood For Love», Fantasy OMMCD 005. King Pleasure e Blossom Dearie con Merrill Stepter, tromba; Lem Davis, sax alto; Ray Abrams, sax tenore; Cecil Payne, sax baritono; Teacho Wiltshire, piano; Leonard Gaskin, contrabbasso; Teddy Lee, batteria. Registrato il 19 febbraio 1952.



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 Red Top (Hampton-Kynard), ib. King Pleasure e Betty Carter con Eddie Lewis, tromba; Charlie Ferguson, sax tenore; Ed Swantson, piano; Peck Morrison, contrabbasso; Herbie Lovelle, batteria. Registrato il 12 dicembre 1952.



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lunedì 6 ottobre 2014

Just Friends (Charlie Parker)

 Questo pezzo di Charlie Parker del 1949 lo conoscono anche i termosifoni, ma lo stesso potrà dirsi, non so, del Rigoletto; potrà forse far male ascoltare queste musiche una volta di più?

 Nella cornice orchestrale apprestatagli da Jimmy Carroll, di cui il meglio che si possa dire, e non è poco, è che non gli oppone resistenza, Charlie Parker si esprime con accenti di semplice bellezza a cui perfino lui aveva attinto e attingerà pochissime altre volte. Proprio come uno che non apprezzi un notturno di Chopin o West End Blues, chi non apprezza questa musica, sia o non sia un appassionato del jazz, può affermare con sicurezza, cuore sereno e senza sensi di colpa  di non essere fatto per la musica (esistono, persone così afflitte: ed è umana cosa averne compassione).

 Just Friends (Klenner-Lewis), da «Charlie Parker - The Verve Years 1948-1950», Verve VE-2-2501. Charlie Parker Quartet With Jimmy Carroll Orchestra: Mitch Miller, oboe, corno inglese; Charlie Parker, sax alto; Bronislaw Gimpel, Max Hollander, Milton Lomask, violino; Frank Brieff, viola; Frank Miller, violoncello; Meyer Rosen, arpa; Stan Freeman, piano; Ray Brown, contrabbasso; Buddy Rich, batteria. Registrato il 30 novembre 1949.



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domenica 5 ottobre 2014

Caseworks – Nutty (Art Ensemble Of Chicago & Cecil Taylor)

 Così Joseph Jarman illustra Caseworks  nelle note a questo disco del 1991:
«Il processo compositivo del signor [Cecil] Taylor consiste nell'indicare agli esecutori le altezze e nel lasciare che ne internalizzino il ritmo dopo che lui le abbia suonate alcune volte, precisando in quale sezione voglia che essi suonino, e in quale non voglia. Confini e parametri non sono definiti dal tempo ma dal sentimento, dall’idea e dalla consapevolezza della sua personalità. Roscoe e io abbiamo scelto i flauti, sorprendendolo molto per l’enorme differenza da quello che sarebbe stato il risultato se avessimo adoperato i saxofoni. La lieve danza dei flauti è un bellissimo complemento a quanto scritto dal signor Taylor».

 Nutty è naturalmente la composizione di Monk, a cui il disco è intitolato, e l’esecuzione dei chicagoani, senza Taylor, è davvero nutty, svitata, tuttavia con grazia.

 Nel resto del disco si sente anche Cecil Taylor declamare lungamente dei propri versi, ma non te lo faccio sentire perché poche cose mi aduggiano come le declamazioni poetiche nei dischi e nei concerti jazz (la pestifera, ubiqua «spoken word», che Zeus s’incachi lei e i suoi praticanti) e anche perché la poesia di Cecil Taylor, secondo me, non vale una cicca. Oh, uno mica può essere bravo in tutto.

 Caseworks (Taylor), da «Thelonious Sphere Monk. Dreaming Of the Masters, Vol. 2», Columbia CK 48962. Lester Bowie, tromba; Joseph Jarman, Roscoe Mitchell, flauto; Cecil Taylor, piano; Malachi Favors, contrabbasso; Don Moye, batteria e percussioni. Registrato nel 1990 o nel 1991.



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 Nutty (Monk), id. ma Jarman suona il sax baritono; non c’è Taylor.



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venerdì 3 ottobre 2014

Life Force – You’re Turning My Dreams Around (Eric Kloss)

 Eric Kloss, nato nel 1949, è stato, forse è ancora, un dotatissimo saxofonista contralto, più raramente tenore, che esordì ragazzo (qui aveva diciotto anni ed era già al quinto disco a suo nome) e che fra anni Sessanta e Settanta, partendo da un soul jazz, arrivò a esiti più avanzati e molto interessanti, sempre molto musicali, peraltro senza mai dimenticare la musica dei suoi esordi. In Life Force sentiamo un esempio addirittura in anticipo sui tempi di spiritual jazz armonicamente e formalmente disinvolto.

 Negli ultimi anni, anzi direi addirittura decenni, di Kloss è saputo poco o niente.

 Kloss, che è cieco dalla nascita, ha goduto sempre un credito altissimo fra i suoi colleghi, e per questo ha potuto incidere quasi sempre con formazioni assai ferrate, come questa. Pat Martino in quegli anni era spesso associato a Kloss.

 Life Force (Kloss), da «Life Force», Prestige 7535. Jimmy Owens, flicorno; Eric Kloss, sax tenore; Pat Martino, chitarra; Ben Tucker, contrabbasso; Alan Dawson, batteria. Registrato il 18 settembre 1967.



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 You’re Turning My Dreams Around (Kloss), id. ma Kloss suona il sax alto e Owens la tromba.



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giovedì 2 ottobre 2014

Children Calling – Ghetto Child – Trouble Man (Ahmad Jamal)

 Questo suonava Ahmad Jamal nel 1974, in quegli strani anni nei cui colori acrilici Jamal si bagnò mani e piedi. Ma tu già lo sai, perché Jazz nel pomeriggio ha indulto diverse volte, con scuse diverse, in questi period piece.

 Siamo decisamente nel crossover ma al di sopra di molto altro crossover dell’epoca, anche fatto da Jamal stesso, che qui suona bene anche il Fender. C’è l’anonimo coretto femminile di tanto finto soul dell’epoca; porta pazienza, o magari ti piace, ghetto child quale tu sei.

 Oggi è giovedì e quindi (?) ti ammannisco dose tripla di questa pappa zuccherina.

 Children Calling (Joel Beale), da «Jamalca», 20th Century T-432. Ahmad Jamal, piano e piano elettrico, con orchestra e coro diretti da Richard Evans. Registrato nel 1974.



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 Ghetto Child (Bell-Creed), id.



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 Trouble Man (Marvin Gaye), id.



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mercoledì 1 ottobre 2014

Serenade To Sweden – I Never Felt This Way Before (Duke Ellington)

 Il 1939 fu l’anno di volta dell’orchestra di Duke Ellington, che si apprestava a diventare per i successivi tre la più grande formazione che abbia mai suonato del jazz. In quell’anno si esibì per la prima volta in Svezia; Ellington, fra l’altro, vi conobbe la allora quindicenne cantante e attrice Alice Babs, che anni dopo sarebbe stata una sua favorita collaboratrice.

 Serenade To Sweden è una tema mellifluo, splendidamente arrangiato con un tendersi e distendersi della tessitura strumentale e un uso caratteristico, man mano che l’esecuzione procede, di dissonanze associate soprattutto al contrasto fra le sezioni. Terminata l’esposizione, nella tonalità di fa maggiore, la ripresa (al secondo 01:42) avviene senza modulazione in quella di la bemolle maggiore. A esporre  il tema, alla tromba, è Wallace Jones.

 Alla fine di quell’estate del 1939, Jimmy Blanton entrò nell’orchestra al posto di Billy Taylor (poco prima, come secondo pianista e «braccio destro» di Duke, vi era arrivato Billy Strayhorn). I Never Felt This Way Before, affascinante variazione sul concetto armonico e sonoro di Mood Indigo, con macchie di tromboni dense e scurissime, quasi materiche, risulta dalla prima seduta di registrazione di Blanton con l’orchestra; il ventenne contrabbassista, sia pure ancora in modo relativamente inappariscente, vi si fa valere con autorità e disinvoltura.

 Serenade To Sweden (Ellington), da «Classic Recordings Vol 6 - Tootin’ Through The Roof», Naxos 8.120729. Wallace Jones, Cootie Williams, tromba; Rex Stewart, cornetta; Joe Nanton, Lawrence Brown, trombone; Juan Tizol, trombone a pistoni; Barney Bigard, clarinetto, sax tenore; Johnny Hodges, Otto Hardwick, sax alto; Harry Carney, sax baritono; Duke Ellington, piano; Fred Guy, chitarra; Billy Taylor, contrabbasso; Sonny Greer, batteria. Registrato il 6 giugno 1939.



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 I Never Felt This Way Before (Ellington), id. ma Jimmy Blanton, contrabbasso, al posto di Taylor. Registrato il 14 ottobre 1939.



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