lunedì 28 febbraio 2011

(There Is) No Greater Love (Charlie Rouse)

  Charlie Rouse veniva spesso additato come principale responsabile della routine di tante esibizioni monkiane degli ultimi anni: un giornalista inglese ebbe la cattivera di definirlo «il primo saxofonista completamente automatico» o «con il pilota automatico», non so, una scemenza del genere. La verità è che, a quel punto, Charlie probabilmente si annoiava, ma la colpa non era certo tutta sua. A me sembra che la sua voce, asciutta e a volte abrasiva, sia fra i saxofonisti tenori del dopoguerra una delle più personali, e più lo sento, più mi piace (e mi è piaciuto di più dopo averlo visto interagire, nel documentario su Monk di Charlotte Zwerin, con il suo leader di tanti anni: si è mai visto musicista più paziente…?).

  Osservo qui una delle poche (l’unica?) apparizione al piano di Billy Gardner, meglio noto come organista con George Braith – di cui un giorno ti parlerò.

  (There Is) No Greater Love (Jones-Symes), da «Yeah!», Epic/Legacy. Charlie Rouse, sax tenore; Billy Gardner, piano; Peck Morrison, contrabbasso; Dave Bailey, batteria. Registrato il 21 dicembre 1960.

Tasty Pudding (Miles Davis)

  Miles nello scorcio finale del suo giovanile periodo di travaglio, appena prima dell’avvio della sua seconda, folgorante carriera. Qui fronteggia un quintetto prettamente cool (con due dei four brothers) in una composizione molto gradevole di Al Cohn, eseguita tuttavia in modo vagamente ingessato. Un ascolto insolito.

  Tasty Pudding (Cohn), da «Miles Davis and Horns», Prestige PRLP 7025. Miles Davis, tromba; Al Cohn, Zoot Sims, sax tenore; John Lewis, piano; Leonard Gaskin, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato il 19 febbraio 1953.

Four in One (Thelonious Monk-Milt Jackson)

  Monk, parco di note com’era, si è sempre accompagnato benissimo a improvvisatori fluidi e fluviali (malissimo, invece, a un altro laconico come Miles): Coltrane e Johnny Griffin vengono subito alla mente, ma anche Milt Jackson, che di quelli fu anzi il primo.

  Four in One (Monk); da «Milt Jackson and the Thelonious Monk Quintet», Blue Note TOCJ 8626. Sahib Shihab, sax alto; Milt Jackson, vibrafono; Thelonious Monk, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 23 luglio 1951.

domenica 27 febbraio 2011

How Long Has This Been Going On? (Ben Webster)

  Ecco due interpretazioni di uno dei grandi melodisti del jazz, Ben Webster. Non è difficile cogliere la sua affinità con Johnny Hodges, di Ben quasi coetaneo, per breve tempo suo fratello in Duke e altro interprete supremo di ballad (nonché, come Webster, di qualunque materiale a cui si applicasse): fatta salva la differenza di peso sonoro dei rispettivi strumenti e il suono individuale, che nei vecchi jazzisti era unico e caratteristico come le impronte digitali, ascolta, in How Long, l’intro ad libitum e le note lunghe nell’esposizione: il vibrato è lo stesso, lo stesso il «metallo» della sonorità, in Ben satinato dall’inconfondibile soffio.

  How Long Has This Been Going On? (G. e I. Gershwin), da «Ben and “Sweets”», Columbia Jazz Masterpieces. Ben Webster, sax tenore; Hank Jones, piano; George Duvivier, contrabbasso; Clarence Johnston, batteria. Registrato il 7 giugno 1962.



  My Romance (Rodgers-Hart), c.s. più Harry «Sweets» Edison, tromba. Registrato il 6 giugno 1962.

sabato 26 febbraio 2011

I’m Gonna Laugh You Out of My Life (David Allyn)

  David Allyn, cantante, fa parte di quella generazione di jazzisti che più ha dilapidato talento e vita. Potresti leggere questa intervista se di lui non sai nulla (com’è probabile). La sua versione di I’m Gonna Laugh You Out of My Life, canzone resa famosa da Nat King Cole, non è meno bella di quella di Nat.

  I’m Gonna Laugh You Out of My Life (Coleman-McCarthy), da «Don't Look Back», Xanadu 101. David Allyn con Barry Harris, piano. Registrato il 27 o il 28 febbraio 1975.

venerdì 25 febbraio 2011

Air (Abdullah Ibrahim)

  Abdullah Ibrahim, a quest’epoca ancora Dollar Brand, poteva suonare per sette minuti un flauto di legno, eseguendo una semplice e ricorsiva melodia africana grosso modo pentatonica, senza mai suonare noioso o new age.

  Air (Dollar Brand), da «Ancient Africa», Japo 60005. Abdullah Ibrahim, flauto diritto. Registrato nel giugno 1972.

Stickball [I Mean You] (Johnny Griffin-Eddie «Lockjaw» Davis)

  Nel 1961, dopo anni di oscurità e di difficoltà di ogni sorta (qualcuna autoinflitta, come spesso accade e soprattutto accadeva), Thelonious Monk era diventato un nome riverito, da meritarsi un disco di tutte sue composizioni da parte di due illustri esponenti del sax tenore, Johnny Griffin ed Eddie Davis, che comunque in quest'impresa erano stati preceduti di tre anni da Steve Lacy.

  Johnny Griffin aveva suonato parecchio con Monk (ce n’è una testimonianza famosa del ’57, al Five Spot) rivelandosi sideman a lui congenialissimo; Larry Gales e Ben Riley sarebbero entrati pochi anni dopo proprio del quartetto di Monk per restarvi a lungo, soprattutto Riley.

  Malgrado il disco sia piacevole, ha tutti i difetti di troppe «interpretazioni» che nelle composizioni di Monk non vedono altro che «una sequenza di accordi su cui è divertente improvvisare» (come diceva, mi pare, Marcello Piras), dimenticandosi – contro molte, espresse raccomandazioni di Monk stesso – della melodia: un errore che, ti prego di verificare, Steve Lacy non commetteva, e nemmeno Griffin, in altre occasioni.

  Stickball [I Mean You] (Monk), da «Lookin’ at Monk», OJCCD-1911-2. Johnny Griffin, Eddie «Lockjaw» Davis, sax tenore; Junior Mance, piano; Larry Gales, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 7 febbraio 1961.

giovedì 24 febbraio 2011

Sidewalk Blues (Jelly Roll Morton)

  I’m sorry, Boss, but I got the sidewalk blues…!

  Sidewalk Blues (Morton), da «Jelly Roll Morton Vol. 1», JSPCD 321. Jelly Roll Morton’s Red Hot Peppers: George Mitchell, cornetta; Kid Ory, trombone; Omer Simeon, clarinetto; Johnny St. Cyr, banjo; John Linsday, contrabbasso; Andrew Hilaire, batteria. Registrato il 15 settembre 1926.

I Say a Little Prayer (Ray Bryant)

  Come quasi tutte le loro canzoni più famose, I Say a Little Prayer fu scritta da Burt Bacharach e Hal David per Dionne Warwick, ma nessuno dubita che, fra tante, l’esecuzione memorabile sia quella di Aretha Franklin (1968), dove Aretha sembra non avere mai lasciato la chiesa – la chiesa battista di Detroit dove suo padre era predicatore , intendo – , per il fervore pentecostale che mette nell’enunciare i versi –

The moment I wake up
Before I put on my makeup
I say a little prayer for you
While combing my hair, now,
And wondering what dress to wear, now,
I say a little prayer for you

Forever, forever, you'll stay in my heart
and I will love you
Forever, forever, we never will part
Oh, how I'll love you
Together, together, that's how it must be
To live without you
Would only be heartbreak for me

  La canzone è stata praticata anche da jazzisti: Ran Blake l’ha rifatta da guastafeste, Ray Bryant, invece, così, più vicino ad Aretha (infatti conclude con un bell’amen).

  I Say a Little Prayer (David-Bacharach), da «Up Above the Rocks», Cadet. Ray Bryant, piano; Ron Carter, contrabbasso; Grady Tate, batteria. Registrato nel settembre 1968.

mercoledì 23 febbraio 2011

Soup Song (Robert Wyatt)

  Giornata vocale. L’inglese Robert Wyatt canta questo blues-boogie con voce magra, terribile accento e neanche l’ombra di una terza diminuita. È una canzone comica, come mostra il testo, ma c’è un bel lavoro di Gary Windo al sax tenore.

  Soup Song (Wyatt), da «Ruth Is Stranger than Richard», Virgin CDV 2034. Robert Wyatt, canto e piano; Gary Windo, sax tenore; Nisar Ahmad Khan, sax baritono; Bill MacCormick, basso elettrico; Laurie Allan, batteria. Registrato fra l’ottobre 1974 e il marzo 1975.

You Thrill Me - Sad Am I, Glad Am I (Patty Waters)

  Patty Waters è autrice di un opus unicum che è subito assurto allo stato di cult (la ESP di Bernard Stollman si era involontariamente specializzata in autori di un solo disco e strano – penso a Giuseppi Logan), anche se soprattutto per una survoltata e del tutto irriconoscibile versione di quattordici minuti della canzone popolare irlandese Black is the Color of my True Love’s Hair, con Burton Greene al piano. A me paiono più belle e originali le altre sette brevissime torch song che precedono, tutte composte, cantate e suonate da lei.

  You Thrill Me (Waters), da «Patty Waters Sings», ESP 1025. Patty Waters, cantante e pianoforte. Registrato il 19 dicembre 1965.



  Sad Am I, Glad Am I (Waters), ib.

martedì 22 febbraio 2011

Lookin’ for Someone to Love (Archie Shepp)

  C’è chi sostiene che il presente quintetto, registrato a Milano nell’estate del 1975, poco prima o poco dopo la sua esibizione a Umbria Jazz (nell’LP originale c’erano le foto con l’impressionante colpo d’occhio del mare di facce in piazza IV Novembre, a Perugia), fosse la band migliore che mai Archie Shepp abbia fronteggiato. A me piace più di tutti il batterista Beaver Harris.

  Lookin’ for Someone to Love (Cal Massey), da «A Sea of Faces», Black Saint BSR 0002. Charles Greenlea, trombone; Archie Shepp, sax tenore; Dave Burrell, piano; Cameron Brown, contrabbasso; Beaver Harris, batteria. Registrato il 4 o 5 agosto 1975.

Opus 40P (Anthony Braxton)

  A chi sente queste musiche di mattina, facendo colazione o magari lavandosi la faccia, oggi voglio procurare un’emozione speciale: che nelle viscere della casa o del palazzo si stia muovendo qualcosa di molto grosso e pericoloso.

  Niente paura (oppure sì): è Anthony Braxton con il sax contrabbasso, nel pieno dei suoi mirabolanti anni Settanta.

  Opus 40P (Braxton) da «Duets 1976 with Muhal Richard Abrams - The Complete Arista Recordings of Anthony Braxton», Mosaic 22. Anthony Braxton, sax contrabbasso; Muhal Richard Abrams, piano. Registrato il primo o il 2 agosto 1976.

lunedì 21 febbraio 2011

Moon River (Milt Buckner)

  Un momento di pausa e relax con colui che, dopo attenta riflessione, decreto essere il miglior organista di jazz, Milt Buckner.

  Moon River (Mancini), da «The New World of Milt Buckner», Betlehem BCP 6072. Milt Buckner, organo; Gene Redd, vibrafono; Bill Willis, contrabbasso; Phil Paul, batteria. Registrato il 6 marzo 1963.

Indian Summer (Chet Baker)

  Chet Baker e Dick Twardzik al principio della tragica tournée europea da cui Twardzik non sarebbe tornato vivo.

  Indian Summer (Herbert-Dubin), da «The Complete 1955 Holland Concerts», Lone Hill LHJ10334. Chet Baker, tromba; Dick Twardzik, piano; Jimmy Bond, contrabbasso; Peter Littman, batteria. Registrato al Concertgebouw di Amsterdam il 17 settembre 1955.

domenica 20 febbraio 2011

One Foot in the Gutter (Clark Terry)

  L’ultima seduta di Thelonious Monk come sideman avvenne in questo disco di Clark Terry. La cosa non è notissima, perché il disco è quasi universalmente noto come un disco di Monk, cosa che ha sempre mandato Clark fuori dai gangheri, giustamente.

  L’accostamento di Monk all’umorismo bonario di Terry, che qui usa il flicorno accentuando la caratteristica gommosità della sua articolazione, secondo me funziona benissimo. Qui, il quartetto comincia suonando We’ll Understand it Better, By and By (un inno che Monk aveva suonato, giovanissimo, nell’anno che trascorse accompagnando una guaritrice pentecostale itinerante), che poi sfocia in One Foot in the Gutter di Terry.

  One Foot in the Gutter (Terry), da «In Orbit», Riverside OJCCD-302-3. Clark Terry, flicorno; Thelonious Monk, piano; Sam Jones, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 7 maggio 1958.

Bop-Be, Confirmation (Keith Jarrett) (Billy Hart)

  In questo periodo, come ti sarai accorto, sto riflettendo sulla questione del «repertorio» nel jazz moderno e della reinterpretazione di composizioni jazzistiche del passato.

  Keith Jarrett, che come ogni pianista jazz moderno ha le radici nel bebop (anche se è stato fra quelli che se ne è più cospicuamente distanziato), queste origini ha omaggiato in particolare nell’ultimo suo disco con l’American Quartet, e segnatamente in Bop-Be, un pezzo che a me pare proprio una versione di Confirmation di Parker, forse con un’alterazione del bridge e con una melodia diversa (tu che ne dici?). Senza rinunciare a nessuna delle sue idiosincrasie e a dispetto di una sezione ritmica in questo senso non idiomatica, la sua è, al cuore, un’esecuzione bebop di classe.

  Bop-Be, da «Bop-Be», Impulse! IA 9334. Keith Jarrett, piano; Charlie Haden, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato nel febbraio 1977.



  Quasi trent’anni dopo, Billy Hart con il suo quartetto di giovani cannoni dà di Confirmation una versione, boh, postmoderna?, in cui lo head originale di Parker è mantenuto, anzi, è enunciato con deliberata pedanteria, come Jarrett non faceva, mentre i solisti seguono poi il giro armonico parkeriano con una molta libertà e completa discrezione ritmica; Ethan Iverson è al suo più astratto e arzigogolato, anche se si concede la civetteria di inserire, nei primi chorus del suo assolo, una delle citazioni predilette di Parker, la Habanera della Carmen. Se Jarrett dava del bebop una versione elaborata ma di discendenza ancora chiara e non rinnegata, qui la musica di Parker appare definitivamente storicizzata, cioè lontana: tanto che i quattro non hanno sentito, come Jarrett, il bisogno di cambiare titolo.

  Confirmation (Parker), da «Quartet», High Note HCD 7158. Mark Turner, sax tenore; Ethan Iverson, piano; Ben Street, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato il 14 ottobre 2005.

sabato 19 febbraio 2011

«Monk Suite», House Party Starting (Duo PasCal)

  Domenico Caliri e Pasquale Mirra (Duo PasCal) sfidano il rischio-MJQ e del camerismo inane in questo disco di repertorio variatissimo (Monk, Herbie Nichols, Erik Satie, J. S. Bach, John Lewis, Lennie Tristano e tre robe loro) mostrando non solo di essere bravi sui loro strumenti – chi non lo è, oggi – ma di avere delle belle idee e un concetto di repertorio. Senti qui come eseguono in «suite simultanea» Crepuscule with Nellie, Four in One e Think of One di Monk, e poi House Party Starting di Herbie Nichols (uno che sarebbe ora entrasse davvero in repertorio).

  Monk Suite (Crepuscule with Nellie - Four in One - Think of One), da «Tutto normale», Palomar 24. Domenico Caliri, chitarra; Pasquale Mirra, vibrafono. Registrato il 2-3 maggio 2009.



  House Party Starting (Nichols), ib.

venerdì 18 febbraio 2011

There’s A Kind Of Hush (Harold Mabern)

  Fra anni Sessanta e Settanta, completatosi vittoriosamente l’avvento del rock e del pop («vittoriosamente» per il r. e per il p., intendo), e ritraendosi la marea del soul jazz, era cosa non insolita che jazzisti di scelto pedigree si cimentassero con qualche hit del momento, non sempre di qualità insigne, spesso inglese. È il caso, qui, dell’a me caro Harold Mabern, nel 1968 con un suo quintetto con due sax tenori: uno è George Coleman (a me carissimo), l’altro il poco noto Buddy Terry, che contrasta bene assai, per sonorità e fraseggio, con il collega – ma lui dovrò fartelo sentire in un altro pezzo da questo disco, perché qui Terry non prende nemmeno un assolo di quattro battute. La canzone fu resa nota dagli inglesi Herman’s Hermit; il piacevole shuffle che qui la ritmica vi conferisce estorce a Mabern, a tratti, degli accenti jamaliani, e asciuga la canzonetta, comunque non infame, dagli zuccheri in eccesso.

  There’s A Kind Of Hush (Reed-Stephens), da «A Few Miles from Memphis», Prestige PRCD 24288-2. George Coleman, Buddy Terry, sax tenore; Harold Mabern, piano; Bill Lee, contrabbasso; Walter Perkins, batteria. Registrato l’11 marzo 1968.

giovedì 17 febbraio 2011

You’d Be So Nice to Come Home To (Nina Simone)

  Nina Simone arrangia la canzone di Cole Porter a passacaglia, come avrebbe potuto fare John Lewis, con una intro pianistica che in realtà occupa gran parte del pezzo. Quando entra la sua voce androgina, non arriva nemmeno a enunciare la melodia, che non sarebbe riconoscibile se non fosse per le parole. Qui, forse, non è tanto il caso di un’esecuzione musicale che contraddice lo spirito dei versi: direi che li interpreta come un desiderio destinato non solo a non essere esaudito, ma ad avere un qualche esito infausto, così doloroso che non è nemmeno immaginabile.

  You’d Be So Nice to Come Home To (Cole Porter), da «At Newport», Colpix Records CP 412. Nina Simone, canto, piano; Al Shackman, chitarra; Chris White, contrabbasso; Bobby Hamilton, batteria. Registrato al Festival del jazz di Newport, 30 giugno 1960.

mercoledì 16 febbraio 2011

[comunicazione di servizio]

  Apprendo, e doverosamente riferisco, che sul sito del batterista e compositore Tony Rusconi è possibile scaricare (via iTunes) l’intera discografia di Rusconi, personaggio di rilievo dell'avanguardia jazzistica storica del nostro paese, che comprende colaborazioni con figure quali Steve Lacy, Paul Rutherford, Fred Frith e Renato Geremia. Mi dice Rusconi che di qui a poco si aggiungeranno altri inediti live dagli anni Settanta.

  Alcuni anni fa ho condotto, per un mio vecchio sito, una lunga intervista con Rusconi che molti hanno giudicato interessante.

The Inflated Tear (Rahsaan Roland Kirk) (Dave Douglas)

  Sentiamo come Dave Douglas, musicista con il penchant di storico del jazz, interpreta uno dei pezzi più famosi di Rahsaan Roland Kirk con un organico insolito: alla sua tromba ha affiancato violino, violoncello e ritmica (tutti, come Douglas, della cerchia di Zorn).

  Prima sentirai The Inflated Tear dal suo compositore, ma non nella versione più nota, quella del disco del 1967, bensì in una ripresa dal vivo a Praga, eseguita quasi esattamente un mese prima.

  The Inflated Tear (Kirk). Rahsaan Roland Kirk; Ron Burton, piano; Steve Novosel, contrabbasso; Jimmy Hopps, batteria. Registrato a Praga il 19 ottobre 1967.



  The Inflated Tear, da «Five», Soul Note 121276-2. Dave Douglas, tromba; Mark Feldman, violino; Erik Friedlander, violoncello; Drew Gress, contrabbasso; Michael Sarin, batteria. Registrato il 31 luglio 1995.

martedì 15 febbraio 2011

Monk’s Mood, Misterioso (Steve Lacy)

  Le interpretazioni monkiane di Steve Lacy, che le composizioni di Monk le suonava tutte, hanno un’autenticità particolare, perché Lacy suonò con Monk in una scrittura leggendaria (che cosa non lo è, che riguardi Monk?) alla Jazz Gallery di New York, nel giugno del 1960. Lacy ne parlò sempre come di una scuola, anzi «like about five schools rolled into one». È questa la differenza fra il suo Monk e quello dei pur ottimi suoi compagni di sestetto.

  Monk’s Mood (Monk), da «We See: Thelonious Monk Songbook»; HatOLOGY 569. Steve Lacy, sax soprano. Registrato il 2 settembre 1992.



  Misterioso (Monk), ib., Lacy; Steve Potts (sax alto), Hans Kennel, flicorno; Sonhando Estwick, vibrafono; Jean-Jacques Avenel, contrabbasso; John Betsch, batteria.

lunedì 14 febbraio 2011

Flim (Aphex Twin) (The Bad Plus)

  È virtuosistico e divertente il modo in cui Dave King, caotico batterista dei Bad Plus, riproduce, anzi, reinventa i poliritmi generati digitalmente da Aphex Twin (Richard D. James). Pianoforte e contrabbasso si limitano a ripetere l’aggraziata melodia, anche loro in tutto mimetici dell’originale, fungendo di fatto da sezione ritmica al batterista.

  (In meno di dieci anni, i BP sono passati da una piccola etichetta spagnola alla Columbia/Sony, a doversi produrre i dischi da soli; le loro ambizioni, invece, sono fortunatamente andate sempre crescendo e la loro prossima cover, il 26 marzo presso la Duke University a Durham, Carolina del Nord, sarà del Sacre du Printemps. Non so tu, ma a me piacerebbe proprio esserci).

  Flim (Richard D. James), da «Come to Daddy», Warp Records, 1997.



  Flim, da «These Are the Vistas», Columbia CK 87040. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato dal 30 settembre al 5 ottobre 2002.

domenica 13 febbraio 2011

Fuzz Funk - Ask Me Now (Michelle Rosewoman)

  Anche lei, Michelle Rosewoman, chi l’ha più vista? Compositrice e pianista (anche cantante) della Bay Area, California del Nord, fra l’altro in possesso di un nome grandioso.

  Fuzz Funk (Rosewoman), da «Guardians of the Light», Enja ENJ 9378 2. Steve Wilson, sax alto; Craig Handy, sax tenore; Michelle Rosewoman, piano; Kenny Davis, basso elettrico; Gene Jackson, batteria. Registrato il 19 o 20 marzo 1999.



  Ask Me Now (Monk), ib., Michelle Rosewoman, piano.

sabato 12 febbraio 2011

Children in the Temple Ground (Toshiko Akiyoshi-Lew Tabackin)

  Ancora una delle osservazioni sparse che vado facendo su jazz ed esotismo. La terza big band di rilievo e continuità negli anni Settanta (con quelle di Thad Jones & Mel Lewis e di Francy Boland & Kenny Clarke, e oltre a quelle classiche di Basie, Herman, Kenton e a quella di Ellington, sempre la più creativa, anche nei momenti più dilapidati), fu quella co-diretta dalla giapponese americanizzata Toshiko Akiyoshi e dal marito Lew Tabackin. Toshiko, che era arrivata in USA forte di una raccomandazione di Oscar Peterson e che era (ed è, suppongo), un’eccellente pianista, scriveva e arrangiava l’intero repertorio dell’orchestra, il cui «orientalismo» era più genuino di altri, et pour cause.

  Children in the Temple Ground (Akiyoshi), da «Toshiko Akiyoshi/Lew Tabackin», Mosaic Select MS-033. Stu Blumberg, Don Rader, Mike Price, Bobby Shew, tromba; Charles Loper, Bruce Paulson, Britt Woodman, trombone; Phil Teele, trombone basso e contrabbasso; Dick Spencer, Gary Foster, sax alto, flauto, clarinetto; Lew Tabackin, sax tenore, flauto, ottavino; Tom Peterson, sax tenore, flauto contralto, clarinetto; Bill Perkins, sax baritono, flauto contralto, clarinetto basso; Toshiko Akiyoshi, piano; Gene Cherico, contrabbasso; Peter Donald, batteria; Tokuko Kaga, cantante. Registrato il 28 febbraio 1975.

What Is there To Say? (Red Garland)

  È un bel po’ di tempo che non ti faccio sentire una versione della canzone di Vernon Duke, una delle mie preferite. Questa non è male (l’ho intitolata a Red Garland perché il disco è a suo nome), anche se non mi piace quanto quella di Gerry Mulligan che ti ho fatto sentire un pomeriggio jazz d’estate, l’anno scorso.

  What Is there To Say? (Duke-Harburg), da «High Pressure», Prestige/OJCCD-349-2. Donald Byrd, tromba; John Coltrane, sax tenore; Red Garland, piano; George Joyner, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 13 dicembre 1957.

venerdì 11 febbraio 2011

Prehensile Dream (Reid Anderson) (The Bad Plus)

  Ecco una bella composizione di Reid Anderson (contrabbassista dei Bad Plus) nella sua versione originale e poi in quella del c.d. power trio, cinque anni dopo. A farmi preferire la seconda, pur nella sua truculenza, è l’indole linfatica e l’intonazione approssimativa della frontline del 2000, e poi la chitarrina: ma quest’ultimo è, come si dice, un problema mio. Anderson è comunque un compositore interessante e personale, con le sue armonie prevalentemente di sottodominante, come forse è naturale per chi suoni uno strumento accordato per quarte.

  Prehensile Dream (Anderson), da «The Vastness of Space», Fresh Sound 096. Andrew D’Angelo, sax alto; Bill McHenry, sax tenore; Ben Monder, chitarra; Reid Anderson, contrabbasso; Marlon Browden, batteria. Registrato nel marzo 2000.



  Prehensile Dream, da «Suspicious Activity», Sony/Columbia 82876 7418802. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato nel maggio 2005.

Echo - From Before (Tony Williams)

  «Echo è un assolo di batteria di [Tony] Williams e, come ogni assolo di batteria, significa tutto e niente» (Richard Cook, Blue Note Records: The Biography, Justin, Carles & Co., 2001, p. 173).
  Dallo stesso disco, per chi ami i valori inequivoci, segue un meraviglioso pezzo in quintetto.

  Echo (Williams), da «Spring», Blue Note CDP 7 46135-2. Tony Williams, batteria. Registrato il 12 agosto 1965.



  From Before (Williams), ib., Sam Rivers, Wayne Shorter, sax tenore; Herbie Hancock, piano; Gary Peacock, contrabbasso; Tony Williams, batteria.

giovedì 10 febbraio 2011

Follow Down (Kenny Wheeler)

  Questo disco del 1979, suonato e composto da Kenny Wheeler, è poco noto, o meno di altri suoi, cosa che mi riesce incomprensibile, perché lo giudico bellissimo. Wheeler, insieme con Fats Navarro, Thad Jones e Bunny Berigan, ha avuto il più bel suono di tromba (e flicorno) di tutto il jazz – ora sente anche lui gli anni, che sono ottanta – , il classico strumentista a cui va a pennello l’aggettivo immacolato, ma mi è parso sempre un eccellente comprimario, soprattutto con Braxton negli anni Settanta. Colpa mia che lo conosco poco. Qui si mostra infatti un compositore jazz di alto livello, un leader con la capacità di «tirare» i collettivi e felicissima è anche la sua scelta di Evan Parker come voce alternativa (qui suonava ancora anche il tenore). Eje Thelin, J. F. Jenny-Clark ed Edward Vesala erano tre grandi jazzmen europei che ci hanno lasciato troppo presto.

  (Ehi – se ultimamente taci è perché acconsenti, vero?)

  Follow Down (Wheeler), da «Around Six», ECM 1156. Kenny Wheeler, tromba; Eje Thelin, trombone; Evan Parker, sax tenore; Tom van der Geld, vibrafono; Jean-François Jenny-Clark, contrabbasso; Edward Vesala, batteria. Registrato nell’agosto 1979.

mercoledì 9 febbraio 2011

G.V.E. (Air)

  Ecco il potente trio Air in una composizione di Henry Threadgill che non è, in spirito, troppo distante da quanto andava facendo Yusef Lateef vent’anni prima. Nota personale e irrilevante: il giorno in cui veniva inciso questo pezzo era un giovedì ed era il giorno (la sera) in cui, molto imberbe, io sentii e vidi il mio primo concerto di jazz, al Capolinea di Milano: Lee Konitz e Martial Solal (Giorgio Azzolini, Gil Cuppini).

  G.V.E. (Hopkins), da «Air Time», Nessa NCD-12. Henry Threadgill, flauto e flauto basso, percussioni; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Registrato il 17 novembre 1977.

With a Song in My Heart - Status Seeking (Mal Waldron)

  In «With a Song in My heart» (la seduta è la stesa di Ciao!), Mal Waldron va contro tutto quello che la soave melodia e le sue parole suggeriscono, con un suono roccioso e un’esecuzione scabra e tesa, con frasi reiterate e spezzate, punteggiata da figure minacciose ai bassi. Come già osservato per Ciao!, Mal applica alla composizione una sua caratteristica equalizzazione armonica, e dal minuto 2 ripete, trasponendola, una caratteristica figura sincopata di due battute ognuna delle quali conclusa da una scala, discendente prima, ascendente poi:

(2 volte).

  With a Song in My Heart (Rodgers-Hart), da «Impressions», Prestige/OJCCD 132-2. Mal Waldron, piano; Addison Farmer, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria. Registrato il 20 marzo 1959.




  Questa figura, o altra riducibile a essa, ricorre altre volte negli assoli di Mal, quasi carattere morelliano: con più rilievo e pregnanza che altrove, nel momento culminante del suo assolo in Status Seeking, dal minuto 4:46, pezzo che apre uno dei più classici live del jazz moderno, la scrittura al Five Spot del 1961 con Eric Dolphy e Booker Little (fra parentesi: ma possibile che i fratelli Termini, proprietari del Five Spot, in quel 1961 forse il jazz cub più famoso al mondo, non potessero permettersi, se non un piano migliore, almeno un accordatore? Una volta alla settimana?)

  Status Seeking (Waldron), da «Here and There», Prestige/OJCCD 673-2. Booker Little, tromba; Eric Dolphy, sax alto; Mal Waldron, piano; Richard Davis, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato il 16 luglio 1961.

martedì 8 febbraio 2011

Morning (Yusef Lateef)

  Le sonorità di questo mattinale di Yusef Lateef mi suonano più domestiche che esotiche; un risveglio sommesso e odoroso di tè o di caffè, dove ogni cosa può farsi a suo tempo, senza premura. Lo dedico a due lettori in particolare: Paolo il Lancianese, che Lateef ama di mattina e di sera, e Valentina F., che non ama la mattina, in ciò, credo, ricambiata di cuore.

  Morning (Lateef), da «Jazz Moods», Savoy MG 12103. Curtis Fuller, trombone, percussioni; Yusef Lateef, sax tenore, percussioni; Hugh Lawson, piano; Ernie Farrow, contrabbasso, rabat; Louis Hayes, batteria; Doug Watkins, percussioni. Registrato il 9 aprile 1957.

lunedì 7 febbraio 2011

Savoy Blues (Louis Armstrong)

  Louis con gli HF e Lonnie Johnson alla chitarra.

  Savoy Blues (Ory), da «King Louis», Properbox 93-3. Louis Armstrong and His Hot Five: Louis Armstrong, cornetta; Kid Ory, trombone; Johnny Dodds, clarinetto; Lil Armstrong, piano; Lonnie Johnson, chitarra. Registrato il 13 dicembre 1927.

domenica 6 febbraio 2011

Rhythm X (Charles Brackeen)

  Che fine avrà fatto Charles Brackeen? Musicista pochissimo registrato, e con enormi gap temporali, fu marito della pianista Joanne Grogan, ben nota con il nome da sposata. Qui lo senti con tre quarti dello storico quartetto di Ornette Coleman eseguire della musica d’impronta schiettamente colemaniana. Charles ha comunque un suo suono ed è un saxofonista coi fiocchi.   Rhythm X (Brackeen), da «Rhythm X», Strata-East SES 19736. Don Cherry, cornetta; Charles Brackeen, sax tenore; Charlie Haden, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato nel gennaio 1968.

sabato 5 febbraio 2011

Ciao! (Mal Waldron)

  Chissà quale ricordo italiano avrà voluto evocare Mal Waldron con questo blues (contenuto in un disco magnifico, fra l’altro); di certo le sue esperienze qui dell’anno prima, come pianista accompagnatore di una Billie Holiday oltre il tramonto, furono cupe, e alcuni attempati appassionati milanesi se ne ricordano ancora.

  Nota come, abbastanza presto in questa esecuzione, Mal praticamente abbandoni al contrabbasso il «giro» di blues, concentrandosi con caratteristica ossessione su alcuni frammenti di modo genericamente minore, in una climax che si interrompe con una serie di four alternati fra basso e batteria, per riprendere poco prima del settimo minuto con rinnovata concentrazione, rilassarsi ancora dopo l'ottavo, ma mantenendo la tensione con dei marcatissimi accenti sull’off-beat e finire in cadenza con una citazione gershwiniana.

  Ciao! (Waldron), da «Impressions», Prestige/OJCCD 132-2. Mal Waldron, piano; Addison Farmer, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria. Registrato il 20 marzo 1959.

venerdì 4 febbraio 2011

The Message (Andrew Hill)

  Credo che tutti gli appassionati del jazz si siano divertiti qualche volta, nella loro fantasia, a fare un ozioso esperimento di commutazione : come avrebbe suonato X nel complesso di Y? Come avrebbe eseguito la sua musica? Che cosa avrebbe fatto al posto di un altro? Queste commutazioni hanno senso, se ce l’hanno, e gusto se si svolgono fra musicisti contemporanei, più o meno coetanei, ma di stile e tendenze diverse o opposte. E insomma, chiedersi come avrebbe suonato Lee Konitz in un disco di Andrew Hill, alle prese con le sue composizioni, sembrerebbe proprio quel genere di esercizio.
  In questo caso ne abbiamo la testimonianza, del 1974.

  The Message (Hill), da «Spiral», Freedom FCD 41007. Ted Curson, tromba; Lee Konitz, sax alto; Andrew Hill, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Art Lewis, batteria. Registrato il 2 dicembre 1974.

giovedì 3 febbraio 2011

Sin Street (Pete LaRoca Sims)

  Le turcherie, effetto collaterale nella musica nell’arte e nel costume europei delle guerre contro i Turchi (e particolarmente della battaglia di Lepanto, 1571) sono arrivate a influenzare indirettamente il jazz, come riflesso di certe musiche sette- e ottocentesche da salon, e anche direttamente, come dimostra fra l’altro questo disco del 1967 del batterista Pete LaRoca Sims, molto bello e molto avanzato (peccato che PLRS, il batterista originale del quartetto di Coltrane, abbia di lì a poco abbandonato per molti anni la musica per mattersi a fare, go figure, l’avvocato…).
  In copertina il disco ha Le Bain Turc di Dominique Ingres, proprio come avrebbe avuto «Electric Bath»
di Don Ellis, inciso nel settembre di quell’anno e contenente la famosissima turcheria Turkish Bath nell’allora esotico tempo di 7/4. Ma anche il tempo pari di questa sorta di blues turco di LaRoca cela una curiosa divisione interna, 2+4+2.

  Sin Street (Pete LaRoca Sims), da «Turkish Women at the Bath», 32 Jazz CD 32052. John Gilmore, sax tenore; Chick Corea, piano; Walter Booker, contrabbasso; Pete Laroca Sims, batteria. Registrato il 25 maggio 1967.

I Cover the Waterfront (Red Allen, Coleman Hawkins)

  Quando penso ai termini swing, relax e soul riferiti alla musica, io penso a qualcosa di molto simile agli assoli di Henry «Red» Allen e di Coleman Hawkins in questa meravigliosa versione di I Cover the Waterfront, e più in generale al feeling di tutta questa esecuzione e di questa seduta del 1957.

  I Cover the Waterfront (Heyman-Green), da «World on a String», Bluebird NL 497. «Red»Allen, tromba; Coleman Hawkins, sax tenore; Marty Napoleon, piano; Everett Barksdale, chitarra; Lloyd Trotman, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato il 27 marzo 1957.

mercoledì 2 febbraio 2011

Storyville Story (Gerry Mulligan)

  Un altro caso di pianista occasionale, Gerry Mulligan, che altrove nel disco cede lo sgabello al trombonista Bob Brookmeyer. Mi è capitato di sentire dischi ed esibizioni di Gerry in cui lui era pianista migliore del suo pianista titolare…

  Storyville Story (Mulligan), da «Gerry Mulligan Quartet at Storyville», Pacific Jazz CDP 7 94472 2. Bob Brookmeyer, trombone a pistoni; Gerry Mulligan, piano; Bill Crow, contrabbasso; Dave Bailey, batteria. Registrato allo Storyville Club di Boston il 6 dicembre 1956.

martedì 1 febbraio 2011

God Bless the Child (Eric Dolphy)

  God Bless the Child (Holiday-Herzog), da «Here and There», Prestige/OJCCD 673-2. Eric Dolphy, clarinetto basso. Registrato al Five Spot Cafe il 16 luglio 1961.

Contemplation (Arthur Blythe)

  «Black» Arthur Blythe è stato uno dei grandi sax contralto degli ultimi quarant’anni, anche se la sua carriera, annunciatasi favolosa negli anni Settanta, non ha avuto lo sviluppo sperato. Black Arthur è anche notevole per l’uso che fa di strumenti poco maneggevoli come il basso tuba e, soprattutto, il violoncello, qui nelle mani molto abili di Abdul Wadud. Questo quintetto del 1981 precorre alcune cose che avrebbe poi fatto Henry Threadgill.

  Contemplation (Blythe), da «Blythe Spirit», CBS 84194. Arthur Bythe, sax alto; Abdul Wadud, violoncello; Kelvyn Bell, chitarra; Bob Stewart, tuba; Bobby Battle, batteria. Registrato nel 1981.