domenica 30 settembre 2018

If You Could See Me Now – What’s New (Wynton Kelly)

 Wynton Kelly è stato fra i pianisti moderni, a mio parere, il suonatore di blues più elegante e fu certo questa sua caratteristica a renderlo caro a Miles Davis. L’esecuzione strumentale del blues non esclude l’eleganza, che tuttavia non è certo il tratto che viene in mente per primo pensando a quell’idioma, nel quale anzi musicisti di norma contenuti hanno spesso ecceduto: se parliamo di pianisti, pensiamo a certo modo di enfatizzare le appoggiature zappando la tastiera o d’indugiare troppo a lungo su un ostinato o d’inzeppare oltre il lecito il discorso di blue note o ancora all’abuso del tremolo, peccati in cui sono incorsi anche grandi nomi.

 Kelly, mai. Per Davis era «una via di mezzo fra Red Garland e Bill Evans», i due pianisti che lo precedettero nei suoi complessi. Le differenze di stile rispetto a Evans sono troppo evidenti per parlarne, anche se Kelly risentì un certo influsso del collega. Rispetto a Garland, un pianista per il quale io non sono mai andato matto, Kelly manca del tutto di leziosità ed è molto raramente meccanico o poco ispirato.

 Certamente non lo era in questa bella session ripresa dal vivo a Washington nel 1966. In What’s New al trio si unisce Wes Montgomery, d’umore meno esuberante del solito in un assolo eseguito tutto in ottave.

  If You Could See Me Now (Cameron-Sigman), da «Smoking’ in Seattle - Live at the Penthouse», Resonance. Wynton Kelly, piano; Ron McClure, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato nell’aprile 1966.

  What’s New? (Haggart-Burke), ib. più Wes Montgomery, chitarra.

venerdì 28 settembre 2018

Blues March (Art Blakey & The Jazz Messengers)


 Questa esecuzione del classico dei Jazz Messengers (composto da Benny Golson) è più quieta, mellow del solito. Joanne Brackeen, la bravissima pianista che fu l’unica donna Messenger, pur nell’arrangiamento che la vincola a scandire i four beats to the bar si fa valere con dei voicing sagaci. Si risente su Jnp dopo due giorni Bill Hardman, che dai Messengers entrò e uscì lungo circa vent’anni.

 Altrove nel disco la front line, va detto, appare alquanto linfatica e a momenti anche stonata. Dal vivo a Tokyo.

 Blues March (Golson), da «Jazz Messengers ’70», Catalyst CAT 7902. Bill Hardman, tromba; Carlos Garnett, sax tenore;  JoAnne Brackeen, piano; Jan Arnet, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il19 febbraio 1970.

giovedì 27 settembre 2018

Ornithology (Charlie Parker & Angelo Maria Ripellino) RELOADED

Reload dal 20 aprile 2017.

 Nonché Aristofane e chi sa che cos’altro.

Le mostrerò la strepitante patria degli uccelli, signor Solferino,
Così mi disse stizzito Rabàs, l’organista.
Ed io vidi d’un tratto il cinguettío inestinguibile,
che trabocca dagli alberi come schiuma di birra,
le cupole di madreperla delle ali, una Terrasanta
di zampine smagrite con fogli portafortuna.
Vidi d’un tratto una bianca città stercoraria,
un gran circo vocale molto ostinato,
un’esecuzione nemica alle querulose ranocchie,
caldo fieno di piume, e niente carceri.
Gavinelli e calandre e fagiani e smerigli
si accapigliavano nel loro parlamento.
Vidi una cerchia di mura canterine, e grovigli
di ciuffi e penne, e remiganti castelli,
e dolce lanúgine di case trampoliere,
e scorte di tórtore ed altre ragioni di uccelli.
Mi rallegravo dei garriti e dei gorgheggi
di questa pluralità democratica.
Ma l’arruffío, il pigolío sulle statue di Braun
infastidiva la musica dell’aggrondato organista.
E Rabàs diede agli uccelli una ciòtola
di chicchi di miglio imbevuti di rum,
perché durante il concerto dormissero.

                             A.M. Ripellino, Notizie dal diluvio, 34, Einaudi 1969.


 Ornithology (Parker), da «A Studio Chronicle 1940-1948», JSP  RECORDS JSP915C. Miles Davis, tromba; Charlie Parker, sax alto; Lucky Thompson, sax tenore; Arvin Garrison, chitarra; Dodo Marmarosa, piano; Vic McMillan, contrabbasso; Roy Porter, batteria. registrato il 28 marzo 1946.

 Ornithology, da «Bird & Fats Live At Birdland», Cool & Blue C&B-CD103. Fats Navarro, tromba; Charlie Parker, sax alto; Bud Powell, piano; Curley Russell, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 30 giugno 1950.

 Ornithology, da «The Complete Legendary Rockland Palace Concert 1952», Jazz Classics CD-JZCL-5014. Charlie Parker, sax alto; Walter Bishop, piano; Mundell Lowe, chitarra; Teddy Kotick, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 26 settembre 1952.

mercoledì 26 settembre 2018

Samba Do Brilho – I Remember Love (Bill Hardman)


Bill Hardman, il titolare di questa seduta del 1978, racconta nelle note di copertina di aver trovato I Remember Love in un baule custodito da un suo amico che conservava composizioni inedite e forse mai eseguite di Tadd Dameron.

 Hardman è uno di quei jazzisti per i quali io ho un debole; un journeyman, direbbero gli americani, un onesto lavoratore della musica che non è uno stilista né tantomeno un caposcuola ma che riesce tuttavia a esprimersi sempre con un’individualità inconfondibile, cioè non solo con abilità artigianale ma con arte, che è quello che il linguaggio del jazz consente a chi lo pratichi con conoscenza, devozione e sincerità (e talento, va senza dire) e che forse lo rende unico fra le musiche evolutesi nel Novecento. 

 Hardman aveva inciso l’anno prima con Junior Cook e Mickey Tucker, pianista che ti ho già presentato (v. la nuvola qui a destra) e di cui potrei dire quello che ho detto di Hardman.  

 Etichette come la Muse di Joe Fields, la Xanadu di Don Schlitten, la Timeless di Wim Wigt, la Mainstream di Bob Shad e la Flying Dutchman di Bob Thiele (la più avventurosa, quest’ultima) negli anni Settanta registrarono con cura e amore una quantità dischi di jazzmainstream creativo e fantasioso. Nei decenni successivi, così pare a me, più raramente il mainstream avrebbe presentato queste qualità né avrebbe trovato produttori discografici del pari sensibili e intelligenti.

 Samba Do Brilho (G. Verqueiro), da «Home», Muse MR 5152. Bill Hardman, tromba; Junior Cook, sax tenore; Mickey Tucker, piano; Chin Suzuki, contrabbasso; Victor Jones, batteria; Lawrence Kilian, percussioni. Registrato il 10 gennaio 1978.
 I Remember Love (Dameron), id.

martedì 25 settembre 2018

Some Blues But Not The Kind That’s Blue – My Favorite Things (Sun Ra)

 Sun Ra, colto qui nel 1977, apparteneva all’avanguardia del jazz? A parte che dubito forte che lui si sia mai posto il problema, se anche restiamo nel campo puramente musicale, come probabilmente non è giusto fare con un artista dal paratesto così impegnativo e appariscente, dagli anni Cinquanta fino alla fine non riconosco in lui i caratteri delle avanguardie che sono ben riconoscibili in quasi tutti gli altri progressivi jazzistici degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. 

 La libertà armonica, la selvaggia eterodossia sonora e formale mancano dell’aspetto metodico e dimostrativo di tutta l’arte d’avanguardia, e vi manca anche l’aspetto riluttantemente servile che l’avanguardia ha di necessità verso la tradizione: Sun Ra non aveva bisogno di oltraggiare la tradizione, tantomeno di omaggiarla, perché (credo io) se ne sentiva parte e sapeva, o sentiva, che ne avrebbe fatto parte qualsiasi strada avesse mai deciso d’imboccare.

 (Dubbio corollario: parlare di avanguardia a proposito del jazz sarà appropriato o è solo comodo?).

 Sarà per questo che, della molesta My Favorite Things, Sun Ra era l’unico in grado di dare versioni interessanti senza nulla dovere all’inevitabile stravolgimento coltraniano: qui, come tante altre volte, con il sostanziale contributo di John Gilmore.

 Some Blues But Not The Kind That’s Blue (Sun Ra), da «Some Blues But Not The Kind That's Blue», Saturn 1014077. Akh Tal Ebah, tromba e flicorno; Marshall Allen, sax alto; John Gilmore, sax tenore; Danny Davis, flauto; James Jacson, fagotto; Eloe Omoe, clarinetto basso; Sun Ra, piano; Richard Williams, contrabbasso; Luqman Ali, batteria; Atakatune, conga. Registrato nel 1977.

 My Favorite Things (Rodgers-Hammerstein III), id.

lunedì 24 settembre 2018

Suspension Blues – I Cover the Waterfront (Vic Dickenson) RELOADED


Reload dal 6 gennaio 2017.

 Mi piace tanto Vic Dickenson perché suona il trombone come andrebbe suonato ma soprattutto perché suona come parla. Mi spiego: io naturalmente non so come parlasse Vic Dickenson, non l’ho mai sentito, ma i suoi assoli hanno l’articolazione, il passo, il pathos, le pause, l’umorismo, anche gli occasionali difetti o eccentricità di pronuncia di un eccellente e affabile conversatore, di quelli che sanno parlare di tutto con tutti e hanno sempre cose interessanti da dire, mai invadenti, mai ossessi di sé; lo stesso direi dei suoi colleghi di front line qui, Shad Collins, Ruby Braff e soprattutto il meraviglioso Edmond Hall al clarinetto, uno dei veri grandi del suo strumento.

 La qualità vocale, discorsiva, dialogica, unhurried dell’eloquio musicale era più spesso riscontrabile nei vecchi musicisti, quelli di prima del ’45 e certamente qui è stimolata ed agevolata, in Suspension Blues, dalla sezione ritmica di Count Basie. Nota anche come, in questi incunaboli del mainstream, Dickenson sia per usi armonici e ritmici, più ancora che «moderno», fuori dal tempo.

 In Waterfront, Sir Charles Thompson sembra non fare niente di speciale, ma costruisce tre brevi assoli di compiuto arco drammatico.


 Aggiunta del giorno dopo: leggo ora che cosa ha detto Tom Harrell a Ethan Iverson:
Trumpet playing — all brass playing — interacts with singing and talking, too, because you’re forming words, you’re forming syllables as you play for different articulation, different types of tonguing.

 Suspension Blues (Dickenson), da «Vic Dickenson Septet», Vanguard VRS 8520/1. Lester «Shad» Collins, tromba; Vic Dickenson, trombone; Edmond Hall, clarinetto; Sir Charles Thompson, piano; Steve Jordan, chitarra; Walter Page, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 29 novembre 1954.

 I Cover the Waterfront (Heyman-Green), id. ma Ruby Braff, cornetta, al posto di Collins; Les Erksine, batteria, al posto di Jones. Registrato il 29 dicembre 1953.

sabato 22 settembre 2018

I Get A Kick Out Of You (Charles McPherson)




 Un quartetto elegantissimo. Charles McPherson, ottantenne lanno venturo, è l’ultimo e maggiore rappresentante del sax alto bebop.

 I Get A Kick Out Of You (Cole Porter). Charles McPherson, alto; Barry Harris, piano; Buster Williams, bass; Roy Brooks, drums. Registrato il 23 dicembre 1969.