martedì 31 agosto 2010

Violets For Your Furs, While My Lady Sleeps (John Coltrane)

  Dal disco d’esordio di John Coltrane a proprio nome, due delle sue soavi intepretazioni di ballad. Red Garland e Paul Chambers gli erano colleghi nel quintetto di Miles e, in Violet, Red prende un assolo a block chords, proprio come faceva nelle ballad con Miles.

  In While My Lady Sleeps, il cupo vamp ricorrente nel modo locrio di Do lascia intravvedere la temperie musicale ed emotiva nell’immediato futuro di Trane.

  Violets For Your Furs (Dennis-Adair), da «Coltrane», Prestige-OJCCD-020-2. John Coltrane, sax tenore; Red Garland, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Albert Heath, batteria. Registrato il 31 maggio 1957.




  While My Lady Sleeps (Kuper-Kahn-Eddy), ib. ma Johnny Splawn, tromba, e Mal Waldron, piano, al posto di Garland.


lunedì 30 agosto 2010

Hangover Triangle I, II (Nichols - Lewis/Lacy/Mengelberg/Gorter/Bennink)

  Prima la composizione di Herbie Nichols come eseguita dal suo autore, poi nella versione di una semi-all stars negli anni Ottanta. Misha Mengelberg è davvero un pianista «nicholsiano»; Han Bennink non è un batterista «roachiano», ma pazienza.

  Hangover Triangle (Nichols), da «The Complete Blue Note Recordings», Blue Note 8 59355 2. Herbie Nichols, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il primo agosto 1955.




   
  Hangover Triangle, da «Change of Season», Soul Note SN 121104. George Lewis, trombone; Steve Lacy, sax soprano; Misha Mengelberg, piano; Arjen Gorter, contrabbasso; Han Bennink, batteria. Registrato nel luglio 1984.


Oh, Lady Be Good (Count Basie, «Chu» Berry)

  Leon «Chu» Berry, al momento della morte precocissima a trentun anni, nel 1941, era già un veterano di orchestre importanti (Fletcher Henderson, Cab Calloway) e uno dei saxofonisti tenori più distinti fra quelli che s’ispiravano a Coleman Hawkins – cioè tutti quanti, a eccezione di Lester Young.

  Te lo faccio sentire proprio accanto a Lester nel breve periodo in cui, morto Herschel Evans anche lui molto giovane, «Chu» lo sostituì nell’orchestra di Count Basie (il posto di Evans sarebbe poco dopo stato ricoperto in pianta stabile da Buddy Tate). Oh, Lady Be Good resta anche uno dei suoi dischi più famosi, ben espressivo del suo stile, hawkinsiano, sì, ma meno drammatico e «melodrammatico» di quello del maestro, armonicamente avanzato per la sua epoca. All’assolo di «Chu» e dopo un assolo di tromba (Harry Edison, credo), provvede un incredibile contrasto l’assolo di Lester, completamente surreale.

  Oh, Lady Be Good (G. e I. Gershwin) da «On Parade», MJCD 1146. Shad Collins, Ed Lewis, Buck Clayton, Harry Edison, tromba; Dicky Wells, Benny Morton, Dan Minor, trombone; Earle Warren, sax alto; Lester Young, «Chu» Berry, sax tenore; Jack Washington, sax baritono; Count Basie, piano; Freddie Green, chitarra; Walter Page, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 4 febbraio 1939.


domenica 29 agosto 2010

From A Flat To C (John Kirby)

  Il raffinato sestetto di John Kirby, gli Onyx Club Boys, aveva arrangiamenti di Charlie Shavers, Buster Bailey (il leader originale) e Billy Kyle.

  È di Kyle questo From A Flat To C, basato sulle armonie del gershwniano I Got Rhythm negli assoli ma che nel tema usa una progressione armonica («da La bemolle a Do») che sarebbe di lì a pochissimi anni entrata nel vocabolario del jazz moderno.

  From A Flat To C (Kyle) da «John Kirby, 1938-39», Classics 750. Charlie Shavers, tromba, Buster Bailey, clarinetto, Russell Procope, sax alto, Billy Kyle, piano, John Kirby, contrabbasso, O’Neil Spencer, batteria. Registrato il 28 Ottobre 1938.


sabato 28 agosto 2010

Keepin’ Out Of MIschief Now I, II (Louis Armstrong)

  A distanza di ventitré anni, Louis Armstrong esegue questa canzone di Fats Waller, il cui chorus ha la misura insolita di venti battute. Nell’ultimo chorus della versione del 1955, Louis sovrappone alla voce la tromba.

  Keepin’ Out Of Mischief Now (Razaf-Waller), da «Satch plays Fats», Columbia Legacy CK64927. Louis Armstrong, Zilmer Randoplh, tromba; Preston Jackson, trombone; Lester Boone, George James, Albert Washington, ance; Albert Washington, piano; Mike McKendrick, chitarra; John Linsday, contrabbasso; Tubby Hall, batteria. Registrato il 26 aprile 1932.



  Keepin’ Out Of Mischief Now, ib. Louis Armstrong, tromba; Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria; registrato il 3 maggio 1955.



On ne dit pas regarder la lune, on dit «luner» (Benoît Delbecq)

  Ti ho già presentato Benoît Delbecq con un suo quintetto. In «Nu-Turn», disco austero la cui ricerca ritmica pare attenda di essere illuminata da altri colori strumentali, è evidente la sua denunciata discendenza dal Ligeti degli Studi (e dei pezzi per clavicembalo).
 
   Il piano preparato esplicita questa necessità richiamando il timbro del balafon, mentre gli esperimenti metrici evocano spiccatamente il Tristano di Turkish Mambo.
 
   On ne dit pas regarder la lune, on dit «luner» (Delbecq), da «Nu-Turn», Songlines SGL SA1543-2. Benoît Delbecq, piano e piano preparato. Registrato nel dicembre 2001.


April In Paris (Thad Jones)

  Thad Jones è ricordato più per i suoi meriti di arrangiatore e bandleader che per quelli di trombettista (e cornettista), eppure era uno strumentista di eccelso valore – per Mingus, il migliore che avesse mai sentito sullo strumento – e immediatamente riconoscibile per il suono aperto e il fraseggio ricercato.

  In questa April In Paris (lenta, quasi cauta e stupita, come anche gli altri pezzi del disco) Thad apre il suo assolo citando la canzone popolare Pop, Goes The Weasel, proprio come aveva fatto nell’esecuzione famosa di Count Basie a cui aveva preso parte quello stesso anno.

  April In Paris (Duke-Harburg), da «The Magnificent Thad Jones», Blue Note CDP 7 46814-2. Thad Jones, tromba; Billy Mitchell, sax tenore; Barry Harris, piano; Percy Heath, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 14 luglio 1956.


venerdì 27 agosto 2010

She’s Funny That Way (Lester Young)

  Cinquantun anni fa come oggi moriva Lester Young (sessanta come oggi, Cesare Pavese).

  She’s Funny That Way (Moret-Whiting), da «The Complete Aladdin Sessions», Blue Note CDP 7243 8 32787 2 5. Lester Young, sax tenore; Irving Ashby, chitarra; Joe Albany, piano; Red Callender, contrabbasso; Chico Hamilton, batteria. Registrato nell’agosto 1946.


Star Crossed Lovers (Steve Lacy, Mal Waldron)

  Steve Lacy e Mal Waldron ancora nel repertorio ellingtoniano. Questo è da «Such Sweet Thunder», la suite shakespeariana; gli innamorati a cui le stelle sono avverse sono Romeo e Giulietta.

  Nota come i due altro non facciano che esporre ripetutamente il tema. Nota la bellezza del tema (serve davvero che te lo faccia notare? Spero proprio di no).

  Star Crossed Lovers (Ellington), da «Sempre Amore», Soul Note SN 1170 (1987). Steve Lacy, sax soprano; Mal Waldron, pianoforte. Registrato il 17 febbraio 1986.


giovedì 26 agosto 2010

S. Francisco Holiday (Worry Later) (Thelonious Monk)

  In questo ingaggio al Blackhawk di San Francisco, nel 1960, il quartetto regolare di Monk vide l’aggiunta di Harold Land e del trombettista Joe Gordon e la presenza occasionale di Billy Higgins alla batteria.

  Il risultato è buono soprattutto nel contrasto fra il tenore di Land e quello di Charlie Rouse, qui autore del primo assolo. Questo tema, fra i meno battuti di Monk, mostra la sua abilità di comporre nessi ritmico-melodici memorabili usando pochissime note.

  S. Francisco Holiday (Worry Later) (Monk), da «Thelonious Monk Quartet Plus Two at The Blackhawk», riverside OJCCD 305-2. Joe Gordon, tromba; Harold Land e Charlie Rouse, sax tenore; Thelonious Monk, piano; John Ore, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 29 aprile 1960.


Memories Of You, East Coasting (Charles Mingus)

  Questo workshop del 1957 trovò Mingus in umore meno rivoluzionario che nel colossale «Pithecanthropus Erectus» inciso nel ’56, piuttosto nella vena dei workshop di pochi anni prima, ma meno austera e cerebrale. Intorno a lui, un gruppo di fedeli (il notevole Clarence Shaw deve a Mingus la sua poca fama: nel senso che fu nei gruppi di Mingus che si illustrò, e fu per colpa di Mingus che decise d’interrompere precocissimamente la carriera), a cui si aggiunge la presenza insolita di Bill Evans.

  Memories Of You (Razaf-Blake), da «East Coasting», Bethlehem Jazz Classic 30022. Clarence Shaw, tromba; Jimmy Knepper, trombone; Shafi Hadi, sax tenore; Bill Evans, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Dannie Richmond, batteria. Registrato nell’agosto 1957.




  East Coasting (Mingus), ib.


mercoledì 25 agosto 2010

If I Should Lose You (Grant Green, Sonny Clark)

  If I Should Lose You  (Rainger-Robin), da «The Complete Quartets With Sonny Clark», Blue Note 571924. Ike Quebec, sax tenore; Grant Green, chitarra; Sonny Clark, piano; Sam Jones, contrabbasso, Louis Hayes, batteria. Registrato il primo marzo 1962.


martedì 24 agosto 2010

Ross Tavern Boogie (Art Hodes)

  Bello questo boogie, reso con autenticità, semplicità e poesia da Art Hodes

  Di Hodes, che era anche un arguto e polemico jazz writer (e che, va notato, era bianco, nato in Ucraina nel 1904), oggi si ricordano in pochi, ma fra quelli che lo ricordano c’è sicuramente Horace Silver, che una volta ha detto: «se non ci fosse stato Art Hodes, oggi non ci sarebbe Horace».

  Ross Tavern Boogie (Hodes), da «Boogie Woogie Vol. 1 (Piano Soloists)», Jasmine JASMCD 2538. Art Hodes, piano. Registrato nel 1939.


lunedì 23 agosto 2010

Ophelia (Art Pepper)

  Sai, io di lavoro faccio il traduttore. Siccome mi piace il jazz (ma va’?), da anni propongo senza successo a varî editori una versione italiana dell’autobiografia di Art Pepper: non per smania di denaro, ma proprio perché è un libro bellissimo, di quelli che ogni appassionato del jazz amerebbe, se solo potesse leggerlo. Ma niente, non ci sentono.

  Io intanto ti propongo Art nell’ultima parte della sua carriera e della sua vita: lui era, come sempre, uno straccio, ma, come sempre, suonava a meraviglia.

  Ophelia (Pepper), da «Live In Japan Vol. 1», Storyville STCD 4128. Art Pepper, sax alto; Milcho Leviev, piano; Bob Magnusson, contrabbasso; Carl Burnett, batteria. Registrato nel marzo 1978.


Atonement, Descent Into the Maelstrom (Lennie Tristano)

  Già prima del 1953, quando registrò a casa sua, sovraincidendo tre parti di piano, l’allucinante Descent Into The Maelstrom, Lennie Tristano pareva avviato verso qualche gorgo oscuro. Lo si sente bene in questo Atonement in trio del 1947, solo in apparenza più innocente. Descent ha visto la luce solo nel 1978.

  Atonement (Tristano), da «The Complete Keynote Recordings», Mercury 18PJ 1051/71. Lennie Tristano, piano; Billy Bauer, chitarra; Bob Leininger, contrabbasso. Registrato il 23 maggio 1947.




  Descent Into the Maelstrom (Tristano), da «Descent Into the Maelstrom», East Wind UCCJ 9072. Lennie Tristano, piano. Registrato nel 1953.


domenica 22 agosto 2010

Adam’s Apple (Wayne Shorter)

  Wayne Shorter è nel novero di quegli artisti a cui capita anche di fare qualcosa poco riuscita, ma mai banale o già fatta meglio da altri. In questo disco del 1966 Shorter dispiega un gusto per i ritmi «latini» conforme a una voga cominciata pochi anni prima, soprattutto dai musicisti che incidevano per la Blue Note (pioniere Horace Silver).

  Pezzi basati su un groove, un ostinato, sul giro del blues e con una melodia semplice e incisiva trovarono il loro template in The Sidewinder di Lee Morgan. La composizione di Shorter che apre il disco, Adam’s Apple, prende le mosse su quel binario, ma già prima che sia completata l’esposizione del tema si rivela essere un’altra cosa.

  Adam’s Apple (Shorter), da «Adam’s Apple», Blue Note 46403. Wayne Shorter, sax tenore; Herbie Hancock, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato nel febbraio 1966.



sabato 21 agosto 2010

Tenderly (Eric Dolphy)

  Eric Dolphy in solitudine molto rumorosa.

  Tenderly (Gross-Lawrence), da «Far Cry», OJCCD-400-2. Eric Dolphy, sax alto. Registrato il 21 dicembre 1960.


venerdì 20 agosto 2010

I Could Write A Book (Ellis Larkins-Ruby Braff) (Miles Davis)

  No, I couldn’t really write one.

I Could Write A Book (Rodgers-Hart), da «2 x 2: Ruby Braff And Ellis Larkins Play Rodgers And Hart», Vanguard 8507. Ruby Braff, cornetta; Ellis Larkins, piano. Registrato nell’ottobre 1955.





I Could Write A Book, da «Relaxin’ With The Miles Davis Quintet», Prestige/OJC20 190-2. Miles Davis, tromba; John Coltrane, sax tenore; Red Garland, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 26 ottobre 1956.


giovedì 19 agosto 2010

Promenade (Mose Allison)

  Mose Allison per oggi, solo pianista (bel pianista, in verità).

  Promenade (Allison), da «Autumn Song», Prestige/OJCCD 894-2. Mose Allison, piano; Addison Farmer, contrabbasso; Ronnie Free, batteria. Registrato il 13 febbraio 1959.


mercoledì 18 agosto 2010

Chico Cuadradino (Duke Ellington)

  Duke Ellington sa evocare la musica dell’America Latina con una normale sezione ritmica, senza il concorso di congas, bongos e timbales. Apri le orecchie dal minuto 2:00 in avanti: si dimostra come il Duca, solo che lo volesse, poteva insegnare il rock a chiunque.

  Chico Cuadradino
(Ellington), da «Latin American Suite», Fantasy OJC20 469-2. Duke Ellington, piano; Lawrence Brown, Buster Cooper, trombone; Johnny Hodges, sax alto; Paul Gonsalves, sax tenore; Harry Carney, sax baritono; altri non identificati. Registrato il 5 novembre 1968.


Conference Of The Birds

  Dave Holland, bassista supremo, come leader non mi ha mai persuaso , nemmeno (anzi, soprattutto) nelle sue intraprese degli ultimi quindici-vent’anni, quartetto quintetto e big band: formazioni impeccabili, luccicanti, dal tiro e dallo smalto sonoro impressionanti ma, questa è la mia impressione, prevedibili dall’A alla Z, pur se eccitanti (a piccole dosi).

  Questo disco in quartetto del 1972 è fra quelli che meglio contribuì a definire l’estetica ECM, quella che molti jazzfan oggi amano odiare. Holland ha da tempo cambiato rotta e ha smesso di incidere per Manfred Eicher da quel dì. Le atmosfere terse, tese al silenzio della più tipica musica ECM non mi hanno mai commosso, ma devo dire che «Conference Of The Birds» conserva una suggestione unica: tutto il disco, ma la title track in modo particolare, che è melodiosissima e suonata magnificamente. 
  Holland chiamò nella front line quelli che negli anni Settanta avrà tante volte come leader, Anthony Braxton e Sam Rivers, e alla batteria un altro del medesimo entourage, Barry Altschul, batterista-percussionista personalissimo e in seguito virtualmente scomparso, il cui lavoro alla marimba caratterizza il pezzo.

  Conference Of the Birds (Holland), da «Conference Of The Birds», ECM 829373-2. Anthony Braxton, sax sopranino; Sam Rivers, flauto; Dave Holland, contrabbasso; Barry Altschul, batteria, marimba. Registrato nel novembre 1972.


martedì 17 agosto 2010

Baolyi (Dudu Pukwana & Spear)

  Lo so che questo ti piace… Dudu Pukwana & Spear, il beat invincibile di Soweto. 

  Dudu Pukwana (1938-1990) fu parte di quella prima onda di musicisti sudafricani che prese la via dell’esilio in Europa nel 1964. Dopo aver fatto parte della Brotherhood of Breath di Chris McGregor, con Mongezi Feza formò questo complesso, Spear.

  Baloyi (Pukwana), da «In the Townships», Atlantic C 1504. Mongezi Feza, tromba; Dudu Pukwana, sax soprano; Bizo Mngqikana, sax tenore; Harry Miller, contrabbasso; Louis Moholo, batteria. Registrato nel 1973.


Creole Girl (Noah Howard)

  Noah Howard (1942) ebbe una certa notorietà ai tempi della New Thing, uno dei musicisti la cui attività documentò la ESP di Bernard Stollman. Si trasferì poi per tempo in Francia dove continuò a lavorare, fondando anche un’etichetta propria, ma in relativa oscurità, almeno fino ad anni recenti.

  Del 1977 è questo disco, pubblicato parecchi anni dopo, in cui Howard ha raccolto una all star di americani a Parigi di vario orientamento stilisitico: lui e Bobby Few, reduci appunto dagli anni Sessanta più ruggenti e dal quartetto di Frank Wright Center of the World, Richard Williams, splendido trombettista per tutte le stagioni, e nientemeno che Kenny Clarke alla batteria. «Red Star» è un disco molto piacevole e questa semplice composizione di Howard ne è il pezzo più riuscito. Il leader ha sul sax alto un bel suono aperto, che richiama saxofonisti di epoche trascorse pur nella modernità del fraseggio e che risente probabimente della sue origine neworleansiasana, con un bel vibrato largo.

  Creole Girl (Howard), da «Red Star», Boxholder BXH014. Richard Williams, tromba; Noah Howard, sax alto; Bobby Few, piano; Guy Pederson, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato il 16 maggio 1977.


lunedì 16 agosto 2010

The Seventh Son (Mose Allison)

  Non si sente abbastanza Mose Allison in giro. Non è l’ultimo dei tanti problemi che ci affliggono, io comunque faccio quello che posso.

  The Seventh Son (Willie Dixon), da «Mose Allison Sings», Prestige 7279. Mose Allison, canto e piano; Addison Farmer, contrabbasso; Ronnie Free, batteria. Registrato nel 1963.


Tintiyana (Abdullah Ibrahim)

  «African Space Program» è il bellissimo titolo di un disco altrettanto bello di Abdullah Ibrahim, il pianista sudafricano, realizzato quando ancora era noto come Dollar Brand, nome sotto il quale era stato scoperto da Duke Ellington. 

  Brand/Ibrahim, oltre che un notevole pianista, era un musicista incline alla composizione: la prima parte di questo Tintiyana è scritta per intero, mentre la seconda, che prevede una serie di assoli (delle trombe, il primo è di Cecil Bridgewater, il secondo di Enrico Rava), piazza sotto i solisti dei riff per niente affatto banali.
 
  Tintiyana, First Part (Dollar Brand), da «African Space Program», Enja CD 2032-2. Cecil Bridgewater, Charles Sullivan, Enrico Rava, tromba; Kiani Zawadi, trombone; Carlos Ward, Sonny Fortune, sax alto, flauto; Roland Alexander, sax tenore, armonica; John Stubblefield, sax tenore; Hamiet Bluiett, sax baritono; Cecil McBee, contrabbasso; Roy Brooks, batteria. Registrato il 7 novembre 1973.





  Tintiyana, Second Part, ib.


domenica 15 agosto 2010

There Will Never Be Another You, All The Things You Are (Oscar Pettiford)

  In questo quartetto euroamericano, colto a Vienna nel 1959, Oscar Pettiford presenta due ottimi musicisti europei, il saxofonista austriaco Hans Koeller e, oggi dimenticato, il chitarrista ungherese Attila Zoller.

  In All The Things, Oscar passa a pizzicare il violoncello, strumento sul quale nel jazz non ha fino a oggi avuto rivali, e Zoller ne rileva i compiti sulla chitarra basso.

  There Will Never Be Another You (Warren-Gordon), da «The Best Of Oscar Pettiford», Dixie Live DLCD4103. Hans Koeller, sax tenore; Attila Zoller, chitarra; Oscar Pettiford, contrabbasso; Jimmy Pratt, batteria. Registrato nel gennaio 1959.




  
  All the Things You Are (Kern-Hammerstein), ib. ma Pettiford al violoncello e Zoller alla chitarra basso.


Mr. Jelly Lord (New Orleans Rhythm Kings)

  Negli loro pochi anni di attività, dal 1922 al ’25, i New Orleans Rhythm Kings diventarono la band bianca più famosa dell’epoca e la più influente. Avevano ascoltato con attenzione la Creole Jazz Band di King Oliver. Paul Mares, il cornettista, anche lui di New Orleans, se ne professava devoto seguace, a differenza del concittadino Nick La Rocca, leader della Original Dixieland Jazz Band, che negava sfacciatamente di dovere alcunché ai jazzmen neri.

  I dischi dei NORK non sono un gran che, anche se di certo superiori a quelli dell’ODJB; il loro merito storico sta nell’essere stati raccordo fra i musicisti bianchi e i neri. Nel 1923 furono anche protagonisti della forse prima seduta di registrazione razzialmente mista della storia del jazz, allorché incisero cinque pezzi con Jelly Roll Morton. Restano le loro cose migliori, superiori al resto sotto ogni profilo ma particolarmente sotto quello ritmico.

  Mr. Jelly Lord (Morton), da «New Orleans Rhythm Kings and Jelly Roll Morton», Milestone 47020. Paul Mares, cornetta; George Brunies, trombone; Leon Roppolo, clarinetto; Jack Pettis, C-melody sax; Jelly Roll Morton, piano; Bob Gillette, banjo; Chink Martin, tuba; Ben Pollack, batteria. Registrato il 17 luglio 1923.

I’m Coming Virginia (Maxine Sullivan)

  Buon ferragosto con la voce di Maxine Sullivan in questa sempre bella canzone.

  I’m Coming Virginia (Cook-Heywood), da «Swing Street, Vol. 1», TAX S-9-2: Maxine Sullivan accompagnata da Frankie Newton, tromba; Buster Bailey, clarinetto; Pete Brown, sax alto; Babe Russin, sax tenore; Claude Thornhill, piano; John Kirby, contrabbasso; O’Neil Spencer, batteria. 6 agosto 1937.


sabato 14 agosto 2010

Bweebida Bobbida (Gerry Mulligan)

  La Concert Jazz Band di Gerry Mulligan suonava eleganti partiture, perlopiù  di Bob Brookmeyer, per una formazione sottilmente eccentrica: heavy on saxophones e con soli sei ottoni, oltretutto equamente (e insolitamente) ripartiti fra trombe e tromboni; il pianoforte era occasionalmente suonato da Mulligan.

  Qui, il solista di sax alto è Gene Quill.

  Bweebida Bobbida (Mulligan), da «Olympia - Nov. 19th, 1960», Delta Music 17421-2. Don Ferrara, Conte Candoli, Nick Travis, tromba; Bob Brookmeyer, trombone a pistoni; Willie Dennis, Allen Ralph, trombone; Gene Quill, Bob Donovan, sax alto; Jimmy Reider, Zoot Sims, sax tenore; Gene Allen, clarinetto basso; Gerry Mulligan, sax baritono; Buddy Clark, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 19 novembre 1960.


Afric Pepperbird (Jan Garbarek)

  Jan Garbarek, evocato in relazione a Keith Jarrett nei commenti al post che precede, non è stato sempre l’algido ectoplasma dei fiordi e delle aurore boreali che molti sono abituati a sentire (e ad apprezzare, immagino). 
  In gioventù, quando ancora praticava varî saxofoni e il flauto – parliamo di quarant’anni fa, ormai – , il norvegese si ispirava all’ultimo Coltrane, ad Ayler e a Gato Barbieri, praticava i groove, anche se magari non proprio irresistibili, e metteva l’Africa nel titolo del primo disco a suo nome.

  Afric Pepperbird (Garbarek), da «Afric Pepperbird», ECM 843475-2. Jan Garbarek, sax tenore e sax basso; Terje Rypidal, chitarra; Arild Andersen, contrabbasso, Jon Christensen, batteria. Registrato nel settembre 1970.


venerdì 13 agosto 2010

Say A Little Prayer For You (Ran Blake)

  Ran Blake sovverte minacciosamente le armonie della famosa canzone di Burt Bacharach, rendendola tuttavia con molto swing.

  Say A Little Prayer For You (Bacharach), da «Indian Winter», Soul Note 121327-2. Ran Blake, piano. Registrato il 30 novembre 1999.


Nardis (Bill Evans)

  Questo Paris Concert del 1979 credo sia la prima testimonianza discografica dell’ultimo trio di Bill Evans. In questa formazione, Evans eseguiva il suo repertorio con poche novità e spesso ad alta velocità: quest’ultimo un effetto, sembra, della cocaina che Evans aveva cominciato a usare dopo la morte del fratello Harry.

  Nel concerto di Parigi, tuttavia, c’è un momento unico nella discografia di Evans: i cinque minuti iniziali, in solitudine, della lunga esecuzione di Nardis. Come ne dice Enrico Pieranunzi nel suo libro su Evans (Bill Evans. Ritratto d’artista con pianoforte, Stampa Alternativa, 2001), « … una stupefacente ricapitolazione di tutti gli elementi che hanno concorso a formare il suo pianismo, di tutto ciò che egli ha più amato in musica» .

  A seguire, Bill Evans, discorrendo con Harry, parla del significato che per lui ha il jazz.

  Nardis (Evans), da «The Paris Concert Edition Two», Warner Bros 7599-60311-2. Bill Evans, piano; Marc Johnson, contrabbasso; Joe LaBarbera, batteria. Registrato nel novembre 1979.




Excerpts Of A Conversation Between Bill And Harry Evans, ib.


giovedì 12 agosto 2010

Nature Boy, Chim Chim Cheree (John Coltrane)

  Il quartetto di John Coltrane tornava in sala di registrazione circa due mesi dopo A Love Supreme, con l’aggiunta del secondo contrabbasso di Art Davis. Incisero fra l’altro due versioni di Nature Boy, la strana canzone dell’ancor più strano compositore Eden Ahbez (George Alexander Aberle), resa famosa da Nat «King» Cole. L’esecuzione del quintetto sente ancora dell’intensità emotiva della grande impresa di due mesi prima.

  Nature Boy (Ahbez), da «The Classic Quartet - Complete Impulse! Studio Recordings», Impulse! IMPD8-280. John Coltrane, sax tenore; McCoy Tyner, piano; Jimmy Garrison, Art Davis, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 18 gennaio 1965.





  A seguire, Chim Chim Cheree da Mary Poppins, che, nel tempo di 3/4 ed eseguita sul sax soprano (una delle ultime volte che Coltrane usò quello strumento su disco), richiama la classica esecuzione del quartetto di My Favorite Things, un’altra canzone resa famosa da Julie Andrews.
 

   Chim Chim Cheree (Bricusse-Newley), ib.


Aint’ Misbehavin’, Au Privave (Sonny Stitt) (Charlie Parker)

  Sonny Stitt è passato a lungo come un’efficientissima controfigura di Charlie Parker (forse anche per questo, da un certo punto in avanti, scelse come strumento principale il sax tenore), ma lui sostenne sempre di aver messo a punto il proprio stile indipendentemente da quello di Parker: cosa che, a sentire lui, lo stesso Parker riconobbe.
  Ascoltandolo con attenzione gli si può dare credito: le somiglianze di fraseggio con Parker sono evidentissime, ma la sonorità è diversa, più rotonda e vicina a quella degli altisti classici, il ritmo meno spastico e più lineare, in generale il discorso più diretto e cool, meno drammatico e in un certo senso più moderno.

  Ti faccio sentire Stitt dal vivo, prima nel 1951 con una scelta di repertorio desueta, Ain’t Misbehavin’ e più parkeriano che mai, benché qui suoni il sax tenore; poi, per un sommario confronto, sentirai Charlie Parker nello stesso anno in una delle sue composizioni più singolari, Au Privave, le cui frasi si adagiano sghembe sullo schema del blues di 12 battute; e infine di nuovo Stitt, all’alto, nel 1964, proprio in Au Privave (il tema però è liquidato in tutta fretta). Qui, ripreso a Berlino, Stitt suona con una formazione che alla ritmica dell’orchestra Clarke-Boland aggiunge il pianista catalano Tete Montoliu e Roland Kirk.

Ain’t Misbehavin’ (Waller), da «Loose Walk», Philology W 43-2. Bill Massey, tromba; Wade Marcus, trombone; Sonny Stitt, sax tenore; Gene Ammons, sax baritono; Junior Mance, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Teddy Stewart, batteria. Registrato il 10 marzo 1951.




Au Privave (Parker), da «Confirmation: The Best Of The Verve Years (1948 – 1954)», Verve. Miles Davis, tromba; Charlie Parker, sax alto; Walter Bishop, piano; Teddy Kotick, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 17 gennaio 1951.




Au Privave, da «Loose Walk», v. supra. Sonny Stitt, sax alto; Roland Kirk, sax tenore; Tete Montoliu, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato il 24 settembre 1964.


Begin The Beguine (Umberto Cesàri) - Soluzione al Quiz #4

  Stavolta il Quiz era  carognesco, ma devo dire che la differenza non si è notata nella risposta del colto e dell’inclita. L’unico che ci abbia fatto un tentativo è un idiota ignorante.

  Comunque si trattava del trio del pianista teatino (di Chieti) Umberto Cesàri (1920-1992), personaggio interessante e misterioso, un po’ inquietante perfino, che negli ultimi anni è stato oggetto delle attenzioni critiche soprattutto del suo concittadino Stefano Zenni e di Marcello Piras, insomma della SIdMA. Nel 2003 è uscito un bel volume di studi, discografia, documenti, con un impegnativo saggio biografico di Zenni, in edizione non commerciale corredata di due CD di incisioni diversamente irreperibili: Il pianista invisibile. Vita e opere di Umberto Cesàri (1920-1992), Chieti, Società Italiana di Musicologia Afroamericana, 2003.

  Begin The Beguine è forse il pezzo più famoso di Cesàri; colpisce per la profondità armonica e per una padronanza idiomatica che nell’Italia del 1950 era quasi inconcepibile. Con l’entusiasmo un po’ bombastico che gli è proprio, Marcello Piras lo definisce  «opera insieme fantasmagorica e abissale, cristallina ed enigmatica (…) uno dei vertici non solo del jazz italiano, ma della musica italiana del XX secolo».

  Begin The Beguine (Porter). Umberto Cesàri, piano; Carlo Pes, chitarra, Carlo Loffredo, contrabbasso. Registrato l’8 marzo 1950.

mercoledì 11 agosto 2010

Point Of Many Returns (Sam Rivers)

  Dal secondo dei bellissimi Blue Note di Sam Rivers.

  Point of Many Returns (Rivers), da «Contours», EMI Blue Note 7243 4 73163 2 6. Freddie Hubbard, tromba; Sam Rivers, sax tenore e soprano; Herbie Hancock, piano; Ron Carter, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 21 maggio 1965.


martedì 10 agosto 2010

Here’s That Rainy Day (Paul Desmond)

  Wishful thinking, visto che la notte scorsa qui a Milano è tornato il gran caldo. Basso e batteria sono quelli del Modern Jazz Quartet. Bonus, e wish più generale, Easy Living.

  Here’s That Rainy Day (Burke-Van Heusen), da «Easy Living», RCA/Bluebird 2306-2-RB. Paul Desmond, sax alto; Jim Hall, chitarra; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nel 1964.




  Easy Living (Robin-Ranger), ib. ma Gene Wright, contrabbasso, sostituisce Heath.


Summertime (Albert Ayler)

  Fra l’autunno del 1962 e il principio del 1963, Albert Ayler fu per qualche settimana a Copenhagen, in coincidenza con un ingaggio del trio di Cecil Taylor al Café Montmartre (Taylor lo avrebbe voluto con sé nell’occasione, ma non ce ne furono i soldi).

  Per la trasmissione della radio danese «Jazz 63», Ayler effettuò allora le sue prime registrazioni discografiche, con un trio raccogliticcio composto dal pianista Niels Brønsted, NHØP al contrabbasso (sedicenne e già bravissimo) e Ronnie Gardiner, un altro americano, alla batteria: un trio, data l’occasionalità, niente più che professionale, che è molto più di quanto possa dirsi della prestazione di Ayler, che è deplorevole; solo in qualche momento di Summertime si intuisce, con fatica, qualcosa dello splendore a venire.

  Prima, a beneficio, degli ascoltatori radiofonici, Albert si presenta brevemente. La sua voce è sorprendentemente delicata e, come è stato osservato, ricorda quella di Eric Dolphy.

  Presentazione di Albert Ayler, da «My Name Is Albert Ayler», Black Lion BLCD760211. 14 gennaio 1963.




  Summertime (G. e I. Gershwin), ib. Albert Ayler, sax tenore; Niels Brønsted, piano; Niels-Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Ronnie Gardiner, batteria.


lunedì 9 agosto 2010

Sais - Good Morning Heartache (Sonny Rollins)

  Calore e polvere estivi mi ispirano stranamente a perseguire le peregrinazioni di alcuni miei idoli nei variopinti paesaggi degli anni Settanta. Come con Hampton Hawes poco sotto, qui siamo nel 1973 in compagnia di un grande – Sonny Rollins, no less – in un disco che è fra i suoi più ignorati e, quando non ignorato, abbastanza vilipeso.

  A parte che negli anni successivi Sonny ha fatto di peggio, a me questo disco è sempre piaciuto,  anche perché fu il primo che abbia mai sentito e posseduto di Rollins. Allora come oggi mi impressiona il pezzo meno mainstream di tutto l’LP, Sais, composto da Mtume (nato James Heath, figlio di Jimmy Heath), illustre esponente del funk come percussionista, compositore, leader di un complesso omonimo e produttore. Non conosco la versione propriamente funk che del pezzo ha dato il suo autore, e che è successiva a questa.

  Se tu comunque ti accodassi alla vulgata critica giudicando censurabile questo diporto rollinsiano, segue il contravveleno, sempre da «Horn Culture»: una versione con tutti i crismi di Good Morning Heartache, completa di cadenza finale.

  Sais (Mtume), da «Horn Culture», Milestone M-0951. Sonny Rollins, sax tenore e soprano; Masuo, chitarra; Walter Davis Jr., piano; Bob Cranshaw, basso elettrico; David Lee, batteria. Mtume, percussioni. Registrato nel 1973.




Good Morning Heartache (Higgenbotham-Drake-Fisher), ib. ma senza Mtume.




If I Could Be With You One Hour Tonight (Joe Williams) (James P. Johnson)

  La voce flessuosa, un po’ untuosa perfino (ma piacevolmente) di Joe Williams, accompagnata dallo sparuto Hammond di Count Basie e dalla chitarra inconfondibile di Freddie Green nel 1958, evoca un night club di quelli eleganti e costosi, insomma da potersi permettere un quintetto di questo calibro. Invece sei davanti a un computer, ah ah.

  If I Could Be With You One Hour Tonight (Johnson), da «Count Basie vol. 4», Bellaphon 625-50-019. Joe Williams con Count Basie, organo; Freddie Green, chitarra; George Duvivier, contrabbasso; Jimmy Crawford, batteria. Registrato nel 1958.




  Della mancata atmosfera con i suoi piacevoli annessi sei risarcito dal fatto che il computer, grazie a un blogger volonteroso, ti rende possibile ascoltare subito di seguito la medesima canzone dalle mani del suo compositore, James P. Johnson. Nel 1944 non era più in his prime né in buona forma fisica, tanto che il suo già colossale stride richiedeva il sostegno di un sia pur discreto rullante con le spazzole. Ma è pur sempre James P. Johnson, uno dei più grandi pianisti del jazz.

  If I could Be With You, da «King of Stride Piano 1918-1944», Giant Of Jazz Recordings. James P. Johnson, piano; Eddie Dougherty, tamburo rullante. Registrato nel 1944.




Quiz #4

domenica 8 agosto 2010

Quiz #4

  Questo mi permetto di farlo proprio perché non c’è quasi più nessuno all’ascolto (e con tutto l’affetto per te che invece segui anche all’alba del 9 agosto i miei acta diurna jazzologici).

  Chi è il pianista in Begin the Beguine? E cara grazia che mi accontento del pianista… Ti aiuto? Non è uno dei primi tre che ti verrà in mente; e il disco è rovinato, per cui meno antico di quanto sembri. Invia la risposta all’email qui a destra, accanto alle note. La soluzione, giovedì 12 agosto in mattinata.


And Now, The Queen (Paul Bley)

  Un’altra famosa composizione di Carla Bley eseguita dall’ex-marito nel disco da cui già ti ho fatto sentire un’altro pezzo sempre di Carla, Ojos de Gato

  Una delle cose che mi piacciono di Paul Bley è che anche nella situazione del piano solo, alle prese con materiali che si prestano a un trattamento astratto – in questo disco un paio di tracce sono d’improvvisazione totale – , con lui la musica non naufraga mai nel gusto del lirismo squisito e traslucido (alla ECM), nel concertismo, nella sensiblerie. Immagino che uno non esordisca discograficamente in compagnia di Charles Mingus e Art Blakey per nulla.

  And Now, The Queen (Carla Bley), da «Alone, Again», Improvising Artists Inc. IAI 37.38.40. Paul Bley, piano. Registrato nell’agosto 1974.


Landscape Harmony (Matthew Shipp - Mat Maneri)

  Un duo diretto e intenso, comunicativo pur nella sua relativa astrazione, cantabile. Bello, come il resto di questo disco (unica eccezione significativa, la versione di Naima che Matthew Shipp fa da solo). Mi pare che la scena newyorkese di una dozzina di anni fa promettesse meglio di quanto non abbia mantenuto.

  Landscape Harmony (Shipp), da «Gravitational Systems», hatOLOGY 530. Mat Maneri, violino; Matthew Shipp, piano. Registrato il 10 maggio 1998.


sabato 7 agosto 2010

Rain Forest (Hampton Hawes)

  Questa composizione di Hampton Hawes è stata incisa diverse volte dal suo autore. Te ne propongo due versioni molto diverse: la prima, in realtà la più tarda, è un duo con il vecchio sodale di Hawes Charlie Haden, registrata nella medesima seduta che ha dato una bellissima versione di Turnaround di Ornette. Devo dire che nessun bassista sa accompagnare i pianisti come fa Charlie Haden (te l’ho fatto ascoltare anche con Egberto Gismonti). Se me ne dimenticassi, ricordami di proporti ancora qualcosa da questo disco.

Rain Forest (Hawes), da «As Long As There’s Music», Verve 513534-2. Hampton Hawes, piano; Charlie Haden, contrabbasso. Registrato il primo agosto 1976.




 
  Tre anni prima, nel pieno di un suo periodo fusion, Hawes aveva registrato questo disco che sentito oggi è divertente come può esserlo un period piece (apprezzane la copertina). No, in realtà vi si sente suonare bene solidi professionisti come Oscar Brashear e soprattutto Hadley Caliman, e naturalmente Hawes stesso: ma il piano elettrico annulla la sua inconfondibile individualità timbrica, appiattisce la sua caratteristica accentuazione e in definitiva pialla il suo swing. Quest’esecuzione di Rain Forest è comunque piacevole, anche se non intensa né musicale come quella in duo con Haden o altre registrate in precedenza e, come detto, timbricamente molto datata.

Rain Forest, da «Blues For Walls», Prestige P 10060. Oscar Brashear, tromba; Hadley Caliman, sax tenore; Hampton Hawes, piano elettrico; George Walker, chitarra; Henry Franklin, basso elettrico; Leon «Ndugu» Chancler, batteria. Registrato nel gennaio 1973.