martedì 31 dicembre 2013

Interactions (Roland Heinz)

 Che ne dici di chiudere quest’anno, brutto per comune consenso, con dell’improvvisazione radicale? Ho l’impressione che la maggior parte di te, come di me, non sia molto persuasa dei risultati che ottengono, con la migliore volontà, gli spesso competenti musicisti che amano ascriversi a questa scuola, o corrente o filosofia. Quello in questione, però, è un caso raro in cui emerge un vero e sensato risultato musicale, senza che vi si debba applicare l’implicita attenuante che i suonatori si starebbero «assumendo un rischio» (non si sa bene quale, e non sarebbero comunque affari loro?).

 Queste lunghe «interazioni» del 1989, opera di un quartetto a nome del chitarrista austriaco (ma nato a Sidney) Roland Heinz, sono abbastanza a maglie larghe e varie nel succedersi delle tessiture per fonosimboleggiare il disfarsi, dapprima lento poi rapinoso, di qualcosa di scuro e aggrovigliato.

 Ti auguro fin d’ora una buona fine d’anno.

 Interactions (Phillips-Elgart-Zadlo-Heinz), da «Heavy Mental», CD HMP 001. Leszek Zadlo, flauto, sax soprano, sax tenore; Roland Heinz, chitarra; Barre Phillips, contrabbasso; Bill Elgart, batteria. Registrato il 21 novembre 1989.



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lunedì 30 dicembre 2013

Home (Coleman Hawkins )

 Quegli anni 1944-’45, tramonto di un vecchio periodo e auspicata aurora di un mondo nuovo, negli Stati Uniti come altrove; momento in cui il futuro aveva in canna il bebop e lo puntava contro l’establishment musicale, fu per il jazz il periodo di una breve meravigliosa fioritura di dischi di piccole formazioni, spesso guidate da Coleman Hawkins, in cui, nelle forme rassicuranti del già noto e sperimentato (si può dire del classico), la musica sentiva già di una disinvoltura nuova, di un’irrequietezza lieve ma determinata.

 Qui, per l’occasione sotto l’egida di George Wettling, il grande batterista di Chicago poi reputato pittore, sentiamo anche il canto inconfondibile di Jack Teagarden, col suo disossato accento texano; Herman Chittison, pianista ai tempi ammiratissimo e oggi dimenticato, qui autore di un assolo breve ma di moderna e sofisticata eleganza; e il quasi altrettanto poco ricordato Joe Thomas, trombettista delizioso.

 Home (Clarkson-Clarkson-Steeden), da «The Complete Coleman Hawkins», Mercury 830 960-2. «George Wettling’s New Yorkers»: Joe Thomas, tromba; Jack Teagarden, trombone e canto; Hank D’Amico, clarinetto; Coleman Hawkins, sax tenore; Herman Chittison, piano; Billy Taylor, contrabbasso; George Wettling, batteria. Registrato il 12 dicembre 1944.



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domenica 29 dicembre 2013

Juicy Lucy (Horace Silver)

 Horace Silver è stato dato come morto per qualche ora della scorsa settimana. Invece!

 Eccolo qui con una delle sue composizioni più caratteristiche, completata da un tipico outchorus, in uno dei suoi dischi più belli, suonati da quello che, tutto sommato, per me è stato il suo complesso perfetto.

 Juicy Lucy (Silver), da «Finger Poppin’», Blue Note 7243 5 42304 2 4. Blue Mitchell, tromba; Junior Cook, sax tenore; Horace Silver, piano; Gene Taylor, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. Registrato il 31 gennaio 1959.



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sabato 28 dicembre 2013

Variations On A Christmas Theme (Modern Jazz Quartet)

 Sono passati due giorni dal Natale ed è dunque ora di riflettere sul Natale con questo tema e variazioni di John Lewis - MJQ.

 Variations On A Christmas Theme (LP Version) (Lewis), da «Plastic Dreams», Atlantic/Collectables COL-CD-6185. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria, più Snookie Young e Joe Newman, tromba; Garnett Brown, trombone; Jim Buffington, corno; Don Butterfield, tuba. Registrato nel 1971.



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giovedì 26 dicembre 2013

A Room With A View (Bobby Hackett)

 Quest’anno solare Jazz nel pomeriggio è stato un po’ contumace, ma i suoi amici gli sono sono stati vicini lo stesso. Il caro Bobby Hackett è il meglio che possa offrire loro (a voi) come pegno di un 2014 più jazzisticamente assiduo.

 A Room With A View (Stillman-Swan), da «Bobby Hackett Chronological Classics 1948-1954», Classics 1403. Bobby Hackett, tromba; Charlie Queener, piano; Danny Perry, chitarra; Bob Casey, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria. Registrato il 15 settembre 1950.



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mercoledì 25 dicembre 2013

Godchild (Miles Davis)

 Buon Natale, amici! Per anni io ho creduto che godchild significasse «Gesù bambino» e che i doni li portasse Miles Davis.

 Godchild (Wallington), da «Birth Of the Cool», Capitol Jazz 0777 7092862 2 5. Miles Davis, tromba; Kai Winding, trombone; Junior Collins, corno; John Barber, tuba; Lee Konitz, sax alto; Gerry Mulligan, sax baritono; Al Haig, piano; Joe Shulman, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 21 gennaio 1949.



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martedì 24 dicembre 2013

Broadmoor (Clarke-Boland Big Band)

 Quando la big band co-diretta da Kenny Clarke e da Francis Boland arrivò in Inghilterra per la prima volta, Johnny Griffin (la sua star principale) fu prelevato all’aeroporto dalla polizia e condotto alla prigione di Pentonville per una questione di tasse di qualche anno prima. Il manager dell’orchestra Gigi Campi pagò per Griffin, che passò in guardina una sola notte, ma l’episodio fu abbastanza suggestivo da dare a Boland l’idea per una suite i cui movimenti fossero tutti intitolati a un’istituzione concentrazionaria del Regno Unito. Non so dire se questa scelta venisse da un’autentica ispirazione o solo da una garbata volontà polemica.

 Qui siamo a Broadmoor, manicomio criminale. L'assolo di clarinetto è di Tony Coe, quello di tromba di Benny Bailey, quello di sax tenore Ronnie Scott e quello di sax soprano di Sahib Shihab.

 Broadmoor (Boland), da «At Her Majesty’s Pleasure…», Rearward RW137 CD. Benny Bailey, Idrees Sulieman, Derek Watkins, Kenny Wheeler, tromba; Åke Persson, Nat Peck, Erik Van Lier, trombone; Derek Humble, sax alto; Johnny Griffin, Ronnie Scott, sax tenore; Tony Coe, sax tenore e clarinetto; Sahib Shihab, sax baritono  e soprano; Francy Boland, piano e arrangiamento; Jimmy Woode, contrabbasso; Kenny Clarke e Kenny Clare, batteria. Registrato il 5 settembre 1969.



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lunedì 23 dicembre 2013

Nine, Ten, Elvin (Jay Boehmer)

 Una sera di parecchi anni fa, come nell’incipit di un noir un po’ decentrato, ero in un bar della Chinatown di Toronto dove suonava il quartetto del batterista e compositore locale Jay Boehmer. Finimmo la serata bevendo insieme; lui mi raccontò che manteneva la famiglia più che altro suonando nelle orchestre di fossa dei musical e poi mi regalò questo disco appena registrato dal quartetto, dove suonava come guest Pat LaBarbera, altro canadese noto soprattutto per aver suonato con Elvin Jones (che questo pezzo omaggia).

 Non ho mai più sentito né visto Jay Boehmer, ma l’internet mi rassicura: pur con assai meno capelli, vive e continua a suonare nella sua bella città.

 Nine, Ten, Elvin (Boehmer), da «Don’t Look Back», JBJ 002. Pat LaBarbera, sax tenore; Kevin Barrett, chitarra; Michael Barber, piano; Maury LaFoy, contrabbasso; Jay Boehmer, batteria. Registrato nel marzo 1999.



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domenica 22 dicembre 2013

Luz Marina (John Medeski)

 Questo è un disco insolito, non immediatamente rappresentativo di John Medeski, noto soprattutto come membro dell’estroverso trio Medeski, Martin & Wood.

 Seduto dinanzi a un bellissimo pianoforte di tipica fabbrica francese (Gaveau del 1924, con una sonorità, rispetto allo Steinway, più di legno e corde e meno di metallo, e per giunta registrato, specifica il pianista, con tecnologia vintage), Medeski pare riscoprire con sorpresa e intimità le sonorità e le risonanze armoniche più riposte dello strumento.

 Luz Marina (Medeski), da «A Different Time», OKeh 8876544462. John Medeski, piano. Senza data ma prob. 2012.



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sabato 21 dicembre 2013

Moonbow (Duke Ellington)

 «Afro-Bossa» non è sicuramente fra i dischi più famosi di Duke Ellington, al contrario; eppure non è nemmeno di quelli dimenticabili. La bossa compare nel titolo più che altro in ossequio alla moda musicale del momento in USA e nel mondo (era il 1963), ma in realtà i ritmi di cui Duke fa qui un uso libero e fantasioso sono piuttosto ritmi caraibici. Nell’ambito affollato e composito del jazz che guarda south of the border, questo è secondo me uno dei dischi più riusciti.

 In Moonbow, la cornetta sordinata di Ray Nance e il trio di clarinetti, strumentale molto usato da Ellington negli anni Venti (in The Mooche, per esempio), costituiscono un rimando diretto al jungle style.

 La Reprise era l’etichetta discografica fondata da Frank Sinatra.

 Moonbow (Ellington), da «Afro-Bossa» [Reprise] WPCR-27137. Cootie Williams, Roy Burrowes, Cat Anderson, tromba; Ray Nance, cornetta; Lawrence Brown, Buster Cooper, trombone; Chuck Connors, trombone basso; Jimmy Hamilton, Russell Procope, clarinetto; Johnny Hodges, sax alto; Paul Gonsalves, sax tenore; Harry Carney, clarinetto e sax baritono; Duke Ellington, piano; Ernie Shepherd, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria.  Registrato il 5 gennaio 1963.



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venerdì 13 dicembre 2013

A Message From Where (Raymond Scott)

 Un pezzo un po’ whimsical tanto per rompere il ghiaccio di questo lungo silenzio (interrotto, devo dirlo, soprattutto per affettuosa intercessione di Valentina, la nota personaggia che segue il blog, anche contribuendovi, fin dall’inizio).

 A Message From Where (Scott), da «The Secret 7 - Unexpected», Basta 309106. Toots Thielemans, armonica; Harry «Sweets» Edison, tromba; Sam Taylor, sax tenore; «Wild» Bill Davis, organo; Eddie Costa, vibrafono; Kenny Burrell, chitarra; Milt Hinton, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato nel gennaio 1960.



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lunedì 18 novembre 2013

Together Again - Sandy (Howard McGhee & Teddy Edwards)

 Sono convinto che se la fortuna gli fosse stata più amica (soprattutto se lui fosse stato più amico di se stesso), oggi ricorderemmo Howard McGhee come uno dei più grandi trombettisti del jazz moderno, al livello almeno di un Lee Morgan. Non è andata così, ma anche nelle testimonianze che ci restano si sente un musicista di classe superiore, dal suono e dal fraseggio personalissimi, capace di costruire assoli fantasiosi sempre in forte equilibrio formale.

 In questa seduta californiana del 1961, «Maggie» è in compagnia di un altro magnifico jazzista, Teddy Edwards, partner ideale, e di Phineas Newborn, il cui pianismo iperattivo si acclimata sorprendentemente bene nella circostanza.

 Together Again (Edwards), da «Together Again!!!!», [Contemporary] OJCCD-424-2. Howard McGhee, tromba; Teddy Edwards, sax tenore; Phineas Newborn, piano; Ray Brown, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato nel maggio del 1961.



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 Sandy (McGhee), id.



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mercoledì 13 novembre 2013

Scag (Archie Shepp)

 Archie Shepp qui parla di eroina.

 Scag (Shepp), da «New Thing At Newport. Archie Shepp / John Coltrane», Impulse! 0602517920392. Archie Shepp con Bobby Hutcherson, vibrafono; Barre Phillips, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 2 luglio 1965.



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lunedì 11 novembre 2013

[Guest Post #42] Sergio Pasquandrea & Jacopo Pierazzuoli

 Da Sergio Pasquandrea, ormai ufficialmente appaltatore del guest post. Condivido l’ammirazione per Succi e Bolognesi, e anche per gli altri.

 Non so, a me questo «Almost Jazz» è piaciuto.

 Dico «non so», perché non saprei bene come classificare il disco. C’è un’evidente impronta del free storico; ma ci sono dentro anche influenze rock (il leader, Jacopo Pierazzuoli, ha un passato – e credo anche un presente – di batterista metal), che in teoria non dovrebbero farmelo piacere, e invece mi piace lo stesso. E poi ci sono Achille Succi e Silvia Bolognesi, due musicisti per i quali ho un enorme rispetto.

 Questi sono il primo e l’ultimo brano del disco. Insomma, giudicate voi.

 Persia (Pierazzuoli), da «Almost Jazz»,  Dodicilune Ed305. Achille Succi, sax alto, clarinetto basso; Silvia Bolognesi, contrabbasso; Jacopo Pierazzuoli, batteria. Registrato nel settembre 2012.



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 Seconds (Pierazzuoli), id., più Carlotta Limonta, voce.



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domenica 10 novembre 2013

Jenny (Milt Buckner, Arnett Cobb)

 Proprio belli, i quattro pezzi i pezzi incisi nel 1946 a Los Angeles da questa piccola orchestra arrangiata e diretta da Milt Buckner, che prende nome («The Hamptone All Stars») dalla formazione più grande da cui proviene, l’orchestra di Lionel Hampton, in quegli anni popolarissima.

 Due trombe, clarinetto, sax tenore e sax baritono sono organizzati in modo compatto e fantasioso, con il baritono (nelle mani precisissime di Charles Fowlkes) a doppiare all’ottava la prima tromba e il clarinetto e a punteggiare profondamente i chorus con uno stilema che diverrà proprio del primo rhythm’n'blues. Buckner si produce qui, gemendo forte, in un assolo a block chords o locked hands, una tecnica di cui è considerato il pioniere.

 Arnett Cobb, tenorista per cui ho un debole, vi figura con il rilievo di featured soloist.

 Jenny (Buckner), da «Arnett Cobb And His Orchestra, 1946-1947», Chronological Classics 1071. Arnett Cobb And the Hamptone All Stars: Wendell Culley, Joe Morris, tromba; Herbie Fields, clarinetto; Arnett Cobb, sax tenore; Charlie Fowlkes, sax baritono; Milt Buckner, piano, arrangiamento; Billy Mackel, chitarra; Charles Harris, contrabbasso; George Jenkins, batteria. Registrato nel 1946.



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sabato 9 novembre 2013

Nublu - Reava’s Waltz - Star Eyes (Ted Curson)

 Ted Curson, morto quasi precisamente un anno fa, è stato un trombettista magnifico e un musicista brillante. Benché la sua notorietà resti affidata soprattutto alla collaborazione con Charles Mingus (ma su Jnp l’hai sentito anche con Cecil Taylor, Archie Shepp e Andrew Hill), Curson seppe poi farsi valere in una lunga carriera, anche discografica, da leader.

 Questo disco del 1965 evoca un po’ abusivamente nel titolo la New Thing, di cui di fatto non si sente traccia. Si tratta comunque un hard bop avanzato e avventuroso, che quando non è basato direttamente sul blues fa sistematico uso di pedali armonici e di ostinati (nell’unico standard, Star Eyes, la rilucente sonorità di Curson ricorda molto Thad Jones). La recente esperienza mingusiana è ben avvertibile e, per esempio nel caso di Reava’s Waltz, patente (si pensa a Better Git It In Your Soul o a ‪Wednesday Night Prayer Meeting‬).

 I compagni di Curson, la sua working band del periodo, meritano ciascuno una parola. George Arvanitas, alle prese con il solito pianoforte-catorcio, era un eccellente pianista francese che lavorò molto negli USA; Herb Bushler, qui al contrabbasso, sarebbe diventato uno dei principali esponenti del basso elettrico e avrebbe dato un contributo essenziale a tanti dischi delle orchestre di Gil Evans. Di Dick Berk è Curson stesso, nelle note di copertina, a dire come sia «uno dei pochi musicisti bianchi dotati di swing» (immagino comunque che pensasse lo stesso di Arvanitas e Bushler).

 Bill Barron, saxofonista valoroso, lo abbiamo già incontrato qui sopra in un disco in cui faceva coppia, non per l’unica volta, con Booker Ervin. Beh, qui sembra davvero di sentire Booker Ervin, tanto che se questo disco mi fosse stato proposto in un blindfold test, non avrei esitato a fare il nome del texano.

 Nublu (Curson - Barron), da «The New Thing & The Blue Thing», Atlantic 8122-79689-9. Ted Curson, tromba; Bill Barron, sax tenore; George Arvanitas, piano; Herb Bushler, contrabbasso; Dick Berk, batteria. Registrato nel marzo 1965.



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 Reava’s Waltz (Curson), id. ma senza Arvanitas.



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 Star Eyes (Raye - DePaul), id. ma senza Barron.



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venerdì 8 novembre 2013

On A Slow Boat To China (Milt Jackson)

 On A Slow Boat To China (Loesser), da «Bag’s Bag», [Pablo] OJC 00025218693523. Milt Jackson, vibrafono; Ray Brown, contrabbasso. Registrato il 21 gennaio 1980.



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giovedì 7 novembre 2013

Cunningbird (Jimmy Knepper, Charles Mingus)

 Per una volta, Charles Mingus è sideman di Jimmy Knepper, oltre che produttore della seduta per la sua etichetta Debut, che ebbe vita breve ma fervida. L’entourage e, in parte, l’atmosfera sono quelli dei workshop mingusiani del periodo, già sentiti qui sopra.

 I cultori dell’aneddotica mingusiana ricorderanno che la collaborazione dei due s’interruppe alcuni anni dopo, quando il sempre affabile Mingus minacciò di morte il trombonista (si limitò poi a rompergli i denti).

 Cunningbird (Knepper), da «Charles Mingus - Leader on Debut», [Debut] OJC 0600753426081. Jimmy Knepper, trombone; Joe Maini, sax alto; Bill Triglia, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Dannie Richmond, batteria. Registrato il 10 giugno 1957.



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martedì 5 novembre 2013

Socket (Tim Berne)

 Nudo e crudo, un pezzo dal più bel disco di jazz che ho sentito quest’anno (che cosa strana sentire su un disco ECM un pianoforte che suona come un pianoforte reale). 

 Socket (Berne), da «Shadow Man», ECM 2339. Tim Berne’s Snakeoil: Tim Berne, sax alto; Oscar Noriega, clarinetto; Matt Mitchell, piano; Chas Smith, batteria, vibrafono. Registrato nel gennaio 2013.



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domenica 3 novembre 2013

My Son Ra (Arthur Blythe)

 In parte di questo disco, Arthur Blythe, che sul finire degli anni Settanta pareva avere il mondo del jazz in mano e poi invece boh, usò la sezione ritmica del trio Air, più John Hicks. 

 My Son Ra (Blythe), da «Illusions», Koch Jazz. Arthur Blythe, sax alto; John HIcks, piano; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Registrato nell’aprile 1980.



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sabato 2 novembre 2013

Rhonda (Hampton Hawes)

 Questo valzerino, così palesemente memore di Waltz For Debby,  è l’omaggio di Hampton Hawes al suo contemporaneo Bill Evans, per tanti versi un pianista a lui opposto. In questo disco magnifico, alla batteria si ascolta il grande Donald «Duck» Bailey, che è venuto a mancare un paio di settimane fa.

 Rhonda (Hawes), da «Here and Now», Contemporary/OJCCD 178-2. Hampton Hawes, piano; Chuck Israels, contrabbasso; Donald Bailey, batteria. Registrato il 12 maggio 1965.



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venerdì 1 novembre 2013

Easin’ On Down (Fred Jackson)

 Prima di affrontare, la settimana ventura, delle musiche che già mi figuro susciteranno qualche controversia, finisco questa con del jazz che dovrebbe vedere d’accordo tutti. Fred Jackson, il sax tenore titolare, te l’ho già fatto sentire un paio d’anni fa.

 Easin’ On Down (Jackson), da «Hootin’ ’n Tootin’», Blue Note TOCJ-4094. Fred Jackson, sax tenore; Earl Vandyke, organo; Willie Jones, chitarra; Wilbert Hogan, batteria. Registrato il 5 febbraio 1962.



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giovedì 31 ottobre 2013

Sanity (Ralph Alessi)

 Mi dispiace di aver lasciato un buco di oltre due settimane nella programmazione del blog, senza dire niente. Scusami, ho avuto un po’ da fare ma sto bene (di fatto, sto meglio ora di due settimane fa, quando postavo con regolarità).

 Ricomincio con un post interlocutorio, diciamo così: un pezzo di musica che ti propongo non tanto perché mi sia piaciuto, ma perché conferma la mia tesi (non solo mia, certo) che qualunque cosa la ECM tocchi – con poche eccezioni, e una la vedremo fra pochi giorni – diventi prima di tutto «un disco ECM», non importa chi ci suoni dentro.

 Qui, per esempio, leader e compositore è l’eccellente, intelligentissimo trombettista Ralph Alessi, uno dei migliori, con un trio di classe mondiale dove Jason Moran «tira» le esecuzioni come fosse un saxofono. La musica non è brutta, tutt’altro, ma rispetta con precisione sospetta tutti i parametri ECM di cui abbiamo spesso parlato, anche se in modo più interessante e vivace, per esempio, degli ultimi dischi di Michael Formanek o di Chris Potter, che possono per più versi avvicinarsi a questo.

 Sanity (Alessi), da «Baida», ECM 2321. Ralph Alessi, tromba; Jason Moran, piano; Drew Gress, contrabbasso; Nasheet Waits, batteria. Registrato nell’ottobre 2012.



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martedì 15 ottobre 2013

[Guest post #41] Sergio Pasquandrea & Stan Getz

 Meno male che c’è Sergio Pasquandrea a ricordarsi del guest post. Qui ha trovato un quartetto di Stan Getz in cui Steve Kuhn e Scott LaFaro, freschi rispettivamente di Coltrane e di Coleman, cercano di effettuare un dirottamento.

 Ho fatto un rapido e approssimativo calcolo. Se dovessi riascoltare, una sola e unica volta, tutti i cd, gli LP e le musicassette che ho in casa (lasciamo perdere, per carità, i giga- o tera-byte di materiale immagazzinato negli hard-disk), e se dovessi dedicare a questa nobile attività un paio d’ore quotidiane, comprese domeniche e feste comandate (per realismo, non posso ipotizzare di più), terminerei il lavoro tra un quarto di secolo circa, ad essere ottimisti.

 Se consideriamo anche che, per diletto o per mestiere, ascolto ogni anno qualche centinaio di nuovi titoli, si pone il problema di ottimizzare il tempo a disposizione, che per inaggirabili limiti della natura umana non è infinito.

 Tutto questo discorso per dire che, ultimamente, sto ripescando vecchi dischi, sepolti da anni sugli scaffali. Uno è questa raccolta di live getziani, che conserva ancora la pecetta con il prezzo in vecchie lire (14900). Premesso che non ricordo di aver mai ascoltato, da parte di Stan Getz, una singola esecuzione men che eccellente, la mia traccia preferita, nonostante una ripresa sonora tutt’altro che ottimale, è questa Airegin, eseguita con una formazione di fuoriclasse e registrata al festival di Newport nel 1961. L’esprit du temps si avverte in una certa tendenza all'astrazione, persino in Getz.

 Buon ascolto a tutti.

 Airegin (Rollins), da «The Golden Years 1958-1961. Volume Two»,  Moon Records MCD040-2. Stan Getz, sax tenore; Steve Kuhn, pianoforte; Scott LaFaro, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nel 1961.



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lunedì 14 ottobre 2013

Faulkner - MW108.7 Revival - Bird & Beyond (Bernardo Sassetti)

 Di Bernardo Sassetti e del suo trio ti ho parlato non molto tempo fa. Eccoli qui in una vena più intellettuale, ora concettuale, ora astratta, sempre interessante.

 Faulkner (Sassetti), da «Motion», Clean Feed CF177CD. Bernardo Sassetti, piano preparato. Registrato nel novembre-dicembre 2009.



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 MW108.7 Revival (Sassetti), ib. Sassetti, piano; Carlos Barretto, contrabbasso; Alexandre Frazão, batteria.




 Bird & Beyond (Sassetti), id.



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sabato 12 ottobre 2013

The Days Of Wine And Roses (Bill Carrothers)

 Il Rossese di Dolceacqua, detto anche solo Dolceacqua, è un vino prodotto nel ponente ligure, ed esattamente in val Nervia, in val Verbone ed in una porzione della Valle Roja nella provincia di Imperia.I principali Comuni interessati nella produzione sono: Camporosso, Dolceacqua, Perinaldo, San Biagio della Cima, Soldano, Vallecrosia, Ventimiglia. 
(Wikipedia)
 Io non sono un esperto di vino, mi accontento di bere quello che c’è. MG, il mio già sédulo commentatore genovese, invece di vino è cultore (e di jazz e di boxe e, e, e); rifiuta sordamente le mie richieste di un guest post, ma ogni tanto, dalla bella Liguria, mi spedisce delle bottiglie di Rossese. Io, ripeto, di vino non sono esperto, ma sento bene la differenza fra quel Rossese e il vino che bevo di solito. Non capisco però perché, secondo MG, il dono delle bottiglie debba esentarlo dalla buona creanza di un guest post.

 The Days Of Wine And Roses (Mancini), da «A Night At The Village Vanguard», Pirouet LC 12741. Bill Carrothers, piano. Registrato il 18 luglio 2009.



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venerdì 11 ottobre 2013

Civilization And Its Discontents (Pepper Adams)

 Pepper Adams, uomo provvisto non solo di un sax baritono e di dovizioso talento per suonarlo, ma anche di ampia cultura e di un senso dell’umorismo peculiare, diede a questa cogitabonda sua ballad del 1973 il titolo di un saggio di Freud, «Das Unbehagen in der Kultur», noto in italiano con il titolo «Il disagio della civiltà».

 Roland Hanna è per me sempre un piacere sentirlo. E anche gli altri due.

 Civilization And Its Discontents (Adams), da «Ephemera», Spotlite PA6. Pepper Adams, sax baritono; Roland Hanna, piano; George Mraz, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 10 settembre 1973.



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giovedì 10 ottobre 2013

Trouble In Mind (Mose Allison)

 Mose Allison, artista dalle molte risorse, qui suona la tromba con sordina e lo fa anche bene, in uno stile assai più arcaico di quello che usa per il pianoforte.

 Trouble In Mind (Richard Jones), da «Local Color», Prestige/OJC 00025218645720. Mose Allison, tromba; Addison Farmer, contrabbasso; Nick Stabulas, batteria. Registrato l’8 novembre 1957.



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mercoledì 9 ottobre 2013

Liza (Paul Motian)

 Ho sentito questa canzone, precisamente in quest’esecuzione, poco fa alla radio, e mi sono ricordato di possederne il disco. Siccome mi è piaciuta e mi piacque a suo tempo, te la passo calda calda.

 Liza (Gershwin), da «On Broadway Vol. 1», Winter & Winter 919 029-2. Joe Lovano, sax tenore; Bill Frisell, chitarra; Charlie Haden, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato nel novembre 1988.



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martedì 8 ottobre 2013

Scriabin - Taking Sides (Dave Douglas)

 Scriabin (Douglas), da «Constellations». Dave Douglas’ Tiny Bell Trio: Dave Douglas, tromba; Brad Shepik, chitarrra; Jim Black, batteria. Registrato nel gennaio 1995.



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 Taking Sides (Douglas), id.



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domenica 6 ottobre 2013

Corner (Michele Polga)

 Non è che un pezzo di hard bop non avventuroso, ma suonato con impressionante convinzione e swing da questo quintetto a nome di Michele Polga.

 Corner (Polga), da «Studio Session», Abeat ABJZ125. Fabrizio Bosso, tromba; Michele Polga, sax tenore; Luca Mannutza, piano; Luca Bulgarelli, contrabbasso; Tommaso Cappellato, batteria. Registrato il 16 gennaio 2013.



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sabato 5 ottobre 2013

Monk’s Glimpse (Andrew Hill)

 «Uno sguardo di Monk» o forse «su Monk»; la strana composizione di Andrew Hill, come sempre allo stesso tempo complessa ed evasiva, evoca Monk senza richiamarlo in nessuna modalità palese.

 I compagni di Hill sono occasionali, ma nell’occasione di questa session milanese (in un’estate che ricordo come particolarmente tormentosa) tutto funziona alla perfezione e anzi con una levità insolita in questo musicista.

 Monk’s Glimpse (Hill), da «Shades», Soul Note 121113-1. Clifford Jordan, sax tenore; Andrew Hill, piano; Rufus Reid, contrabasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 3 luglio 1986.



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venerdì 4 ottobre 2013

In A Sentimental Mood (Connie Crothers)

 Quello di stamattina è davvero un ascolto insolito. Ne è protagonista, insieme con la saxofonista Jessica Jones, Connie Crothers, pianista californiana di nascita, sulla settantina, allieva e seguace devota di Lennie Tristano (è anche presidente della Lennie Tristano Jazz Foundation).

 La Crothers, pur appartata, ha avuto una lunga carriera e collaborazioni illustri, la più nota forse quella con Max Roach per un disco di duetti del 1982. La matrice tristaniana è nella Crothers, come in tutti gli studenti di Tristano, specie i pianisti, evidente, ma in un edificio stilistico personale, cerebralmente impetuoso, in cui la voce un po’ fioca della saxofonista risulta dispersa.

 In A Sentimental Mood (Ellington), da «Live At The Freight», New Artists NA1056CD. Jessica Jones, sax tenore; Connie Crothers, piano. Registrato il 10 agosto 2011.



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giovedì 3 ottobre 2013

Dearth Of A Nation (Lee Konitz)

 Il titolo farebbe pensare a una scelta ad hoc a commento della tragedia ridicola in corso nella patria del jazz, o meglio nel suo governo; in realtà è un blues spensierato, composto e arrangiato da Jimmy Knepper per questo bellissimo nonetto di Lee Konitz nel 1977.

 Dearth Of A Nation (Knepper), da «Yes, Yes, Nonet», SteepleChase SCS 1119. John Eckert, Tom Harrell, tromba; Jimmy Knepper, trombone; Sam Burtis, trombone basso; Lee Konitz, sax alto e soprano; Ronnie Cuber, sax baritono; Harold Danko, piano; Buster Williams, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato il 17 aprile 1977.



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mercoledì 2 ottobre 2013

Soulnik (Doug Watkins),

 Doug Watkins (1934-1962), uno dei grandi del contrabbasso moderno, fra l’altro cugino di Paul Chambers, qui ha per le mani il violoncello. La compagnia è tutta di suoi concittadini, da Detroit.

 Soulnik (Lateef), da «Soulnik», [Prestige] OJCCD-1848-2. Yusef Lateef, oboe; Doug Watkins, violoncello; Hugh Lawson, piano; Herman Wright, contrabbasso; Lex Humphries, batteria. Registrato il 17 maggio 1960.



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lunedì 30 settembre 2013

A House Is Not A Home (Sonny Rollins)

 Il disco di Sonny Rollins del 1973 «Horn Culture», l’abbiamo stabilito, soffre di un’iniqua reputazione critica, essendo invece interessante. Si poteva pensare che un’esibizione pubblica di quel complesso, addirittura con un variante in apparenza migliorativa (Stanley Cowell al posto di Walter Davis), fosse un colpo sicuro.

 Invece no: questo «The Cutting Edge», colto dal vivo al festival di Montreux nel 1974, risulta un affare preso sottogamba un po’ da tutti, ben lontano dall’intensità fosse pure lutulenta del disco dell’anno prima; figurati che l’ultimo pezzo è addirittura funestato da Rufus Harley, quel disgraziato che, con una cornamusa in spalla e vestito da highlander, nei primi anni settanta terrorizzava pubblico e musicisti jazz soprattutto in Europa, prima che qualcuno si prendesse misericordiosamente cura di lui.

 Qui niente cornamuse; ho scelto la sola cosa abbastanza bella del disco, una canzone di Bacharach che Rollins espone con sensibilità.

 A House Is Not A Home (Bacharach-David), da «The Cutting Edge», Milestone OJC 00025218646826. Sonny Rollins, sax tenore; Stanley Cowell, piano; Masuo, chitarra; Bob Cranshaw, basso elettrico; David Lee, batteria; Mtume, percussioni. Registrato il 6 luglio 1974.



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domenica 29 settembre 2013

The Blues (Duke Ellington)

 Giunto quasi all’esito della sua vita, in una di quelle sedute all-stars che piacevano a Norman Granz, Duke Ellington s’impone con un’autorità naturale, con una spontaneità e, in una, una solennità di gesto inimitabile. E non solo perché suona materiale suo (questo Blues rielabora un inciso del Blues della «Black, Brown and Beige», che non è poi affatto un blues) e perché ha con sé il «suo» batterista. Nota come l’incredibile profondità e pienezza del suo suono pianistico, associata alla genialità dei voicing e del piazzamento degli accenti, riduca a una querula insignificanza perfino un padreterno della chitarra come Joe Pass.

 The Blues (Ellington), da «Duke’s Big 4», Pablo 0025218070324. Duke Ellington, piano; Joe Pass, chitarra; Ray Brown, contrabbasso; Louie Bellson, batteria. Regisatrato l’8 gennaio 1973.



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sabato 28 settembre 2013

My Heart Stood Still (Bill Evans)

 My Heart Stood Still (Rodgers-Hart), da «Green Dolphin Street», Victor VICJ-60372. Bill Evans, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 19 gennaio 1959.



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venerdì 27 settembre 2013

Return To Forever (Chick Corea)

 Così, nel 1972, Chick Corea e i suoi cominciavano a dare alla ECM la sua estetica sonora caratteristica. Un altro contributo essenziale, ma completamente acustico, quell’anno stesso sarebbe venuto da «Conference of the Birds» di Dave Holland. Corea e Holland avevano suonato molto insieme, prime con Miles Davis e poi nel quartetto Circle (con Braxton e Barry Altschul).

 Una declinazione di jazz-rock ben diversa da quella di Tony Williams (altro davisiano) di un paio d’anni prima, e diversamente fertile. Le mie preferenze vanno a quel crudo Lifetime del 1969, ma anche questo è un disco che ha retto complessivamente bene agli anni.

 Return To Forever (Corea), da «Return To Forever», ECM 1022. Flora Purim; Joe Farrell, flauto, sax soprano; Chick Corea, piano elettrico; Stanley Clarke, basso elettrico; Airto Moreira, batteria, percussioni. Registrato nel febbraio 1972.



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giovedì 26 settembre 2013

Pinochle (Steve Lacy)

 Composizione di Steve Lacy dedicata a un gioco di carte desueto, il pinnacolo. Scrive Lacy nelle note al disco, registrato a Milano nel 1977:
 Pinnacolo è un gioco di carte che piaceva al grande pianista Art Tatum. Uno dei più importanti «esecutori» («players») del jazz, Tatum ha esercitato su di me un’influsso enorme, soprattutto come esecutore in assolo, autonomo.
 Nel corso di quest’interpretazione, cito uno standard che Tatum suonava spesso (Get Happy di Vincent Youmans).
 Pinochle (Lacy), da «Straws», Cramps CRSLP 6206. Steve Lacy, sax soprano. Registrato nel 1977.



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mercoledì 25 settembre 2013

Household of Saud (Music, Inc.)

 Music Inc., cioè il quartetto Tolliver, Cowell, McBee e Hopps nel 1970, con rinforzo di big band. Hard bop tonitruante, con assolo finale di batteria.

 Household of Saud (Tolliver), da «Music Inc. & Big Band», [Strata East] Bellaphon 660-51-009. Charles Tolliver, tromba; Stanley Cowell, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Jimmy Hopps, batteria, con big band: Richard Williams, Virgil Jones, Larry Greenwich, Danny Moore, tromba; Garnett Brown, Curtis Fuller, John Gordon, Dick Griffin, trombone; Jimmy Heath, Clifford Jordan, Bobby Brown, Wilbur Brown, sax e flauto; Howard Johnson, sax baritono e tuba. Registrato l’11 novembre 1970.



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martedì 24 settembre 2013

Judges (Colin Stetson)

 Colin Stetson è nato nel Michigan credo sui trentacinque anni fa e risiede a Montreal. Si distingue per essere uno specialista del sax basso, quella mostruosità usata negli anni Venti al posto del basso tuba e poi dai «chicagoani» a scopo di colore spaventoso o grottesco.

 La dedizione di Stetson al suo strumento può paragonarsi a quella di Steve Lacy o meglio ancora di Evan Parker al loro. Ne trae sonorità inaudite, ma quel che più conta, con quelle sonorità, spesso polifoniche (il disco è tutto inciso live, senza sovraregistrazioni), riesce a fare della musica sensata e perfino rigorosa, giurerei non improvvisata e apparentabile al jazz forse solo per la ricerca ostinata di una tecnica strumentale peculiare.

 Le parole che si sentono alla fine sono pronunciate da Laurie Anderson.

 Judges (Stetson), da «New History Warfare, Vol. 2», Constellation CST075. Colin Stetson, sax basso. Registrato nel 2011.



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lunedì 23 settembre 2013

Nardis (Richie Beirach)

 È veramente bella e avventurosa questa versione di Nardis, la composizione attribuita ora a Bill Evans, ora a Miles Davis.  Il trio di Richie Beirach, pianista già comparso qui, non è che la sezione ritmica del quartetto guidato all’epoca da David Liebman, Lookout Farm.

 Nardis (Evans), da «Eon», ECM 1054. Richie Beirach, piano; Frank Tusa, contrabbasso; Jeff Williams, battria. Registrato L’11 novembre 1974.



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domenica 22 settembre 2013

’Round About Midnight (Dick Twardzik)

Il grande Dick Twardzik  impegnato in una lettura ardimentosa, direi sperimentale, di ’Round Midnight.

 ’Round About Midnight (Monk), da «Dick Twardzik Trio Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ 10120. Dick Twardzik, piano; Carson Smith, contrabbasso; Peter Littmann, batteria. Registrato in ottobre o dicembre 1954.



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sabato 21 settembre 2013

I’m Nobody’s Babe (Annie Ross)

 Quando incontro il mio amico Andrea 403 e per caso non abbia ancora provveduto al pezzo per il giorno seguente, gli metto sempre una cantante. Questa so che gli piace molto, e anche a me.

 I’m Nobody's Babe (Davis-Ager-Santly), da «A Gasser! Annie Ross And Zoot Sims», Pacific Jazz CDP 7 46854 2. Annie Ross con Zoot Sims, sax tenore; Russ Freeman, piano; Billy Bean, chitarra; Monty Budwig, contrabbasso; Frankie Capp, batteria. Registrato nel marzo 1959.



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venerdì 20 settembre 2013

Go Red Go (Arnett Cobb)

 Go Red Go (Cobb), da «Arnett Cobb And His Orchestra, 1946-1947», Chronological Classics 1071. David Page, tromba; Al King, trombone; Arnett Cobb, sax tenore; George Rhodes, piano; Walter Buchanan, contrabbasso; George Jones, batteria. Registrato nell’agosto 1947.



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giovedì 19 settembre 2013

[Extracurricolare] Echoes Of A Friend

 Per una volta un post personale. Ho appena ricevuto, da Città del Capo, la telefonata di un amico che è stato per me importante e che credevo perduto chissà dove, ormai da anni. Non so se mi leggerà, ma gli dedico questo bell’assolo di McCoy Tyner da un disco dal titolo significativo. Ben ritrovato, Neil.

 Something personal for once. I just got a  phone call – from Cape Town – from someone who has been a major presence in my life for quite a long time and whom I had given up hopes ever to see again. He might or might not be reading; in any event, this piano solo by McCoy Tyner, from an aptly titled album, is to him. Nice to hear you again, Neil.

 Folks (Tyner), da «Echoes Of A Friend», Milestone OJCCD 650-2. McCoy Tyner, piano. Registrato l’11 novembre 1972.



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mercoledì 18 settembre 2013

Pensativa (Bill Evans)

 Clare Fischer (1928-2012) è stato un fior di musicista dalla carriera multicolore, tuttavia poco noto ai jazzofili. Ne riparlerò; intanto questa è la sua composizione jazzistica più famosa, eseguita da una all-stars in un disco tardo, molto bello, di Bill Evans.

 Pensativa (Clare Fischer), da «Crosscurrents», Fantasy/OJCCD 718-2. Lee Konitz, sax alto; Warne Marsh, sax tenore; Bill Evans, piano; Eddie Gomez, contrabbasso; Eliot Zigmund, batteria. Registrato nel marzo 1977.



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martedì 17 settembre 2013

I Can’t Get Started (Lester Young)

 Da un breve set trovato a galleggiare da qualche parte sul Web, Lester Young al Birdland nel 1953, occasionalmente con Horace Silver. I Can’t è preso a tempo quasi brusco, suppongo per influsso di Silver, a cui le ballad piacevano prosciugate così.

 I Can’t Get Started (I. Gershwin-Vernon Duke). Jesse Drakes, tromba; Lester Young, sax tenore; Horace Silver, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato il 4 luglio 1953.



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lunedì 16 settembre 2013

I’ll Remember April - Con Alma (Dwike Mitchell & Willie Ruff)

 Le scoperte tardive… Bellissima e unica questa versione di I’ll Remember April di Mitchell-Ruff con un batterista utilitario, dal vivo nel club di Ruff a New Haven, Connecticut, nel 1961: «all’inizio dell'autunno», dicono le note al disco, e questo rende la scelta adatta a questa domenica piovosa di settembre, primo giorno autenticamente autunnale a Milano, in cui aprile è proprio ormai un ricordo.

 Tutto s’inizia con il vamp di Flamenco Sketches e con una bellissima frase discendente del contrabbasso. Per il resto dell’esecuzione, con un risparmio di note per lui insolito (tranne che per i tremoli dell’ultimo chorus, abbastanza pompier), Dwike Mitchell costruisce un’improvvisazione minimale e strutturalista, piena di spazio e di delicatezze dinamiche, in cui frammenti del tema vengono spesso trattati attraverso qualche «fondamentale» di tecnica pianistica – ribattuti, scale, note doppie, tremoli, appunto – senza mai dimenticare il blues.

 Bonus track, una spettacolare Con Alma.

 I’ll Remember April (Raye-De Paul), da «The Catbird Seat», (Atlantic) Collectables Jazz Classics COL-CD-6368. Dwike Mitchell, piano; Willie Ruff, contrabbasso; Charlie Smith, batteria. Registrato nell'autunno 1961.



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  Con Alma (Gillespie), id.



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domenica 15 settembre 2013

Quadrangle (Jackie McLean)

 Bell’impegno compositivo di Jackie McLean, oltre alla sua solità intensità spirituale. Quadrangle ha una storia che merita di essere riportata (McLean la raccontò ad A. B. Spellman):

 In particolare una composizione, «Quadrangle», scritta nel 1955, prevedeva un’elaborata orchestrazione per il gruppo che, così come l’aveva concepita, Jackie temeva potesse essere troppo avanzata per la pubblicazione. Per renderla meno scostante, vi sovrappose alcuni chorus sul giro armonico di «I Got Rhythm». Le note di copertina, di Leonard Feather, riportano queste parole di Jackie: «Sulle prime non sapevo bene quali accordi metterci per potervi improvvisare, però una base solida su cui suonare la volevo, oltre a quelle figurazioni che mi erano venute in mente». Commenta Feather: «In altre parole, questo non è il metodo di Ornette Coleman, nel quale, una volta enunciato il tema, i solisti partono per la tangente». Quella, tuttavia, era esattamente stata l’intenzione originale di Jackie, tanto che oggi rimpiange di essere ricorso a una soluzione di compromesso; quella sarebbe infatti stata la via compositiva che avrebbe seguito nei due anni successivi. Una simile cedevolezza verso le convenzioni dell’hard bop Jackie l’avrebbe dimostrata ancora nel disco seguente, AFickle Sonance, registrato subito dopo il suo ritorno a New York da Parigi.

 Quadrangle (McLean), da «Jackie’s Bag», Blue Note ST-84051. Donald Byrd, tromba; Jackie McLean, sax alto; Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 18 gennaio 1959.



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sabato 14 settembre 2013

Blues Fantasy - Bossa Nova - Finale (Friedrich Gulda)

 Uno dei sommi interpreti pianistici novecenteschi di Beethoven e di Bach, Friedrich Gulda, viennese, ha, lungo quasi tutto il corso della sua carriera, praticato parallelamente anche il jazz, spesso integrando i due repertori nei suoi concerti; e l’ha fatto con dedizione, entusiasmo e assoluta serietà (beh, tranne che verso la fine, quando soleva farsi accompagnare in scena da due «cubiste»), non certo in spirito di vacanza, come certi suoi colleghi. I risultati non sono sempre stati eccelsi, ma interessanti spesso sì. Qui, dato l’anno (1970) e la strumentazione, virano al funky.

 In questo disco, un duo con il batterista Klaus Weiss, Gulda suona infatti – spesso simultaneamente al pianoforte, o sovrapponendovelo – anche l’electra piano, un ordigno fabbricato fra anni Sessanta e Ottanta dalla RMI in cui il suono, anziché essere generato da forchette o linguette metalliche, come nei più diffusi piani elettrici Rhodes, Wurlitzer e Hohner, era prodotto da transistor, come negli organi elettronici. In Bossa Nova, Gulda vi esegue la melodia, che, per essere di una bossa, è distintamente poco idiomatica; in Finale, la parte del basso, e poi, alternandosi, una chase con il pianoforte.

 Blues Fantasy (Gulda), da «It’s All One», MPS/Universal. Friedrich Gulda, piano e electra piano; Klaus Weiss, batteria. Registrato nel 1970.



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 Bossa Nova (Gulda), id.



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Finale (Gulda), id.



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venerdì 13 settembre 2013

The Music That Makes Me Dance (Hampton Hawes)

 L’angolo del Kitsch! Non avrai mica pensato che l’estate si fosse portata via questa rubrica, eh? La sua periodicità continua a essere irregolare, ma il Kitsch jazzistico incomberà su di te come l’improvvisa gocciante percolazione di un liquido immondo dal soffitto, o come un senso di colpa che non riesce a restare nascosto troppo a lungo.

 Io vado matto per Hampton Hawes e detesto cordialmente i musical, siano in forma di film o nell’originale forma teatrale (non dirmi che gli standard che tanto mi piacciono vengono quasi tutti da lì, lo so benissimo). Nel Kitsch di questo disco with strings si contemperano dunque amore e fastidio.

 Questa canzone viene da Funny Girl, un musical di Broadway del 1964, poi un film, l’uno e l’altro con Barbra Streisand, cantante che con il Kitsch si è trovata associata strettamente anche più volte del necessario. In realtà la canzone non è neanche troppo male, ma l’arrangiamento è da depravati: e sì che l’ha scritto Bill Byers, che non era proprio un cretino. Hawes e i suoi suonano bene, ma non è che possano fare i miracoli, anche loro.

 The Music That Makes Me Dance (Styne-Merrill), da «Hampton Hawes Plays Movie Musicals», Fresh Sound FSR 672. Hampton Hawes, piano; Bob West, contrabbasso; Larry Bunker, batteria, con orchestra arrangiata e diretta da Bill Byers. Registrato nell’agosto 1969.



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giovedì 12 settembre 2013

Lady Bird (Don Byas)

 Don Byas suona Lady Bird di Tadd Dameron sostenuto dalla house band del Cafe Montmartre di Copenaghen, quel club allora (1966) famosissimo dove probabilmente il disco è stato registrato. A dire il vero, al Montmartre il pianista era spesso Kenny Drew, residente di quella città.

 In quegli anni, Byas viveva ad Amsterdam, dopo molti anni trascorsi a Parigi. Nell’ingaggio ritratto da questo disco, Don appare un po’ stanco, un po’ invecchiato – sarebbe morto poco più di cinque anni dopo. Manca dalla sua sonorità quel vibrato come un drappeggio di velluto purpureo (purple prose, myself), e a momenti anche la fantasia è esausta; ma si tratta pur sempre, e riconoscibilmente, di uno dei più grandi saxofonisti che il jazz abbia avuto.

 Lady Bird (Dameron), da «Ballads For Swingers», Plydor 623307. Don Byas, sax tenore; Bengt Axen, piano; Niels Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Alex Riel, batteria. Registrato prob. nel novembre 1966.



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mercoledì 11 settembre 2013

Lament (Shirley Scott)

 Il suono dell’organo Hammond, per le manipolazioni che consente – all’origine e con il leslie – , per il suo particolare attacco percussivo della nota, contiene in sé una intensità, una proiezione che conferisce alle esecuzioni fervore anche con poche note. Sarà per questo che gli organisti jazz, anche i migliori, spesso demandano a queste qualità intrinseche dello strumento una certa espressività vivida ma monotona; insomma, è piuttosto raro sentire un assolo d’organo che comunichi una carica emotiva genuina, al di là all’eccitazione fisica (sonora).

 La ricorrenza è meno rara quando suona Shirley Scott. Sentila qui nella bellissima Lament di J. J. Johnson, ma in realtà in qualunque dei suoi assoli di questo disco del 1989.

 Lament (Johnson), da «Oasis», Muse MCD 5388. Shirley Scott, organo; Arthur Harper, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 28 agosto 1989.



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