lunedì 31 marzo 2014

For Klook (Paris Reunion Band)

 Questa «Paris Reunion Band» è davvero una compagnia eteròclita: hard bopper classici (Adderley, Drew), hard bopper evoluti (Henderson, Shaw), un avanguardista moderato e umbratile (Moncur), un mainstreamer per tutte le stagioni (Davis), un bassista di Duke Ellington e il principe dei batteristi funky uniti, nell’occasione, per rendere omaggio a Klook, cioè Kenny Clarke, il papà di tutti i batteristi moderni (non a Parigi, però – a Stoccolma).

 La PRB fu fondata nel 1984 da Nathan Davis, multisaxofonista americano espatriato a Parigi, in onore di Klook, uno dei primi e più insigni musicisti USA a infranciosarsi. Ha conosciuto diverse lineup, tutte prestigiose.

 For Klook (Drew), da «For Klook», Sonet SNTF-977. Woody Shaw, Nat Adderley, tromba: Grachan Moncur III, trombone; Nathan Davis, sax soprano; Joe Henderson, sax tenore; Kenny Drew, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Idris Muhammad, batteria. Registrato nell’ottobre 1986.



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domenica 30 marzo 2014

The Moon Is Low – Night And Day – I Surrender, Dear (Art Tatum & Roy Eldridge)

 Domenica con Art Tatum e Roy Eldridge, poi non dire che ti tratto male. I due li hai già sentiti insieme, da queste parti, nel famoso concerto al Metropolitan degli «Esquire All-Stars», 1944.

 L’incontro non è riuscito come quelli di Tatum con Ben Webster e con Buddy DeFranco, ma è meglio di quello con Benny Carter (di tutti e tre trovi testimonianza su Jnp). Roy comunque sembra un po’ sopraffatto dal pianista, che effettivamente è scatenato, soprattutto in Night And Day – senti il ritmo di boogie che piazza sotto Roy nel bridge del penutlimo chorus (dal minuto 4:45).

 The Moon Is Low (Freed-Brown), da «The Art Tatum Group Masterpieces», Pablo 0600753312032. Roy Eldridge, tromba; Art Tatum, piano; John Simmons, contrabbasso; Alvin Stoller, batteria. Registrato nel marzo 1955.



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 Night And Day (Porter), id.



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 I Surrender, Dear (Clifford-Barris), id.



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sabato 29 marzo 2014

Cohn’s Limit – Stardust (Oscar Pettiford)

 La mia impressione, ti dico la pura verità, è che non si ricordi quanto si dovrebbe che magnifico musicista sia stato Oscar Pettiford; l’unico contrabbassista fra gli autentici pionieri del bebop, ben pochi hanno mai suonato il contrabbasso altrettanto bene, fraseggiando in assolo con scioltezza e respiro saxofonistico e intonazione impeccabile. Bravissimo anche il chitarrista ungherese Attila Zoller, già sentito qui sopra in questa stessa seduta viennese del 1959 e poi in una di alcuni anni dopo con Chico Hamilton.

 È suo il pezzo immagino ispirato da o dedicato ad Al Cohn.

 Cohn’s Limit (Koller), da «The Best Of Oscar Pettiford», Dixie Live DLCD 4103. Hans Koller, sax tenore; Attila Zoller, chitarra; Oscar Pettiford, contrabbasso; Jimmy Pratt, batteria. Registrato il 9 gennaio 1959.



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 Stardust (Carmichael-Parrish), id.



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venerdì 28 marzo 2014

Marie Antoinette (Freddie Hubbard)

 Alla Blue Note si divertivano a dare ai dischi titoli che giocassero con i nomi dei musicisti; «The Real McCoy» di McCoy Tyner ripeteva un modo di dire d’ignota origine che significa «l’articolo genuino»; nel 1961, «Ready For Freddie» riprendeva un altro modo di dire un tempo popolare e che significa «pronto per ogni evenienza». Scrivimi nei commenti altri che ti vengano in mente.

 In questo disco, bello ed eccitante come tutti i Blue Note di Freddie Hubbard, si ascolta fra gli altri Bernard McKinney all’euphonium (eufonio, flicorno baritono, bombardino): forse l’unico solista del jazz su questo strumento, spesso presente nelle orchestre del dopoguerra – una compagine di Kenton ne aveva un’intera sezione (errore: vedi nei commenti). McKinney era attivo fino a pochi anni fa con il nome di Kiani Zawadi.

 Marie Antoinette (Shorter), da «Ready For Freddie», Blue Note 90837. Freddie Hubbard, tromba; Bernard McKinney, euphonium; Wayne Shorter, sax tenore; McCoy Tyner, piano; Art Davis, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 21 agosto 1961.



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giovedì 27 marzo 2014

Sophisticated Lady – These Foolish Things (Lucky Thompson)

 Spero che Lucky Thompson ti sia piaciuto quanto a me, ieri, perché oggi, cosa che non mi pare di avere ancora mai fatto, te lo somministro di nuovo.

 Dopo averlo ascoltato in America con due sue composizioni molto caratteristiche, oggi ne apprezzerai il talento di balladeur che esibì, appena tre settimane dopo le incisioni di «Tricotism», a Parigi, in buona compagnia.

 Ballad Medley: Sophisticated Lady (Ellington-Mills-Parrish) / These Foolish Things (Link-Strachey-Maschwitz), da «Nothing But The Soul», EMI 7243 539651 2 9. Emmett Berry, tromba; Lucky Thompson, sax tenore; Henri Renaud, piano; Benoît Quersin, contrabbasso; Gérard Pochonnet, batteria. Registrato il 22 febbraio 1956.



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mercoledì 26 marzo 2014

Bo-Bi My Boy – Old Reliable (Lucky Thompson)

 Da due giorni ascolto questo disco che ti ho già proposto un paio di volte negli anni (intanto faccio anche altro, veh). A ogni ascolto mi piace di più; ha su di me un effetto benefico, benignamente ipnotico e credo proprio che sia una gemma un po’ nascosta, dal fascino poco definibile ma intenso.

 Si potrebbero usare queste parole per Lucky Thompson stesso. Thompson (nato Eli nel 1924) era un personaggio difficile, scomparso presto dalla scena, disintegratosi già prima che lo facesse l’Alzheimer nel 2005. Dagli anni Quaranta ai primi Settanta era stato uno dei maggiori specialisti del sax tenore: un hawkinsiano convinto che dopo una robusta esperienza di orchestre swing si era trovato intruppato con i boppers e poi con i loro successori– è lui il tenore nei Dial californiani di Parker del 1946; ed è lui il tenore in «Walkin’» di Miles Davis, una pietra angolare dell’hard bop. Un po’ a somiglianza di Don Byas, che era parecchio più anziano di lui, Thompson mantenne scoperte le radici nel saxofonismo pre-bebop, soprattutto per il suono e per l’approccio ritmico, se non per la sensibilità armonica che invece era avanzata; a differenza che in Byas, l’influsso parkeriano agì su di lui, ma – lo sentirai anche oggi – in modo un po’ strano, che nei suoi assoli lo faceva sembrare, superficialmente, due saxofonisti diversi in alternanza: lo si sente particolarmente, qui, in Bo-Bi My Boy.

 In realtà lo stile di Thompson era unificato da una notevole coerenza costruttiva: credo che Sonny Rollins debba averlo tenuto presente, in gioventù. Thompson valeva anche come compositore, che qui cimenta la sua fantasia armonica e melodica sulle dodici misure del blues.

 Bene gli altri, ma benissimo Oscar Pettiford e Jimmy Cleveland.

 Bo-Bi My Boy (Thompson), da «Tricotism», GRP 11352. Lucky Thompson, sax tenore; Clifton «Skeeter» Best, chitarra; Oscar Pettiford, contrabbasso. Registrato il 24 gennaio 1956.



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 Old Reliable (Thompson), ib. Thompson; Pettiford; Jimmy Cleveland, trombone; Hank Jones, piano; Osie Johnson, batteria. Registrato il 30 gennaio 1956.



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martedì 25 marzo 2014

Dogs Outside (Todd Sickafoose)

 Anni fa, in una delle zone jazzisticamente più desolate degli Stati Uniti e forse del mondo, ascoltai un complesso dal drive un po’ sonnambolico ma potente. Lo guidava un giovane contrabbassista nord-californiano, Todd Sickafoose, e da lui comprai nell’occasione il presente disco.

 Mi aspettavo di sentirne riparlare ma non è andata così, il che la dice abbastanza lunga su quanto io sia sintonizzato con lo spirito dei tempi. Ho comunque appreso dall’internet che Sickafoose ha suonato prima e dopo di allora con nomi illustri e anche non tanto illustri del jazz e dintorni (Jenny Scheinman, Don Byron, Myra Melford) e soprattutto del rock o rock-folk o indie-rock (Ani DiFranco) e che nel secondo ambito si è illustrato anche come «producer».

 Il fatto che sia stato studente di Charlie Haden rende ragione del suo suono poderoso e delle sue linee solide; in più Sickafoose, che sarà sulla quarantina, ha studiato composizione con Mel Powell, appena sentito da queste parti.

 On a different note, ti ricordo che i commenti sono non solo sempre aperti, ma addirittura graditi.

 Dogs Outside (Sickafoose), da «Dogs Outside», Evander Music Em 101. Peter Epstein, sax alto; Alan Ferber, trombone; Justin Morell, chitarra; Todd Sickafoose, contrabbasso; Mark Ferber, batteria. Registrato nel luglio 1999.



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lunedì 24 marzo 2014

Georgia On My Mind (Teddy Edwards)

 È raro, ma pur si dà, il caso in cui un’interpretazione aggiunga a un testo musicale al punto da effettivamente reinventarlo. È successo per esempio nel 1960, quando Ray Charles ha cantato Georgia On My Mind di Hoagy Carmichael: una canzone già bella, come tante altre di questo protagonista dell’American songbook, ma che la versione di Charles ha davvero cambiato per sempre nei suoi connotati essenziali.

 Per esempio questa lettura (1974) di Teddy Edwards, sax tenore che mi è caro, pur assai diversa da quella di Charles, ne tiene inevitabilmente conto.

 (E mi accorgo adesso che è stata registrata esattamente quarant’anni fa meno un giorno. Avrei potuto addirittura aspettare un giorno a pubblicarla, ma mi piace credere che questa lievissima sfasatura conferisca alla mia scelta un tocco di elegante noncuranza).

 Georgia On My Mind (Carmichael), da «Feelin’s», Muse 5045. Conte Candoli, tromba; Teddy Edwards, sax tenore; Dolo Coker, piano; Ray Brown, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato il 25 marzo 1974.



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domenica 23 marzo 2014

[Guest post #45] Claudio Leonardi & The Marx Brothers

Esordisce su Jazz nel pomeriggio un mio dotto amico, Claudio Leonardi, con una scelta insolita, a me molto gradita. Da parte mia osservo che nel breve ma sugoso carteggio fra Groucho e T.S. Eliot, pubblicato anni fa, le lettere più belle sono quelle di Groucho, che in quest’esecuzione suona anche la chitarra, strumento di cui era virtuoso.

 Quattro manipolazioni di una stessa canzone: Groucho Marx, Chico Marx, Zeppo Marx, che ne propone la versione «giusta» e Harpo Marx (che zufola).

 Nel film Horse Feathers (I fratelli Marx al college, 1932), è proprio Zeppo il primo a cantare Everyone Says I Love You, per dare risalto alle deformazioni grottesche successive. È una «serenata» orecchiabile e simpatica scritta dalla coppia, allora salda, di Harry Ruby e Bert Kalmar, anche sceneggiatori cinematografici e storici collaboratori dei Marx a teatro. Collaborazione felice, come dimostra un altro numero musicale del film, per il solo Groucho Marx, in cui il comico sintetizza il suo programma come nuovo rettore del College Huxley con la canzone Whatever It Is, I’m against it («Di qualunque cosa si tratti, sono contro»).

 La pellicola passa raramente in Tv, ma, anche se inferiore al successivo Duck Soup (La guerra lampo dei fratelli Marx, 1933), è tra le più divertenti. Il meccanismo di dissacrazione (dei miti europei in particolare), tipico dei Marx, prende di mira l’accademia e culmina con una folle gara di football tra le università Huxley e Darwin (Non a caso: Huxley fu un biologo accanito sostenitore delle teorie darwiniane). Il titolo della canzone è stato usato da Woody Allen per un suo dimenticabile film del ’96, che ha la sola particolarità di essere un omaggio ai musical e di permettere di ascoltare Allen e altri attori non usi (e si capisce perché) a cantare.

 Memorabile, invece, la battuta di Groucho proprio nella scena in cui canta la sua cinica versione della canzone. In gita in barca, davanti ai fastidiosi bamboleggiamenti di una bionda che vuole sedurlo, esclama: «Hai parlato tu o la papera? Nel primo caso, voglio proseguire la mia giornata con la papera».

 Everyone Says I Love You (Kalmar-Ruby), da «Marx Brothers Sing & Play», Iris Music. Registrato nel 1932.



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sabato 22 marzo 2014

Sophisticated Lady (Pepper Adams)

 Questa versione di Sophisticated Lady usa un arrangiamento appena scorciato e ricolorato armonicamente, che riesce nuovo senza togliere niente al caratteristico andamento della melodia; la quale, come sempre in Ellington, è strettamente determinata dal movimento delle armonie sottostanti.

 Pepper Adams la esegue in una seduta a nome di Donald Byrd (nel ’60-’61 i due furono quasi inseparabili e registrarono un sacco insieme) con la sua personalissima miscela di passione e di crudo impatto sonoro, citando nella ripresa l’editio princeps della canzone come data da Johnny Hodges. Herbie Hancock, ventenne, è qui in una delle sue prime apparizioni discografiche, se non proprio la prima, ed è già bravissimo.

 Questa è una delle tante sedute che la Blue Note decise all’epoca di non pubblicare; ha visto la luce nel 1979.

 Sophisticated Lady (Ellington), da «The Chant», Blue Note Classic LBR 1024. Pepper Adams, sax baritono; Herbie Hancock, piano; Doug Watkins, contrabbasso; Eddy Robinson, batteria. Registrato il 17 aprile 1961.



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venerdì 21 marzo 2014

The Ballad Of Open Bliss (Rusty Bryant)

 Rusty Bryant (1929-1991), saxofonista alto e tenore dell’Ohio non imparentato con i fratelli Ray e Tommy Bryant, fra anni Sessanta e Settanta incise molto per la Prestige e con questo disco, che è del 1970, raggiunse un buon successo di vendite. Il complesso raccoglie esperti praticanti del soul jazz, fra cui il dinamico Charles Earland, qui già sentito.

 Bryant, che in questo pezzo suona l’alto, non è un solista di speciale levatura, ma ha un genere di suono e di vibrato, intensi e lucenti, che risalgono a Earl Bostic (e per li rami, tramite Johnny Hodges, a Sidney Bechet) e che si ritrovano per esempio in un grande esponente del saxofonismo soul nero come King Curtis.

 The Ballad Of Open Bliss (Bryant), da «Soul Liberation», Prestige PR 7798. Virgil Jones, tromba; Rusty Bryant, sax alto; Charles Earland, organo; Melvin Sparks, chitarra; Idris Muhammad, batteria. Registrato il 15 giugno 1970.



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giovedì 20 marzo 2014

Prez-ence – Primitive Cats (Cy Touff)

 Allora, per prima cosa qui c’è Richie Kamuca, che è un po’ un mio pallino, un saxofonista d’inappariscente genialità e dallo swing infallibile, davvero molto lesteriano; poi c’è un dimenticato come Cy Touff, leader e solista di tromba bassa (che rispetto al trombone a pistoni credo abbia essenzialmente il vantaggio di un volume sonoro più contenuto). Il primo pezzo è basato su un assolo di Lester Young su You’re Driving Me Crazy. A propellere l’un po’ smidollato mood californiano c’è il «quattro» colossale di Leroy Vinnegar.

 Insomma, due pezzi che più tipicamente West Coast jazz è difficile immaginare, quasi un archetipo.

 Prez-ence (Young-Touff-Kamuca), da «Cy Touff, His Octet & Quintet», Pacific Jazz CPD 7243 4 93162 2 5. Cy Touff, tromba bassa; Richie Kamuca, sax tenore; Pete Jolly, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Chuck Flores, batteria. Registrato il 5 dicembre 1955.



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 Primitive Cats (Touff-Kamuca), id.



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mercoledì 19 marzo 2014

Nuvolao (Franco D’Andrea)

 Ecco un Franco D’Andrea di ascolto raro, che sorprenderà un poco chi l’ha conosciuto soprattutto negli ultimi anni. Si tratta del suo primo esperimento su disco in piano solo (meglio: del primo destinato alla pubblicazione, perché già aveva registrato qualcosa ad uso di «sonorizzazione»), un genere in cui D’Andrea ha recentemente fornito almeno due testimonianze molto alte quali «Live At Radio Popolare» e soprattutto l’ultimo «Today». Era il 1978 e, conclusa l’esperienza del Perigeo, D’Andrea apriva così una fase nuova della sua carriera.

 Qui lo si sente più facondo ed espansivo che in anni subito successivi; insomma, suona molte più note, e mostra più chiara che mai una derivazione tyneriana nel gusto per una sonorità pianista turgida, che sàturi lo spazio sonoro.

 Nuvolao è il nome di una cima dolomitica, anche nota come «Nuvolau».

 Nuvolao (D’Andrea), da «Nuvolao», Carosello CLE 21034. Franco D’Andrea, piano. Registrato nel gennaio 1978.



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martedì 18 marzo 2014

Lament For Booker Ervin (Horace Parlan)

 Horace Parlan, pianista ben noto a Jazz nel pomeriggio, suona nel 1975 un omaggio all’amico Booker Ervin, anch’egli ben rappresentato qui sopra, morto cinque anni prima. Nei primi tre dei circa nove minuti, senti Parlan raccontare della sua amicizia con il grande tenorista texano.

 Il resto di questo disco, occupato da un lunghissimo Blues For You, documenta un’esibizione di Ervin al festival di Berlino del 1965 in compagnia di Kenny Drew, Niels-Henning Ørsted Pedersen e Alan Dawson.

 Lament For Booker Ervin (Parlan), da «Lament For Booker Ervin», Inner city 3006. Horace Parlan, piano. Registrato il 27 maggio 1975.



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lunedì 17 marzo 2014

People – Wives And Lovers (Roy Haynes)

 Questo disco di una working band di Roy Haynes del 1964 svela un chiaro intento commerciale nella tracklist tutta di canzoni pop del momento, temi da film, da show televisivi e da musical, con la melodia bene enunciata e assoli brevi.

 Tutto sommato la cosa va bene, perché  si risolve in una beneficiata del grande Frank Strozier, che non si ascolta mai a sufficienza, anche perché c’è purtroppo poco di suo da ascoltare.

 People (Styne-Merrill), da «People», Pacific Jazz PJ-82. Frank Strozier, sax alto; Sam Dockery Jr, piano; Larry Ridley, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nel maggio 1964.



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 Wives And Lovers (Bacharach-David), id. ma Strozier suona il flauto.



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domenica 16 marzo 2014

’Round About Midnight (Mary Lou Williams)

 Mary Lou Williams nel 1953 a Parigi omaggia un vecchio amico con un’esecuzione quasi esatta della sua composizione più famosa. 

 ’Round About Midnight (Monk), da «The Mary Lous Williams Quartet With Don Byas», Vogue 4321115052. Mary Lou Williams, piano. Registrato il 2 dicembre 1953.



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sabato 15 marzo 2014

The Telephone Song – A Sunday Kind Of Love (Bobby Timmons)

 Buon sabato. The Telephone Song è una divertente canzonetta latin (la cantò Astrud Gilberto) con Bobby Timmons, il pianista che s’illustrò soprattutto in una famosa edizione dei Jazz Messengers di Art Blakey, per cui compose quell’inno dell’hard bop che è Moanin’, mentre per Cannonball scrisse Dis Here e Dat Dere, ma che era un musicista più sfaccettato di quanto non sembrasse, oltre che un esemplare solista soul jazz.

 In A Sunday Kind Of Love, per esempio, suona sparutamente e atmosfericamente il vibrafono, lasciando agio al bassista Bass (!) di mettersi in bella mostra.

 The Telephone Song (Manescal-Boscoli-Gimbel), da «Chicken And Dumplins», Prestige PR 7429. Bobby Timmons, piano; Lee Otis Bass III, contrabbasso; Billy Saunders, batteria. Registrato il 12 luglio 1965.



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 A Sunday Kind Of Love (Belle-Leonard-Prima-Rose), ib. ma Timmons suona il vibrafono.



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venerdì 14 marzo 2014

Love Remains – The Mistery Of Ebop (Bobby Watson)

 Il disco forse più famoso di Bobby Watson e probabilmente il suo più bello, del 1986. Certo negli ultimi trent’anni pochi hanno suonato il sax alto, nell’idioma jazzistico, bene come Watson; il quartetto, poi, funziona benissimo. Nota il contributo di classe di John Hicks in particolare a Love Remains, ballad intensa e asciutta. The Mistery Of Ebop procede sulla propulsione nucleare di «Smitty» Smith.

 Love Remains (Watson), da «Love Remains», RED Records 212. Bobby Watson, sax alto; John Hicks, piano; Curtis Lundy, contrabbasso; Marvin «Smitty» Smith, batteria. Registrato il 13 novembre 1986.



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 The Mistery Of Ebop (Watson), id.



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Una cosetta di cui mi piace vantarmi: nel primo commento qui sotto, il mio blog riceve i complimenti di Riccardo Schwamenthal, il grande fotografo (di jazz, fra l'altro).

giovedì 13 marzo 2014

Manhattan Reflections (Ahmad Jamal)

 Manhattan Reflections è una di quelle composizioni estese, sezionali, con lunghi episodi che insistono su un pedale armonico, che ad Ahmad Jamal sono uscite frequentemente di penna dagli anni Settanta in poi. Sono musiche spesso insolitamente inquiete per un temperamento apollineo come il suo, con forti contrasti dinamici e tonali.

 In questo bel disco ormai di una ventina d’anni fa, registrato parte a Parigi e parte a New York, Jamal ha ampliato la formazione aggiungendo in questo pezzo un antico sodale, il violinista Joe Kennedy (col quale l’hai già sentito qui sopra), che si comporta bene come non sempre i violinisti jazz sanno fare, e il percussionista Manolo Badrena, che avrebbe poi impiegato spesso.

 Manhattan Reflections (Jamal), da «Big Byrd. The Essence, part 2», Birdology 529447-2. Joe Kennedy, violino; Ahmad Jamal, piano; Jamil Nasser, contrabbasso; Idris Muhammad, batteria; Manolo Badrena, percussioni. Registrato il 6 febbraio 1995.



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mercoledì 12 marzo 2014

Blues Kicked The Bucket (Rex Stewart)

 Rex Stewart (1907-1967), senza essere un colosso della tromba, o meglio, della cornetta post-armstronghiana, come Eldridge o Gillespie, è stato una delle voci più caratteristiche sullo strumento e un professionista costantemente ricercato dai leader maggiori: Fletcher Henderson, Luis Russell, i McKinney Cotton Pickers e soprattutto Duke Ellington, con cui suonò per dodici anni a cominciare dal 1934 e che scrisse volentieri per lui (il pezzo più famoso dedicatogli è probabilmente Boy Meets Horn). Il suo stile particolare, sonicamente immaginoso si avvaleva delle sordine e dell’inortodossa tecnica del «mezzo pistone».

 Ritiratosi dalla scena abbastanza presto, scrisse parecchio sui protagonisti del jazz degli anni Trenta e Quaranta, articoli e brevi saggi molto acuti e di buonissimo stile.

 Questo disco antologico annuncia Rex in compagna di ellingtonians, ma non in questo quartetto del 1946, che ha Billy Kyle, uno dei migliori pianisti di quegli anni – suonava nel piccolo gruppo di John Kirby – e il grande Cozy Cole alla batteria. È vero comunque che la composizione, di Stewart stesso, ha un certo sapore ellingtoniano.

 Blues Kicked The Bucket (Stewart), da «Rex Stewart And the Ellingtonians», [Riverside] OJCCD-1710-2. Rex Stewart’s Big Four: Rex Stewart, cornetta; Billy Kyle, piano; John Levy, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato nell’autunno del 1946.



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martedì 11 marzo 2014

Hommage À Fats Waller – Hommage À Debussy (Mel Powell)

 Mel Powell (1923-1998), nato Melvin Epstein, ha avuto almeno tre carriere, non separate con esattezza fra loro: come pianista e arrangiatore jazz, come compositore «serio», come insegnante. In tutte si è distinto, venendo ricordato come uno dei più insigni rappresentanti del pianoforte nell’ultimissimo periodo dello swing (lavorò e scrisse soprattutto per Benny Goodman), poi come compositore fra i maggiori in ambito atonale sul territorio USA, insieme con Milton Babbitt ed Elliott Carter, e vincitore nel 1990 di un Pulitzer; e infine come insegnante di composizione a Yale, dove succedette a Paul Hindemith, con il quale aveva lui stesso studiato dal 1948 al 1952.

 Qui lo ascolti in due omaggi registrati a Parigi nel 1945, che contemperano nella pratica di uno stride aggiornato e immacolatissimo due facce della sua personalità musicale. In futuro lo ascolteremo in qualità di arrangiatore (se me ne dovessi dimenticare, ricordamelo).

 Hommage À Fats Waller (Powell), da «Piano prodigy», Ocium Records. Mel Powell, piano. Registrato il 19 maggio 1945.



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 Hommage À Debussy (Powell), id.



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lunedì 10 marzo 2014

Mirage – Bajan-Bajan (Keno Duke)

 Disco, di tre a proprio nome, del batterista Keno Duke, del quale proprio non so altro dirti se non che appare essere stato attivo nella prima metà degli anni Settanta.

 Formazione bella assai per un hard bop quieto e discorsivo, strutturato con cura non usuale. Harold Mabern è in gran forma in particolare in Bajan-Bajan, dove si ascolta anche il grande Frank Strozier al flauto.

 Mirage (Slessinger), da «Sense Of Values», Strata-East SES 7416. Frank Strozier, sax alto; George Coleman, sax tenore: Harold Mabern, piano; Lisle Atkinson, contrabbasso; Keno Duke, batteria. Registrato nel 1974.



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 Bajan-Bajan (Duke), id. ma Strozier suona il flauto.



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domenica 9 marzo 2014

All Blues (Ron Carter)

 Un pezzo domenicale, ossia sereno, rassicurante e tranquillo: All Blues nell’ovattata versione di Ron Carter, un musicista che, operando sotto proprio nome, è sempre stato sollecito della piacevolezza avant toute chose. A speziare la minestra provvede il sax tenore di Joe Henderson, lui invece un po’ in tralìce come suo solito.

 Questo è uno dei dischi che in quegli anni andava producendo Creed Taylor, vituperati e di recente rivalutati. Attraverso una sovraregistrazione, Carter esegue due assoli sul contrabbasso piccolo e la sua già «grassa» sonorità su entrambi i tagli dello strumento è accentuata dalla morbidissima presa di suono del disco.

 All Blues (Davis), da «All Blues», CTI 6037. Joe Henderson, sax tenore; Roland Hanna, piano elettrico; Ron Carter, contrabbasso e contrabbasso piccolo; Billy Cobham, batteria. Registrato il 4 ottobre 1973.



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sabato 8 marzo 2014

The Shepherd (Duke Ellington)

 Auguri alle mie care lettrici e ascoltatrici. Questo disco, che antologizza alcuni concerti tenuti da Duke Ellington in Europa negli anni Sessanta, è molto parco, anzi reticente di particolari nelle note di copertina.

 Dalle quali note desumo che l’unica località certa – ma la data ho dovuto cercarla per conto mio – è, per questo trio, Juan Les Pins. In occasione del festival di quella cittadina, Granz condusse Duke, Sam Woodyard e il bassista John Lamb alla Fondation Maeght, il museo noto per aver ospitato spettacoli jazzistici di ben diversa temperie, e lì, in presenza di Joan Mirò artist in residence, registrò e filmò il trio.

 The Shepherd è uno dei bruschi, spesso dissonanti blues pianistici del Duca, il più famoso dei quali è Money Jungle; Ellington ne avrebbe poi dato una versione orchestrale. Il filmato realizzato in quell’occasione (il pezzo è lo stesso che trovi qui, in una versione più breve), ti consente di guardare l’energia e la perfetta naturalezza di Duke al piano.

 The Shepherd (Ellington), da «In the Uncommon Market», Pablo 00025218024723. Duke Ellington, piano; John Lamb, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato nel luglio 1966.



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venerdì 7 marzo 2014

The Inch Worm (John Coltrane)

 Dalla quella gran miniera delle riprese dal vivo in Europa del quartetto di John Coltrane, ecco un’ennesima, brillantissima esecuzione di The Inch Worm, registrata non si sa nel 1961 o nel ’62, ma sicuramente a Parigi.

 The Inch Worm (Loesser), da «The Paris Concert», [Pablo] OJCCD 0025218678124. John Coltrane, sax soprano; McCoy Tyner, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato nel 1961 o ’62.



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giovedì 6 marzo 2014

Time On My Hands (Chet Baker & Bill Evans)

 «Legendary Sessions», proclama il titolo del disco. «Anche meno», verrebbe da dire: fra l’altro, tanto legendary che le note di copertina non sanno nemmeno specificare chi sia il batterista. Comunque qui suonano tutti bene, ci mancherebbe.

 Time On My Hands (Adamson-Gordon-Youmans), da «The Complete Legendary Sessions», American Jazz Classics 99005. Chet Baker, tromba; Bill Evans, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Connie Kay o Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 19 gennaio 1959.



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mercoledì 5 marzo 2014

A Song For My Father (Ray Bryant)

 Torna dopo molto un pianista che riscuote sempre il tuo gradimento, Ray Bryant. Dei pianisti di orientamento soul jazz, Bryant è stato forse il più versatile, certo il più elegante.

 Qui è impegnato nella composizione più famosa di Horace Silver. La versione di Ray, pur in formazione priva di front line, è anche più torrida dell’originale (in cui suonava Joe Henderson).

 A Song For My Father (Silver), da «Sound Ray», Cadet LPS-830. Ray Bryant, piano; James Rowser, contrabbasso; Harold White, batteria. Registrato nel giugno 1969.



martedì 4 marzo 2014

April Skies (Wardell Gray)

 Happy days in California nei primi anni Cinquanta… No, non tanto, in realtà, se uno ha in mente, per non dirne che una, i romanzi di James Ellroy, magari proprio «White Jazz», dove i jazz club e i night club sono popolati da una fauna infernale.

 Certo fu felice questa seduta di registrazione, che univa californiani residenti e transitorî; fra gli ultimi, Wardell Gray, titolare della seduta, esercitò sul West Coast jazz allora nascente un influsso percettibile. È di un californiano, Buddy Collette, anche la composizione.

 April Skies (Collette), da «Wardell Gray Memorial, Vol. 2», [Prestige] OJCCD-051-2. Art Farmer, tromba; Wardell Gray, sax tenore; Hampton Hawes, piano; Harper Crosby, contrabbasso; Larry (Larance) Marable, batteria; Robert Collier, conga. Registrato il 21 gennaio 1952.



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lunedì 3 marzo 2014

Red Sails In The Sunset (The Three Sounds)

 Dal 1958 al ’62, i Three Sounds (ascoltati un paio di giorni fa con Anita O’Day) pubblicarono una quantità enorme di dischi per la Blue Note, di cui rappresentavano l’aspetto più «leggero» e anche uno dei più economicamente affidabili, un po’ come per la Prestige erano stati i trii di Red Garland negli anni subito precedenti. Questi dischi, o almeno quelli che ho sentito io, sono grosso modo tutti uguali e tutti piacevolissimi, perché Gene Harris era un pianista di valore.

 Questo disco, tuttavia, ha visto la luce solo molti anni dopo la registrazione; forse Alfred Lion non lo considerò all’epoca abbastanza funky.

 Red Sails In the Sunset (Kennedy-Williams), da «Standards», Blue Note 7243 8 21281-2. Gene Harris, piano; Andy Simpkins, contrabbasso; Bill Dowdy, batteria. Registrato il 28 giugno 1962.



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domenica 2 marzo 2014

Pepe’s Samba (Chico Freeman)

 Quando, giovanissimo, cominciai a seguire il jazz e andare ai concerti (1977), Chico Freeman era uno dei nomi del momento; in italia, quell’anno o l’anno dopo, lo si era sentito (io lo sentii a Bergamo) in un quartetto di Don Pullen che aveva al contrabbasso il grande Fred Hopkins del trio Air e alla batteria non mi ricordo.

 Non è che io dopo allora l’abbia seguito tanto, ma mi pare che non abbia mantenuto la promessa che secondo molti aveva formulato in quegli anni. Tuttavia, fra anni Settanta e Ottanta, Freeman ha fatto delle cose belle, e un paio le trovi anche su Jazz nel pomeriggio, nella «nuvola» qui a destra. In questo disco del 1976 ha addirittura Henry Threadgill come sideman di lusso (qui tuttavia non fa molto).

Pepe’s Samba (Freeman), da «Morning Prayer», India Navigation IN-1063. Henry Threadgill, sax alto; Chico Freeman, sax tenore; Muhal Richard Abrams, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Ben Montgomery, percussioni. Registato l’8 settembre 1976.



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sabato 1 marzo 2014

Whisper Not (Anita O’Day and & Three Sounds)

 Anita O’Day e i Three Sounds di Gene Harris interpretano il classico di Benny Golson con il concorso di Roy Eldridge, che con Anita  aveva duettato nel 1941 in Let Me Off Uptown (orchestra di Gene Krupa).

 Le parole della canzone, che nel 1958 la O’Day fu la prima cantante a registrare, sono di Leonard Feather.

 Whisper Not (Feather-Golson), da «Anita O’Day and The Three Sounds», Universal Distribution 9293. Anita O’Day con The Three Sounds: Gene Harris, piano; Andy Simpkins, contrabbasso; Bill Dowdy, batteria, più Roy Eldridge, tromba. Registrato il 15 ottobre 1962.



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