giovedì 31 maggio 2012

Riviera - Dinner for One, Please James (J. J. Johnson & Kai Winding)

 I complessi con front line di tutti tromboni sono un gusto che da alcuni è ritenuto poco salutare; una squisitezza come uno qualsiasi dei duetti di Jay & Kai, allora, io dovrei assumerla con il senso di colpa e pericolo dell’iperglicemico che si accinga a una fetta di Saint-Honoré. Ma del resto – questa sia per il lettore misterioso che coglie le mie citazioni gaddiane – , se un trombone è una delizia, due tromboni non potranno che essere una delizia due volte deliziosa.

 Nel trio ritmico, che nei gruppi di J&K è sempre molto scelto e in un’occasione ha compreso perfino Bill Evans, stavolta al piano c’è Dick Katz, di cui un giorno ti parlerò di più, uno di quelli a casa dappertutto, dallo stride alla semi-astrazione; alla batteria, Al Harewood, un rhythm man fra i più swinganti degli anni Cinquanta. J. J. ha composto e arrangiato il tema melodiosissimo di Riviera; Kai ha arrangiato l’altro; in entrambi i pezzi, Johnson è il solista con sordina.

 Riviera (Johnson), da «Early Bones», Prestige P-24067. J. J. Johnson e Kai Winding, trombone; Dick Katz, piano; Peck Morrison, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 3 dicembre 1954.




 Dinner for One, Please James (Michael Carr), id.



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mercoledì 30 maggio 2012

Red Clay (Freddie Hubbard)

 Dai commenti escono spesso suggerimenti preziosi; parlando di «Miles in the Sky», per esempio, Luca Conti ha ricordato questo disco di Freddie Hubbard, che segnò uno spartiacque nella carriera di Hubbard e anche una data importante nel jazz di quegli anni (è del 1970).

 Da una parte, come ha osservato Conti, vi sentiamo un consolidamento di quanto il quintetto di Miles – qui ne sono presenti due membri – aveva cominciato a fare in pezzi come Stuff; dall’altra, tutto appare per dire così «ottimizzato», reso più semplice e più filante, tanto ritmicamente che armonicamente, con il concorso essenziale del packaging sonoro di Creed Taylor. Anche Hancock si mostra ormai a suo completo agio sulla tastiera elettrica.

 Red Clay (Hubbard), da «Red Clay», CTI 5051722. Freddie Hubbard, tromba; Joe Henderson, sax tenore; Herbie Hancock, piano elettrico; Ron Carter, basso elettrico; Lenny White, batteria. Registrato nel gennaio 1970.



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martedì 29 maggio 2012

I Know About the Life (Archie Shepp)

 Archie Shepp incise questa canzone un agosto di tanti anni fa a Milano. Me ne piacciono: la composizione, l’introduzione pianistica, la voce e l’interpretazione di Shirley «Bunny» Foy, le chiose interlineari del trombone al canto e il suo assolo e infine il fatto che sia stata incisa a Milano un’estate di tanti anni fa. Si sente; io lo sento. Forse per sentirlo occorre aver trascorso molte estati a Milano.

 Non me ne piacciono: l’accompagnamento pianistico – meccanico, pestato – e i versi di Aishah Rahman, ispirati o dedicati a Billie Holiday, in cui un nichilismo magniloquente e un po’ vittimistico si accende in toni da fantasy apocalittico («I’ve seen those days / not fit for living eyes»).

 I Know About the Life (Shepp-Rahman), da «A Sea of Faces», Black Saint 120002-2. Bunny Foy con Charles Greenlee, trombone; Archie Shepp, piano; Cameron Brown, contrabbasso; Beaver Harris, batteria. Registrato il 5 agosto 1975.



lunedì 28 maggio 2012

[comunicazione di servizio]

 Comunicazione di disservizio, in realtà: ci risiamo con DivShare, il server su cui carico la musica, che di nuovo mi impedisce l’upload. Porta pazienza – stavo pensando di accedere ai servizi a pagamento di DivShare, ma se tanto mi dà tanto. Penserò a una soluzione diversa.

domenica 27 maggio 2012

Stuff (Miles Davis)

 Quando si parla della svolta che la musica di Miles Davis prese sul finire degli anni Sessanta per giungere in dirittura con «Bitches Brew», si risale a «In a Silent Way» o al massimo a «Filles de Kilimanjaro»; più raramente viene nominato «Miles in the Sky», l’album del 1968 che, nel pezzo incipitario Stuff, una composizione di Miles complessa e frammentaria che «quaglia» solo nella ripresa finale, presenta un ritmo di pretta marca Motown (unito a un tipo d’armonia che, secondo Bob Belden, mostra indubbia la mano di Gil Evans).

 Ma non è solo questione di ritmo: si ascolta qui per la prima volta Herbie Hancock  suonare il piano elettrico; un basso elettrico è nelle mani di Ron Carter e anche Wayne Shorter, forse per compensare quella ritmica piuttosto coprente (già il drumming di Tony Williams non era mai stato uno stormir di fronde), suona il sax tenore amplificato, ossia amplificato in sala d’incisione e registrato in uscita dall’amplificatore, procedimento che conferisce alla sua sonorità una maggiore presenza, allo stesso tempo appiattendola alquanto.

 Segue nel disco Paraphernalia, che non pubblico. Vi compare, suonata da George Benson, una chitarra, che diventerà da «In a Silent Way» in poi un complemento quasi costante dei complessi di Miles.

 Sondaggio, come nei siti seri: dei dischi in studio del Secondo Quintetto di Davis qual è il tuo preferito? O l’ordine delle tue preferenze? Io sono certo dei primi tre, almeno in questo momento storico: «Nefertiti», «Miles Smiles», e a pari merito «E.S.P.» e «Sorcerer»; sono d’accordo con Cook che sulla Penguin definisce «Miles in the Sky» un disco più che altro transizionale. «Filles de Kilimanjaro» non so, non lo sento da troppo tempo, ma non ne serbo un gran ricordo.

 Stuff (Davis), da «Miles in the Sky», Columbia CK 65684. Miles Davis, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Herbie Hancock, piano elettrico; Ron Carter, basso elettrico; Tony Williams, batteria. Registrato il 17 maggio 1968.



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sabato 26 maggio 2012

Deep River - Amazing Grace (Archie Shepp & Horace Parlan)

 Due traditional da questo bel disco di duetti evocato da Lillo nei commenti al post che precede.

 (Non abituarti, non ho intenzione di mettermi a esaudire richieste come fossi una radio libera degli anni Settanta: siamo ancora nell’ambito dei festeggiamenti del secondo anno di Jazz nel Pomeriggio; e poi mi fa sempre piacere pubblicare Horace Parlan).

 Deep River (Trad.), da «Goin’ Home», SteepleChase SCCD 31079. Archie Shepp, sax tenore; Horace Parlan, piano. Registrato a Copenaghen il 25 aprile 1977.



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 Amazing Grace (Trad.), id.



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venerdì 25 maggio 2012

Prelude to a Kiss - Summertime (Horace Parlan)

 Anche in trio Horace Parlan, pianista diletto di molti saxofonisti, apprezzato anche da Mingus, si dimostra originale e sugoso. Nella strasentita ballad di Duke Ellington raggiunge subito il suo caratteristico equlibrio di funkyness e di eleganza e salda un certo  debito stilistico che ha proprio con il Duca – non la più ovvia delle ispirazioni per un pianista hard bop.

 In Summertime, dove l’enunciazione del tema è affidata all’arcata bella e profonda del grande George Tucker, Parlan è memore nell’accompagnamento della versione scritta da Gil Evans per Miles Davis. Dopo l’esposizione ad libitum, con Tucker fervido come un predicatore, segue un trattamento secco e tiratissimo, con un altro frammento di memoria dall’assolo di Miles in quella versione (al minuto 02:48).

 Prelude to a Kiss (Ellington), da «Headin’ South», Blue Note 9159. Horace Parlan, piano; George Tucker, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 4 dicembre 1960.



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 Summertime (G. - I. Gershwin), id.



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giovedì 24 maggio 2012

New Rag - Old Rag (Keith Jarrett)

 Attraverso l’influenza sottile di Paul Bley e la partecipazione diretta di Charlie Haden, il collaboratore più importante di Ornette Coleman nei suoi quartetti, Keith Jarrett mostra nel 1968 la sua attenzione a Coleman e guida, solo ventitreenne, uno dei trii pianistici più avanzati di quegli anni, qui colto dal vivo  allo Shelly’s Manne Hole di Los Angeles. 

 New Rag (Jarrett), da «Somewhere Before», Atlantic SD 8808. Keith Jarrett, piano; Charlie Haden, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato il 30 ottobre 1968.



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 Old Rag (Jarrett), id.



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mercoledì 23 maggio 2012

Dial ‘B’ for Barbra (Horace Tapscott)

  Dial ‘B’ for Barbra (Tapscott), da «Dial ‘B’ for Barbra», Nimbus West NS 1147 C. Reggie Bulen, tromba; Gary Bias, flauto; Horace Tapscott, piano; Roberto Miguel Miranda, contrabbasso; Everett Brown, batteria. Registrato nel 1983.



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martedì 22 maggio 2012

Now’s the Time (Eddie Jefferson)

 Oggi Jazz nel pomeriggio compie due anni. Ho passato la miglior parte del pomeriggio di ieri a comporre un post sobriamente ma meticolosamente autocelebrativo, studiandomi che vi risuonasse una nota di commozione, casta e austera però; e in cui, come se niente fosse, circolassero i nomi di Aulo Gellio, Diderot, Baudelaire, De Quincey, Gershom Scholem e, buon peso, Roberto Calasso. È tutto vero.
 Alle tre di questa mattina, svegliato da quello che credevo un imbarazzo di stomaco, ho  riletto la spataffiata sorseggiando un bicarbonato. L’ho quindi seppellita misericordiosamente nel mistero del potenziale di terra, o dovunque altro si annullino i bit.

 Ciò non toglie che gli auguri siano graditi!

 Now’s the Time (Parker), da «Body and Soul», Prestige/OJCCD-396-2. Eddie Jefferson con Dave Burn, tromba; James Moody, sax tenore; Barry Harris, piano; Steve Davis, contrabbasso; Bill English, batteria. Registrato il 27 settembre 1968.



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lunedì 21 maggio 2012

[Extracurricolare] Un grande amico del jazz: Gian Mario Maletto

 Tutti gli appassionati di jazz e i jazzisti italiani hanno caro Gian Mario Maletto, giornalista, da oltre cinquant’anni collaboratore assiduo di Musica Jazz di cui è la vera e proverbiale memoria storica e in particolare curatore della rubrica «Carta stampata», rassegna della stampa estera. Negli anni prima dell’internet, «Carta stampata» era la sola finestra sul mondo jazzistico accessibile alla maggior parte di noi; ed è piacevole e informativa anche oggi.

 Il sito Andy. Visioni Contemporanee porta oggi questa intervista con Maletto condotta da Federico Scoppio e con delle fotografie (di Amedeo Novelli) che mostrano Gian Mario nella magnifica confusione del suo studio. Anch’io voglio una stanza così, quando avrò la sua età!

Soul Stirrin’ (Bennie Green)

 A me piacciono molto i dischi che Bennie Green, trombonista fra i pionieri del jazz moderno, anche se non in primissima fila, fece negli Cinquanta in compagnia sempre molto scelta e con un repertorio felice. Qui c’è anche Babs Gonzales, in una sua composizione funky avanti lettera e armonicamente non del tutto prevedibile.

 Green, con il suo suono ampio e caldo, pre-bop, è sempre un vero piacere da ascoltare e si abbina bene a Gene Ammons e meno bene al non molto noto sax tenore bianco Billy Root, che purtroppo si riduce a citare quasi in sequenza il Canto dei battellieri del Volga e il Volo del calabrone.

 Soul Stirrin’ (Gonzales), da «Mosaic Select: Bennie Green», Mosaic MS-003 72435 82418 2 2 [«Soul Stirrin’», Blue Note BST 81599]. Bennie Green, trombone; Billy Root, Gene Ammons, sax tenore; Sonny Clark, piano; Ike Isaacs, contrabbasso; Elvin Jones, batteria; Babs Gonzales, canto. Registrato il 28 aprile 1958.



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domenica 20 maggio 2012

Bi-Sectional - Theme from «Blow Up» (Bobby Hutcherson)

 Evocato poco sotto a proposito del bassista Albert Stinson, nei commenti a un pezzo di Chico Hamilton, ecco un quartetto di Bobby Hutcherson del 1967. «Oblique» è un disco complesso e dalle suggestioni sottili. Qui senti una composizione contrappuntale di Joe Chambers, interessante come sempre, poi il tema che Hancock scrisse ed eseguì per il celeberrimo film inglese di Antonioni del 1966.

 Bi-Sectional (Chambers), da «Oblique», Blue Note 7243 5 63833 2 6. Bobby Hutcherson, vibrafono, percussioni; Herbie Hancock, piano; Albert Stinson, contrabbasso; Joe Chambers, batteria, percussioni. Registrato il 21 luglio 1967.

 

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Theme from Blow Up (Hancock), id.



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sabato 19 maggio 2012

Out of Nowhere (Joe Albany)

 Joe Albany (già sentito qui, v. a destra) duetta con Niels Henning Ørsted Pedersen nel 1974.

 Nel breve periodo del suo «ritorno», sembrava di sentire un uomo che, trascorsi anni nel silenzio completo dell’isolamento, cercasse di ricuperare quel tempo dicendo tante cose tutte insieme, con fervore e inevitabile confusione. Un’esecuzione incòndita, scoordinata, vitalissima, che NHØP cerca invano di ricondurre entro gli argini di una forma.

 Out of Nowhere (Green-Heyman), da «Two’s Company», SteepleChase SCCD 31019. Joe Albany, piano; Niels Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso. Registrato il 17 febbraio 1974.



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venerdì 18 maggio 2012

Bye Bye Blackbird (Ben Webster & Oscar Peterson)

 A questa canzone agrodolce io sono irragionevolmente affezionato (bisognerebbe leggerne i versi per capire, ma ancora non basterebbe) e credo che come la interpreta Ben Webster, con solo una nota ogni tanto ma pesante come un sospiro, non la interpreti nessuno. Anche Oscar Peterson e compagni spaccano, questo va detto.

 Bye Bye Blackbird (Henderson-Dixon), da «Ben Webster Meets Oscar Peterson», Verve 314 521 448-2. Ben Webster, sax tenore; Oscar Peterson, piano; Ray Brown, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato il 6 novembre 1959.



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giovedì 17 maggio 2012

Blues for a Nomadic Princess (James Carter)

 Un giovanissimo James Carter, al sax tenore, omaggia in una volta sola tutta una genìa di sax tenori post-hawkinsiani, non ultimo dei quali Illinois Jacquet, apparso qui sopra recentissimamente senza peraltro suscitare entusiasmi (un commento solo, e spregioso, da un vecchio aficionado di JnP: che pugnalata alle spalle).

 Ma Carter non si limita al manieristico omaggio, ascolta fino alla fine. Una roba di grana non finissima ma con tanto talento e verve da buttar via. Notevolissimi anche gli altri tre e specialmente Craig Taborn.

 Blues for a Nomadic Princess (Carter), da «JC on the Set», DIW Columbia 661449. James Carter, sax tenore; Craig Taborn, piano; Jaribu Shahid, contrabbasso; Tani Tabbal, batteria. Registrato il 14 o il 15 aprile 1993.



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mercoledì 16 maggio 2012

This Terrible Planet (Ahmad Jamal)

 A giudicare da due produzioni discografiche come questa, del 1965, e «The Awakening», del 1970, si può essere giustificati nel ritenere  quel quinquennio il vero periodo d’oro di Ahmad Jamal e dei suoi trii.

 This Terrible Planet
(Jamal), da «Extensions», Argo LP 758. Ahmad Jamal, piano; Jamil [Sulieman] Nasser, contrabbasso; Vernell Fournier, batteria. Registrato fra il 18 e il 20 maggio 1965.



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martedì 15 maggio 2012

Homeward (Chico Hamilton)

 In questo disco di Chico Hamilton, con tutte composizioni di Charles Lloyd, si sente già qualcosa dei caratteri che avrà il quartetto di Lloyd di pochissimi anni dopo, quello con Jarrett e DeJohnette. Ma questo gruppo era meglio; Lloyd stesso vi suona meglio che nei propri dischi.

 Homeward (Lloyd), da «Drum Fusion», Columbia. Garnett Brown, trombone; Charles Lloyd, sax tenore; Gabor Szabo, chitarra; Albert Stinson, contrabbasso; Chico Hamilton, batteria. Registrato nel 1962.



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lunedì 14 maggio 2012

Ghost Of A Chance (Coleman Hawkins) (Illinois Jacquet)

 La classica ballad eseguita prima da Coleman Hawkins nella sua maniera più eloquente e ornata in un contesto tardo-Swing,  poi da Illinois Jacquet un quarto di secolo dopo, in contesto modern mainstream. 

 Jacquet è indiscutibilmente un hawkinsiano (uno dei migliori) e anche qui, nella sua piena maturità, l’influsso di «Bean» è molto percepibile nel suono e nel fraseggio; quello che è molto diverso, a parte il contesto, è l’intento espressivo al quale vengono adibiti quei mezzi stilistici.

 I Don’t Stand A Ghost Of A Chance With You (Crosby-Washington-Young), da «Thanks For the Memory», Xanadu 111. Charlie Shavers, tromba; Hank D’Amico, clarinetto; Walter «Foots» Thomas, sax alto; Coleman Hawkins, sax tenore; Clyde Hart, piano; Tiny Grimes, chitarra; Slam Stewart, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato il 14 novembre 1944.


  
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 I Don’t Stand A Ghost Of A Chance With You, da «Bottoms Up», Prestige/OJCCD-417-2. Illinois Jacquet, sax tenore; Barry Harris, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Alan Dawson, batteria. Registrato il 26 marzo 1968.



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domenica 13 maggio 2012

My Ship - Trav’lin’ Light (Sonny Rollins)

 Una somministrazione robusta e corroborante di Sonny Rollins serve  a pulire le orecchie del preteso jazz o finto jazz che purtroppo può capitare di sentire.

 La seconda formazione che ascolti qui, espansa, vede due collaborazioni che sarebbe stato bello sentire continuate: intendo quella con Herbie Hancock, all’epoca appena unitosi a Miles Davis, e quella con Dave Izenzon, il grande bassista (fra gli altri) di Ornette Coleman, in funzione di seconda voce o discanto, in aggiunta a un tradizionale bassista ritmico. Una magnifica  intuizione, quest’ultima, avanti sui tempi, che dà all’esecuzione della non battutissima canzone di Johnny Mercer una specie di profondità tridimensionale e una sonorità unica, entro la quale il fraseggio di Sonny si sfrangia, si scontorna e infine si dilegua insieme con le armonie.

 Dimmi che cosa te ne pare.

 My Ship (I. Gershwin-Weill), da «The Standard Sonny Rollins», RCA Victor 09026 68681-2. Sonny Rollins, sax tenore; Jim Hall, chitarra; Bob Cranshaw, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 24 giugno 1964.

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 Trav’lin’ Light (Mercer-Mundy-Young), id. Rollins; Hall; Herbie Hancock, piano; Dave Izenzon, contrabbasso (arco); Teddy Smith, contrabbasso (pizzicato); Stu Martin, batteria. Registrato l’11 giugno 1964.



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venerdì 11 maggio 2012

Nardis (Richard Davis)

 Ecco, pur da una formazione di bei nomi (un paio o tre, anzi, grandi) non direi che questa versione della bellissima Nardis di Bill Evans* sia molto riuscita. Nell’arrangiamento del contrabbassista Bill Lee, suona piuttosto affrettata e superficiale. Mi dispiace, mica si può avere tutte le mattine un capolavoro.

 * Benché normalmente, e anche qui, attribuita a Miles Davis.

 Nardis (Davis), da «Fancy Free», Galaxy GXY-5102. Eddie Henderson, tromba; Joe Henderson, sax tenore; Stanley Cowell, piano elettrico; Richard Davis, contrabbasso; Billy Cobham, batteria. Registrato il 30 giugno 1977.



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giovedì 10 maggio 2012

Serenade to a Bus Seat (Clark Terry)

 Clark Terry e Johnny Griffin, con la sezione ritmica di Miles Davis, fanno una coppia benissimo assortita di opposti.

 Serenade to a Bus Seat (Terry), da «Serenade to a Bus Seat», Riverside/OJC 66. Clark Terry, tromba; Johnny Griffin, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 27 aprile 1957.



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mercoledì 9 maggio 2012

Testifying (Larry Young)

 Soul jazz. Il disco d’esordio a proprio nome di Larry Young (1960) è inevitabilmente nel segno di Jimmy Smith, dai cui primi trii Young eredita qui il chitarrista Thornel Schwartz. Lo stile di Young (presente in non modica quantità su JnP: riferisciti qui a destra), tuttavia, già all’inizio contiene più spazio e più relax di quello di Jimmy Smith, che soprattutto nei primi anni era un vero tupamaro del jazz, e anche degli accenti gospel più genuini, o almeno che a me paiono tali.
 Appena pochi anni dopo, Larry Young firmerà «Unity», uno dei capolavori degli anni Sessanta e di tutto il catalogo Blue Note.

 Testifying (Young), da «Testifying», Prestige/OJCCD-1793-2. Larry Young, organo; Thornel Schwartz, chitarra; Jimmie Smith, batteria. Registrato il 2 agosto 1960.



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martedì 8 maggio 2012

Theme for Ernie (John Coltrane)

 Ho saputo che il cha-cha-cha di ieri ha fatto ballare un intero ufficio, nella gelida e scostante Pordenone. Lieto di aver posto così il mio piccolo ostacolo alla crescita economica del Paese, giusta le applicazioni della novissima Economia Politica Tecnica, oggi sperimento sullo stesso ufficio gli incanti di Coltrane balladeur.

 Theme for Ernie (Lacey), da «Soultrane», Prestige/MFSL UDSACD 2020. John Coltrane, sax tenore; Red Garland, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 7 febbraio 1958.



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lunedì 7 maggio 2012

The Shadow of Your Smile (Morris Nanton)

 Morris Nanton, il semioscuro pianista che mi piace proporre spesso su JnP, sapeva conferire un tocco personale a materiali consunti, come qui a The Shadow of Your Smile (che, per la verità, nel 1965 era nuovissima…), che affronta, prosciugandone lo sciroppo, a tempo di cha-cha-cha.

 The Shadow of Your Smile (Mandel-Webster), da «Soul Fingers», Prestige PR 7464. Morris Nanton, piano; Norman Edge, contrabbasso; Al Beldini, batteria; Johnny Murray Jr, conga. Registrato il 13 maggio 1965.



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domenica 6 maggio 2012

But Beautiful (Charles McPherson)

 Lectio magistralis di Charles McPherson sulla lettura di questa famosa ballad: pronuncia, articolazione e dinamica. Con annesso seminario di accompagnamento pianistico di Duke Jordan.

 But Beautiful (Van Heusen-Burke), da «Beautiful!», Xanadu XCD 1230. Charles McPherson, sax alto; Duke Jordan, piano; Sam Jones, contrabbasso; Leroy Williams, batteria. Registrato il 12 agosto 1975.



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sabato 5 maggio 2012

Relaxo Abstracto - I Can’t Get Started (Teddy Charles)

 La prima di queste esecuzioni ha abbastanza di rilassato ma poco di astratto, almeno come lo si intende di norma; in realtà ne è astratto lo spirito, se non la lettera. Confluiscono in questo disco il jazz della West Coast, un po’ di Third Stream e la presenza di Mingus, fra i pochissimi bassisti a farsi riconoscere scandendo un semplice «four». In quel periodo anche l’individualista JR Monterose (già apparso e commentato su JnP) lavorava con Mingus; qui è più sereno, meno adenoideo che con Mingus («Pithecanthropus Erectus») o nei propri dischi.

 La canzone di Gershwin è risolta in un bellissimo duetto fra Teddy Charles e Mingus.

 Relaxo Abstracto (Charles), da «Evolution», Prestige/OJC-1731. JR Monterose, sax tenore; Teddy Charles, vibrafono; Charles Mingus, contrabbasso; Gerry Segal, batteria. Registrato il 31 agosto 1953.

 


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 I Can’t Get Started (Duke-Gershwin), id.



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venerdì 4 maggio 2012

On the Sunny Side of the Street (Lionel Hampton)

 All-star! Una ogni tanto fa piacere e questi cinque sembrano essersi trovati bene insieme. Lionel Hampton è un grande del jazz che dovremmo ricordare di più (ammonisco me stesso). Peterson è perfino conciso, per una volta nella vita, e lascia il primato del numero di note lavorate a DeFranco. Anche Buddy Rich, un batterista che in certi setting poteva agire da sabotatore, qui si contiene – ma non in Flying Home, che apre il disco, in cui le sue vigorose pestate hanno da contendere con gli ansiti e i rantoli di Hampton.

 On the Sunny Side of the Street (Fields-McHugh), da «The Lionel Hampton Quintet», Verve 314589 100-2. Buddy DeFranco, clarinetto; Lionel Hampton, vibrafono; Oscar Peterson, piano; Ray Brown, contrabbasso; Buddy Rich, batteria. Registrato nell’aprile 1954.



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mercoledì 2 maggio 2012

Love for Sale (MJT + 3)

 Questo vivace quintetto, dal capzioso nome di Modern Jazz Two Plus Three, fu messo insieme da Walter Perkins (1932-2004), un eccellente batterista di Chicago, nel 1957; nella formazione originale il pianista ne fu Muhal Richard Abrams, sostituito poi da Harold Mabern, ben noto a JnP, come del resto Frank Strozier.

 Qui li sentiamo in una molto arrangiata versione di Love for Sale a tempo di mambo, in cui il leader Perkins ha la parte principale.

 Love for Sale (Porter), da «MJT + 3», Vee Jay 002. Willie Thomas, tromba; Frank Strozier, sax alto; Harold Mabern, piano; Bob Cranshaw, contrabbasso; Walter Perkins, batteria. Registrato il 12 maggio 1960.




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martedì 1 maggio 2012

Spanish Steps (The Modern Jazz Quartet)

 Il giorno della Festa dei Lavoratori la macchina possente di Jazz nel Pomeriggio, pur a fronte di danni difficilmente rimediabili, comincia a rimettersi in moto, ma lenta lenta dapprima. Come l’altoforno, anche JnP vuole del tempo per arrivare a regime e comincia da temperature moderate. Nella specie, con un live (meraviglioso, peraltro) del MJQ a Lubjana nel 1960; la composizione di John Lewis ritrae ovviamente la scalinata di Piazza di Spagna.

 Spanish Steps (Lewis), da «Dedicated to Connie», Atlantic 82763. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato il 27 maggio 1960.