mercoledì 31 dicembre 2014

Parabola (Alan Shorter)

 Di Alan Shorter (1932-1987), trombettista, flicornista, compositore, fratello maggiore di un anno di Wayne Shorter e d’aspetto a lui quasi identico, potrai trovare tutte le poche notizie su Wikipedia; ricordo solo che Alan ha partecipato nel 1965 a un disco Blue Note del fratello, «The All Seeing Eye», e ad alcuni di Archie Shepp, fra anni Sessanta e Settanta, il più famoso «Four For Trane».

 A suo nome c’è questo disco del 1968, ripubblicato dalla Verve nel 2004, e poi un altro. L’avevo ascoltato tempo fa, non ne ricordavo niente; l’ho riascoltato e devo dire che mi sono annoiato, a dispetto delle formazioni molto ferrate, delle note bombastiche di Amiri Baraka e dell’aura di piccolo cult che lo circonda.

 Le composizioni di Shorter sono delle melodie angolose atonali, senza ripetizioni, irte di intervalli eccedenti e piuttosto informi, prive di direzione, esposte all’unisono da flicorno o tromba e sax tenore sopra sparuti ostinati del contrabbasso. Sono questi unisoni, credo, che fanno sì che nelle liner notes Baraka parli di bebop, che invece è lontano da qua tanto quanto l’altro riferimento citato, Ornette Coleman, e quest’ultimo proprio per la natura artificiosa e anodina, in definitiva per la vera povertà dei temi. Alan Shorter vi appare strumentista fioco, dalla tecnica minima – a momenti sembra di sentire, più che Don Cherry, come ho letto, Ornette alla tromba – e dal fraseggio elementare e balbettante. Il disco si ascolta tuttavia fino a un certo punto non senza piacere, per un suono caldo, molto «d’epoca», dovuto per lo più alla prestazione eccellente dei batteristi, ai quali è demandata quasi tutta l’«azione». E Gato Barbieri vi fa la sua figura.

 Gradirei conoscere la tua opinione.

 Parabola (A. Shorter), da «Orgasm», Verve V6-8768. Alan Shorter, flicorno; Gato Barbieri, sax tenore; Charlie Haden, contrabbasso; Muhammad Ali, batteria. Registrato il 6 novembre 1968.



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martedì 30 dicembre 2014

[Guest post #53] Ermes Rosina & Walt Dickerson

Interrompe l’astinenza da guest post il molto gradito esordio da guest poster di Ermes Rosina, che corrobora una bellissima scelta, alla quale applaudo con calore, con un accostamento poetico. Bene bene.

 Anch’io, come Marco, ammiro l’arte di Walt Dickerson. Tanto più in questi giorni in cui l’aria e le menti sono rarefatte e riflessive come la sua musica.

 In questo disco in duo (ma potrei citare anche quello, piuttosto diverso, con Sun Ra), e specie in questo brano, credo possiamo apprezzare una sintesi tra la vena  intima e quella  sperimentale.

 Instabilità armonico-melodica e  sottigliezze timbriche  (a cui contribuisce in modo decisivo Richard Davis: l’introduzione del pezzo, a lui affidata, è  semplicemente meravigliosa!) disegnano un’epifania per me inesplicabile sul piano (soltanto) musicale.

 Una logica  impalpabile, eppure, direi, «oggettiva» la sottende: «quel» suono o «quel» silenzio» non potrebbero non essere «lì», così come si presentano, anche se non sai il perché: lo intuisci a posteriori. Mi ricordano la luce esatta, intuita da Amelia Rosselli  nelle ultime righe del suo  introspettivo e nondimeno oggettivo  «Diario Ottuso»,  a rischiarare  una paradossale «dimensione vitale», fatta di non sapere, non vedere, non capire.

 Siamo in giorni di feste e di regali, e – scusa Marco se mi auto-regalo questa libertà –  alla poeta (musicale fino al midollo, come pochi altri poeti), alla «Sua intuizione» (e di Walt Dickerson),  a chi abita nella dimensione vitale di cui sopra, vorrei «regalare» questo post.

 Her Intuition (Dickerson), da «Divine Gemini», SteepleChase - SCS - 1089. Walt Dickerson, vibrafono; Richard Davis, contrabbasso. Registrato il 9 febbraio 1977.



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lunedì 29 dicembre 2014

Memories Of You – Like Someone In Love (Buddy DeFranco)

 Con Buddy DeFranco (1923), morto la vigilia di Natale, è mancato l’ultimo grande clarinettista «esclusivo» del jazz; intendo, con esclusivo, che non usasse il clarinetto come doppio di un saxofono.

 DeFranco è stato un eccellente musicista e un virtuoso immacolato, forse il maggiore dei pochi clarinettisti di scuola moderna. Te lo faccio sentire, come già  qualche anno fa, prima in una sua riuscita collaborazione con Art Tatum e poi, vent’anni dopo, dal vivo con un suo quartetto.

 Memories Of You (Razaf-Blake), da «The Tatum Group Masterpieces vol. 7», Pablo 2405-430. Buddy DeFranco, clarinetto; Art Tatum, piano; Red Callender, contrabbasso; Bill Douglass, batteria. Registrato nel febbraio 1956.



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 Like Someone In Love (Burke-Van Heusen), da «Gone With The Wind», Storyville STCD 8220. Buddy DeFranco, clarinetto; Willie Pickens, piano; Todd Coolman, contrabbasso; Jerry Coleman, batteria. Registrato il 16 febbraio 1977.



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sabato 27 dicembre 2014

Morning – G. Bounk (Yusef Lateef)

 Il jazz, Dio liberi, non è musica ambient, ma può tuttavia essere musica d’uso: Yusef Lateef ha il passo lento, costante e sicuro che serve anche ad accompagnare sommessamente una serena mattina di sabato, e poche delle sue band hanno sviluppato un suono così bene adeguato a quel passo, avvolgente e morbido. Gran parte vi ha il trombone di Curtis Fuller. T’invito a prestare attenzione anche a Hugh Lawson, accompagnatore e solista di classe eccelsa.

 Morning (Lateef), da «Morning», Savoy SJL 2205. Curtis Fuller, trombone e percussioni; Yusef Lateef, sax tenore; Hugh Lawson, piano; Ernie Farrow, contrabbasso; Louis Hayes, batteria; Doug Watkins, percussioni. Registrato il 5 aprile 1957.



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 G. Bounk (Lateef), c.s. ma Lateef suona il flauto.



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venerdì 26 dicembre 2014

Happy Medium (Charles Earland)

 Charles Earland, quel valoroso organista, non era proprio un cantante, però bisogna dire che ce la metteva tutta.

 Happy Medium (Earland), da «Soul Story», Prestige PR 10018. Gary Chandler, tromba; James Vass, sax alto; Houston Person, sax tenore; Charles Earland, organo; Maynard Parker, chitarra; Jesse Kilpatrick, batteria; Buddy Caldwell, percussioni. Registrato il 3 maggio 1971.



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giovedì 25 dicembre 2014

I Remember You (Jackie McLean)

 Siccome è Natale, ecco un regalino extra pomeridiano.

 I Remember You (Mercer-Schertzinger), da «Swing, Swang, Swingin’», Blue Note BST 84024. Jackie McLean, sax alto; Walter Bishop Jr., piano, Jimmy Garrison, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 20 ottobre 1959.



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Shenandoah (Keith Jarrett) – Serenity (John Coltrane) – Old Gospel (Jackie McLean & Ornette Coleman)

 Buon Natale!

 Shenandoah (Trad.), da «The Melody At Night, With You», ECM 1675. Keith Jarrett, piano. Registrato nel 1998.



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 Serenity (Coltrane), da «Meditations», Impulse! 11992. John Coltrane, Pharoah Sanders, sax tenore; McCoy Tyner, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Elvin Jones, Rashied Ali, batteria. Registrato il 23 novembre 1965.



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 Old Gospel (Coleman), da «Old and New Gospel», BST 84262. Ornette Coleman, tromba; Jackie McLean, sax alto; Lamont Johnson, piano; Scott Holt, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato nel 1967.



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mercoledì 24 dicembre 2014

Georgia (Hoagy Carmichael & Bix Beiderbecke)

 Hoagland Howard «Hoagy» Carmichael (1899-1981) è autore di tante canzoni bellissime dell’American songbook: Skylark, da ultimo, su Jnp l’abbiamo sentita in quasi tutte le salse, ma poi Rockin’Chair, The Nearness Of You, Lazy River, In The Cool Of The Evening, In The Still Of The Night e naturalmente la più famosa di tutte, anzi una delle canzoni più famose di tutti i tempi, Stardust.

 Qui, titolare nel 1930 di una orchestra di studio di dodici elementi, Carmichael canta per la prima volta un’altra sua composizione celeberrima, Georgia (On My Mind). Nota che la Georgia della canzone, nelle intenzioni del paroliere Gorrell, era una donna, la sorella di Carmichael, e non lo stato del Sud degli USA. Hoagy non è qui nella luce migliore come cantante; l’esecuzione è salvata da brevi ma brucianti assoli di Bix Beiderbecke, un amico fraterno di Carmichael, Jack Teagarden e Joe Venuti.

 Ascoltando l’editio princeps della canzone e poi la sua versione di gran lunga più nota, quella di Ray Charles, si capisce meglio ciò che dicevo tempo fa commentandone un’esecuzione di Teddy Edwards: che alle volte un’interpretazione aggiunge a un testo musicale al punto da effettivamente reinventarlo.

 Georgia (Gorrell-Carmichael), da «Bix Beiderbecke 1927-1930», Chronological Classics 788. Hoagy Carmichael con Bix Beiderbecke, cornetta; Ray Ludwig, tromba; Jack Teagarden, Boyce Cullen, trombone; Jimmy Dorsey, clarinetto; Arnold Brillhart, sax alto; Bud Freeman, sax tenore; Mink Leibrook, sax basso; Joe Venuti, violino; Irving Brodsky, piano; Eddie Lang, chitarra; Gene Krupa, batteria. Registrato il 15 settembre 1930.



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martedì 23 dicembre 2014

Skylark (Sonny Rollins)

 Quando ho pubblicato tre versioni strumentali di Skylark, la canzone di Hoagy Carmichael, qualche giorno fa, ne ho dimenticato una che considero fra le più belle, ma non è troppo tardi per rimediare.

 Questa Skylark è del 1972 e la suona Sonny Rollins nel disco che segnò il suo ritorno alla musica dopo un ritiro, il secondo, di quasi due anni. Oltreché una versione magnifica della canzone, qui si ascolta anche secondo me uno dei più begli assoli registrati da Rollins (viceversa, il disco contiene anche la più brutta versione che io conosca di Poinciana, in cui Rollins, credo per la prima volta, suona il sax soprano).

 Skylark (Carmichael-Mercer), da «Next Album», Milestone 00025218631228. Sonny Rollins, sax tenore; George Cables, piano; Bob Cranshaw, contrabbasso; David Lee, batteria. Registrato nel luglio 1972.



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lunedì 22 dicembre 2014

I Remember Clifford (Don Lanphere)

 I Remember Clifford è una delle composizioni più eseguite del jazz moderno, e Don Lanphere, anche accompagnato da un pianista di indifferente qualità e invadente, la interpreta con convinzione. Lanphere lo abbiamo già sentito su Jnp, poco più che ragazzo, con Fats Navarro.

 I Remember Clifford (Golson), da «Don Loves Midge», Hep Jazz HEP CD 2027. Don Lanphere, sax tenore; Marc Seales, piano. Registrato nell’ottobre 1984.



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domenica 21 dicembre 2014

My New Flame – Autumn Leaves (Maynard Ferguson & Bill Holman)

 Passa sotto il nome di Maynard Ferguson questo disco del 1955, ma più giustamente lo si ascriverebbe a Bill Holman (1927), arrangiatore e compositore famoso soprattutto per aver scritto molte delle non molte cose ascoltabili di Stan Kenton dopo gli anni Quaranta. Qui Holman ha composto tutto, tranne Autumn Leaves, in una vena East Coast interessante perché mai smidollata o leziosa. L’ottetto – nonetto, con Ferguson featured soloist – è composto di musicisti notissimi di quella scena.

 Nota come in Autumn Leaves Holman rispetti e accarezzi la melodia di Kosma come di solito  non fanno le interpretazioni jazzistiche, condotte anche a un tempo più sostenuto. Stupendi l’obbligato dei fiati nel terzo chorus e l’armonizzazione lungo tutto il pezzo.

 My New Flame (Holman), da «Octet», EmArcy MG 3602. Maynard Ferguson, Conte Candoli, tromba; Milt Bernhart, trombone; Herb Geller, sax alto; Georgie Auld, sax tenore; Bob Gordon, sax baritono; Ian Bernhard, piano; Red Callender, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 25 aprile 1955.



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 Autumn Leaves (Prévert-Kosma), id.



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sabato 20 dicembre 2014

Almost Like Being In Love (John Lewis)

 Una versione famosa della canzone la registrò Lester Young quattro anni prima di questa, con il trio di Oscar Peterson. Bill Perkins, l’abbiamo già notato, è stato uno dei lesteriani di osservanza più stretta.

 Scambiando fours con Perkins e con Jim Hall, Chico Hamilton, estroso come sempre, al minuto 7:26 e successivi fa un intero four quasi tacendo.

 Almost Like Being In Love (Lerner-Loewe), da «Grand Encounter», Pacific Jazz PPANPJ 1217. Bill Perkins, sax tenore; John Lewis, piano; Jim Hall, chitarra; Percy Heath, contrabbasso; Chico Hamilton, batteria. Registrato il 10 febbraio 1956.



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venerdì 19 dicembre 2014

Composition No. 40B – Composition No. 69N (Anthony Braxton)

 Qual è un trait d’union fra Anthony Braxton e Ornette Coleman? La domanda mi avrebbe lasciato in imbarazzo in assenza di questo disco del 1981, in cui il legame fra questi due musicisti lontanissimi fra loro è rappresentato dal grande batterista Ed Blackwell.

 Il primo pezzo che ti presento esemplifica la maniera bebop di Anthony Braxton, che approccia il linguaggio mainstream moderno un po’ con lo spirito e, mutatis mutandis, la strumentazione retorica di Stravinskij nell’avvicinarsi al barocco in Pulcinella. Il secondo è il Braxton più vicino a se stesso, astratto; è anche quello che io preferisco. Blackwell affronta con naturalezza entrambi i frangenti.

 Composition No. 40B (Braxton), da «Six Compositions: Quartet», Antilles AN 1005. Anthony Braxton, sax alto; Anthony Davis, piano; Mark Helias, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato nell’ottobre 1981.



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 Composition No. 69N (Braxton), id. ma Braxton suona il sax soprano.



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giovedì 18 dicembre 2014

Chelsea Bridge – Lovelinnessence (Cat Anderson)

 William Alonzo «Cat» Anderson (1916-1981), trombettista sparacuti dell’orchestra di Duke Ellington lungo quasi trent’anni, era un jazzista a tutto tondo. In questo bellissimo disco orchestrale, in compagnia di diversi altri ellingtoniani e del luminare Budd Johnson, omaggia doverosamente il Duke e Billy Strayhorn, facendosi valere come solista colorito, tutt’altro che esibizionista, e anche come arrangiatore.

 Chelsea Bridge (Strayhorn), da «Cat’s In The Alley», Fresh Sound Records FSR-CD 460. Cat Anderson, tromba; Quentin Jackson, trombone; Budd Johnson, clarinetto; Rudy Powell, sax altro; Ray Nance, violino; Leroy Lovett, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato nel 1959.



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 Lovelinnessence (Ellington), id.



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mercoledì 17 dicembre 2014

Hopeful Encounter – Tillamook Two (Gary McFarland & John Lewis)

 Torna Gary McFarland a breve distanza dalla sua ultima apparizione su Jnp. È ancora associato nel titolo a un solista illustre, allora Bill Evans, stavolta, nel 1962, un altro compositore e arrangiatore, John Lewis, il cui pianismo sommesso e sugoso è qui in ottima luce. Lewis era stato pochissimi anni prima mentore di McFarland alla famosa School of Jazz di Lenox, Massachusetts.

 Le composizioni di McFarland sono attente al dettaglio prezioso e con una riconoscibile qualità sospesa, a momenti fragile, al punto che nelle due esecuzioni che ti presento il nerbo maggiore lo conferisce, curiosamente, lo sparuto pianoforte di Lewis. La formazione è sempre fuori standard: in Hopeful Encounter troviamo due corni e tuba e nessun sax; in Tillamook Two, blues il cui impasto e voicing di legni sortisce un non vago colore ellingtoniano, due flauti, un clarinetto, un’oboe, un fagotto e addirittura un corno di bassetto, sorta di clarinetto contralto, più un sax baritono. Le formazioni, come sempre nei dischi di Gary McFarland, impiegano la crema del jazz dell’epoca.

 Hopeful Encounter (McFarland), da «Essence - John Lewis Plays The Compositions And Arrangements of Gary McFarland», Atlantic 8122-79713-8. Louis Mucci, Freddie Hubbard, tromba; Mike Zwerin, trombone; Bob Swisshelm, Bob Northern, corno; Don Butterfield, tuba; John Lewis, piano; Billy Bean, chitarra; Richard Davis, contrabbasso; Connie Kay, batteria; Gary McFarland, arrangiamento e direzione. Registrato il 25 maggio 1962.



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 Tillamook Two (McFarland), ib. Harold Jones, flauto; Eric Dolphy, flauto contralto; Phil Woods, clarinetto; William Arrowsmith, oboe; Loren Glickman, fagotto; Don Stewart, corno di bassetto; Gene Allen, sax baritono; John Lewis, piano; Jim Hall, chitarra; Richard Davis, contrabbasso; Connie Kay, batteria; Gary McFarland, arrangiamento e direzione. Registrato il 5 ottobre 1962.



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martedì 16 dicembre 2014

Shine And Blue – Song For Her (Manu Katché)

 Anche martedì restiamo sul morbido con questa fusion gradevole, dopo poco narcotica com’è nei protocolli del genere, da un quartetto europeo molto misto: il leader e compositore Manu Katché è francese, il trombettista italiano, il saxofonista norvegese, il pianista e organista inglese.

 Shine And Blue (Katché), da «Live In Concert», ACT 9577-2. Luca Aquino, tromba; Tore Brunborg, sax tenore e synth bass; Jim «James» Watson, piano e organo; Manu Katché, batteria. Registrato il 16 giugno 2014.



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 Song For Her (Katché), id.



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lunedì 15 dicembre 2014

Domino – Alexander’s Ragtime Band (Charlie Shavers & Ray Bryant)

 Cominciamo la settimana leggeri leggerissimi, quasi impalpabili. Ti presento un paio di brevi pezzi dalla collaborazione di Charlie Shavers, di cui ti parlerò meglio in un punto imprecisato del futuro, con il qui ben noto e amato Ray Bryant, che nell’occasione è più mainstream e meno bluesy del solito.

 Domino (Raye-Plant-Ferrad), da «The Charlie Shavers & Ray Bryant Quartet 1», Lone Hill Jazz, LHJ10182. Charlie Shavers, tromba; Ray Bryant, piano; Aaron Bell, contrabbasso; Oliver Jackson, batteria. Registrato nel 1958 o ’59.



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 Alexander’s Ragtime Band (Berlin), ib. ma Tommy Bryant, contrabbasso, al posto di Bell. Registrato nel 1959.



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domenica 14 dicembre 2014

Imagination – Tangerine (Lennie Tristano)

 Lennie Tristano compì nel 1965 un’estesa tournée europea che è rimasta indimenticabile per chi ebbe la fortuna di assistervi e che per fortuna nostra è ampiamente documentata, anche in video.

 Questo concerto di Copenaghen, per esempio, è visibile su Youtube e anche solo guardare Tristano che suona è un’esperienza istruttiva. La pura capacità di concentrazione, il dominio di tutti i parametri dell’invenzione e dell’esecuzione musicale sono ancora oggi qualcosa di veramente inaudito. Tristano, poi, in questa occasione doveva essere di buon umore (lo si vede anche sorridere lievemente), perché queste esecuzioni danesi sono particolarmente estroverse e colorite, non prive di umorismo, e il pianista vi appare rilassato in modo insolito.

 Lennie Tristano è abbastanza presente su «Jazz nel pomeriggio», fra l’altro con quella che è la pietra di paragone di ogni esecuzione di piano solo, cioè C Minor Complex.

 Imagination (Ven Heusen-Burke), da «Concert In Copenhagen», Jazz Records JR12CD. Lennie Tristano, piano. Registrato il 31 ottobre 1965.



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 Tangerine (Mercer-Schertzinger), id.



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sabato 13 dicembre 2014

Skylark (Red Norvo) (Teddy Charles) (Shirley Scott)

 Skylark, canzone del 1941, musica di Hoagy Carmichael, versi di Johnny Mercer, che pare li scrivesse con Judy Garland in mente, in tre versioni strumentali.

 Skylark (Carmichael-Mercer), da «Red Norvo Trio With Tal Farlow & Red Mitchell - Complete Recordings», American Jazz Classics 99039. Red Norvo, vibrafono; Tal Farlow, chitarra; Red Mitchell, contrabbasso. Registrato il 16 ottobre 1952.



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 Skylark, da «Vibe-Rant», Savoy/Blue Moon BMCD 1626. Teddy Charles, vibrafono; Mal Waldron, piano; Addison Farmer, contrabbasso; Jerry Segal, batteria. Registrato il primo aprile 1957.



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 Skylark, da «Great Scott», Muse MCD 5434. Buck Hill, sax tenore; Shirley Scott, organo; Arthur Harper, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 7 luglio 1991.



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venerdì 12 dicembre 2014

Enigma (Miles Davis)

 Questa bellissima composizione di J.J. Johnson si contiene in uno dei primi grandi dischi di Miles Davis, uno dei suoi pochi Blue Note.

 Si stava aprendo così nel 1953 la seconda, incredibile fase della sua avventura musicale. Sapendo questo, il disco, magnifico di per sé, assume il senso di una contenuta e gioiosa aspettativa.

 Enigma (Johnson), da «Miles Davis Vol. 2», Blue Note 7243 5 32611 2 2. Miles Davis, tromba; J.J. Johnson, trombone; Jimmy Heath, sax tenore; Gil Coggins, piano; Percy Heath, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 20 aprile 1953.



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giovedì 11 dicembre 2014

Soft Shoe – Dance Griot (Anthony Braxton & Max Roach)

 Fantastici questi due insieme. Ecco un disco che all’epoca (sono vecchio) avevo consumato.

 Al minuto 1:58 di Soft Shoe, Braxton cita Straight, No Chaser.

 Soft Shoe (Braxton-Roach), da «Birth and Rebirth», Black Saint 120024-2. Anthony Braxton, sax sopranino; Max Roach, batteria. Registrato nel settembre 1978.



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 Dance Griot (Braxton-Roach), ib. Braxton suona il sax alto.



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mercoledì 10 dicembre 2014

Haiku – Detonation (Joey Calderazzo)

 Joey Calderazzo (1965) è pianista, fra l’altro, del quartetto di Branford Marsalis, che ha di lui un’altissima stima e che figura come produttore di questo disco del 1999. I due hanno registrato insieme anche un disco di duetti bello e insolito nel 2010.

 Calderazzo è un pianista di grandi risorse, più convincenti allorché, come accade qui in Haiku, queste si esprimono in una vena lirica.

 Haiku (Calderazzo), da «Joey Calderazzo», Columbia CK 69886. Joey Calderazzo , piano; John Patitucci, contrabbasso; Jeff «Tain» Watts, batteria. Registrato nel gennaio 1999.



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 Detonation (Calderazzo), id.



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martedì 9 dicembre 2014

Fireworks – Beau Koo Jack – Muggles (Louis Armstrong)

 Tre aspetti diversi di Louis Armstrong in quel suo annus mirabilis, il 1928, dopo il quale, se anche si fosse ritirato dalla musica, si sarebbe trovato consegnato alla sua storia.

 Fireworks (Williams), da «Louis Armstrong And His Orchestra 1928-1929», Chronological Classics 570. Louis Armstrong And His Hot Five: Louis Armstrong, tromba; Fred Robinson, trombone; Jimmy Strong, clarinetto; Earl Hines, piano; Mancy Carr, banjo; Zutty Singleton, batteria. Registrato il 27 giugno 1928.



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 Beau Koo Jack (Hill-Armstrong), ib. Louis Armstrong And His Savoy Ballroom Five: Armstrong; Robinson; Don Redman, sax alto, arrangiamento; Hines; Dave Wilborn, banjo; Singleton. Registrato il 5 dicembre 1928.



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 Muggles (Armstrong-Hines) ib. Louis Armstrong And His Orchestra: Armstrong; Robinson; Strong; Hines; Carr; Singleton. Registrato il 7 dicembre 1928.



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domenica 7 dicembre 2014

Aeolian Green – Terra Di Luce – Pitchblack Blues (Chris Beier)

 Da decenni si parla di jazz modale e di modalità nel jazz, ma in realtà capita di rado di sentire da jazzisti della musica «modale». Aeolian Green di Chris Beier, tedesco del 1953, è una composizione-esecuzione genuinamente modale, perché vi ricorrono soltanto le note del modo eolico (la scala minore naturale).

 Beier è preso in una sua fascinazione quasi esclusivamente armonica che in questo strano disco a volte sortisce esiti un po’ New Age. Ma in alcuni pezzi, pur lasciando in chiaro subordine il ritmo e anche la melodia, se non quella che deriva immediatamente dal movimento armonico, Beier attinge a un’espressività intensa, per quanto limitata e ritrosa, nella quale la pronuncia jazzistica ha pur un ruolo: qui, ovviamente, soprattutto in Pitchblack Blues.  

 Terra Di Luce dimostra come per un tedesco dotato di sensibilità lirica l’Italia sia rimasta il Paese «wo die Zitronen blühn».

 Aeolian Green (Beier), da «Aeolian Green», ACT 9757-2. Chris Beier, piano. Registrato nel 2007.



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 Terra Di Luce (Beier), id.



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 Pitchblack Blues (Beier), id.



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sabato 6 dicembre 2014

Reflections In the Park – Night Images (Gary McFarland & Bill Evans)

 «The Gary McFarland Orchestra With Special Guest Bill Evans» è un disco del 1963 il cui titolo dice abbastanza: Bill Evans è chiamato qui a fornire la sua tavolozza di colori perlacei e talvolta la sua sagacia di accompagnatore ai fantasiosi, non propriamente jazzistici acquerelli musicali di Gary McFarland, che nella bellissima Night Images assegna a Evans la parte di una specie di doppio riflesso del proprio vibrafono.

 Reflections In the Park (McFarland), da «The Complete Bill Evans On Verve», Verve. Gary McFarland’s Orchestra with Bill Evans: Phil Woods, clarinetto; Spencer Sinatra, flauto, flauto contralto; Julian Bartber, Allan Goldberg, viola; Aaron Juvelier, Joseph Tekula, violoncello; Gary McFarland, vibrafono; Jim Hall, chitarra; Richard Davis, contrabbasso; Ed Shaughnessy, batteria. Registrato il 24 gennaio 1963.



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 Night Images (McFarland), id. senza Hall.



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venerdì 5 dicembre 2014

The Windup (Keith Jarrett)

 Questo vivace, burattinesco pezzo dell’European Quartet di Keith Jarrett, che, giusta il titolo, evoca proprio un giocattolo caricato a molla, mi richiama fortemente qualcosa ma non ricordo che cosa.

 Può essere che sia stato, alcuni decenni fa, la sigla di un qualche programma della radio? Chiedo a chi sia addirittura più vecchio di me.

 The Windup (Jarrett), da «Belonging», ECM 1050. Jan Garbarek, sax soprano; Keith Jarrett, piano; Palle Danielsson, contrabbasso; Jon Christensen, batteria. Registrato nell’aprile 1974.



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giovedì 4 dicembre 2014

Lover Man – All The Things You Are (Paul Bley)

 Paul Bley registrò questo disco di standard trent’anni fa. Trascorso il periodo, diciamo così, dell’apprendistato, Bley non aveva più affrontato questo repertorio ma il risultato convince proprio perché quella lunga lontananza gli aveva tolto dalle dita i molti cliché in cui inevitabilmente incappano anche i musicisti più grandi in pezzi suonati e risuonati tante volte, lungo tutta una vita.

 Giova all’approccio anche la maniera pianistica di Bley, che è uno strumentista di notevole facilità naturale ma di tecnica non esercitata: in unione alla poca familiarità di ritorno con le canzoni, ciò conferisce un senso di relax, di non sciatta casualità, perfino a cavalli di battaglia sfiancati come Lover Man e All The Things You Are.

 Gli accompagnatori fanno del loro meglio ma procedono su un binario irrimediabilmente diverso da quello di Bley, soprattutto Billy Hart, il cui modo di dividere il tempo e di sottolineare la struttura è molto lontano da quello del pianista.

 Lover Man (Davis-Ramirez-Sherman), da «My Standard», SteepleChase SCS 1214. Paul Bley, piano; Jesper Lundgaard, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato l’8 dicembre 1985.



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 All The Things You Are (Kern-Hammerstein II), id.



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mercoledì 3 dicembre 2014

Blues In A Blueprint – Blues In Orbit (Duke Ellington)

 Disco meraviglioso, registrato esattamente cinquantacinque anni fa, fatto tutto di blues. Duke Ellington non era un bluesman naturale: al proposito ha scritto molto bene Terry Teachout, nella sua per altre ragioni discutibile biografia del Duke:
Che cosa rendeva Ellington così riluttante, ci si passi il termine, ad abbandonarsi al blues? Il fatto è che Ellington, come James P. Johnson, Fats Waller e gli altri pianisti stride della costa orientale e della sua generazione, non aveva che un’affinità limitata per l’idioma blues tradizionale. In «Music Is My Mistress» dichiarò che il blues non era “un canto di dolore”, ma “un canto di amore incorrisposto”, il che la dice lunga sulla sua sensibilità al riguardo. Col tempo, Ellington diventò un bluesman forte e persuasivo, ma per lo più i suoi assoli blues degli anni Trenta e Quaranta sono dei ricamati interludi in toni pastello, più decorativi che funky. In seguito, resosi conto dell'importanza del blues nel jazz, ebbe cura di incorporare nella sua orchestra suonatori naturali di blues come Hodges e Nanton, provvedendo un contrasto al loro vernacolo con la propria personale urbanità, proprio come usò l’idioma blues come uno degli infiniti colori della sua tavolozza musicale.

 (Con tutto ciò, io penso che Blues In Orbit sia di Billy Strayhorn).

 Blues In A Blueprint (Ellington), da «Blues In Orbit», MFSL UDCD 757. Ray Nance, tromba; Britt Woodman, Booty Wood, trombone; Matthew Gee, trombone basso; Jimmy Hamilton, clarinetto e sax tenore; Russell Procope, Johnny Hodges, sax alto; Harry Carney, clarinetto basso e sax baritono; Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Jimmy Johnson, batteria. Registrato il 3 dicembre 1959.



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 Blues In Orbit (Ellington-Strayhorn), id.



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martedì 2 dicembre 2014

S.S. Golden Mean – (The Notes) Unidentified Flying Objects (Wayne Shorter)

 Mi sa che il quartetto che Wayne Shorter porta in giro, e raramente in sala d’incisione, da ormai tanti anni sia proprio una di quelle cose che piace molto o non piace. A me, per la cronaca e per la storia, piace.

 S.S. Golden Mean (Shorter), da «Without A Net», Blue Note 509999 7956 2 9. Wayne Shorter, sax soprano; Danilo Perez, piano; John Patitucci, contrabbasso; Brian Blade, batteria. Registrato nell’ottobre o novembre 2011.



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 (The Notes) Unidentified Flying Objects (Shorter-Perez-Patitucci-Blade), id. Shorter suona anche il sax tenore.



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lunedì 1 dicembre 2014

Softly, As In A Morning Sunrise – Amor En Paz (Dorothy Ashby)

 Dorothy Ashby, colta verso la fine della sua vita, è impegnata in due assoli d’arpa che danno una bella testimonianza della sua arte, qui d’interprete prima ancora che d’improvvisatrice.

 Softly, As In A Morning Sunrise (Romberg), da «Django/Misty», Philips 818 280-2. Dorothy Ashby, arpa. Registrato nel 1984.



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 Amor En Paz (Jobim), id.



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domenica 30 novembre 2014

Milestones – We See (Dexter Gordon)

 Quando la mia coscienza rimostra e punge perché renda noto quanto poco io veramente capisca di jazz malgrado i fumi che diffondo sull’internet e altrove, allora io spiego che, a me, Dexter Gordon mi annoia.

 Ora, o che ogni gusto e disgusto poggi in buona sostanza sul nulla, o che i gusti, come i disgusti, si trasformino col tempo, io qualche disco di Gordon che mi piaccia alla fine l’ho trovato. Questo è del 1972 e mi piace molto, per come vi suona lui – più conciso, meno tardigrado, meno indulgente alle citazioni – ma soprattutto per la sezione ritmica di grande qualità, nella quale mi dispiace solo il suono stupido, gommoso, che nella registrazione ha assunto il contrabbasso di Buster Williams e che del resto è tipico di tanti dischi incisi in quegli anni in America.

 Cedar Walton è stato un grande pianista che fino a oggi Jazz nel pomeriggio ha considerato poco, anzi quasi per nulla, e uno dei pianisti accompagnatori più invadenti, pardon: interattivi che mai si siano sentiti. Qualcuno non gradirà, ma è quello che ci voleva, a me pare, perché long tall Dexter, quel lungagnone di Dexter, incalzato, restasse vigile.

 Milestones (Davis), da «Generation», [Prestige] OJCCD 836-2. Freddie Hubbard, flicorno; Dexter Gordon, sax tenore; Cedar Walton, piano; Buster Williams, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 22 luglio 1972.



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 We See (Monk), id.



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sabato 29 novembre 2014

Happenings – The Omen (Bobby Hutcherson)

 Per tutta la durata del suo prolificissimo rapporto con la Blue Note, etichetta che nel 1966 stava imboccando il viale del tramonto, Bobby Hutcherson rappresentò un’anima «sperimentale» dell’hard bop  e di certo la più riflessiva.

 Il senso di quiete sospesa e d’introspezione, caratteristico di molta musica di Hutcherson, qui lo trovi accentuato dall’assenza di fiati nella front line. Omen è un’istanza di jazz libero che già si è lasciato alle spalle le intemperanze sonore della stagione subito precedente, di cui Hutcherson stesso era stato fra i protagonisti con Archie Shepp.

 Come sempre quando c’imbattiamo in lui, mi piace invitarti a notare il contributo di Joe Chambers.

 Happenings (Hutcherson), da «Happenings», Blue Note BST 84231. Bobby Hutcherson, vibrafono; Herbie Hancock, piano; Bob Cranshaw, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 6 febbraio 1966.



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 The Omen (Hutcherson), id.



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venerdì 28 novembre 2014

Tuesday Wonderland (E.S.T.)

 Ieri riflettevo accidiosamente: che cos’è che non mi verrebbe proprio mai in mente di pubblicare sul Jazz nel pomeriggio, o semplicemente di riascoltare per conto mio?

 Ecco la risposta, o una delle tante possibili.

 (Eh sì, dopo quasi cinque anni ormai siamo alla programmazione «concettuale» [scherzo]).

 Tuesday Wonderland (Svensson), da «Tuesday Wonderland», ACT 9016-2. E.S.T.: Esbjörn Svensson, piano; Dan Berglund, contrabbasso; Magnus Öström, batteria. Registrato nel marzo 2006.



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giovedì 27 novembre 2014

[comunicazione di servizio] Biografia di Charlie Parker

 Ha cominciato in questi giorni a popolare le librerie d’Italia la versione italiana di Kansas City Lightning: The Rise And Times Of Charlie Parker, primo volume dell’impegnativa biografia critica di Bird, opera del famoso (famigerato, presso alcuni) Stanley Crouch.

  In italiano s’intitola Fulmini a Kansas City e l’ha pubblicato la minimum fax. Io l’ho tradotto e, come sempre faccio, qui te lo segnalo. Ma te lo segnalerei anche se l’avesse tradotto un altro, perché è un libro bello e avvincente, di quelli che noi impallinati del jazz vorremmo leggere più spesso.

Just Friends – Out Of Nowhere (Joe Pass)

 In questo disco in assolo dedicato a Charlie Parker, Joe Pass non suona nemmeno una delle molto popolari composizioni di Bird, ma solo standard, tutti molto noti, di cui Bird ha dato versioni celeberrime e in alcuni casi, e questi sono due, definitive.

 Joe Pass ha adoperato qui una chitarra acustica.

 Just Friends (Lewis-Klenner), da «I Remember Charlie Parker», OJCCD 602-2. Joe Pass, chitarra. Registrato il 17 febbraio 1979.



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 Out Of Nowhere (Heyman-Green), id.



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mercoledì 26 novembre 2014

Om Mani Padme Hum – Bohemia After Dark (Sahib Shihab)

 Sahib Shihab l’abbiamo incontrato qui recentissimamente e anche qualche anno fa, nella quale occasione te ne ho parlato un po’ di più. Stavolta Shihab, solista estroso e sorprendente anche al flauto, è in compagnia di alcuni membri della magnifica Clarke-Boland Big Band (CBBB), come lui americani espatriati, nonché di Francy Boland stesso, che oltre che compositore e arrangiatore di grande classe era un pianista notevole.

 Om Mani Padme Hum (Boland), da «And All Those Cats», Rearward RW102. Sahib Shihab, flauto; Francy Boland, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Joe Harris, Fats Sadi, percussioni; Kenny Clarke, batteria. Registrato nel 1965.



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 Bohemia After Dark (Pettiford), id. ma Shihab suona il sax baritono e Sadi il vibrafono.



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lunedì 24 novembre 2014

Brandenburg Gate – Calcutta Blues (Dave Brubeck)

 Da uno dei volumi di jazz impression del quartetto di Dave Brubeck, 1958. Le cose più interessanti vengono da Paul Desmond e da Joe Morello, ma anche le composizioni di Brubeck sono ispirate, senza eccesso di «colore locale».

 Brandenburg Gate (Brubeck), da «Jazz Impressions Of Eurasia», Columbia CL 1251. Paul Desmond, sax alto; Dave Brubeck, piano; Gene Wright, contrabbasso; Joe Morello, batteria e percussioni. Registrato il 23 agosto 1958.



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 Calcutta Blues (Brubeck), id.



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domenica 23 novembre 2014

In A Sentimental Mood – Do Nothing Till You Hear From Me/Take The “A” Train (Hod O’Brien)

 La forza dello swing di Hod O’Brien (1936) in queste esecuzioni è nel suo riserbo, in un procedere quasi a redini tirate. Questo si può fare quando si è più che bravi e quando si ha una sezione ritmica così esperta.
 Ray Drummond è fra i non molti che riesca a portare sul contrabbasso il lead di In A Sentimental Mood con la stessa continuità ed espressione di un saxofonista.

 In A Sentimental Mood (Ellington-Mills), da «Blues Alley - Second Set», Reservoir RSRCD 180. Hod O’Brien, piano; Ray Drummond, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato il 7 luglio 2004.



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 Do Nothing Till You hear From Me/Take The “A” Train (Ellington-Russell), id.



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venerdì 21 novembre 2014

Stealin’ Apples (Glenn Miller)

 Mi pare interessante mettere a confronto Stealin’ Apples sentito ieri dall’orchestra di Fletcher Henderson nel 1936 e Stealin’ Apples suonato nel 1944 dall’orchestra dell’aeronautica militare degli Stati Uniti diretta da Glenn Miller. L’ho trovata  in un disco antologico del pianista Mel Powell.

 Stealin’ Apples (Razaf-Waller), da «Piano prodigy», Ocium Records. Glenn Miller AAF Orchestra comprendente Bernie Privin, tromba; Jimmy Pridy, trombone; Peanuts Hucko, clarinetto; Mel Powell, piano; Trigger Alpert, contrabbasso; Ray McKinley, batteria. Registrazione effettuata a Londra prob. nel 1944.



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giovedì 20 novembre 2014

Stealin’ Apples – Blue Lou (Roy Eldridge & Fletcher Henderson)

 Nel 1936 Roy Eldridge transitò brevemente nell’orchestra di Fletcher Henderson, dove fra l’altro ritrovò Chu Berry, suo compagno musicalmente ideale. Questi due pezzi, entrambi composizioni notissime, vengono dalla prima di cinque sedute di registrazione; l’assolo di Roy in Blue Lou, rischiosamente sbilanciato verso i sovracuti, dovette certo colpire l’immaginazione, fra gli altri, di Dizzy Gillespie.

 Stealin’ Apples (Razaf-Waller), da «Little Jazz Trumpet Giant», Properbox 69. Roy Eldridge con l’orchestra di Fletcher Henderson: Dick Vance, Joe Thomas, tromba; Fernando Arbello, Ed Cuffee, trombone; Buster Bailey, clarinetto; Scoops Carey, sax alto; Elmer Williams, Chu Berry, sax tenore; Fletcher Henderson o Horace Henderson, piano; Bob Lessey, chitarra; John Kirby, contrabbasso; Sidney Catlett, batteria. Registrato il 27 marzo 1936.



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 Blue Lou (Sampson-Mills), id.



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mercoledì 19 novembre 2014

There Is The Bomb (Julian Argüelles, Ronan Guilfoyle, Jim Black)

 Un inglese, un irlandese e un americano entrano in un locale di Dublino e «diluiscono», in maniera intelligente e suggestiva, una composizione molto ornettiana di Don Cherry, che puoi sentire qui nella versione originale del 1966.

 There Is The Bomb (Cherry) da «Live in Dublin», Auand AU9009. Julian Argüelles, sax tenore; Ronan Guilfoyle, chitarra basso acustica; Jim Black, batteria. Registrato il 26 ottobre 2002.



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martedì 18 novembre 2014

September Song – Deep Purple (Art Tatum)

 September Song (Anderson-Weill), da «The Art Tatum Group Masterpieces», Pablo 0600753312032. Harry Edison, tromba; Lionel Hampton, vibrafono; Art Tatum, piano; Barney Kessel, chitarra; Red Callender, contrabbasso; Buddy Rich, batteria.. Registrato il 7 settembre 1955.



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 Deep Purple (Parish-DeRose), id.



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lunedì 17 novembre 2014

Patrice (Pepper Adams)

 Questo è un post di sostituzione: da stamattina presto fino a pochi minuti fa ce n’era un altro, ma la casa discografica del disco italiano di cui riproducevo tre pezzi mi ha ingiunto di toglierli, come immagino sia nel suo pieno diritto fare.

 Al suo posto, per non lasciare un vuoto inestetico, metto un bel Pepper Adams così siamo sicuri che non ci abbia a rimettere nessuno. Mi scuso con i lettori che avessero apprezzato il post originale e la musica lì presentata.

 Patrice (Adams), da «Ephemera», Spotlite PA6. Pepper Adams, sax baritono; Roland Hanna, piano; George Mraz, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 10 settembre 1973.



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