Il guest post del ben noto Alberto Arienti Orsenigo oggi è di un impegno particolare, anche tecnico per l’A.O., che si è dovuto cimentare in un editing audio. Approviamo la scelta: benché Gulda sia molto apprezzato qui a Jnp soprattutto come interprete beethoveniano e bachiano, vi è comparso già come jazzista di distinzione.
Un monumento del pianismo classico del secolo scorso alle prese col jazz. A differenza di altri esponenti della musica colta che hanno visitato il jazz sporadicamente con curiosità e disinvolta superiorità, Friedrich Gulda l’ha affrontato per anni con grande passione ed impeto, buttandosi anche in rischiose imprese con tastiere tecnologicamente improbabili. La sua eccellenza tecnica associata ad una non comune conoscenza del jazz (per un artista della sua estrazione) gli ha consentito di produrre della buona musica, spesso anche ottima, che però non ha mai convinto del tutto gli appassionati che lo vedevano più come un curioso diversivo che come uno di famiglia.
Questo disco doppio è forse l’unico veramente riuscito, certamente è il più originale e quello che mostra con più chiarezza la profonda conoscenza e il suo amore per il jazz. Il lungo viaggio che ci propone è quello, autobiografico, intrapreso da un musicista europeo di educazione classica, nel mondo del jazz. La grande intuizione è quella di analizzare il jazz nelle sue strutture, secondo lo schema eurocentrico, producendo degli esercizi propedeutici che evidenziano le caratteristiche ritmico-armoniche di questa musica. Un libro di studi che passo dopo passo integrano i vari aspetti del jazz e che porteranno all'esecuzione finale (molto libera) in duo con una batteria: l’acquisizione della libertà musicale conquistata lentamente, razionalmente, sistematicamente.
I due dischi sarebbero da ascoltare in sequenza per gustare «l’evoluzione del viaggio», io ho dovuto fare delle scelte e tagliare moltissimo i pezzi scelti: Play Piano Play (Zehn Übungsstücke Für Klavier), come dice il sottotitolo è costituito da dieci esercizi per piano e dura quasi mezz’ora. Il mio breve estratto evidenzia un pianista a metà strada tra Hines e Waller ma dall’educazione elegantemente viennese (nell’opera intera i richiami pianistici son ben più ampli).
Variationen Über «Light My Fire» dura poco meno di un quarto d’ora e mette in evidenza una piccola ossessione di Gulda, affascinato dalla canzone dei Doors che ha spesso suonato in trio nei concerti ed incisa su disco. Il momento selezionato è la riflessiva parte centrale e l’inizio nel finale in crescendo in cui il musicista si tuffa con un coraggioso «spirito rock».
Play Piano Play (Zehn Übungsstücke Für Klavier) (Gulda) [estratto], da «The Long Road To Freedom», MPS. Friedrich Gulda, piano. Registrato nel 1971.
Variationen Über «Light My Fire» (Gulda) [estratto], id.
2 commenti:
È interessante quello che Alberto Arienti Orsenigo ha fatto per la prima volta su Jnp: presentare dei tagli di un pezzo, degli estratti, per sottolinearne qualche particolare.
In effetti è una pratica disforme dall’intento del blog, che in origine altro non era che di offrire ogni giorno un pezzo di musica all’ascolto, senza nessuna pretesa didattica, tantomeno analitica, anche se talvolta il commento vi si è attentato. Ma mi sembra uno sviluppo interessante, avvicinandosi a concludere il sesto anno di pubblicazioni Jazz nel pomeriggio ha forse bisogno di rinnovarsi, e incoraggio i miei lettori/ascoltatori, se volessero e ne avessero la competenza tecnica, a perseguirlo - di quando in quando, non sempre.
La cosa più difficile da fare è stata la scelta dei momenti da proporre.
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