Ho citato ieri Turnaround, l’asimmetrico blues di Ornette Coleman che fu oggetto di uno dei primi post di Jazz nel pomeriggio, e mi è venuta voglia di riascoltarne l’esecuzione che l’autore ne diede in questo suo tardo e bel disco, accolto ai tempi della sua uscita (2006) con gli aggettivi delle grandi occasioni.
Ornette ha qui il quartetto con due contrabbassi con cui girava all’epoca; a Cohen sono demandati il ruolo ritmico e di sostegno, mentre Falanga, con l’arco, funge da discanto alle voci del leader. Denardo Coleman ha sempre goduto di cattiva stampa, ma se pure è vero che si tratta di un batterista rozzo come pochi, è poi singolarmente adatto alla musica del padre, avvezzo com’è a scandire con naturalezza un tempo che pare essere un ininterrotto 1-1-1-1 (…).
Turnaround (Coleman), da «Sound Grammar», Sound Grammar SG001. Ornette Coleman, sax alto; Tony Falanga, Greg Cohen, contrabbasso; Denardo Coleman, batteria. Registrato il 14 ottobre 2005.
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5 commenti:
Ho una vecchia disputa con un'amica, che non sopporta Ornette perché trova la sua musica "angosciosa".
Io invece, più la conosco, più ci sento una sorta di serafica serenità zen.
Ovviamente, il mondo è bello perché è vario, ma temo che un brano del genere non farebbe che rinfocolare la polemica.
«La sua voce qualche volta disperata e tuttavia mai ostile, sempre molto umana e sincera, è quella di un uomo che grida nel deserto: ma è la voce di un uomo coraggioso, che non si può far tacere».
(Arrigo Polillo, "Jazz", 1975).
Ricordo che questo disco ha vinto il Pulitzer nel 2007, la seconda (e tuttora ultima) volta in cui il premio è stato assegnato a un musicista di jazz. La prima era toccata, purtroppo, al temibile pastrocchio di Wynton Marsalis "Blood on the Fields" ("ponderously boring", come scrisse all'epoca Greg Sandow).
@LC: L'orchestra Verdi all'Auditorium di Milano oggi ha in programma una Sinfonia N. 3 - Swing Symphony di Marsalis. Sono un habitué di quella stagione e l'auditorium è a dieci minuti da casa mia, ma me ne è mancato il coraggio, precisamente perché memore di Blood on the Fields.
Immagino. A me è bastato vederne qualche estratto su youtube, eseguita nientepopodimenoche dai Berliner con Simon Rattle, per decidere di tenermene accuratamente lontano:-)
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