Voci nuove, voci interessanti: esordisce nel guest post di Jazz nel pomeriggio l’estroso Carlo Tosetti/Musnorvegicus, poeta, chitarrista e altro (per me soprattutto poeta, con tutto che anche la sua prosa, come stai per leggere o forse già sai dal suo blog, merita nota). Com’è suo singolare talento, partendo da una cosa Carlo arriva a parlare di tante altre.
Anni fa, prima che mi decidessi ad approfondire temi che
gravitano intorno alla salute, fui tormentato da una fastidiosa dermatite che
mi straziava l’interno delle braccia. Rinomati luminari della dermatologia, senza spiegarmi le
cause di tale afflizione e neppure confessando che – forse – le cause
riposavano ancora in una zona d’ombra, dove la scienza medica non aveva ancora
scovato l’interruttore della luce, tentarono di curarmi con continui
insuccessi.
Disperato per le mie condizioni, ascoltai il consiglio
di un’amica e finii a Milano, da un medico Tibetano.
Fu una visita molto curiosa. Guardò contro luce le mie
urine, controllò gli occhi, la lingua e l’attaccatura dei capelli, mi scrutò il
polso alla «moda cinese», poi sentenziò: fegato e vie biliari stressate. Tutto
si svolse grazie all’intermediazione di un altro tibetano, traduttore. Mi proibì di mangiare agrumi e mi diede delle perle
nerastre, da assumere mattina e sera. Erano disgustose, ma la cura funzionò.
Che c’entra tutto ciò con Jnp? Il fatto è che, nella
sala d’aspetto del centro Tibetano, spiccavano delle foto – formato gigante –
di un tizio occidentale, circondato da monaci. Domandai: si trattava di Gerry Mulligan, grande
sostenitore della causa del Tibet.
Durante la grave malattia che lo colpì, si fece aiutare
anche dai suoi amici orientali. Milano ricorda un suo stupendo concerto con
Ornella Vanoni ed il coro dei Monaci del Tibet, poco prima di spegnersi; ulteriore dimostrazione della sua
vicinanza a quella cultura.
Era molto legato a Milano; sua moglie era milanese, a
Milano aveva una casa. Ovviamente aveva suonato col caro Enzo Jannacci. Ho letto che spesso s’infilava nel Teatro Alla Scala,
durante le prove: conosceva i professori d’orchestra. Insomma, per chi non lo
sapesse: era più milanese di molti milanesi…
Dopo la visita al centro Tibetano, mi informai ed
acquistai «Night Lights», disco del 1963, che – delicato e dolce – permise di
avvicinarmi al jazz. Marco ha già trattato quel disco,
ma mi permetto di proporre un altro brano.
A ricordo di quei giorni, del carissimo medico Tibetano
e del grande Mulligan.
Ciao Marco, ciao a tutti,
Carlo Tosetti
Morning of the Carnival [Manha
de carnaval] (Bonfa), da «Night Lights», Mercury 818 271-2. Art Farmer,
tromba; Bob Brookmeyer, trombone a pistoni; Jim
Hall, chitarra; Gerry Mulligan, piano; Bill Crow, contrabbasso; Dave
Bailey, batteria. Registrato nel settembre 1963.
3 commenti:
che belle queste coincidenze, ho ascoltato quel disco proprio ierisera, sul tardi, prima di dormire. evidentemente mulligan è nell'aria. :)
Scie chimiche?
probabile :)
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