Tolgo quanto segue da un articolo più lungo, uscito anni fa su All About Jazz.
Federico Mompou (1893-1987), oggetto delle elaborazioni di questo trio euromericano, era catalano ma visse a lungo a Parigi. Il catalogo delle sue opere è dedicato con poche eccezioni al pianoforte solo. Le sue musiche non sono di ascolto frequente fuori dalla Spagna: le penalizza un carattere derivativo dagli impressionisti francesi, una somiglianza (piuttosto estrinseca) con la musica di Erik Satie e la mancanza di ambizione alle grandi forme, che lo ha confinato un po' nell’ambito, per quanto raffinato, del salon; a ciò andrà anche aggiunta una scomoda posizione storico-geografica, a seguire di una generazione la splendida fioritura pianistica iberica di Albeniz e di Granados.
L’interesse di un jazzista per Mompou risiederà principalmente nell’inflessione modale che a primo ascolto lo pone molto vicino a Satie. Ma la qualità emotiva ne è radicalmente diversa: mentre il francese esplorava alla sua maniera entomologica il territorio della «musica al quadrato», offrendo strutture formali quasi a nudo, deprivate di motivazioni espressive, Mompou è un melodista di abbandono squisito, per quanto di breve respiro; la melodia, il canto, sono le dominanti espressive che fanno scorrere in quel senso gli altri parametri musicali. Ma laddove la musica apparentemente disseccata, marcatamente simmetrica di Satie era in realtà fertile per l'apertura che implicava con elementi evocati in absentia, le melodie vaghe e infinite di Mompou ricadono in se stesse in maniera solipsistica, lievemente ossessiva - loro tenue fascino e loro limite. Detto ciò, il linguaggio armonico di queste melodie consuona in maniera a volte sorprendente con il jazz, nell'uso frequente, per esempio, di un accordo-sigla composto di sol bemolle, do, mi bemolle, la bemolle e re, dei modi succitati e di scale a toni interi.
Il fascino di queste ricreazioni ordite da Richie Beirach è quello della lontananza e del contrasto dai materiali d’origine. L’applicazione dell’improvvisazione e del timing jazzistico a queste brevi pagine pianistiche, col loro carattere di idillio, di miniatura conclusa in se stessa e schiva di sviluppi, finisce infatti con l’assumere carattere di fuga da esse, che si manifesta nel modo più brusco, ma più suggestivo esteticamente e musicalmente, quando i tre suonano con drive impressionante sopra il «quattro» infallibile di Mraz (Musica Callada #6, Musica Callada #1).
Impressiones intimas #1 (Mompou), da «Round About Federico Mompou», ACT 9296-2. Gregor Huebner, violino; Richie Beirach, piano; George Mraz, contrabbasso. Registrato nel maggio 2001.
Download
Música callada #6 (Mompou), id.
Download
Around Música callada # 27 (Beirach-Huebner), id.
Download
5 commenti:
Mompou (come Satie, del resto, e anche di più) esercita su di me un fascino che non so razionalmente spiegare. Quel tipo di musica, in teoria, non dovrebbe piacermi! Formidabili, in ogni caso, le ri-creazioni di Beirach, col violino che dà un tocco zingaresco e il pianoforte che tende a ricondurci - almeno così a me sembra - dalle parti di Satie (proprio, ad esempio, in "Around Musica callada #27", dove l'indicazione dell'autore va corretta: Beirach-Huebner, come hai giustamente scritto nella tua bellissima recensione, che peraltro avevo già letto quando stavo cercando qualcosa intorno a questo disco in cui mi ero casualmente imbattuto).
Grazie della correzione - i pezzi del disco intitolati Around, infatti, sono delle «fantasie» sulle composizioni di Mompou.
Musica da primavere piovose!
Mai sentito Mompou, ma la tua recensione è diabolica... Inoltre batteria, pianoforte e violino è una combinazione che adoro... Comprerò!
Inoltre batteria, pianoforte e violino è una combinazione che adoro... Comprerò!
Attento, rischi di rimanere deluso :-)
Ah, si!!!
Eh eh... Lapsus!
Non cambia il mio entusiasmo.
Ciao!
Posta un commento