Da pochissimo ho voluto celebrare i due anni di questo blog; ora sfido il ridicolo (nella specie di un’indulgenza all’autocelebrazione per futili motivi) e festeggio un altro traguardo di Jazz nel pomeriggio: i 1000 (mille) post, di cui il presente è il millesimo, appunto. Togliamo pure quelli intitolati [comunicazioni di servizio] e qualche altro, resta un bel malloppetto di post per poco più di due anni di programmazione, a testimonianza della costanza del mio amore per il jazz e anche della costanza di quelli fra i lettori – non pochi, fra i pochi – che mi seguono da principio.
Più che del numero dei post, però, io mi compiaccio di quello dei pezzi di musica pubblicati: più di milletrecento e tutti bellissimi, belli o almeno interessanti per un verso o per un altro. Molti, spero la maggior parte, non sono ascolti ovvii, ivi compresi quelli scelti direttamente dai lettori, o nei guest post o suggeriti in un commento.
Per festeggiare, John Coltrane esegue My Favorite Things dal vivo al festival di Newport del 1963. Quell’estate Roy Haynes sostituì Elvin Jones; l’esecuzione è breve, rispetto ad altre di questo cavallo di battaglia coltraniano, ma è sicuramente delle più belle. Segue l’orchestra di Duke Ellington che, nella sua formazione più classica, suona la sua sigla.
C’è una ragione personale per queste scelte in questa occasione: il disco che contiene My Favorite Things, «Selflessness», è il primo disco di jazz che io abbia comprato in vita mia, naturalmente in forma di micosolco di vinile del costo di 5.500 lire. E Take the «A» Train è un pezzo del mio musicista più amato che mi dà sempre gioia.
Adesso, per un po’ con le commemorazioni dovremmo stare a posto. Altre ne arriveranno, perché non prevedo che Jazz nel pomeriggio chiuderà i battenti molto presto. Promessa? Minaccia?
My Favorite Things (Rodgers-Hammerstein III), da «Selflessness», Impulse! B00J5830-02. John Coltrane, sax soprano; McCoy Tyner, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 7 luglio 1963.
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Take the «A» Train (Strayhorn), da «Never No Lament: The Blanton-Webster Band», Bluebird 82876 50857 2. Wallace Jones, Cootie Williams, tromba; Rex Stewart, cornetta; Joe Nanton, Lawrence Brown, trombone; Juan Tizol, trombone a pistoni; Barney Bigard, sax tenore, clarinetto; Johnny Hodges, Otto Hardwick, sax alto; Ben Webster, sax tenore; Harry Carney, sax baritono; Duke Ellington, piano; Fred Guy, chitarra; Jimmy Blanton, contrabbasso; Sonny Greer, batteria. Registrato il 15 febbraio 1941.
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10 commenti:
Evviva!
Lunga vita a JnP!
Valentina
sarà il caso, ma quel pezzo di coltrane in quella specifica esecuzione è anche il primo che ho mai avuto io di jazz, masterizzato da un amico che lavorara in radio... poi è venuto mingus, e subito dopo pasquandrea, che mi ha portato qui :)
viva la musica e viva l'amicizia, e jnp le riassume entrambe!
Auguri!
Selflessness è anche un dei miei primi dischi di jazz: le ripetute sedute di "jazz nel pomeriggio" a casa del mio compagno di scuola Mirko mi fruttarono copie su cassetta dei suoi ellepì The Black Saint & the Sinner Lady, Ah Um, Three or Four Shades of Blues (allora fresco di stampa), Free Jazz, Ascension, The Way Ahead, A Love Supreme e appunto Selflessness. Non ho una memoria così eccezionale ma conservo tuttora un quaderno arancione ad anelli sul quale annotavo formazioni, date e titoli dei dischi che mi registravo.
Ancora auguri
Alessandro
1000 auguri JNP!
«micosolco di vinile»
ossia supporto plastico, su cui è stata fatta crescere una colonia fungina che è stata in seguito incisa. Strane cose comperavi da ragazzo...
@Lancianese: Evviva!
@Valentina: Grazie!
@Lillo: leggi sotto anche Prospettive musicali.
@Prospettive: bello quel modo che aveva allora (mica poi tanto tempo fa!) di viaggiare e di farsi conoscere la musica. Meno veloce di oggi, ma più significativo, mi pare.
@403: Quante storie, per una volta su mille che faccio un re-fuso…
Lunga vita al re.
M.G.
Olè!
aL
p.s. la cosa dei funghi devo ammettere che l'avevo pensata anche io! ahahaha :D
Complimenti! Una grande determinazione.
@M.G., stappa un Rossese in onore del re.
@Alberto: sarà il caldo. Grazie!
@Loop: grazie, un po' sono stupito anch'io. Gli è che quando una cosa si fa tutti i giorni per un po' di tempo, diventa una specie di dipendenza.
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