Borah Bergman (1933) è una delle figure più originali sedutesi al pianoforte negli ultimi trent’anni. Fa una musica difficile, della quale è difficile anche solo parlare. In attesa che me ne senta capace (tu, come sempre, sentitene libero/a), eccone un breve saggio, tratto dall’ultimo dei suoi quattro dischi per piano solo, inciso a Milano.
Ballad of a Child Alone (Bergman), da «Upside Down Visions», Soul Note 121080-2. Borah Bergman, piano. Registrato nell’ottobre 1984.
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2 commenti:
C'è una grande differenza tra il pianista che suona, mettiamo, con Anthony Braxton in un disco come "Eight by Three" (che continua ad essermi ostico, ma per mia inadeguatezza certo) e quello che suona in solitudine, molto più riflessivo e raccolto in se stesso. Per piano solo sono anche le "Meditations for Piano" del 2003, un disco che mi piace moltissimo (e se proprio devo assomigliarlo a qualcuno, mi viene in mente il nome di Bill Evans. Sbaglio?).
Vedi che qui ne sai più tu di me. Lavora su n piccolo guest post…
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