«Oggi ricorrono i morti. Speriamo che vinca il nonno».
Espletato anche per il 2015, come tutti gli anni, questo protocollo (per la soddisfazione soprattutto del sodale delle medie qui situato), posso dirti che oggi, nel presentarti The Song Is You, non ho ragione migliore del fatto che è la mia canzone preferita di Jerome Kern, che a sua volta è forse il mio compositore preferito dell’American songbook, e che qui a suonarla c’è Bobby Hackett: basta la sonorità della sua cornetta per mettermi di buonumore e allo stesso commuovermi.
Inoltre, Hackett appartiene all’ultima generazione di jazzisti per i quali gli showtunes di Broadway fossero lingua madre (The Song Is You è del 1932). La sua pronuncia della melodia, qui, è impeccabile. Certo, il contorno è piuttosto nondescript, buttato lì, e tutto risulta alla fine in quella che una volta si chiamava «musica per ascensori», con quegli archi mosci e bavosetti e quella sezione ritmica senza babbo né mamma, incerta fra la pendola e la polka.
Ma con quello che paghi qui, ti ci voglio vedere, a lamentarti.
The Song Is You (Kern-Hammerstein II), da «The Chronological Classics 1948-1954», Classics. Bobby Hackett, cornetta; Charlie Queener, piano; Danny Perri, chitarra; Bob Casey, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria; archi. Registrato il 15 settembre 1958.
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7 commenti:
...quella che una volta si chiamava «musica per ascensori»...
Mi ricorda qualcosa...!
Forse i tre piani *senza* ascensore che ti toccano quando vieni a trovarmi?
Ah Ah... no! Il mio post sulla musica dell'ascensore, dove lavoro, che mi ricorda un brano di Metheny. Ci conoscemmo perché tu commentasti "questa è la prova, come ho sempre sostenuto, che Metheny componga musica per ascensori".
Ah, è vero! We go back quite a long time…
(Anche, naturalmente, "Ascenseur pour l'échafaud")
"Ascenseur pour l'échafaud" ha allignato nel mio stereo, non posso più toglierlo.
diciamo musica per supermercati, visto che in ascensore si sta troppo poco tempo. e comunque avercene di ascensori con sta musica...
In effetti, sospetto di aver sempre frequentato gli ascensori sbagliati.
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