Esauritosi l’empito dello high bebop e la fase laterale, in fondo strana, del cool e poco prima della ventata chiarificatrice dello hard bop, insomma fra tardi anni Quaranta e i primissimi Cinquanta, il jazz conobbe una non breve fase sospesa in cui la prassi armonica bebop e un gusto melodico involuto, fussy, che veniva dall’esperienza cool, si unirono a uno smalto sonoro nuovo, più scabro rispetto al cool, e a un’espressione nervosa, come presciente di quanto stava per arrivare.
Con John Lewis di mezzo, poi, che in quegli anni pareva essere dappertutto, la porta era aperta anche a sperimentazioni sulle forme. Sorprende tuttora all’ascolto questa Morpheus, da un disco uscito a nome di Miles Davis nel 1956 ma registrato qualche anno prima. Ha una intro estesa (dall’inizio a 0:40), in forte sospetto di bitonalità, nella quale si sovrappongono due ritmi e tre tempi diversi. Quando poi il tema entra, al minuto 00:40, lo sentiamo basato sui cosiddetti «Bird changes» o «Bird blues», cioè quella variazione del blues in dodici battute arricchita dalla progressione di passaggio II-V e la cui istanza più nota è Confirmation di Charlie Parker. Dopo gli assoli di tromba, sax tenore e piano, al minuto 01:40, la situazione riprende a decostruirsi in un’atmosfera allarmata e abbacinante, accentuata dal suono acuto della batteria di Roy Haynes, la quale domina intera l’esecuzione.
Morpheus (Lewis), da «Miles Davis And Horns», Prestige PRLP 7025. Miles Davis, tromba; Bennie Green, trombone; Sonny Rollins, sax tenore; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 17 gennaio 1951.
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