L’egida del blog è «tutti i giorni un pezzo di jazz» e non intendo venirvi meno in favore di critica d’arte amatoriale, per giunta sociologizzante. Resto nell’ambito del riciclo di roba vecchia con un reload dal 24 agosto 2014 del tutto incongruo.
Fino a pochi anni fa, Paul Whiteman era l’Uomo Nero delle storie del jazz, il bianco grassatore ed edulcoratore dell’Arte Nera, incarnazione di uno stereotipo che, mutate le mutande, va forte anche oggi, magari con Manfred Eicher della ECM messo al posto di Whiteman: l’importante è avere sottomano un plausibile cattivo, un white man (Eicher poi è addirittura tedesco, figurarsi).
In realtà Whiteman era un esperto musicista le cui orchestre, grazie al lavoro di arrangiatori come Bill Challis, di cui sentiamo qui un esemplare, hanno dato contributi laterali ma significativi alla nascita del jazz orchestrale. Whiteman impiegò spesso jazzisti di vaglia: in questa formazione del ’27, Bix Beiderbecke, che ha un breve assolo, e i fratelli Dorsey, oltre che Bing Crosby (cantante importantissimo, oggi ingiustamente dimenticato).
Changes («sequenza armonica») riflette spiritosamente sul materiale musicale: la melodia, tramite arguti ritardi, presenta delle audacie armoniche, mentre all’inizio del bridge l’armonia modula, con effetto sorprendente, con un salto di terza maggiore.
Changes (W. Donaldson), da «Changes», MJCD 1135. Paul Whiteman and His Orchestra: Bix Beiderbecke, cornetta; Henry Busse, Charlie Margulis, tromba; Tommy Dorsey, Wilbur Hall, trombone; Jimmy Dorsey, Charles Strickfaden, Nye Mayhew, sax alto e baritono; Chester Hazlett, Jack McLean, sax alto; Kurt Dieterle, Mischa Russell, Matty Malneck, Mario Perri, violino; Harry Perrella, piano; Mike Pingitore, banjo; Mike Trafficante, tuba; Steve Brown, contrabbasso; Harold McDonald, batteria; Bing Crosby e coro: Jack Fulton, Charles Gaylord, Austin Young, Al Rinker, Harry Barris. Arrangiamento di Bill Challis. Registrato il 23 novembre 1927.
2 commenti:
Meravigliosa edificante musica, piena di ottimismo e saggezza. Perri-Perrella-Pingitore e Trafficante, la enclave italiana all'interno della band, fantastica, io amo questa musica. Grazie
Sorry ma io Whiteman non lo reggo. Aveva grandi musicisti e li usava malissimo, era certamente un ottimo professionista ma aveva un 50% di repertorio che la banda del mio paese rifiuterebbe perchè troppo kitsch. Medley imbarazzanti di musica classica si alternavano a nuove composizioni con pretese "impressionistiche" di scarso valore. In questo contesto La rapsodia in blue (che non è molto amata dal nostro anfitrione) fa un figurone assoluto.
Ovvio che tra tanta paccottiglia ci sia anche roba buona (e Marco è abilissimo a scovarla), però nel complesso io faccio fatica a reggere questa orchestra che, tra l'altro, aveva una ritmica molto pesante.
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