Bill Evans era un accompagnatore ideale di cantanti, veste nella quale tuttavia si è sentito poco. In molti conoscono la sua collaborazione con Tony Bennett, degli anni Settanta, ma del decennio precedente è un’altra molto interessante e riuscita con la svedese Monica Zetterlund.
La Zetterlund (1937-2005) aveva una voce piccola, screziata di microinflessioni, che già dal registro medio-alto si faceva lievemente, gradevolmente ingolata. Qui canta Some Other Time, la struggente canzone di Leonard Bernstein e Betty Comden-Adolph Green, dal musical «On the Town», ch’è una delle canzoni più belle mai scritte, anche con riguardo alle parole. Evans ne fu un grande interprete, la canzone anzi sembrava scritta perché la suonasse lui, e infatti la incise almeno altre tre volte: in «Everybody Digs Bill Evans», il secondo disco a suo nome, nel live del Village Vanguard con LaFaro e, appunto, con Tony Bennett. Bill vi usava sempre come introduzione le battute iniziali della sua Peace Piece, che sono poi le medesime di Flamingo Sketches («Kind of Blue»).
La versione di Monica Zetterlund è antitetica a quella che di Some Other Time darà con Evans Tony Bennett: questi è intenso, melodrammatico, a momenti stentoreo, e quando ripete «we’ll catch up some other time» ne appare davvero persuaso. La Zetterlund è malinconicamente svagata (nota i suoi «oh well…» quasi parlati) e il suo «some other time» significa, è impossibile dubitarne, «never ever».
Com’è naturale, l’arte della Zetterlund risplende ancora meglio applicata alla sua lingua materna. Vindarna Sucka («i venti sospirano») è un canto popolare svedese che l’arrangiamento suppongo di Evans, nella scura tonalità di si bemolle minore, riveste della chiusa tristezza scandinava di un Lied di Grieg.
Some Other Time (Bernstein-Comden-Green), da «The Complete Bill Evans On Verve», Verve Records 314 527 953-2. Monica Zetterlund con Bill Evans, piano; Chuck Israels, contrabbasso; Larry Bunker, batteria. Registrato il 23 agosto 1964.
Download
Vindarna Sucka (Trad.), id.
Download
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
uno dei dischi di Evans che conosco meno.
oltretutto, la famiglia di Evans aveva ascendenze slave da parte materna e lui stesso fu sempre molto attratto da quelle atmosfere vagamente "nordiche".
La madre era figlia di russi.
Posta un commento