Qualche settimana fa ho nominato Prince Lasha un po’ a vanvera e ora ne faccio ammenda come posso.
Lasha, nato William B. Lawsha nel 1929, si trova ricordato per lo più parlando di Ornette Coleman, del quale era concittadino (Fort Worth, Texas), praticamente coetaneo, compagno di scuola e anche collega in alcune band locali di r&b. Lasciò il Texas poco dopo Ornette, trasferendosi prima in California e poi, dai primi anni Sessanta, a New York, dove nel frattempo Ornette era approdato nel 1959 con la fanfara che sappiamo.
Lasha si esibì a lungo con l’altro altista Sonny Simmons; insieme te li farò ascoltare presto. È morto nel 2008 ed è stato attivo, che possa dire io, fino a pochi anni prima: a me è capitato di sentirlo in California, nove o dieci anni fa, in uno strano complesso che comprendeva anche Eddie Gale, trombettista già con Sun Ra. Ricordo un ometto dall’aria dispeptica (che però non dimostrava la sua età, benché dovesse usare il bastone per camminare), che quella sera suonò solo il flauto.
Qui lo ascolti tanto al flauto che al sax alto in un disco del 1965, con una bellissima formazione. Un genere di musica diverso da quello dell’avanguardia newyorkese dell’epoca, impressionistica nel primo pezzo ma lontana da un certo côté «spirituale»: quieta, piuttosto, e riflessiva. Se forse Lasha si dimostra più attrezzato come flautista, anche sull’alto si distingue, più vicino a Eric Dolphy che a Ornette Coleman.
Ethereal (Lasha), da «Inside Story / Search For Tomorrow», Enja CD 9131-2. Prince Lasha, flauto & sax alto; Herbie Hancock, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Jimmy Lovelace, batteria. Registrato nel 1965.
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Inside Story (Lasha), id.
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