Booker Little è inconfondibile come solista, compositore e arrangiatore; anche come leader, per l’urgenza ineffabile che conferiva alle esecuzioni di tutti i suoi complessi.
Un jazzista di questa statura non poteva che cercare collaboratori del pari inconfondibili (solo il bianco batterista Shaughnessy, pur musicista rispettabile, appare qui un po’ fuori posto). Il titolo di questa composizione, come spesso i titoli di Little, alludono a qualche cosa di oscuramente penoso, mentre la composizione stessa si pone emotivamente in una terra di nessuno o meglio di tutti, in cui pena o gioia sono categorie che non sembrano più rilevare.
The Confined Few (Little), da «The New York Sessions Feat. Booker Ervin», Lonehill Jazz 10110. Booker Little, tromba; Booker Ervin, sax tenore; Teddy Charles, vibrafono; Mal Waldron, piano; Addison Farmer, contrabbasso; Ed Shaughnessy, batteria. Registrato il 25 agosto 1960.
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2 commenti:
uno dei miei trombettisti preferiti.
Grandissimo! Unico e perciò inconfondibile. Poesia pura.
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