Attualità! Certe volte il materiale stampa di alcuni dischi, con acclusi commenti di critici autorevoli o come tali buccinati, mi ispira una tale soggezione che, anche quando il disco mi sembri mediocre o inconcludente, non ci metto nulla a persuadermi di non avere capito io e mi prende l’angoscia di restare indietro, di fare fra dieci anni la figura di quello che nel 1959 aveva detto che Ornette Coleman era stonato e non andava a tempo.
Di questi tre, per esempio, leggo che sono «un sovversivo trio jazz-rock che combina avant-jazz, punk, new music, no wave, tradizioni africane e israeliane» e anche che «(…) scatenano un ibrido di complessità, insania ed entropia». Chi cacchio sono io per dire di no?
A parte poi che uno dei tre si chiama Ligeti e nella foto vedo uno che forse un po’ a Gyorgy Ligeti somiglia, che ne sia il figlio? Mah. Dico il vero: a Ligeti, in quella foto, mi pare che somiglino tutti e tre..
Con tante bojate che si sentono in giro, il dischetto degli Hypercolor non è spiacevole, tranne quando lo è (slentato, noioso, brodoso, pretensioso). Very light fare.
Squeaks (Maoz), da «Hypercolor», Tzadik TZ 811. Hypercolor: Eyal Maoz, chitarra; James Ilgenfritz, basso elettrico; Lukas Ligeti, batteria. Registrato nel 2016.
Ernesto, Do You Have A Cotton Box? (Ligeti), id.
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2 commenti:
ma è uno scarto di Zorn?
Effettivamente la casa discografica è quella di Zorn, del quale chitarrista e bassista hanno suonato talvolta la musica. Ed effettivamente Lukas è il figlio di György.
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