Reflections è una delle composizioni più astratte e distese di Monk, sicuramente una delle più belle. Ed è bello che Anthony Braxton, in questa seduta milanese degli anni Ottanta, vi applichi il suo suono e il suo fraseggio che molti accusano di essere poco idiomatici e poco swinganti. In tutto il disco, invece, Braxton si rivela un interprete esperto e personale della musica di Monk; soprattutto, un interprete affine.
Succede così, grazie anche alla collaborazione della ritmica, che questa sia una versione preziosa di Reflections. Nel suo assolo, Mal Waldron riesce a essere in una convincentemente monkiano e pienamente Mal Waldron.
Reflections (Monk), da «Six Monk’s Compositions (1987)», Black Saint 120116-2. Anthony Braxton, sax alto; Mal Waldron, piano; Buell Neidlinger, contrabbasso; Bill Osborne, batteria. Registrato il 30 giugno 1987.
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6 commenti:
Senza alcuna intenzione polemica, non mi pare che sia questo il genere di brano che possa servire a contraddire l'asserzione sulla mancanza di swing di Braxton, per quanto l'interpretazione sia di un qual certo interesse, anche per merito di Waldron.
Ciao Riccardo. Io su «Jazz nel pomeriggio» non penso a contraddire nessuno, in realtà, ma a far sentire cose che mi piacciono. Questo disco, infatti, mi piace molto e il fatto che Braxton non suoni come Jackie McLean non mi angustia troppo... La musica di Monk è grande, larga e lunga e secondo me ci trova il suo posto anche Braxton, ed è un bel posto.
Ciao!
non c'è dubbio...
ma non pensavo a confronti con altri altosassofonisti jazz. Braxton ha un sound e uno stile esecutivo inconfondibile, per quanto possa anche essere discusso o non piacere. Mi sono limitato ad osservare che il pezzo di Monk non è tra quelli che richieda sfoggio di swing. Null'altro.
alla prox
sul discorso dello swing bisognerà anche rifletterci sopra, visto quanto poco swing si fa oggi.
forse non è più la componente fondamentale del jazz.
È vero che Braxton, qui, espone il tema in modo marcatamente poco swingante, non c'è dubbio. Trovo però che il suo breve assolo un suo swing un po'… disallineato ce l'abbia.
La questione dello swing è di quelle che, credo, nessun dibattito risolverà… il che non significa che non valga la pena di discuterne.
Può essere che lo swing non sia più la componente fondamentale del jazz di oggi e in un certo senso la cosa ha anche un suo fondamento. Certo, se devo giustificare la valenza, che so, del cosiddetto jazz nordico, forse può servire l'argomentazione, ma allora, e non sto parlando necessariamente di Braxton, perché occorre attribuirlo a chi magari non ne ha o ne ha poco? Qualcosa non mi torna...
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