Saturday morning, light fare. Fra anni Sessanta e Settanta fu epoca, fra tanto altro, di spiritual jazz, di cui qui sopra mi piace ogni tanto presentarti delle istanze di disuguale valore: appena qualche giorno fa abbiamo ascoltato Alice Coltrane in un complesso che aveva «mystical» nel nome.
In quel decennio e nelle sue propaggini, l’allusione a un misticismo d’Oriente, più spesso che no di dubbia origine, non lasciò intatto il jazz e personaggi legati a tutt’altri suoni, come Shirley Scott, organista a noi molto cara e associata piuttosto a un elegante soul jazz, in ispecie in compagnia di sax tenori quali Eddie Lockjaw Davis e Stanley Turrentine, il quale ultimo le fu marito (famosi, e paventati dai sidemen, i loro diverbi in scena).
Ora, l’organo Hammond è l’ultimo strumento che, per la greve materialità del suo suono e per l’articolazione percussiva, si lascerebbe attenuare dai fumi dell’incenso, benché ci abbiano provato in tanti (qui, cercando nella nuvola a destra, troverai Larry Young e il turbantato Dr Lonnie Smith). Questo disco del 1971 non prova seriamente a nascondere la sua intenzione commerciale, non sarebbe bastato l’attire indiano che pure, in copertina, non disdice alla Shirley. Gli è che la tracklist parla chiaro: canzoni dei Beatles, di John Fogerty, di Elton John, dove Shirley canta anche, senza troppa convinzione.
Facendomi strada col machete fra un po’ di robaccia, ti ho rimediato due composizioni della titolare, una un po’ sdilinquita nel senso che dicevamo, l’altra prossima alla sua ispirazione più genuina e dunque più interessante. Di alto livello i comprimari.
Mystical Lady (Scott), da «Mystical Lady», Cadet CA 50009. Pee Wee Ellis, sax tenore; Shirley Scott, organo; George Freeman, chitarra; Richard Davis, contrabbasso; Freddie Waits, batteria. Registrato nel 1971.
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Hall of Jazz (Scott-Hall), ib. Scott; Danny Turner, sax tenore; Wally Richardson, chitarra; Ron Carter, contrabbasso; Bobby Durham, batteria.
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