giovedì 18 settembre 2014

Alfie – Mira (Arild Andersen, Tommy Smith, Paolo Vinaccia)

 Ad attirare la mia attenzione su questo recente disco è stata la presenza, insolita in una pubblicazione Ecm, di Alfie, canzone che Burt Bacharach scrisse come traino per il film di Lewis Gilbert con Michael Caine (1966) e che divenne subito uno standard (nel film, la cui incidental music è fornita da un quartetto inglese di Sonny Rollins, la si sente sotto i titoli di coda, cantata da Cher; nel disco che uscì prima del film era cantata dall’inglese Cilla Black).

 In trio senza pianoforte, e registrata à la Ecm, Alfie suona un po’ diversa da come siamo abituati, ma sempre bella, perché Tommy Smith, il multiforme musicista scozzese (chissà se più tardi, quest’oggi stesso, potremo ancora dirlo «britannico»), è un saxofonista coi fiocchi, e certo sa il fatto suo anche il norvegese Arild Andersen, uno dei migliori bassisti d’Europa.

 Di Paolo Vinaccia non ho la minima ragione di pensare che sia da meno degli altri due: il fatto è che il suo già sparuto e delicatissimo contributo si sente così lontano, ma così lontano, che l’apprezzamento è quasi tutto sulla fiducia.

 To round things up, una composizione in tre quarti di Andersen, questa sì in mood Ecm; mood che, in dosi farmaceutiche, ministratemi da musicisti di classe, so apprezzare.

 Alfie (Bacharach), da «Mira», Ecm 2307. Tommy Smith, sax tenore; Arild Andersen, contrabbasso; Paolo Vinaccia, batteria. Registrato nel dicembre 2012.



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 Mira (Andersen), id.



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2 commenti:

loopdimare ha detto...

Alfie è una delle mie favorite di Burt e qui è suonata molto bene, senza la tipica "enfasi" bacharachiana (?).
Riguardo a Rollins, ho il disco delle musiche, ma non sono gli originali del film. sono state incise successivamente con l'orchestra di Oliver Nelson.

Marco Bertoli ha detto...

È vero, la discografia relativa a quella colonna sonora è un po' complicata; ne avevamo già parlato in questi commenti. Pare che Alfie sia addirittura la canzone preferita da Bacharach, che all'inizio non voleva nemmeno scriverla. Certo che in quegli anni Bacharach non ha davvero scritto due note brutte.