È Booker Little, io credo, il musicista sul quale mi sono più avventurato in termini di vocabolario emotivo, un registro che di norma di maneggio occhiutamente; non ho dunque molto da aggiungere a questo Booker’s Blues, perché leggendo quanto già ho scritto di questo musicista angelico (puoi ricorrere alla «nuvola» qui a destra) immaginerai che altro ne potrei dire. Il blues è un tema bipartito AB, con A un giro di blues in minore di 12 battute, e B una release di otto. Gli obbligati iniziale e finale adoperano i voicing caratteristici degli ultimi dischi di Booker Little (e questo è proprio l’ultimo). Spazio per distinguersi ha Don Friedman.
Hazy Hues (da «Out Front», disco che precede l’altro di pochissimi mesi) è di quelle composizioni-esecuzioni di Booker che, per l’atmosfera insondabile, tesa fra estasi e annichilazione, non trovano paragoni nel jazz contemporaneo o successivo, e pochi nella musica in genere.
Booker’s Blues (Little), da «Victory And Sorrow», Betlehem BCP-6034. Booker Little, tromba; Julian Priester, trombone; George Coleman, sax tenore; Don Friedman, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Pete LaRoca, batteria. Registrato nell’agosto o settembre 1961.
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Hazy Hues (Little), da «Out Front», Candid CJM 8027. Booker Little, tromba; Eric Dolphy, sax alto; Julian Priester, trombone; Don Friedman, piano; Ron Carter, contrabbasso; Max Roach, batteria, timpani. Registrato il 4 aprile 1961.
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