Got the Monday blues? Ernie Henry (1926-1957), saxofonista contralto noto soprattutto per la sua partecipazione all’avventuroso «Brilliant Corners» di Monk, registrò poco a suo nome prima di morire di eroina. Non era un grande solista, ma riconoscibile per la sua pronuncia spontanea, lievemente acida e calante, che rendeva soprattutto nel blues.
Come sempre quando c'è Wilbur Ware, la linea di basso è così ben costruita da potersi seguire come una melodia autonoma. Nota poi come, soprattutto nei suoi four, Philly Joe Jones sappia non far calare la tensione ritmica anche a un tempo così rilassato.
Specific Gravity (Henry), da «Seven Standards And A Blues», Riverside/OJCCD-1722-2. Ernie Henry, sax alto; Wynton Kelly, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 30 settembre 1957.
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3 commenti:
Finalmente un musicista spontaneo. Sono stufo di ascoltare sempre i soliti accademici schiavi delle progressioni ultra-complesse bebop o post-bop come si suol dire. Considero questo Ernie Henry e la sua band come grandi solisti. Veri e concreti. Al di là del virtuosismo scontato.
Seth.
Allora torna domani mattina, ho una bella sorpresa per te, sempre in tema di saxofonisti poco ortodossi e poco noti ma molto bravi.
Quel che fece Monk per aiutare Henry è raccontato nel libro che conosci bene. A chi gli chiedeva di lui, rispondeva: "Sa suonare". E tanto bastava.
Purtroppo non bastò. E non sarebbe forse bastato neppure se quel giorno avesse preso la metropolitana qualche minuto più tardi.
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