Come si sente bene in questo blues in minore e poi in Valentine portata a valzer lento, era un impovvisatore rapsodico, tecnicamente ferrato, con un gusto piuttosto truculento e non sempre sorvegliato per i contrasti forti e per le ottave medio-basse dello strumento, a momenti singolarmente poco idiomatico dal punto di vista jazzistico.
Avevo presentato un pezzo di Eddie Costa qui sopra già anni fa, ma la Universal Music Group in persona, che ridere, me ne aveva imposto la rimozione. Chissà se oggi avranno cose più serie a cui pensare.
NOTA TECNICA: ho abbassato lievemente il tono del fondo della pagina, che non è più bianco smagliante. Si legge meglio così o prima?
The House Of Blue Lights (Costa), da «The House Of Blue Lights», Dot DLP 3206. Eddie Costa, piano; Wendell Marshall, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato nel gennaio o febbraio 1959.
My Funny Valentine (Rodgers-Hart), id.
3 commenti:
A me così sta bene. Mi pare ancora più elegante, in una impaginazione che già era (è) elegante di per sé. Ma sbaglio o ieri era di un celese più acceso? O sono i miei occhi che non si erano ancora abituati? In ogni caso, ripeto, oggi va benissimo. Eddie Costa è certamente un minore ma merita di apparire su questi schermi...
il colore va bene ma l'icona del titolo sembra più sbiadita.
Grazie del parere. Paolo, il celeste acceso è stato un tragico errore che è durato solo qualche ora. Alberto, cercherò di ravvivare l'orchestrina jazz.
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